CAPITOLO 1
Preghiera di Neemia per i figli d'Israele
Sl 102:14-15; 137:1, 5-6 (Da 9:3-19; Ed 9:5-15)
Parole di Neemia, figlio di Acalia. Nel mese di Chisleu del ventesimo anno,
mentre mi trovavo nel castello di Susa, Anani, un mio fratello, e alcuni
altri uomini arrivarono da Giuda. Io li interrogai riguardo ai Giudei
scampati, superstiti della deportazione, e riguardo a Gerusalemme. E quelli
mi risposero: «I superstiti della deportazione sono là, nella provincia, in
gran miseria e nell'umiliazione; le mura di Gerusalemme restano in rovina e
le sue porte sono consumate dal fuoco». Quando udii queste parole, mi misi
seduto, piansi, e per molti giorni fui in grande tristezza. Digiunai e
pregai davanti al Dio del cielo. E dissi:
«O SIGNORE, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e
fai misericordia a quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti.
Siano i tuoi orecchi attenti, i tuoi occhi aperti per ascoltare la preghiera
che il tuo servo ti rivolge adesso, giorno e notte, per i figli d'Israele,
tuoi servi, confessando i peccati dei figli d'Israele: perché abbiamo
peccato contro di te; abbiamo peccato io e la casa di mio padre. Abbiamo
agito da malvagi contro di te, e non abbiamo osservato i comandamenti, le
leggi e le prescrizioni che tu hai dato a Mosè, tuo servo. Ricòrdati della
parola che ordinasti al tuo servo Mosè di pronunziare: "Se sarete infedeli,
io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me e osserverete i miei
comandamenti e li metterete in pratica, anche se sarete dispersi negli
estremi confini del mondo, io di là vi raccoglierò e vi ricondurrò al luogo
che ho scelto per farne la dimora del mio nome". Essi sono tuoi servi, tuo
popolo; tu li hai salvati con la tua grande potenza e con la tua forte mano.
Signore, te ne prego, siano i tuoi orecchi attenti alla preghiera del tuo
servo e alla preghiera dei tuoi servi, che vogliono temere il tuo nome; e
concedi oggi, ti prego, successo al tuo servo, e fa' che egli trovi pietà
presso quest' uomo».
A quel tempo io ero coppiere del re.
Ne 1; Ed 7; Is 58:12; Pr 10:24; 21:1
Nel mese di Nisan, il ventesimo anno del re Artaserse, il vino stava davanti
al re; io lo presi e glielo versai. Io non ero mai stato triste in sua
presenza. Il re mi disse: «Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei
malato; non può essere altro che per una preoccupazione». Allora fui colto
da grande paura, e dissi al re: «Viva il re per sempre! Come potrei non
essere triste quando la città dove sono le tombe dei miei padri è distrutta
e le sue porte sono consumate dal fuoco?» E il re mi disse: «Che cosa
domandi?» Allora io pregai il Dio del cielo; poi risposi al re: «Se ti
sembra giusto e il tuo servo ha incontrato il tuo favore, mandami in Giudea,
nella città dove sono le tombe dei miei padri, perché io la ricostruisca».
Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il
tuo viaggio? Quando ritornerai?» La cosa piacque al re, che mi lasciò
andare, e gli indicai una data. Poi dissi al re: «Se il re è disposto, mi si
diano delle lettere per i governatori d'oltre il fiume affinché mi lascino
passare ed entrare in Giuda, e una lettera per Asaf, guardiano del parco del
re, affinché mi dia del legname per costruire le porte della fortezza
annessa al tempio del SIGNORE, per le mura della città, e per la casa che
abiterò». Il re mi diede le lettere, perché la benefica mano del mio Dio era
su di me.
Mi recai presso i governatori d'oltre il fiume, e diedi loro le lettere del
re. Il re mi aveva dato una scorta di ufficiali e di cavalieri. Quando
Samballat, il Coronita, e Tobia, il servo ammonita, furono informati del mio
arrivo, furono molto contrariati dalla venuta di un uomo che cercava il bene
dei figli di Israele.
Sl 122:6-9; Gc 5:2; Is 51:7-8
Così giunsi a Gerusalemme, e, trascorsi tre giorni, mi alzai di notte, presi
con me pochi uomini, e non parlai a nessuno di quello che Dio mi aveva messo
in cuore di fare per Gerusalemme. Non avevo con me altra cavalcatura oltre a
quella che usavo. Uscii di notte per la porta della Valle, e mi diressi
verso la sorgente del Dragone e la porta del Letame, osservando le mura di
Gerusalemme, quanto erano rovinate e come le sue porte erano consumate dal
fuoco. Passai presso la porta della Sorgente e il serbatoio del Re, ma non
c'era posto per cui potesse passare la mia cavalcatura. Allora risalii di
notte la valle, sempre osservando le mura; poi, rientrato per la porta della
Valle, me ne tornai a casa.
Le autorità non sapevano né dove fossi andato né che cosa facessi. Fino a
quel momento, io non avevo detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti né ai
notabili né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano dei
lavori. Allora dissi loro: «Voi vedete in che misera condizione ci troviamo;
Gerusalemme è distrutta e le sue porte son consumate dal fuoco! Venite,
ricostruiamo le mura di Gerusalemme, e non saremo più nella vergogna!»
Raccontai loro come la benefica mano del mio Dio era stata su di me, e
riferii le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: «Sbrighiamoci e
mettiamoci a costruire!» E si fecero coraggio con questo buon proposito.
Ma quando Samballat, il Coronita, e Tobia, il servo ammonita, e Ghesem,
l'Arabo, lo seppero, si fecero beffe di noi, e ci disprezzarono dicendo:
«Che cosa state facendo? Volete forse ribellarvi al re?» Allora risposi
loro: «Il Dio del cielo ci farà ottenere successo. Noi, suoi servi, ci
alzeremo e costruiremo: ma voi non avete né parte né diritto né memoria a
Gerusalemme».
CAPITOLO 3
Ricostruzione delle mura di Gerusalemme
(Ne 4; Da 9:25) Sl 51:20; Gr 31:38
Eliasib, sommo sacerdote, si mise al lavoro con i suoi fratelli sacerdoti e
insieme costruirono la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i
battenti; continuarono a costruire fino alla torre di Mea, che consacrarono,
e fino alla torre di Cananeel. Accanto a Eliasib lavorarono gli uomini di
Gerico, e accanto a loro lavorò Zaccur, figlio d'Imri.
I figli di Senaa costruirono la porta dei Pesci, ne fecero l'intelaiatura, e
vi misero i battenti, le serrature e le sbarre. Accanto a loro lavorò alle
riparazioni Meremot, figlio di Uria, figlio di Accos; accanto a loro lavorò
alle riparazioni Mesullam, figlio di Berechia, figlio di Mesezabeel; accanto
a loro lavorò alle riparazioni Sadoc, figlio di Baana; accanto a loro
lavorarono alle riparazioni i Tecoiti, di cui i più importanti non vollero
sottomettersi a lavorare all'opera del loro signore.
Ioiada, figlio di Pasea, e Mesullam, figlio di Besodeia, restaurarono la
porta Vecchia; ne fecero l'intelaiatura, e vi misero i battenti, le
serrature e le sbarre. Accanto a loro lavorarono alle riparazioni Melatia,
il Gabaonita, Iadon, il Meronotita, e gli uomini di Gabaon e di Mispa, che
dipendevano dalla sede del governatore d'oltre il fiume; accanto a loro
lavorò alle riparazioni Uzziel, figlio di Caraia, uno degli orefici, e
accanto a lui lavorò Anania, uno dei profumieri. Essi lasciarono Gerusalemme
com'era, fino al muro largo.
Accanto a loro lavorò alle riparazioni Refaia, figlio di Cur, capo della
metà del distretto di Gerusalemme. Accanto a loro lavorò alle riparazioni,
di fronte a casa sua, Iedaia, figlio di Carumaf, e accanto a lui lavorò
Cattus, figlio di Casabneia. Malchia, figlio di Carim, e Cassub, figlio di
Paat-Moab, restaurarono un'altra parte delle mura e la torre dei Forni.
