CAPITOLO 1

Vocazione di Giona. Fuga e punizione del profeta



2R 14:25 (Gn 4:2; Sl 139:7-10)
La parola del SIGNORE fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini:
«Alzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me».
Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del SIGNORE. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis e, pagato il prezzo del suo viaggio, si imbarcò per andare con loro a Tarsis, lontano dalla presenza del SIGNORE.

Sl 107:23-32 (Gb 9:4; Sl 32:9; At 26:14) Ro 2:17-24
Il SIGNORE scatenò un gran vento sul mare, e vi fu sul mare una tempesta così forte che la nave era sul punto di sfasciarsi. I marinai ebbero paura e invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono a mare il carico di bordo, per alleggerire la nave. Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva profondamente. Il capitano gli si avvicinò e gli disse: «Che fai qui? Dormi? Alzati, invoca il tuo dio! Forse egli si darà pensiero di noi e non periremo». Poi si dissero l'un l'altro: «Venite, tiriamo a sorte e sapremo per causa di chi ci capita questa disgrazia». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Allora gli dissero: «Spiegaci dunque per causa di chi ci capita questa disgrazia! Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?» Egli rispose loro: «Sono Ebreo e temo il SIGNORE, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terraferma». Allora quegli uomini furono presi da grande spavento e gli domandarono: «Perché hai fatto questo?» Quegli uomini infatti sapevano che egli fuggiva lontano dalla presenza del SIGNORE, perché egli li aveva messi al corrente della cosa. Poi gli dissero: «Che dobbiamo fare di te perché il mare si calmi per noi?» Il mare infatti si faceva sempre più tempestoso. Egli rispose: «Prendetemi e gettatemi in mare, e il mare si calmerà per voi; perché io so che questa gran tempesta vi piomba addosso per causa mia».
Tuttavia quegli uomini remavano con forza per raggiungere la riva; ma non riuscivano, perché il mare si faceva sempre più tempestoso e minaccioso. Allora gridarono al SIGNORE e dissero: «SIGNORE, non lasciarci perire per risparmiare la vita di quest'uomo e non accusarci del sangue innocente; poiché tu, SIGNORE, hai fatto come ti è piaciuto». Poi presero Giona, lo gettarono in mare e la furia del mare si calmò. Allora quegli uomini furono presi da un grande timore del SIGNORE; offrirono un sacrificio al SIGNORE e fecero dei voti.

CAPITOLO 2

Giona nel ventre d'un pesce. Sua preghiera e sua liberazione


Mt 12:38-40; Is 38:9, ecc.; Da 4:37
Il SIGNORE fece venire un gran pesce per inghiottire Giona: Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.
Dal ventre del pesce Giona pregò il SIGNORE, il suo Dio, e disse:
«Io ho gridato al SIGNORE, dal fondo della mia angoscia,
ed egli mi ha risposto;
dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato
e tu hai udito la mia voce.
Tu mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare;
la corrente mi ha circondato,
tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto.
Io dicevo: "Sono cacciato lontano dal tuo sguardo!
Come potrei vedere ancora il tuo tempio santo?"
Le acque mi hanno sommerso;
l'abisso mi ha inghiottito;
le alghe si sono attorcigliate alla mia testa.
Sono sprofondato fino alle radici dei monti;
la terra ha chiuso le sue sbarre su di me per sempre;
ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa,
o SIGNORE, mio Dio!
Quando la vita veniva meno in me,
io mi sono ricordato del SIGNORE
e la mia preghiera è giunta fino a te,
nel tuo tempio santo.
Quelli che onorano gli idoli vani
allontanano da sé la grazia;
ma io ti offrirò sacrifici, con canti di lode;
adempirò i voti che ho fatto.
La salvezza viene dal SIGNORE».
E il SIGNORE diede ordine al pesce, e il pesce vomitò Giona sulla terraferma.

CAPITOLO 3

Predicazione di Giona a Ninive


(Lu 11:29-30, 32; Gr 18:7-8) 1R 21:27-29; Gl 2:12-20; Is 55:7-11
La parola del SIGNORE fu rivolta a Giona, per la seconda volta, in questi termini:
«Alzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama loro quello che io ti comando». Giona partì e andò a Ninive, come il SIGNORE aveva ordinato. Ninive era una città grande davanti a Dio; ci volevano tre giorni di cammino per attraversarla. Giona cominciò a inoltrarsi nella città per una giornata di cammino e proclamava: «Ancora quaranta giorni, e Ninive sarà distrutta!»
I Niniviti credettero a Dio, proclamarono un digiuno, e si vestirono di sacchi, tutti, dal più grande al più piccolo. E poiché la notizia era giunta al re di Ninive, questi si alzò dal trono, si tolse il mantello di dosso, si coprì di sacco e si mise seduto sulla cenere. Poi, per decreto del re e dei suoi grandi, fu reso noto in Ninive un ordine di questo tipo: «Uomini e animali, armenti e greggi, non assaggino nulla; non vadano al pascolo e non bevano acqua; uomini e animali si coprano di sacco e gridino a Dio con forza; ognuno si converta dalla sua malvagità e dalla violenza compiuta dalle sue mani. Forse Dio si ricrederà, si pentirà e spegnerà la sua ira ardente, così che noi non periamo».
Dio vide ciò che facevano, vide che si convertivano dalla loro malvagità, e si pentì del male che aveva minacciato di far loro; e non lo fece.

CAPITOLO 4

Irritazione di Giona; rimproveri del Signore


Gr 20:7-9, 14-18 (Sl 103:8-14; 145:8-9) Lu 15:28, ecc.
Giona ne provò gran dispiacere, e ne fu irritato. Allora pregò e disse: «O SIGNORE, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato. Perciò, SIGNORE, ti prego, riprenditi la mia vita; poiché per me è meglio morire piuttosto che vivere».
Il SIGNORE gli disse: «Fai bene a irritarti così?»
Poi Giona uscì dalla città e si mise seduto a oriente della città; là si fece una capanna e si riparò alla sua ombra, per poter vedere quello che sarebbe successo alla città. Dio, il SIGNORE, per calmarlo della sua irritazione, fece crescere un ricino che salì al di sopra di Giona per fare ombra sul suo capo. Giona provò una grandissima gioia a causa di quel ricino.
L'indomani, allo spuntar dell'alba, Dio mandò un verme a rosicchiare il ricino e questo seccò. Dopo che il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un soffocante vento orientale e il sole picchiò sul capo di Giona così forte da farlo venir meno. Allora egli chiese di morire, dicendo: «È meglio per me morire che vivere».
Dio disse a Giona: «Fai bene a irritarti così a causa del ricino?» Egli rispose: «Sì, faccio bene a irritarmi così, fino a desiderare la morte». Il SIGNORE disse: «Tu hai pietà del ricino per il quale non ti sei affaticato, che tu non hai fatto crescere, che è nato in una notte e in una notte è perito; e io non avrei pietà di Ninive, la gran città, nella quale si trovano più di centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e tanta quantità di bestiame?»