E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» Luca 23:42
- Queste parole furono pronunciate dal ladrone pentito, crocifisso al fianco di Gesù.
Sono scritte nella storia da Luca, il medico e storico evangelista del primo secolo.
Cosa spinse quest’uomo morente a pronunciare quelle parole?
Un ultimo anelito dell’innato istinto di sopravvivenza?
L’ ambizione di non morire nell’anonimato?
La fede che Gesù soltanto poteva ancora fare qualcosa per salvarlo e a dare un senso alla sua inutile vita?
Certamente quell’uomo, pentito, deluso del bilancio dei suoi giorni, sentì il bisogno di agire, di fare un’ultimo tentativo per restare aggrappato alla vita, o almeno per lasciare un segno positivo del suo passaggio sulla terra.
Sembra infatti che una delle più forti spinte vitali nell’uomo risieda nel profondo bisogno di vivere per fare qualcosa affinché dopo morti, più persone possibile possano mantenere memoria del proprio nome e del proprio valore.
L’ambizione di entrare nella storia o almeno di essere ricordati muove, in realtà, molti nostri progetti.
Ma anche la semplice ambizione di avere un numero di seguaci o amici, che poi a volte è anche un naturale e profondo bisogno di affetto e di stima, sfocia nelle continue iniziative che mettiamo in atto affinché gli altri possano ricordarsi di noi.
Quell’uomo non aveva più il tempo di attuare nobili ed elevate azioni o opere di valore filantropico, sociale o culturale, anzi il film della sua vita, a riguardarlo, era una sequenza di errori e, sicuramente, di orrori. All’improvviso però ebbe l’intuizione che gli sarebbe valsa l’annotazione nel libro della vita, nel libro dei salvati, dei valorosi. E per quell’ultima azione la sua morte é ricordata per sempre accanto a quella di Gesù ! Pur anonimo, è entrato nella storia di coloro che, anche se morti, parlano ancora dai libri.
Cosa fece di tanto importante?
Capì, in un ultimo lampo di lucidità, con intuizione spirituale scaturita dalla sua umiliazione, scevra ormai di ogni ambizione umana e di ogni orgoglio personale, che una sola cosa contava davvero nella vita: essere ricordati da UNO. Da uno solo, ma uno che conta davvero!
Non dalle masse osannanti, non dalle mafie o dalle gang del suo tempo come un “capo dei capi” ma da COLUI che da solo poteva dare significato e successo alla sua esistenza: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, crocifisso accanto a lui.
E questo anche noi tutti dovremmo fare, finché siamo in tempo, finché abbiamo giorni da vivere: chiediamo a Gesù, al Signore dei signori, di RICORDARSI di noi.
Se Lui si ricorda di noi, non saremo dimenticati mai più. Non saremo soli o abbandonati.
Non saremo dimenticati nei bisogni della dura vita quotidiana, e non saremo dimenticati nella tomba fredda. Forse non riusciremo a lasciare un segno profondo del nostro passaggio su questa terra, ma confidando in Gesù per il perdono dei nostri errori, dei nostri peccati, vivremo di vita eterna, ricordati nel libro della vita come coloro che hanno creduto e confidato fino all’ultimo istante nel perdono e nella salvezza offerta sulla croce dal Figlio di Dio.
Soltanto questo conta. Il resto?
Vanità che non lasciano segno.
(Marco Ielo 2018)