Accanto a loro lavorò alle riparazioni, con le sue figlie, Sallum, figlio di
Alloches, capo della metà del distretto di Gerusalemme.
Canun e gli abitanti di Zanoà restaurarono la porta della Valle; la
costruirono, vi misero i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero inoltre
mille cubiti di muro fino alla porta del Letame.
Malchia, figlio di Recab, capo del distretto di Bet-Accherem restaurò la
porta del Letame; la costruì, vi mise i battenti, le serrature, le sbarre.
Sallum, figlio di Col-Oze, capo del distretto di Mispa, restaurò la porta
della Sorgente; la costruì, la coperse, vi mise i battenti, le serrature e
le sbarre. Fece inoltre il muro del serbatoio di Siloe, presso il giardino
del re, fino alla scalinata che scende dalla città di Davide.
Dopo di lui Neemia, figlio di Azbuc, capo della metà del distretto di
Bet-Zur, lavorò alle riparazioni sino di fronte alle tombe di Davide, fino
al serbatoio che era stato costruito, e fino alla casa dei prodi. Dopo di
lui lavorarono alle riparazioni i Leviti, sotto Reum, figlio di Bani; e
accanto a lui lavorò per il suo distretto Casabia, capo della metà del
distretto di Cheila. Dopo di lui lavorarono alle riparazioni i loro
fratelli, sotto Bavvai, figlio di Chenadad, capo della metà del distretto di
Cheila; e accanto a lui Ezer, figlio di Iesua, capo di Mispa, restaurò
un'altra parte delle mura, di fronte alla salita dell'arsenale, all'angolo.
Dopo di lui Baruc, figlio di Zabbai, ne restaurò con ardore un'altra parte,
dall'angolo fino alla porta della casa di Eliasib, il sommo sacerdote. Dopo
di lui Meremot, figlio di Uria, figlio di Accoz, ne restaurò un'altra parte,
dalla porta della casa di Eliasib fino all'estremità della casa di Eliasib.
Dopo di lui lavorarono i sacerdoti che abitavano le campagne circostanti.
Dopo di loro Beniamino e Cassub lavorarono di fronte alla loro casa. Dopo di
loro Azaria, figlio di Maaseia, figlio di Anania, lavorò presso la sua casa.
Dopo di lui Binnui, figlio di Chenadad, restaurò un'altra parte delle mura,
dalla casa di Azaria fino alla svolta e fino all'angolo. Palal, figlio d'Uzai,
lavorò di fronte alla svolta e alla torre superiore che sporge dal palazzo
del re e che dà sul cortile della prigione. Dopo di lui lavorò Pedaia,
figlio di Paros. I Netinei che abitavano sulla collina, lavorarono fino di
fronte alla porta delle Acque, verso oriente, e di fronte alla torre
sporgente. Dopo di loro i Tecoiti ne restaurarono un'altra parte, di fronte
alla grande torre sporgente e fino al muro della collina.
I sacerdoti lavorarono alle riparazioni al di sopra della porta dei Cavalli,
ciascuno di fronte alla propria casa. Dopo di loro Sadoc, figlio d'Immer,
lavorò di fronte alla sua casa. Dopo di lui lavorò Semaia, figlio di Secania,
guardiano della porta orientale. Dopo di lui Anania, figlio di Selemia, e
Canun, sesto figlio di Salaf, restaurarono un'altra parte delle mura. Dopo
di loro Mesullam, figlio di Berechia, lavorò di fronte alla sua camera.
Dopo di lui Malchia, uno degli orefici, lavorò fino alle case dei Netinei e
dei mercanti, di fronte alla porta di Ammifcad e fino al piano superiore
dell'angolo. Gli orefici e i mercanti lavorarono alle riparazioni fra il
piano superiore dell'angolo e la porta delle Pecore.
CAPITOLO 4
I lavori continuati nonostante l'opposizione
Ne 2:18-20 (Ed 4:4; 5:1-5) Sl 123; 124
Quando Samballat udì che noi costruivamo le mura, si adirò, s'indignò
moltissimo, si fece beffe dei Giudei, e disse in presenza dei suoi fratelli
e dei soldati di Samaria: «Che fanno questi Giudei indeboliti? Li lasceremo
fare? Offriranno sacrifici? Finiranno in un giorno? Faranno forse rivivere
delle pietre sepolte sotto mucchi di polvere e consumate dal fuoco?» Tobia
l'Ammonita, che gli stava accanto, disse: «Costruiscano pure! Se una volpe
ci salta sopra, farà crollare il loro muro di pietra!»
Ascolta, o Dio nostro, come siamo disprezzati! Fa' che i loro oltraggi
ricadano sul loro capo ed esponili al disprezzo in un paese di deportazione!
Non perdonare la loro colpa, e non sia cancellato davanti a te il loro
peccato; poiché hanno provocato la tua ira in presenza dei costruttori.
Noi dunque ricostruimmo le mura, che furono dappertutto innalzate fino a
metà altezza; e il popolo aveva preso a cuore il lavoro.
Ma quando Samballat, Tobia, gli Arabi, gli Ammoniti e gli Asdodei udirono
che la riparazione delle mura di Gerusalemme progrediva, e che le brecce
cominciavano a chiudersi, si indignarono moltissimo, e tutti quanti assieme
si accordarono di venire ad attaccare Gerusalemme e a crearvi del disordine.
Allora noi pregammo il nostro Dio e mettemmo delle sentinelle di giorno e di
notte per difenderci dai loro attacchi. Quelli di Giuda dicevano: «Le forze
vengono meno ai portatori di pesi, e le macerie sono molte; noi non
riusciremo a costruire le mura!» I nostri avversari dicevano: «Essi non
sapranno e non vedranno nulla, finché non saremo piombati in mezzo a loro;
allora li uccideremo, e faremo cessare i lavori». I Giudei però, che
risiedevano vicino a loro, vennero dieci volte a riferirci questo, da tutti
i luoghi da cui provenivano. Allora io disposi il popolo per famiglie, con
le loro spade, le loro lance, i loro archi, nelle parti più basse del posto,
dietro le mura, allo scoperto. Dopo aver bene esaminato ogni cosa, mi alzai
e dissi ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: «Non li temete!
Ricordatevi del Signore, grande e tremendo. Combattete per i vostri
fratelli, per i vostri figli e figlie, per le vostre mogli e le vostre
case!»
Quando i nostri nemici si accorsero che eravamo al corrente dei loro piani,
Dio rese vano il loro progetto, e noi tutti tornammo alle mura, ognuno al
suo lavoro.
Da quel giorno, la metà dei miei giovani lavorava, e l'altra metà stava
armata di lance, di scudi, di archi e di corazze; e i capi stavano dietro a
tutto il popolo di Giuda. Quelli che costruivano le mura e quelli che
portavano o caricavano i pesi, con una mano lavoravano, e con l'altra
tenevano la loro arma. E ognuno dei costruttori, durante il lavoro, portava
la spada cinta ai fianchi. Il trombettiere stava accanto a me. Io dissi ai
notabili, ai magistrati e al resto del popolo: «L'opera è grande ed estesa,
e noi siamo sparsi sulle mura, e distanti l'uno dall'altro. Dovunque udrete
il suono della tromba, là radunatevi con noi; il nostro Dio combatterà per
noi». Così continuavamo i lavori, mentre la metà impugnava la lancia, dallo
spuntar del giorno all'apparire delle stelle. Allo stesso tempo io dissi al
popolo: «Ciascuno di voi con i suoi servi passi la notte a Gerusalemme, per
far la guardia con noi durante la notte e riprendere il lavoro di giorno».
Io poi, i miei fratelli, i miei giovani e gli uomini di guardia che mi
seguivano, non ci spogliavamo; ognuno teneva le armi a portata di mano.
