17
Febbraio 2011
Il destino dei figli cristiani ed il ruolo dell’educazione
Stamattina ho visto in Tv l’intervista ad un famoso
musicista, figlio di musicisti. Suo nonno era anche
musicista. I genitori hanno inculcato in lui l’amore per la
musica. Da piccolo riceveva in regalo strumenti musicali
giocattolo, lui ricorda in particolare una piccola trombetta
con cui giocava e suonava: oggi è un musicista affermato e
suona strumenti a fiato mirabilmente.
Tempo fa ho sentito una storia di due fratellini che
giocavano in un stanza dove, alla parete, era appeso un
quadro raffigurante un grande veliero che, maestoso,
solcava le onde. Questi due bambini da grandi hanno scelto
di imbarcarsi e sono diventati entrambi marinai. Il padre
era anche un marinaio.
Di
questi esempi potremmo farne a decine. Avvocati figli di
avvocati, medici figli di medici, ma anche ladri figli di
ladri, e così via.
Ma
cosa dice la Bibbia riguardo alla possibilità d’indirizzare
i figli verso un futuro programmato, o meglio, quale ruolo
hanno i genitori nel determinare il loro futuro? Quanto
conta invece la libera scelta ed il compito che hanno i
figli stessi nel costruire il loro futuro? e quanto invece
il loro destino è segnato dalle esperienze infantili? Le
domande che un genitore si pone sono tante…
Come bisogna comportarsi? E’ necessario insegnare
(imprimere, inserire fra due “segni”) o soltanto educare
(ex- ducere, condurre, tirare fuori) i nostri figli, come
dice qualcuno?
E
poi, i bambini davvero saranno influenzati da ciò vedono
(scene di violenza, film, cartoni) e ciò che fanno o
subiscono durante l’infanzia? E come si conciliano tali
affermazioni con il proposito del Creatore, cioè il “piano
di Dio” per la loro vita?
Non abbiamo tutte le risposte, ma alcune cose secondo
l’insegnamento biblico, possono essere considerate dei punti
fermi:
1) I genitori possono intuire le tendenze naturali del
bambino ed incoraggiarlo a sviluppare i talenti.
Nel libro dei Proverbi di Salomone è scritto:
Anche il bambino dimostra con i suoi atti
se la sua condotta sarà pura e retta.
(Proverbi 20.11)
Questa dichiarazione favorisce l’azione educativa, volta a
incoraggiare le naturali tendenze alle cose buone ed ai
talenti manifestati fin da piccoli. Qui sta buona parte
della sapienza dei genitori nell’aiutare i figli a
sviluppare il loro valore.
Altro punto
sicuro:
2) I genitori possono impartire ai figli un
indirizzo comportamentale che potrà condizionarli per
sempre.
Ancora leggiamo nelle Sacre Scritture:
Insegna
al ragazzo la condotta che deve
tenere;
anche quando sarà vecchio
non se ne allontanerà.
(Proverbi 22.6)
Ciò significa che anche “insegnare”, impartire, inculcare
dei principi e delle regole, ha un effetto duraturo. Non
dimentichiamo però che l’azione insegnante più efficace si
svolge principalmente col metodo dell’esempio che applica
il principio. Infatti il principio semplicemente
enunciato è dimenticato presto, ma quando è sostenuto
dall’esperienza o dalla dimostrazione pratica, allora si
imprime indelebilmente nella coscienza del bambino.
Riguardo a questo, nella Parola di Dio troviamo esempi in
negativo, come Acazia, Re d’israele, il quale “fece ciò che
è male agli occhi del Signore imitando la condotta di suo
padre” (I Re 22:53; 2 Cr. 22.3) e la figlia di Erodiada
che, istigata alla vendetta dalla madre, chiese ad Erode la
testa di Giovanni Battista (Mt. 14:8), ed anche esempi
positivi: Giosafat, il quale prosperò con Dio proprio
perché “camminò nelle vie che Davide suo padre aveva
seguite” (2 Cron. 17:3); Uzzia (“ fece ciò che è giusto agli
occhi del Signore, interamente come aveva fatto suo padre”,
2 Cron. 26:4). Anche di Timoteo, discepolo diletto
dell’apostolo Paolo, è testimoniato che si muoveva con la
stessa fede che aveva visto prima in sua nonna e poi in sua
madre (2 Tim 1:5).
