CAPITOLO 1
Convito del re Assuero
Da 5:1-4; Mr 6:21-23
Al tempo di Assuero, di quell'Assuero che regnava dall'India fino
all'Etiopia su centoventisette provincie, in quel tempo, dico, mentre il re
Assuero, che sedeva sul trono del suo regno a Susa, la residenza reale, nel
terzo anno del suo regno, fece un convito per tutti i suoi prìncipi e i suoi
servi. Riunì l'esercito di Persia e di Media, i nobili e i governatori delle
provincie e per molti giorni, per centottanta giorni, mostrò le ricchezze e
la gloria del suo regno e il fasto magnifico della sua grandezza.
Quando questi giorni furono trascorsi, il re fece un altro convito di sette
giorni, nel cortile del giardino della reggia, per tutti quelli, dal più
grande al più piccolo, che si trovavano a Susa, residenza reale. Arazzi di
cotone finissimo, bianchi e viola, stavano sospesi, mediante cordoni di
bisso e di porpora, ad anelli d'argento e a colonne di marmo. C'erano divani
d'oro e d'argento sopra un pavimento di porfido, di marmo bianco, di
madreperla e di pietre nere. Si offriva da bere in vasi d'oro di svariate
forme, e il vino alla corte era abbondante, grazie alla liberalità del re.
Per ordine del re nessuno doveva essere forzato a bere; infatti il re aveva
ordinato a tutti i nobili della sua casa di lasciar fare a ciascuno secondo
la propria volontà. Anche la regina Vasti fece un convito per le donne nella
reggia del re Assuero.
Disubbidienza e ripudio della regina
Ge 3:16; 1P 3:1-7; Ef 5:33
Il settimo giorno, il re, che aveva il cuore reso allegro dal vino, ordinò a
Meuman, a Bizta, a Carbona, a Bigta, ad Abagta, a Zetar e a Carcas, i sette
eunuchi che servivano in presenza del re Assuero, che conducessero davanti a
lui la regina Vasti con la corona reale, per far vedere al popolo e ai
nobili la sua bellezza; perché era bella d'aspetto. Ma quando gli eunuchi
riferirono l'ordine del re alla regina Vasti, lei rifiutò di venire. Il re
ne fu irritatissimo, e l'ira divampò in lui.
Allora il re interrogò i saggi che avevano la conoscenza dei tempi, poiché
gli affari del re si trattavano così in presenza di quanti conoscevano la
legge e il diritto. I più vicini a lui erano Carsena, Setar, Admata, Tarsis,
Meres, Marsena e Memucan, sette prìncipi di Persia e di Media che vedevano
la faccia del re e occupavano i primi posti nel regno. Il re chiese: «In
base alla legge, che cosa si deve fare alla regina Vasti che non ha voluto
eseguire l'ordine datole dal re Assuero per mezzo degli eunuchi?» Memucan
rispose in presenza del re e dei prìncipi: «La regina Vasti ha mancato non
solo verso il re, ma anche verso tutti i prìncipi e tutti i popoli che sono
in tutte le provincie del re Assuero. Infatti quello che la regina ha fatto
lo verranno a sapere tutte le donne e ciò le spingerà a disprezzare i loro
mariti; poiché esse diranno: "Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse
in sua presenza la regina Vasti, ma lei non è andata". Da ora in avanti le
principesse di Persia e di Media, che avranno udito il fatto della regina,
ne parleranno a tutti i prìncipi del re e ne risulteranno grande disprezzo e
molto sdegno. Se il re è d'accordo, emani un decreto reale, lo faccia
iscrivere tra le leggi di Persia e di Media in modo che sia irrevocabile,
per il quale Vasti non possa più comparire in presenza del re Assuero, e il
re conferisca la dignità reale a una sua compagna migliore di lei. Quando il
decreto emanato dal re sarà conosciuto nell'intero suo regno che è vasto,
tutte le donne renderanno onore ai loro mariti, dal più grande al più
piccolo».
La cosa piacque al re e ai prìncipi, e il re fece come aveva detto Memucan.
Così mandò lettere a tutte le provincie del regno, a ogni provincia secondo
il suo modo di scrivere e a ogni popolo secondo la sua lingua, perché ogni
uomo fosse padrone in casa sua e potesse parlare secondo il modo di
esprimersi del suo popolo.