CAPITOLO 5
Neemia fa giustizia ai poveri e rimprovera i notabili
(Le 25:35, ecc.; De 15:7-11) Ec 4:1; 2Te 3:7-9
Ci fu un grande lamento tra gli uomini del popolo e le loro mogli contro i
Giudei loro fratelli. Alcuni dicevano: «Noi, i nostri figli e le nostre
figlie siamo numerosi; dateci del grano perché possiamo mangiare e vivere!»
Altri dicevano: «Impegniamo i nostri campi, le nostre vigne e le nostre case
per assicurarci del grano durante la carestia!» Altri ancora dicevano: «Noi
abbiamo preso del denaro ipotecando i nostri campi e le nostre vigne per
pagare il tributo del re. Ora la nostra carne è come la carne dei nostri
fratelli, i nostri figli sono come i loro figli; ed ecco che dobbiamo
sottoporre i nostri figli e le nostre figlie alla schiavitù, e alcune delle
nostre figlie sono già ridotte schiave; e noi non possiamo farci nulla,
perché i nostri campi e le nostre vigne sono in mano d'altri».
Quando udii i loro lamenti e queste parole, fui molto indignato. Dopo aver
molto riflettuto, rimproverai aspramente i notabili e i magistrati, e dissi
loro: «Come! Voi prestate a interesse ai vostri fratelli?» Convocai contro
di loro una grande assemblea, e dissi loro: «Noi, secondo la nostra
possibilità, abbiamo riscattato i nostri fratelli giudei che si erano
venduti ai pagani; e voi stessi vendereste i vostri fratelli, ed è a noi che
essi sarebbero venduti!» Allora quelli tacquero, e non seppero che
rispondere. Dissi ancora: «Quello che voi fate non è ben fatto. Non dovreste
piuttosto camminare nel timore del nostro Dio per non essere oltraggiati dai
pagani nostri nemici? Anch'io, i miei fratelli e i miei servi abbiamo dato
loro in prestito denaro e grano. Vi prego, condoniamo loro questo debito!
Restituite oggi i loro campi, le loro vigne, i loro uliveti e le loro case,
e la percentuale del denaro, del grano, del vino e dell'olio, che avete
ottenuto da loro come interesse». Quelli risposero: «Restituiremo tutto, e
non domanderemo loro più nulla; faremo come tu dici». Allora chiamai i
sacerdoti, e in loro presenza li feci giurare che avrebbero mantenuto la
promessa. Poi, agitando il mio mantello, dissi: «Così Dio scuota dalla sua
casa e dai suoi beni chiunque non avrà mantenuto questa promessa, e sia egli
scosso e resti senza nulla!» Tutta l'assemblea disse: «Amen!» Poi
celebrarono il SIGNORE. E il popolo mantenne la promessa.
Disinteresse di Neemia
At 20:33-35
Dal giorno in cui venni nominato governatore nel paese di Giuda, dal
ventesimo anno fino al trentaduesimo anno del re Artaserse, per dodici anni,
né io né i miei fratelli godemmo del compenso assegnato dal governatore. I
governatori che mi avevano preceduto avevano gravato il popolo, ricevendone
pane e vino, oltre a quaranta sicli d'argento; perfino i loro servi
angariavano il popolo; ma io non ho fatto così, perché ho avuto timor di
Dio. Anzi ho messo mano ai lavori di riparazione di queste mura, e non
abbiamo comprato nessun campo, e tutta la mia gente si è raccolta là a
lavorare. Avevo a tavola con me centocinquanta uomini, Giudei e magistrati,
oltre a quelli che venivano a noi dalle nazioni circostanti. Ogni giorno
venivano preparati per me un bue, sei montoni scelti e del pollame; e ogni
dieci giorni si preparava grande abbondanza di vini di ogni qualità;
tuttavia io non chiesi mai il compenso dovuto al governatore, perché il
popolo era già gravato abbastanza a causa dei lavori.
O mio Dio, ricòrdati - per farmi del bene - di tutto quello che ho fatto per
questo popolo.
CAPITOLO 6
Nuovi ostacoli superati da Neemia. Compimento dell'opera
(Ne 4; Da 9:25) Sl 124; 129; 119:108-110; 2Co 2:11
Quando Samballat, Tobia e Ghesem, l'Arabo, e gli altri nostri nemici ebbero
udito che avevo ricostruito le mura e che non c'era più rimasta nessuna
breccia, sebbene allora non avessi ancora messo i battenti alle porte,
Samballat e Ghesem mi mandarono a dire: «Vieni, e troviamoci assieme in uno
dei villaggi della valle di Ono». Essi volevano farmi del male. Io mandai
loro dei messaggeri per dire: «Io sto facendo un gran lavoro, e non posso
scendere. Il lavoro rimarrebbe sospeso se io lo lasciassi per scendere da
voi». Quattro volte essi mandarono a dirmi la stessa cosa, e io risposi loro
allo stesso modo. Allora Samballat mi mandò a dire la stessa cosa una quinta
volta per mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta, nella
quale stava scritto: «Corre voce fra queste popolazioni, e Gasmu l'afferma,
che tu e i Giudei meditate di ribellarvi; e che perciò tu ricostruisci le
mura; e, stando a quel che si dice, tu dovresti diventare loro re, e avresti
perfino costituito dei profeti per farti proclamare re di Giuda a
Gerusalemme. Questi discorsi saranno riferiti al re. Vieni dunque, e
parliamone assieme». Io gli feci rispondere: «Le cose non stanno come tu
dici, ma sei tu che le inventi!» Tutta quella gente voleva impaurirci e
diceva: «Perderanno il coraggio e il lavoro non si farà più».
Ma ora, o Dio, fortificami!
Io andai a casa di Semaia, figlio di Delaia, figlio di Metabeel. Or egli se
ne stava rinchiuso là. E mi disse: «Troviamoci assieme nella casa di Dio,
dentro il tempio; e chiudiamo le porte del tempio; perché essi verranno a
ucciderti, e verranno a ucciderti di notte». Ma io risposi: «Un uomo come me
si dà forse alla fuga? Un uomo come me potrebbe entrare nel tempio e vivere?
No, io non vi entrerò». Io compresi che egli non era mandato da Dio, ma
aveva pronunziato quella profezia contro di me, perché Tobia e Samballat lo
avevano pagato. Lo avevano pagato per impaurirmi e spingermi ad agire a quel
modo e a peccare, per avere un precedente che mi causasse una cattiva
reputazione e il disonore.
O mio Dio, ricòrdati di Tobia, di Samballat, e di queste loro opere!
Ricòrdati anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che hanno
cercato di spaventarmi!
Le mura furono portate a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in
cinquantadue giorni. E quando tutti i nostri nemici lo seppero, tutte le
nazioni circostanti furono prese da timore, e provarono una grande
umiliazione perché riconobbero che questa opera si era compiuta con l'aiuto
del nostro Dio. In quei giorni, anche dei notabili di Giuda mandavano
frequenti lettere a Tobia, e ne ricevevano da Tobia, poiché molti in Giuda
gli erano legati per giuramento perché egli era genero di Secania figlio di
Ara, e Iocanan, suo figlio, aveva sposato la figlia di Mesullam, figlio di
Berechia.
Essi dicevano bene di lui perfino in mia presenza, e gli riferivano le mie
parole. E Tobia mandava lettere per impaurirmi.
CAPITOLO 7
Censimento degli Israeliti tornati dall'esilio con Zorobabele
= Ed 2; Sl 123:1-4
Quando le mura furono ricostruite e io ebbi messo a posto le porte, e i
portinai, i cantori e i Leviti furono stabiliti nelle loro funzioni, diedi
il comando di Gerusalemme ad Anania mio fratello, e ad Anania governatore
della fortezza, perché era un uomo fedele e timorato di Dio più di tanti
altri. E dissi loro: «Le porte di Gerusalemme non si aprano prima che il
sole scotti; e mentre le guardie saranno ancora al loro posto, si chiudano e
si sbarrino le porte; e si pongano a fare la guardia gli abitanti di
Gerusalemme, ciascuno al suo turno e ciascuno davanti alla propria casa. La
città era grande ed estesa; ma dentro c'era poca gente, e non si erano
costruite case».