E’
vero quindi che i genitori pongono, con le loro azioni di
giustizia o i loro peccati , nei loro figli una fortissima
base per l’imitazione dei comportamenti quando saranno
adulti, ma è anche vero che questo, secondo i vari esempi
biblici che vedremo, non è sufficiente a determinare in modo
assoluto il loro futuro carattere e le loro azioni.
Sappiamo anche con certezza che i figli sono fortemente
condizionati dall’ambiente in cui vivono, dall’educazione
che ricevono, dalle cose che vedono, dalle parole che
ascoltano, dal clima spirituale che respirano. E se non
saranno istruiti ed educati dai genitori, qualcun’altro lo
farà. Oggi sembra che il ruolo di educatori ed insegnanti
sia delegato ai media (Tv, Internet, ecc.) ed alle amicizie.
La scuola è assente perché sono assenti i veri maestri. I
bambini hanno alte probabilità di somigliare ai loro
genitori, ma in fin dei conti la Bibbia rivela anche che la
responsabilità del risultato dipende da un insieme di
soggetti e circostanze.
Non è trascurabile infatti neanche il ruolo che
assume
l’influenza spirituale di personaggi ed eroi che, agli occhi
dei bambini o dei ragazzi, rivestono l’aurea del mito. Il
personaggio dei cartoni, lo zio trasgressivo o creativo, il
campione dello sport preferito, ecc. spesso assumono più
autorità di un genitore e diventano il riferimento da
imitare fin nei minimi gesti. I genitori dovrebbero vegliare
per capire chi sta influenzando i propri figli ed essere
capaci di distruggere il mito se questo è negativo.
Una verità, fra tutte, à è assoluta: i figli non saranno
capaci di distaccarsi dalla “tirannia delle cose famigliari”
e dalle abitudini, buone o cattive che siano, fino a quando
il Padre celeste non diventerà il loro esempio ed il Maestro
Gesù Cristo la loro guida mediante la Sua Parola. In Cristo
soltanto può essere sciolto ogni legame generazionale ed
ogni condizionamento negativo.
Dio comunque non preclude la benedizione futura a nessuno,
neanche a quelle persone che gustano il frutto amaro di
un’educazione disastrosa o di influenze nefaste. Il vangelo
è riassunto nella frase: “ Dio ha tanto amato il mondo
che ha dato il suo unigenito figliolo affinché chiunque (nessuno escluso) crede in lui non perisca ma abbia vita
eterna” (Giov. 3:16).
Un
terzo assioma è questo:
Dio ha un ruolo nel destino dei figli di genitori cristiani.
Questa affermazione in ogni caso non vuole indicare che Dio
predetermina il loro futuro in modo assoluto. La Bibbia
invita i genitori ad assumersi delle responsabilità
nell’impartire il timore di Dio (Deut. 4:9; Deut. 31:13) e
nell’essere per loro un buon esempio. Il motivo di questo
invito è dato dal fatto che Dio stesso vuole entrare, a
buon titolo, nel futuro dei nostri figli. Ma questo accadrà
soltanto a determinate condizioni, stabilite da Dio e
favorite dai genitori. Non soltanto stabilite, ma anche
mantenute costantemente. Quest’ultimo è compito
dell’individuo, altrimenti le promesse di Dio, i buoni
propositi e l’educazione non avranno l’effetto sperato.
Vediamo alcuni esempi.
Nel “Primo Libro di Samuele” si legga la storia del profeta
Samuele. Anna, la madre, era sterile e non poteva avere
figli, ma si accordò con Dio per avere un bambino da
consacrare a Lui. Dio concesse ad Anna un figlio e lei fu
fedele al patto. Samuele, da grande, fu, ineluttabilmente,
profeta dell’Eterno.
Paolo fu prescelto “fin dal seno materno” (e non prima),
come dice lui stesso ( Gal. 1.15). Da grande servì il
Signore e fu “l’apostolo dei gentili”. Egli perseverò fino
alla fine nella sua chiamata.