CAPITOLO 2
Ester scelta come regina
Et 1:10-22 (1S 2:7-8; Pr 15:33; 22:4) Ef 6:1-3
Dopo queste cose, quando l'ira del re fu calmata, egli si ricordò di Vasti,
di ciò che lei aveva fatto e di quanto era stato deciso a suo riguardo.
Quelli che stavano al servizio del re dissero: «Si cerchino per il re delle
ragazze vergini e di bell'aspetto; il re stabilisca in tutte le provincie
del suo regno dei commissari; questi radunino tutte le ragazze vergini e
belle alla residenza reale di Susa, negli appartamenti delle donne, sotto la
sorveglianza di Egai, eunuco del re, guardiano delle donne, che darà loro i
cosmetici di cui necessitano; e la giovane che piacerà al re diventi regina
al posto di Vasti». La cosa piacque al re, e così si fece.
Nella residenza reale di Susa c'era un Giudeo di nome Mardocheo, figlio di
Iair, figlio di Simei, figlio di Chis, un Beniaminita, che era stato
condotto via da Gerusalemme tra gli schiavi deportati con Ieconia, re di
Giuda, da Nabucodonosor, re di Babilonia. Egli aveva allevato la figlia di
suo zio, Adassa, cioè Ester, che non aveva né padre né madre. La ragazza era
avvenente e bella; e alla morte del padre e della madre, Mardocheo l'aveva
adottata come figlia.
Quando l'ordine del re e il suo decreto furono divulgati, e un gran numero
di ragazze furono accolte nella residenza reale di Susa sotto la
sorveglianza di Egai, anche Ester fu condotta nella casa del re, sotto la
sorveglianza di Egai, guardiano delle donne. La ragazza piacque a Egai, e
trovò grazia davanti a lui. Egli si affrettò a fornirle i cosmetici di cui
lei necessitava e il vitto; le diede sette ancelle scelte nel palazzo del
re, e assegnò a lei e alle sue ancelle la casa migliore fra quelle riservate
alle donne. Ester non aveva detto nulla né del suo popolo né dei suoi
parenti, perché Mardocheo le aveva proibito di parlarne. Mardocheo tutti i
giorni passeggiava davanti al cortile della casa delle donne per sapere se
Ester stava bene e come la trattavano.
Quando veniva il turno per una ragazza di andare dal re Assuero, alla fine
dei dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi, perché il
tempo dei loro preparativi durava sei mesi per profumarsi con olio di mirra
e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati dalle donne, la giovane andava
dal re, e le si permetteva di portare con sé, dalla casa delle donne al
palazzo del re, tutto quello che chiedeva. Ci andava la sera, e la mattina
dopo passava nella seconda casa delle donne, sotto la sorveglianza di
Saasgaz, eunuco del re, guardiano delle concubine. Lei non tornava più dal
re, a meno che il re la desiderasse e la facesse chiamare personalmente.
Quando venne il turno di Ester - la figlia di Abiail, zio di Mardocheo che
l'aveva adottata come figlia - di andare dal re, lei non domandò altro che
quello che le fu indicato da Egai, eunuco del re, guardiano delle donne.
Ester si guadagnava il favore di tutti quelli che la vedevano. Ester fu
dunque condotta in presenza del re Assuero nella reggia il decimo mese, che
è il mese di Tebet, il settimo anno del regno di lui. Il re amò Ester più di
tutte le altre donne, e lei trovò grazia e favore agli occhi di lui più di
tutte le altre vergini. Egli le pose in testa la corona reale e la fece
regina al posto di Vasti. Poi, per tutti i suoi prìncipi e i suoi servitori,
il re fece un gran convito in onore di Ester; concesse uno sgravio alle
provincie, e fece doni con munificenza regale.
Congiura contro il re sventata da Mardocheo
Et 6:1, ecc.
La seconda volta che si radunavano delle vergini, Mardocheo stava seduto
alla porta del re. Ester, secondo l'ordine che Mardocheo le aveva dato, non
aveva detto nulla dei suoi parenti né del suo popolo; perché faceva quanto
Mardocheo le diceva come quand'era sotto la tutela di lui. In quei giorni,
mentre Mardocheo stava seduto alla porta del re, Bigtan e Teres, due eunuchi
del re, di quelli che stavano di guardia all'ingresso, irritatisi contro il
re Assuero, cercarono di attentare alla sua vita. Mardocheo scoprì la cosa,
e ne informò la regina Ester, che a sua volta ne parlò al re in nome di
Mardocheo. Dopo che furono svolte indagini e verificato il fatto, i due
eunuchi furono impiccati a una forca; e il fatto fu registrato nel libro
delle Cronache, in presenza del re.