Il mio Dio mi mise in cuore di radunare i notabili, i magistrati e il
popolo, per farne il censimento. Trovai il registro genealogico di quelli
che erano tornati dall'esilio la prima volta, e vi trovai scritto quanto
segue:
Questi sono quelli della provincia che tornarono dall'esilio; coloro che
Nabucodonosor, re di Babilonia, aveva deportati, e che tornarono a
Gerusalemme e in Giuda, ciascuno nella sua città. Essi tornarono con
Zorobabele, Iesua, Neemia, Azaria, Raamia, Naamani, Mardocheo, Bilsan,
Misperet, Bigvai, Neum e Baana.
Censimento degli uomini del popolo d'Israele: Figli di Paros,
duemilacentosettantadue. Figli di Sefatia, trecentosettantadue. Figli di
Ara, seicentocinquantadue. Figli di Paat-Moab, dei figli di Iesua e di Ioab,
duemilaottocentodiciotto. Figli di Elam, milleduecentocinquantaquattro.
Figli di Zattu, ottocentoquarantacinque. Figli di Zaccai,
settecentosessanta. Figli di Binnui, seicentoquarantotto. Figli di Bebai,
seicentoventotto. Figli di Azgad, duemilatrecentoventidue. Figli di Adonicam,
seicentosessantasette. Figli di Bigvai, duemilasessantasette. Figli di Adin,
seicentocinquantacinque. Figli di Ater, della famiglia d'Ezechia,
novantotto. Figli di Casum, trecentoventotto. Figli di Bezai,
trecentoventiquattro. Figli di Carif, centododici. Figli di Gabaon,
novantacinque. Uomini di Betlemme e di Netofa, centottantotto. Uomini di
Anatot, centoventotto. Uomini di Bet-Azmavet, quarantadue. Uomini di
Chiriat-Iearim, di Chefira e di Beerot, settecentoquarantatré. Uomini di
Rama e di Gheba, seicentoventuno. Uomini di Micmas, centoventidue. Uomini di
Betel e di Ai, centoventitré. Uomini dell'altro Nebo, cinquantadue. Figli
dell'altro Elam, milleduecentocinquantaquattro. Figli di Carim,
trecentoventi. Figli di Gerico, trecentoquarantacinque. Figli di Lod, di
Cadid e di Ono, settecentoventuno. Figli di Senaa, tremilanovecentotrenta.
Sacerdoti: figli di Iedaia, della casa di Iesua, novecentossessantatré.
Figli di Immer, millecinquantadue. Figli di Pascur,
milleduecentoquarantasette. Figli di Carim, millediciassette.
Leviti: figli di Iesua e di Cadmiel, dei figli di Odeva, settantaquattro.
Cantori: figli di Asaf, centoquarantotto. Portinai: figli di Sallum, figli
di Ater, figli di Talmon, figli di Accub, figli di Catita, figli di Sobai,
centotrentotto.
Netinei: figli di Sica, figli di Casufa, figli di Tabbaot, figli di Cheros,
figli di Sia, figli di Padon, figli di Lebana, figli di Agaba, figli di
Salmai, figli di Anan, figli di Ghiddel, figli di Gaar, figli di Reaia,
figli di Resin, figli di Necoda, figli di Gazzam, figli di Uzza, figli di
Pasea, figli di Besai, figli di Meunim, figli di Nefiscesim, figli di Bacbuc,
figli di Acufa, figli di Carur, figli di Bazlit, figli di Meida, figli di
Carsa, figli di Barco, figli di Sisera, figli di Tema, figli di Nesia, figli
di Catifa.
Figli dei servi di Salomone: figli di Sotai, figli di Soferet, figli di
Perida, figli di Iala, figli di Darcon, figli di Ghiddel, figli di Sefatia,
figli di Cattil, figli di Pocheret-Asebaim, figli di Amon.
Totale dei Netinei e dei figli dei servi di Salomone, trecentonovantadue.
Ed ecco quelli che tornarono da Tel-Mela, da Tel-Arsa, da Cherub-Addon e da
Immer, e che non avevano potuto stabilire la loro genealogia patriarcale per
dimostrare che erano Israeliti: figli di Delalia, figli di Tobia, figli di
Necoda, seicentoquarantadue. Tra i sacerdoti: figli di Cabaia, figli di
Accos, figli di Barzillai, il quale aveva sposato una delle figlie di
Barzillai, il Galaadita, e fu chiamato con il loro nome. Questi cercarono i
loro titoli genealogici, ma non li trovarono, e furono perciò esclusi, come
impuri, dal sacerdozio; e il governatore disse loro di non mangiare offerte
sacre finché non si presentasse un sacerdote per consultare Dio per mezzo
degli urim e dei tummim.
La comunità tutta insieme comprendeva quarantaduemilatrecentosessanta
persone, senza contare i loro servi e le loro serve, che ammontavano a
settemilatrecentotrentasette. Avevano pure duecentoquarantacinque cantanti,
maschi e femmine. Avevano settecentotrentasei cavalli,
duecentoquarantacinque muli, quattrocentotrentacinque cammelli,
seimilasettecentoventi asini. Alcuni dei capi famiglia offrirono dei doni
per l'opera. Il governatore diede al tesoro mille dracme d'oro, cinquanta
coppe, cinquecentotrenta vesti sacerdotali. Tra i capi famiglia ce ne furono
che diedero al tesoro dell'opera ventimila dracme d'oro e duemiladuecento
mine d'argento. Il resto del popolo diede ventimila dracme d'oro, duemila
mine d'argento e sessantasette vesti sacerdotali.
I sacerdoti, i Leviti, i portinai, i cantori, la gente del popolo, i Netinei
e tutti gli Israeliti si stabilirono nelle loro città. Quando giunse il
settimo mese, i figli d'Israele erano stabiliti nelle loro città.
CAPITOLO 8
Pubblica lettura e spiegazione della legge
De 31:9-13; 2Ti 2:2
Tutto il popolo si radunò come un sol uomo sulla piazza che è davanti alla
porta delle Acque, e disse a Esdra, lo scriba, che portasse il libro della
legge di Mosè che il SIGNORE aveva data a Israele. Il primo giorno del
settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea,
composta di uomini, di donne e di tutti quelli che erano in grado di capire.
Egli lesse il libro sulla piazza che è davanti alla porta delle Acque, dalla
mattina presto fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne, e
di quelli che erano in grado di capire; e tutto il popolo tendeva
l'orecchio, per sentire il libro della legge. Esdra, lo scriba, stava sopra
un palco di legno, che era stato fatto apposta; accanto a lui stavano, a
destra, Mattitia, Sema, Anania, Uria, Chilchia e Maaseia; a sinistra, Pedaia,
Misael, Malchia, Casum, Casbaddana, Zaccaria e Mesullam. Esdra aprì il libro
in presenza di tutto il popolo, poiché stava nel posto più elevato; e,
appena aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il
SIGNORE, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le
mani; e s'inchinarono, e si prostrarono con la faccia a terra davanti al
SIGNORE. Iesua, Bani, Serebia, Iamin, Accub, Sabbetai, Odia, Maaseia,
Chelita, Azaria, Iozabad, Anan, Pelaia e gli altri Leviti spiegavano la
legge al popolo, e tutti stavano in piedi al loro posto. Essi leggevano nel
libro della legge di Dio in modo comprensibile; ne davano il senso, per far
capire al popolo quello che leggevano.