La
Bibbia, come accennavo prima, non insegna la preesistenza o
la predestinazione assoluta degli individui nella storia
personale o nel destino famigliare. I figli di Samuele, per
i quale egli stesso certamente pregò, non seguirono le orme
del padre, a motivo dei loro peccati (I Sam.8:3). Anche i
figli del Sacerdote Eli non seguirono la strada della
fedeltà, nonostante le chiare promesse profetiche, e di ciò
la Bibbia dà la colpa ad Eli, genitore permissivo (I Sam.
2:29,30; 3:13). Salomone stesso, con tutta la sua sapienza,
non seguì le orme di Davide, nonostante il monito del
Signore (I Re 9. 4,5).
Altro esempio, però positivo, è il profeta Geremia, il
quale fu prescelto prima che nascesse (Geremia 1.5) e fu
fedele al Signore tutta la vita.
Queste brevi storie ci fanno capire che nel proposito di Dio
non è implicita una predestinazione assoluta. Di Geremia,
per esempio, non è scritto che la sua chiamata è anteriore
al suo concepimento nel grembo, come alcuni credono. “Prima
che tu nascessi…” non significa” prima che tu fossi
concepito”. La deduzione che molti fanno, spostando il
proposito di Dio indietro nel tempo eterno (come se Geremia
avesse avuto una preesistenza) è arbitraria.
Nel libro di Isaia è confermato, come anche già visto per
l’apostolo Paolo, che l’intervento di Dio comincia nel seno
materno e non prima (Is. 44.1,2). Ma questa è una
precisazione. La sostanza di ciò che siamo dicendo indica
che Dio è disposto a guidare il nostro futuro fin da
quando ci forma nel grembo di nostra madre. Egli non
interverrà per compiere il suo proposito scavalcando la
libertà di scelta dell’individuo o utilizzando per noi un
“programma” preordinato fin dalla fondazione del mondo.
Questo Dio l’ha fatto soltanto per il suo eterno e divino
Figlio, non per le creature umane. La Bibbia infatti non
insegna il fatalismo, né la predestinazione del singolo
individuo, né la casualità degli eventi; altrimenti tutte le
esortazioni ad educare, a correggere ad essere di buon
esempio per i nostri figli risulterebbero vane se poi il
destino dell’uomo fosse determinato in modo arbitrario da
Dio o dalle circostanze.
Un
ultimo punto fermo, conclusivo, è questo:
la storia dei nostri figli non è ancora scritta.
Noi, con loro, e in stretta collaborazione con Dio, possiamo
scriverla ogni giorno.
Nella Bibbia è rivelata la storia finale delle nazioni ed
è scritto anche il destino glorioso della chiesa come gruppo
(Efesini 1:4-11), ma non è stabilità la mia storia, o la
mia fine, così come non è scritta la storia dei miei figli.
La Parola di Dio ci invita quindi a scrivere la storia dei
nostri figli, insieme a loro, insieme a Dio, in una
meravigliosa ed amorevole collaborazione! Non dimentichiamo
però che essi però avranno l’ultima parola sul loro futuro
eterno. Che l’ultima parola la facciano dire a Dio, che sia
la Parola di Dio per la loro salvezza! Questa deve essere la
speranza e la preghiera di ogni genitore cristiano. Dio farà
la sua parte mentre noi genitori faremo la nostra. Se i
nostri figli, crescendo, accetteranno e seguiranno Dio, Egli
continuerà a guidarli fino alla fine e non li abbandonerà
mai alle “loro vie” (Isaia 53:6), ma indicherà loro, giorno
per giorno, le strade della giustizia e li educherà ad ogni
opera buona, affinché ognuno di loro possa dire: “Io sono di
Cristo e Cristo è mio. Egli mi ha scelto ed io l’ho
accettato, senza ribellarmi, ed ero libero di farlo. La mia
vita è nelle sue mani perché gliel’ho volontariamente
consegnata, come Egli ha volontariamente consegnato la mia
vita ai suoi assassini per me, per la mia salvezza.”
Insomma, soltanto se essi cammineranno nella Via di Dio, Dio
camminerà con loro.
Questo vale anche per noi.
Ps. Anche se abbiamo avuto dei pessimi genitori,
disponiamoci a fare di meglio con i nostri figli. La nostra
parte, come genitori, è importante. Dio ci benedirà
nell’arduo compito!
(M.I.)
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