CAPITOLO 3
Aman, favorito del re, ottiene un decreto di morte contro i Giudei
(Pr 29:16, 26-27; 27:3-4) Sl 10; 37:12, 32, 35
Dopo queste cose, il re Assuero innalzò Aman, figlio di Ammedata, l'Agaghita,
alla più alta dignità, e pose il suo seggio al di sopra di quelli di tutti i
prìncipi che erano con lui. Tutti i servitori del re che stavano alla porta
del re si inchinavano e si prostravano davanti ad Aman, perché così aveva
ordinato il re. Ma Mardocheo non s'inchinava né si prostrava. I servitori
del re che stavano alla porta del re dissero a Mardocheo: «Perché
trasgredisci l'ordine del re?» Per quanto glielo ripetessero tutti i giorni,
egli non dava loro ascolto. Quelli riferirono la cosa ad Aman, per vedere se
Mardocheo avrebbe persistito nel dire, come aveva detto loro, che era
Giudeo. Aman vide che Mardocheo non s'inchinava né si prostrava davanti a
lui, per cui ne fu irritatissimo; ma gli sembrò poca cosa mettere le mani
addosso a Mardocheo soltanto, poiché gli avevano detto a quale popolo
Mardocheo apparteneva. Cercò quindi di distruggere il popolo di Mardocheo,
cioè tutti i Giudei che si trovavano in tutto il regno d'Assuero. Il primo
mese, cioè il mese di Nisan, il dodicesimo anno del re Assuero, si tirò il
Pur, vale a dire si tirò a sorte, in presenza di Aman, un giorno dopo
l'altro e un mese dopo l'altro, finché uscì designato il dodicesimo mese,
cioè il mese di Adar.
E Aman disse al re Assuero: «C'è un popolo separato e disperso fra i popoli
di tutte le provincie del tuo regno, le cui leggi sono diverse da quelle di
ogni altro popolo, e che non osserva le leggi del re; non è quindi interesse
del re tollerarlo. Se il re è d'accordo, si faccia un decreto per
distruggerlo e io metterò diecimila talenti d'argento nelle mani dei
funzionari del re, perché siano portati nel tesoro reale».
Allora il re si tolse di mano l'anello con il sigillo, e lo diede ad Aman l'Agaghita
figlio di Ammedata, e nemico dei Giudei. Il re disse ad Aman: «Tieni pure il
denaro e fa' di quel popolo quello che vuoi».
Il tredicesimo giorno del primo mese furono chiamati i segretari del re, che
scrissero, seguendo in tutto gli ordini di Aman, ai satrapi del re, ai
governatori di ogni provincia e ai capi di ogni popolo, a ogni provincia
secondo il suo modo di scrivere e a ogni popolo nella sua lingua. Lo scritto
fu redatto in nome del re Assuero e sigillato con il sigillo reale. Furono
mandate delle lettere per mezzo di corrieri in tutte le provincie del re
perché si distruggessero, si uccidessero, si sterminassero tutti i Giudei,
giovani e vecchi, bambini e donne, in un medesimo giorno, il tredici del
dodicesimo mese, cioè il mese di Adar, e si abbandonassero al saccheggio i
loro beni. Queste lettere contenevano una copia del decreto che doveva
essere pubblicato in ogni provincia e invitavano tutti i popoli a tenersi
pronti per quel giorno. I corrieri partirono in tutta fretta per ordine del
re, e il decreto fu promulgato nella residenza reale di Susa; il re e Aman
se ne stavano seduti a bere, ma la città di Susa era costernata.