Celebrazione della festa delle Capanne
(Le 23:33-43; De 16:13-15) Sl 19:8-12
Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i Leviti, che
insegnavano, dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al
SIGNORE vostro Dio; non siate tristi e non piangete!» Tutto il popolo
infatti piangeva, ascoltando le parole della legge. Poi Neemia disse loro:
«Andate, mangiate cibi grassi e bevete bevande dolci, e mandate delle
porzioni a quelli che non hanno preparato nulla per loro; perché questo
giorno è consacrato al nostro Signore; non siate tristi; perché la gioia del
SIGNORE è la vostra forza». I Leviti calmavano tutto il popolo, dicendo:
«Tacete, perché questo giorno è santo; non siate tristi!» Tutto il popolo se
ne andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni ai poveri, e a fare gran
festa, perché avevano capito le parole che erano state loro spiegate.
Il secondo giorno, i capi famiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i
Leviti si radunarono presso Esdra, lo scriba, per esaminare le parole della
legge. Trovarono scritto nella legge, che il SIGNORE aveva data per mezzo di
Mosè, che i figli d'Israele dovevano abitare in capanne durante la festa del
settimo mese, e che in tutte le loro città e in Gerusalemme si doveva
pubblicare questo bando: «Andate al monte, a cercare rami d'olivo, rami
d'olivastro, di mirto, di palma e di alberi ombrosi, per fare delle capanne,
come sta scritto». Allora il popolo andò fuori, portò i rami, e ciascuno
fece la sua capanna sul tetto della propria casa, nel proprio cortile, nei
cortili della casa di Dio, sulla piazza davanti alla porta delle Acque, e
sulla piazza davanti alla porta di Efraim. Così tutta l'assemblea di quanti
erano tornati dall'esilio si fece delle capanne, e abitò nelle capanne. Dal
tempo di Giosuè, figlio di Nun, fino a quel giorno, i figli d'Israele non
avevano più fatto così. E ci fu grandissima gioia.
Fu letto un brano della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la
festa durò sette giorni, e l'ottavo si tenne una solenne assemblea, com'è
prescritto.
CAPITOLO 9
Il popolo digiuna e confessa i suoi peccati
Ed 9:4, ecc.; Sl 106; De 8:2; 1P 5:6
Il ventiquattresimo giorno dello stesso mese, i figli di Israele si
radunarono, vestiti di sacco e coperti di polvere, per celebrare un digiuno.
Quelli che appartenevano alla discendenza d'Israele si separarono da tutti
gli stranieri, si presentarono davanti a Dio, e confessarono i loro peccati
e le iniquità dei loro padri. Si alzarono in piedi nel posto dove si
trovavano, e ascoltarono la lettura del libro della legge del SIGNORE loro
Dio, per un quarto della giornata; e per un altro quarto essi fecero la
confessione dei peccati, e si prostrarono davanti al SIGNORE loro Dio.
Iesua, Bani, Cadmiel, Sebania, Bunni, Serebia, Bunni e Chenani salirono
sulla tribuna dei Leviti e invocarono ad alta voce il SIGNORE loro Dio. I
Leviti Iesua, Cadmiel, Bani, Casabneia, Serebia, Odia, Sebania e Petaia
dissero: «Alzatevi e benedite il SIGNORE vostro Dio, di eternità in
eternità!»
Si benedica il tuo nome glorioso, che è esaltato al di sopra di ogni
benedizione e di ogni lode!
Tu, tu solo sei il SIGNORE! Tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e tutto
il loro esercito, la terra e tutto ciò che è sopra di essa, i mari e tutto
ciò che è in essi, e tu fai vivere tutte queste cose, e l'esercito dei cieli
ti adora. Sei tu il SIGNORE Dio che hai scelto Abramo, lo hai fatto uscire
da Ur dei Caldei, e gli hai dato il nome di Abraamo; tu hai trovato il suo
cuore fedele davanti a te, e hai concluso un patto con lui, promettendogli
di dare alla sua discendenza il paese dei Cananei, degli Ittiti, degli
Amorei, dei Ferezei, dei Gebusei e dei Ghirgasei; tu hai mantenuto la tua
parola, perché sei giusto.
Tu hai visto l'afflizione dei nostri padri in Egitto e hai udito il loro
grido presso il mar rosso. Hai operato miracoli e prodigi contro il faraone,
contro tutti i suoi servi, contro tutto il popolo del suo paese, perché
sapevi che essi avevano trattato i nostri padri con prepotenza. Così ti sei
fatto un nome come quello che hai in questo giorno. Hai aperto il mare
davanti a loro, ed essi sono passati in mezzo al mare all'asciutto; tu hai
gettato nell'abisso quelli che li inseguivano, come una pietra in fondo ad
acque vorticose. Di giorno li guidavi con una colonna di nuvola, e di notte
con una colonna di fuoco per illuminare loro il cammino da percorrere. Sei
sceso sul monte Sinai e hai parlato con loro dal cielo dando loro
prescrizioni giuste e leggi di verità, buoni precetti e buoni comandamenti.
Hai fatto loro conoscere il tuo santo sabato, e hai dato loro comandamenti,
precetti e una legge per mezzo di Mosè, tuo servo. Davi loro pane dal cielo
quand'erano affamati, e facevi scaturire acqua dalla roccia quand'erano
assetati, e hai detto loro che andassero a prendere possesso del paese che
avevi giurato di dar loro.
Ma i nostri padri si sono comportati con superbia, irrigidendo i loro colli,
e non ubbidendo ai tuoi comandamenti. Hanno rifiutato di ubbidire, e non si
sono ricordati delle meraviglie da te fatte in loro favore; e hanno
irrigidito i loro colli e, nella loro ribellione, si son voluti dare un capo
per tornare alla loro schiavitù. Ma tu sei un Dio pronto a perdonare,
misericordioso, pieno di compassione, lento all'ira e di gran bontà, e non
li hai abbandonati. Anche quando si erano fatti un vitello di metallo fuso,
dicendo: "Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall'Egitto!" e ti avevano
oltraggiato gravemente, tu, nella tua immensa misericordia, non li hai
abbandonati nel deserto: la colonna di nuvola che stava su di loro non
cessava di guidarli durante il giorno, lungo il loro viaggio, e la colonna
di fuoco non cessava di illuminare loro il cammino da percorrere di notte.
Hai dato loro il tuo buono spirito per istruirli, e non hai rifiutato la tua
manna alle loro bocche, e hai dato loro acqua quando erano assetati. Per
quarant'anni li hai sostentati nel deserto, e non è mancato loro nulla; i
loro vestiti non si sono logorati e i loro piedi non si sono gonfiati. Hai
dato loro regni e popoli, li hai divisi fra loro definendone i confini; essi
hanno posseduto il paese di Sicon, cioè il paese del re di Chesbon, e il
paese di Og re di Basan. Hai moltiplicato i loro figli come le stelle del
cielo, e li hai introdotti nel paese in cui avevi promesso ai loro padri di
farli entrare per possederlo. I loro figli vi sono entrati e hanno preso
possesso del paese; tu hai umiliato davanti a loro i Cananei che abitavano
il paese, e li hai consegnati nelle loro mani con i loro re e con i popoli
del paese, perché li trattassero come volevano. Essi sono diventati padroni
di città fortificate e di una terra fertile, hanno posseduto case piene
d'ogni bene, cisterne già scavate, vigne, oliveti, alberi fruttiferi in
abbondanza; hanno mangiato, si sono saziati, sono ingrassati e sono vissuti
in delizie, per la tua gran bontà.
Ma essi hanno disubbidito, si sono ribellati contro di te, si sono gettati
la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li
scongiuravano di tornare a te, e ti hanno oltraggiato gravemente. Perciò tu
li hai messi in mano ai loro nemici, che li hanno oppressi; ma al tempo
della loro afflizione essi hanno gridato a te, e tu li hai esauditi dal
cielo; e, nella tua immensa misericordia, hai dato loro dei liberatori, che
li hanno salvati dalle mani dei loro nemici. Ma, quando erano in pace,
ricominciavano a fare il male davanti a te; perciò tu li abbandonavi nelle
mani dei loro nemici, che diventavano loro dominatori; poi, quando
ricominciavano a gridare a te, tu li esaudivi dal cielo; e così, nella tua
misericordia, più volte li hai salvati. Tu li scongiuravi per farli tornare
alla tua legge; ma essi si inorgoglivano e non ubbidivano ai tuoi
comandamenti, peccavano contro le tue prescrizioni che fanno vivere chi le
mette in pratica. La loro spalla rifiutava il giogo, essi irrigidivano i
loro colli e non volevano ubbidire. Hai avuto pazienza con loro molti anni,
mentre li avvertivi per mezzo del tuo spirito e per bocca dei tuoi profeti;
ma essi non vollero dare ascolto, e tu li hai messi in mano ai popoli dei
paesi stranieri. Però, nella tua immensa compassione, tu non li hai
sterminati del tutto, e non li hai abbandonati, perché sei un Dio clemente e
misericordioso. Ora dunque, o Dio nostro, Dio grande, potente e tremendo,
che mantieni il patto e agisci con misericordia, non ti sembrino poca cosa
tutte queste afflizioni che sono piombate addosso a noi, ai nostri re, ai
nostri capi, ai nostri sacerdoti, ai nostri profeti, ai nostri padri, a
tutto il tuo popolo, dal tempo dei re d'Assiria fino a oggi. Tu sei stato
giusto in tutto quello che ci è accaduto, poiché tu hai agito fedelmente,
mentre noi abbiamo agito da malvagi. I nostri re, i nostri capi, i nostri
sacerdoti, i nostri padri non hanno messo in pratica la tua legge e non
hanno ubbidito né ai comandamenti né alle esortazioni con cui tu li
scongiuravi. Ma proprio mentre godevano del loro regno, dei grandi benefici
che tu largivi loro e del vasto e fertile paese che tu avevi messo a loro
disposizione, essi non ti hanno servito e non hanno abbandonato le loro
opere malvagie. E oggi eccoci schiavi! Eccoci schiavi nel paese che tu hai
dato ai nostri padri, perché ne mangiassero i frutti e ne godessero i beni.
Esso moltiplica i suoi prodotti per i re ai quali tu ci hai sottoposti a
causa dei nostri peccati, e che dispongono dei nostri corpi e del nostro
bestiame a loro piacere; e noi siamo in grande angoscia».
Il popolo rinnova solennemente il patto con Dio
Ne 9 (De 29:10-15; 2Cr 34:29-33)
A motivo di tutto questo, noi abbiamo fatto un patto stabile, lo abbiamo
messo per iscritto; e i nostri capi, i nostri Leviti e i nostri sacerdoti vi
hanno applicato il loro sigillo. Ad applicare il loro sigillo sono stati:
Neemia, il governatore, figlio di Acalia, e Sedechia,
Seraia, Azaria, Geremia, Pascur, Amaria, Malchia, Cattus, Sebania, Malluc,
Carim, Meremot, Obadia, Daniele, Ghinneton, Baruc, Mesullam, Abiia, Miiamin,
Maazia, Bilgai, Semaia. Questi erano i sacerdoti.
Leviti: Iesua, figlio di Azania, Binnui dei figli di Chenadad, Cadmiel, e i
loro fratelli Sebania, Odia, Chelita, Pelaia, Anan, Mica, Reob, Casabia,
Zaccur, Serebia, Sebania, Odia, Bani, Beninu.
Capi del popolo: Paros, Paat-Moab, Elam, Zattu, Bani, Bunni, Azgad, Bebai,
Adonia, Bigvai, Adin, Ater, Ezechia, Azzur, Odia, Casum, Besai, Carif,
Anatot, Nebai, Magpias, Mesullam, Chezir, Mesezabeel, Sadoc, Iaddua, Pelatia,
Anan, Anania, Osea, Anania, Cassub, Alloches, Pila, Sobec, Reum, Casabna,
Maaseia, Achia, Canan, Anan, Malluc, Carim, Baana.
Il resto del popolo, i sacerdoti, i Leviti, i portinai, i cantori, i Netinei
e tutti quelli che si erano separati dai popoli dei paesi stranieri per
aderire alla legge di Dio, le loro mogli, i loro figli e le loro figlie,
tutti quelli che avevano discernimento e intelligenza, si sono uniti ai loro
fratelli più ragguardevoli, e si sono impegnati con esecrazioni e giuramenti
a camminare nella legge di Dio data mediante Mosè servo di Dio, a osservare
e mettere in pratica tutti i comandamenti del SIGNORE nostro Dio, le sue
prescrizioni e le sue leggi, a non dare le nostre figlie ai popoli del paese
e a non prendere le loro figlie per i nostri figli, a non comprare nulla in
giorno di sabato o in altro giorno di festa, dai popoli che portassero a
vendere in giorno di sabato merci o derrate di qualsiasi genere, a lasciare
riposare la terra ogni settimo anno, e a rimettere ogni debito.
Il servizio del tempio
Nu 18:12, ecc.; 2Co 8:1-2
Ci siamo anche imposti per legge di dare ogni anno il terzo di un siclo per
il servizio della casa del nostro Dio, per i pani della presentazione, per
l'offerta continua, per l'olocausto continuo dei sabati, dei noviluni, delle
feste, per le cose consacrate, per i sacrifici espiatori in favore
d'Israele, e per tutta l'opera della casa del nostro Dio. Noi, sacerdoti,
Leviti e popolo, abbiamo stabilito per sorteggio quando ognuna delle nostre
famiglie deve portare alla casa di Dio, nei tempi stabiliti, ogni anno, un
contributo di legna da bruciare sull'altare del SIGNORE nostro Dio, come sta
scritto nella legge; e ci siamo impegnati a portare ogni anno nella casa del
SIGNORE le primizie del nostro suolo e le primizie dei frutti di tutti gli
alberi, e così pure i primogeniti dei nostri figli e del nostro bestiame
secondo quanto sta scritto nella legge, e i primogeniti delle nostre mandrie
e delle nostre greggi per presentarli nella casa del nostro Dio ai sacerdoti
che fanno il servizio nella casa del nostro Dio. Ci siamo anche impegnati a
portare ai sacerdoti nei magazzini della casa del nostro Dio, la nostra
prima farina, le nostre offerte, le primizie dei frutti di tutti gli alberi,
del vino e dell'olio, e di dare la decima delle rendite del nostro suolo ai
Leviti, i quali devono prelevare essi stessi queste decime in tutti i luoghi
da noi coltivati. Un sacerdote, figlio di Aaronne, sarà con i Leviti quando
preleveranno le decime; e i Leviti porteranno la decima della decima alla
casa del nostro Dio nelle stanze usate come magazzino, perché in quelle
stanze i figli d'Israele e i figli di Levi devono portare l'offerta di
frumento, di vino e d'olio; là sono gli utensili del santuario, i sacerdoti
che fanno il servizio, i portinai e i cantori. Noi ci siamo così impegnati a
non trascurare la casa del nostro Dio.
CAPITOLO 11
Ripartizione dei reduci dall'esilio, tra Gerusalemme e il resto del paese
1Cr 9; Is 4:3-4; So 3:12; Sl 87:1-3
I capi del popolo si stabilirono a Gerusalemme; il resto del popolo ne
estrasse a sorte uno su dieci perché venisse ad abitare Gerusalemme, la
città santa; gli altri nove dovevano rimanere nelle altre città. Il popolo
benedisse tutti quelli che si offrirono volenterosamente di abitare a
Gerusalemme.
Questi sono i capi della provincia che si stabilirono a Gerusalemme e nelle
città di Giuda; ognuno si stabilì nella sua proprietà e nella sua città:
Israeliti, sacerdoti, Leviti, Netinei, e figli dei servi di Salomone.
A Gerusalemme dunque si stabilirono dei figli di Giuda e dei figli di
Beniamino. Dei figli di Giuda: Ataia, figlio di Uzzia, figlio di Zaccaria,
figlio di Amaria, figlio di Sefatia, figlio di Maalaleel, dei figli di
Perez, e Maaseia, figlio di Baruc, figlio di Col-Oze, figlio di Azaia,
figlio di Adaia, figlio di Ioiarib, figlio di Zaccaria, figlio del Silonita.