CAPITOLO 4
Angoscia e digiuno dei Giudei
(2R 19:1-4; 2Cr 20:3-4; Ed 8:21-23) Mt 16:24-26; Ro 15:30
Quando Mardocheo seppe tutto quello che era stato fatto, si stracciò le
vesti, si coprì di un sacco, si cosparse di cenere, e uscì per la città,
mandando alte e amare grida; e giunse fin davanti alla porta del re, poiché
a nessuno che fosse coperto di sacco era permesso di passare per la porta
del re. In ogni provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo
decreto, ci fu grande angoscia tra i Giudei: digiunavano, piangevano, si
lamentavano, e a molti facevano da letto il sacco e la cenere. Le ancelle di
Ester e i suoi eunuchi vennero a riferirle questa notizia. La regina ne fu
molto angosciata e mandò delle vesti a Mardocheo, perché se le mettesse e si
levasse di dosso il sacco; ma egli non le accettò. Allora Ester chiamò Atac,
uno degli eunuchi che il re aveva messo al servizio di lei, e gli ordinò di
andare da Mardocheo per domandargli che cosa questo significasse, e perché
agisse così. Atac si recò da Mardocheo sulla piazza della città, davanti
alla porta del re. Mardocheo gli narrò tutto quello che gli era avvenuto e
gli indicò la somma di denaro che Aman aveva promesso di versare al tesoro
reale per far distruggere i Giudei; gli diede anche una copia del testo del
decreto che era stato promulgato a Susa per il loro sterminio, affinché lo
mostrasse a Ester, la informasse di tutto, e le ordinasse di presentarsi al
re per domandargli grazia e per intercedere in favore del suo popolo. Atac
tornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo. Allora Ester ordinò ad
Atac di andare da Mardocheo e di dirgli: «Tutti i servitori del re e il
popolo delle sue provincie sanno che se qualcuno, uomo o donna che sia,
entra dal re nel cortile interno, senza essere stato chiamato, per una legge
che è uguale per tutti, deve essere messo a morte, a meno che il re non
stenda verso di lui il suo scettro d'oro; nel qual caso, ha salva la vita. E
io sono già trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re».
Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo. E Mardocheo fece dare a
Ester questa risposta: «Non metterti in mente che tu sola scamperai fra
tutti i Giudei perché sei nella casa del re. Infatti se oggi tu taci,
soccorso e liberazione sorgeranno per i Giudei da qualche altra parte; ma tu
e la casa di tuo padre perirete; e chi sa se non sei diventata regina
appunto per un tempo come questo?»
Allora Ester ordinò che si rispondesse a Mardocheo: «Va', raduna tutti i
Giudei che si trovano a Susa, e digiunate per me, state senza mangiare e
senza bere per tre giorni, notte e giorno. Anch'io con le mie ancelle
digiunerò allo stesso modo; e dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la
legge; e se io debbo perire, che io perisca!»
Mardocheo se ne andò, e fece tutto quello che Ester gli aveva ordinato.
CAPITOLO 5
Ester dà un convito al re e ad Aman
(Et 4:10-17; 7:1-6) Pr 21:1; Sl 37:5
Il terzo giorno, Ester si mise la veste reale e si presentò nel cortile
interno della casa del re, di fronte all'appartamento del re. Il re era
seduto sul trono reale nella reggia, di fronte all'entrata. E quando il re
vide la regina Ester in piedi nel cortile, lei si guadagnò la sua grazia; il
re stese verso Ester lo scettro d'oro che teneva in mano; ed Ester si
avvicinò, e toccò la punta dello scettro. Allora il re le disse: «Che hai,
regina Ester? Che cosa domandi? Se anche chiedessi la metà del regno, ti
sarà data». Ester rispose: «Se così piace al re, venga oggi il re con Aman
al convito che ho preparato per lui». Il re disse: «Fate venire subito Aman,
per fare ciò che Ester ha detto». Così il re e Aman andarono al convito che
Ester aveva preparato. Mentre bevevano il vino il re disse a Ester: «Qual è
la tua richiesta? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del
regno, l'avrai». Ester rispose: «Ecco la mia richiesta, ecco quel che
desidero: se ho trovato grazia agli occhi del re, e se piace al re di
concedermi quello che chiedo e di soddisfare il mio desiderio, venga il re
con Aman anche domani al convito che io preparerò per loro, e farò come il
re ha detto».
Aman cerca di far morire Mardocheo
Gb 20:4-8; Sl 37:12-13, 35
Aman uscì, quel giorno, tutto allegro e con il cuore contento; ma quando
vide, alla porta del re, Mardocheo che non si alzava né si moveva per lui,
fu pieno d'ira contro Mardocheo. Tuttavia Aman si contenne, se ne andò a
casa e mandò a chiamare i suoi amici e Zeres, sua moglie. Aman parlò loro
della magnificenza delle sue ricchezze, del gran numero dei suoi figli, di
tutto quello che il re aveva fatto per renderlo grande e di come l'aveva
innalzato al di sopra dei prìncipi e dei servitori del re. E aggiunse:
«Anche la regina Ester non ha fatto venire con il re altri che me al convito
che ha dato; e anche per domani sono invitato da lei con il re. Ma tutto
questo non mi soddisfa, finché vedrò quel Giudeo Mardocheo sedere alla porta
del re». Allora Zeres, sua moglie, e tutti i suoi amici gli dissero: «Si
prepari una forca alta cinquanta cubiti; e domattina di' al re che vi si
impicchi Mardocheo; poi vattene allegro al convito con il re». La cosa
piacque ad Aman, che fece preparare la forca.