Totale dei figli di Perez che si stabilirono a Gerusalemme:
quattrocentosessantotto uomini validi. Dei figli di Beniamino, questi:
Sallu, figlio di Mesullam, figlio di Ioed, figlio di Pedaia, figlio di
Colaia, figlio di Maaseia, figlio d'Itiel, figlio d'Isaia; e dopo di lui,
Gabbai, Sallai: in tutto novecentoventotto. Gioele, figlio di Zicri, era
loro capo, e Giuda figlio di Assenua, era il secondo capo della città.
Dei sacerdoti: Iedaia, figlio di Ioiarib, Iachin, Seraia, figlio di
Chilchia, figlio di Mesullam, figlio di Sadoc, figlio di Meraiot, figlio di
Aitub, preposto alla casa di Dio, e i loro fratelli addetti al servizio del
tempio, in numero di ottocentoventidue; e Adaia, figlio di Ieroam, figlio di
Pelalia, figlio di Amsi, figlio di Zaccaria, figlio di Pascur, figlio di
Malchia, e i suoi fratelli, capi delle case patriarcali, in numero di
duecentoquarantadue; e Amassai, figlio d'Azareel, figlio d'Azai, figlio di
Mesillemot, figlio d'Immer, e i loro fratelli, uomini valorosi, in numero di
centoventotto. Zabdiel, figlio di Ghedolim, era loro capo.
Dei Leviti: Semaia, figlio di Cassub, figlio di Azricam, figlio di Casabia,
figlio di Bunni; Sabbetai e Iozabad, due fra i capi dei Leviti addetti al
servizio esterno del tempio di Dio, e Mattania, figlio di Mica, figlio di
Zabdi, figlio d'Asaf, il capo cantore che intonava i canti di lode al
momento della preghiera, Bacbuchia, che gli veniva secondo tra i suoi
fratelli, e Abda figlio di Sammua, figlio di Galal, figlio di Iedutun.
Totale dei Leviti nella città santa: duecentottantaquattro.
I portinai: Accub, Talmon, e i loro fratelli, custodi delle porte,
centosettantadue.
Il resto d'Israele, con i sacerdoti e i Leviti, si stabilirono in tutte le
città di Giuda, ciascuno nella sua proprietà.
I Netinei si stabilirono sulla collina, e Sica e Ghispa erano a capo dei
Netinei. Il capo dei Leviti a Gerusalemme era Uzzi, figlio di Bani, figlio
di Casabia, figlio di Matania, figlio di Mica, dei figli d'Asaf, che erano i
cantori addetti al servizio della casa di Dio; perché c'era un ordine del re
che concerneva i cantori, e c'era un compenso assicurato loro giorno per
giorno. E Petaia, figlio di Mesezabeel, dei figli di Zerac, figlio di Giuda,
era commissario del re per tutti gli affari del popolo.
Quanto ai villaggi con le loro campagne, alcuni dei figli di Giuda si
stabilirono in Chiriat-Arba e nei villaggi circostanti, in Dibon e nei
villaggi circostanti, in Iecabseel e nei villaggi circostanti, in Iesua, in
Molada, in Bet-Palet, in Asar-Sual, in Beer-Seba e nei villaggi circostanti,
in Siclag, in Mecona e nei villaggi circostanti, in En-Rimmon, in Sora, in
Iarmut, in Zanoa, in Adullam e nei loro villaggi, in Lachis e nelle sue
campagne, in Azeca e nei villaggi circostanti. Si stabilirono da Beer-Seba
fino alla valle di Innom. I figli di Beniamino si stabilirono da Gheba in
là, a Micmas, ad Aia, a Betel e nei villaggi circostanti, ad Anatot, a Nob,
ad Anania, ad Asor, a Rama, a Ghittaim, a Cadid, a Seboim, a Neballat, a Lod
e a Ono, valle degli artigiani. Alcune classi dei Leviti appartenenti a
Giuda furono unite a Beniamino.
CAPITOLO 12
Censimento dei sacerdoti e dei Leviti
(Ed 2:1-2, 36-42; 1Cr 9:2, 10, ecc.)
Questi sono i sacerdoti e i Leviti che tornarono con Zorobabel, figlio di
Sealtiel, e con Iesua: Seraia, Geremia, Esdra, Amaria, Malluc, Cattus,
Secania, Reum, Meremot, Iddo, Ghinnetoi, Abiia, Miiamin, Maadia, Bilga,
Semaia, Ioiarib, Iedaia, Sallu, Amoc, Chilchia, Iedaia. Questi erano i capi
dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Iesua. Leviti: Iesua, Binnui,
Cadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che dirigeva con i suoi fratelli i canti
di lode. Bacbuchia e Unni, loro fratelli, si alternavano con loro secondo il
loro turno.
Iesua generò Ioiachim; Ioiachim generò Eliasib; Eliasib generò Ioiada,
Ioiada generò Ionatan; Ionatan generò Iaddua.
Ecco quali erano, al tempo di Ioiachim, i capi di famiglie sacerdotali:
della famiglia di Seraia, Meraia; di quella di Geremia, Anania; di quella
d'Esdra, Mesullam; di quella d'Amaria, Ioanan; di quella di Melicu, Ionatan;
di quella di Sebania, Giuseppe; di quella di Carim, Adna; di quella di
Meraiot, Chelcai; di quella di Iddo, Zaccaria; di quella di Ghinneton,
Mesullam; di quella d'Abiia, Zicri; di quella di Miniamin e di Moadia,
Piltai; di quella di Bilga, Sammua; di quella di Semaia, Ionatan; di quella
di Ioiarib, Mattenai; di quella di Iedaia, Uzzi; di quella di Sallai,
Callai; di quella di Amoc, Eber; di quella di Chilchia, Casabia; di quella
di Iedaia, Netaneel.
Quanto ai Leviti, i capi famiglia furono iscritti al tempo di Eliasib, di
Ioiada, di Ioanan e di Iaddua; e i sacerdoti, sotto il regno di Dario, il
Persiano. I capi delle famiglie levitiche furono iscritti nel libro delle
Cronache fino al tempo di Ioanan, figlio di Eliascib. I capi dei Leviti
erano: Casabia, Serebia, Iesua, figlio di Cadmiel; e i loro fratelli si
alternavano con loro per lodare e celebrare il SIGNORE, secondo l'ordine di
Davide, uomo di Dio, per gruppi, secondo il loro turno. Mattania, Bacbuchia,
Obadia, Mesullam, Talmon, Accub erano portinai, e facevano la guardia ai
magazzini che stavano alle porte. Questi vivevano al tempo di Ioiachim,
figlio di Iesua, figlio di Iosadac e al tempo di Neemia, il governatore, e
di Esdra, sacerdote e scriba.
Inaugurazione delle mura di Gerusalemme
(Ne 6:1-16; Ed 6:16-18) Ca 2:12
Per l'inaugurazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i
Leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme
allo scopo di fare l'inaugurazione con gioia, con lodi e canti e suono di
cembali, saltèri e cetre. I figli dei cantori si radunarono dai dintorni di
Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti, da Bet-Ghilgal e dal territorio di
Gheba e d'Azmavet; poiché i cantori si erano costruiti dei villaggi nei
dintorni di Gerusalemme. I sacerdoti e i Leviti si purificarono e
purificarono il popolo, le porte e le mura.
Poi feci salire sulle mura i capi di Giuda, e formai due grandi cori con i
relativi cortei. Il primo si incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la
porta del Letame; e dietro questo coro camminavano Osaia, la metà dei capi
di Giuda, Azaria, Esdra, Mesullam, Giuda, Beniamino, Semaia, Geremia, dei
figli dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria, figlio di Ionatan, figlio di
Semaia, figlio di Mattania, figlio di Micaia, figlio di Zaccur, figlio di
Asaf, e i suoi fratelli Semaia, Azareel, Milalai, Ghilalai, Maai, Netaneel,
Giuda, Canani, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio. Esdra, lo
scriba, camminava alla loro testa. Alla porta della Sorgente, di fronte a
loro, salirono per la scalinata della città di Davide, per la salita delle
mura, al di sopra della casa di Davide, e giunsero alla porta delle Acque, a
oriente. Il secondo coro si incamminò nel senso opposto; e io gli andavo
dietro, con l'altra metà del popolo, sopra le mura. Passando al di sopra
della torre dei Forni, esso andò fino alle mura larghe; poi al di sopra
della porta di Efraim, della porta Vecchia, della porta dei Pesci, della
torre di Cananeel, della torre di Mea, fino alla porta delle Pecore; e il
coro si fermò alla porta della Prigione. I due cori si fermarono nel tempio
di Dio; e così feci io, con la metà dei magistrati che erano con me, e i
sacerdoti Eliachim, Maaseia, Miniamin, Micaia, Elioenai, Zaccaria, Anania
con le trombe, e Maaseia, Semaia, Eleazar, Uzzi, Ioanan, Malchia, Elam,
Ezer. E i cantori fecero risonare forte le loro voci, diretti da Izraia.
In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici, e si rallegrò perché Dio
gli aveva concesso una gran gioia. Anche le donne e i bambini si
rallegrarono; e la gioia di Gerusalemme si sentiva da lontano.
Riordinamento delle decime
Ne 10:35-39
In quel tempo alcuni uomini furono nominati sorveglianti delle stanze che
servivano da magazzini delle offerte, delle primizie e delle decime: dai
campi intorno alle città dovevano raccogliere nei magazzini le parti
assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai Leviti; poiché i Giudei erano
contenti di vedere i sacerdoti e i Leviti ai loro posti. E questi compivano
tutto ciò che riguardava il servizio del loro Dio e le purificazioni; come
facevano, dal canto loro, i cantori e i portinai secondo l'ordine di Davide
e di Salomone suo figlio. Anticamente infatti, al tempo di Davide e di Asaf,
c'erano alcuni capi dei cantori e dei canti di lode e di ringraziamento a
Dio. Tutto Israele, al tempo di Zorobabel e di Neemia, dava giorno per
giorno le porzioni assegnate ai cantori e ai portinai; dava ai Leviti le
cose consacrate, e i Leviti davano ai figli di Aaronne le cose consacrate
che spettavano loro.
CAPITOLO 13
Abusi aboliti da Neemia
De 23:3-6; Sl 101:8; Gv 2:17
In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè, e vi si
trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non debbono mai entrare
nell'assemblea di Dio, perché non erano venuti incontro ai figli d'Israele
con pane e acqua, e perché avevano comprato a loro danno Balaam, perché li
maledicesse; ma il nostro Dio convertì la maledizione in benedizione. Quando
il popolo udì la legge, separò da Israele tutti gli stranieri.
Prima di questo, il sacerdote Eliasib, responsabile delle camere del tempio
del nostro Dio e parente di Tobia, aveva messo a disposizione di
quest'ultimo una camera grande là dove, prima di allora si riponevano le
offerte, l'incenso, gli utensili, la decima del grano, del vino e dell'olio,
tutto ciò che spettava per legge ai Leviti, ai cantori, ai portinai, e la
parte che se ne prelevava per i sacerdoti. Ma quando si faceva tutto questo,
io non ero a Gerusalemme; perché l'anno trentaduesimo di Artaserse, re di
Babilonia, ero tornato presso il re; e dopo qualche tempo, avendo ottenuto
un congedo dal re, tornai a Gerusalemme, e mi accorsi del male che Eliasib
aveva fatto per amore di Tobia, mettendo a sua disposizione una camera nei
cortili della casa di Dio. La cosa mi dispiacque molto, e feci gettare fuori
dalla camera tutte le masserizie appartenenti a Tobia. Poi ordinai che si
purificassero quelle camere, e vi feci ricollocare gli utensili della casa
di Dio, le offerte e l'incenso.
2Cr 31:4-19; Sl 69:10
Seppi pure che le porzioni dovute ai Leviti non erano state date, e che i
Leviti e i cantori, incaricati del servizio, se ne erano fuggiti, ciascuno
alla sua terra. Io ammonii i magistrati, e dissi loro: «Perché la casa di
Dio è stata abbandonata?» Poi radunai i Leviti e i cantori e li ristabilii
nei loro uffici. Allora tutto Giuda portò nei magazzini le decime del
frumento, del vino e dell'olio. Affidai la sorveglianza dei magazzini al
sacerdote Selemia, allo scriba Sadoc, e a Pedaia, uno dei Leviti; ai quali
aggiunsi Anan figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano considerati
uomini fedeli. Il loro compito era di fare le ripartizioni fra i loro
fratelli. Ricòrdati per questo di me, o Dio mio, e non cancellare quello che
ho compiuto fedelmente per la casa del mio Dio e per il suo servizio!
Gr 17:19-27; Mi 3:8
In quei giorni osservai in Giuda alcune persone intente a pigiare l'uva in
giorno di sabato, altre a portare, caricandolo sugli asini, grano e anche
vino, uva, fichi, e ogni sorta di cose, che facevano giungere a Gerusalemme
in giorno di sabato. Io li rimproverai a motivo del giorno in cui vendevano
le loro derrate. C'erano anche persone di Tiro, stabilite a Gerusalemme, che
portavano del pesce e ogni sorta di cose, e le vendevano ai figli di Giuda
in giorno di sabato, e a Gerusalemme. Allora rimproverai i notabili di
Giuda, e dissi loro: «Che significa questa cattiva azione che fate,
profanando il giorno del sabato? I nostri padri non fecero proprio così? Il
nostro Dio fece, per questo, piombare su di noi e su questa città tutti
questi mali. E voi accrescete l'ira ardente contro Israele, profanando il
sabato!» Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere
nell'ombra, prima del sabato, ordinai che queste fossero chiuse, e che non
si riaprissero fino a dopo il sabato; e collocai alcuni dei miei servi alle
porte, affinché nessun carico entrasse in città durante il sabato. Così i
mercanti e i venditori di merci di ogni genere una o due volte passarono la
notte fuori di Gerusalemme. Allora li rimproverai, e dissi loro: «Perché
passate la notte davanti alle mura? Se lo rifate, vi farò arrestare». Da
quel momento non vennero più di sabato. Ordinai anche ai Leviti di
purificarsi e venire a custodire le porte per santificare il giorno del
sabato.
Anche per questo ricòrdati di me, o mio Dio, e abbi pietà di me secondo la
grandezza della tua misericordia!
Ed 9; 10; 2Co 6:14
In quei giorni vidi pure dei Giudei che avevano sposato donne di Asdod, di
Ammon e di Moab. La metà dei loro figli parlava l'asdodeo, ma non sapeva
parlare la lingua dei Giudei; conosceva soltanto la lingua di questo o
quest'altro popolo. Li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni,
strappai loro i capelli, e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero
dato le loro figlie ai figli di costoro, e non avrebbero preso le figlie di
quelli per i loro figli né per sé stessi. E dissi: «Salomone, re d'Israele,
non peccò forse proprio in questo? Eppure, fra le molte nazioni, non ci fu
re simile a lui; era amato dal suo Dio, e Dio lo aveva fatto re di tutto
Israele; tuttavia le donne straniere fecero peccare anche lui. Allora
dovremmo forse permettervi di commettere un male altrettanto grande, e così
divenire infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?»
Uno dei figli di Ioiada, figlio di Eliasib, il sommo sacerdote, era genero
di Samballat, il Coronita; e io lo cacciai via da me.
Ricòrdati di loro, o mio Dio, poiché hanno contaminato il sacerdozio e il
patto dei sacerdoti e dei Leviti!
Così purificai il popolo da ogni elemento straniero, e ristabilii i vari
servizi dei sacerdoti e dei Leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro.
Diedi anche disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi stabiliti, e
circa le primizie.
Ricòrdati di me, mio Dio, per farmi del bene!