CAPITOLO 6
Onori resi a Mardocheo; Aman umiliato
Et 2:21-23; Pr 14:35, 19; Lu 1:51-52
Quella notte il re, non potendo prender sonno, ordinò che gli si portasse il
libro delle Memorie, le Cronache; e ne fu fatta la lettura in presenza del
re. Vi si trovò scritto che Mardocheo aveva denunciato Bigtana e Teres, i
due eunuchi del re, guardiani dell'ingresso, i quali avevano cercato di
attentare alla vita del re Assuero. Allora il re chiese: «Quale onore e
quale distinzione si sono dati a Mardocheo per questo?» Quelli che servivano
il re risposero: «Non si è fatto nulla per lui». Il re disse: «Chi c'è nel
cortile?» C'era Aman che era venuto nel cortile esterno della casa del re,
per dire al re di fare impiccare Mardocheo alla forca che egli aveva
preparata per lui. I servitori del re gli risposero: «Ecco, c'è Aman nel
cortile». E il re disse: «Fatelo entrare». Aman entrò e il re gli chiese:
«Che si deve fare a un uomo che il re vuole onorare?» Aman disse in cuor
suo: «Chi altri vorrebbe il re onorare, se non me?» E Aman rispose al re:
«Per l'uomo che il re vuole onorare si prenda la veste reale che il re suole
indossare, e il cavallo che il re suole cavalcare, e sulla cui testa è posta
una corona reale; si consegni la veste e il cavallo a uno dei prìncipi più
nobili del re; si faccia indossare quella veste all'uomo che il re vuole
onorare, lo si faccia percorrere a cavallo le vie della città, e si gridi
davanti a lui: "Così si fa all'uomo che il re vuole onorare!"» Allora il re
disse ad Aman: «Fa' presto, prendi la veste e il cavallo, come hai detto, e
fa' a quel modo a Mardocheo, a quel Giudeo che siede alla porta del re; e
non tralasciar nulla di quello che hai detto». Aman prese la veste e il
cavallo, fece indossare la veste a Mardocheo, gli fece percorrere a cavallo
le vie della città, e gridava davanti a lui: «Così si fa all'uomo che il re
vuole onorare!»
Poi Mardocheo tornò alla porta del re, ma Aman si affrettò ad andare a casa
sua, tutto addolorato e con il capo coperto. Aman raccontò a Zeres sua
moglie e a tutti i suoi amici tutto quello che gli era accaduto. I suoi
saggi e Zeres sua moglie gli dissero: «Se Mardocheo davanti al quale tu hai
cominciato a cadere è della razza dei Giudei, tu non potrai resistergli.
Soccomberai davanti a lui». Mentre essi parlavano ancora con lui, giunsero
gli eunuchi del re, i quali si affrettarono a condurre Aman al convito che
Ester aveva preparato.
CAPITOLO 7
Aman denunziato da Ester e messo a morte
Et 5:7-14 (Gb 20:4-8; Sl 7:15-17; 37:12-15, 32-36) Pr 20:8-26
Il re e Aman andarono dunque al convito con la regina Ester. Anche in questo
secondo giorno il re disse a Ester, mentre bevevano il vino durante il
convito: «Qual è la tua richiesta, o regina Ester? Ti sarà concessa. Che
desideri? Fosse anche la metà del regno, l'avrai». Allora la regina Ester
rispose: «Se ho trovato grazia agli occhi tuoi, o re, e se così piace al re,
la mia richiesta è che mi sia donata la vita; e il mio desiderio, che mi sia
donato il mio popolo. Perché io e il mio popolo siamo stati venduti per
essere distrutti, uccisi, sterminati. Se fossimo stati venduti per diventare
schiavi e schiave, non avrei parlato; ma il nostro avversario non potrebbe
riparare al danno fatto al re con la nostra morte».
Il re Assuero prese a dire alla regina Ester: «Chi è, e dov'è colui che ha
tanta presunzione da far questo?» Ester rispose: «L'avversario, il nemico, è
quel malvagio di Aman». Allora Aman fu colto da terrore in presenza del re e
della regina. Il re tutto adirato si alzò, e dal luogo del convito andò nel
giardino del palazzo; ma Aman rimase per implorare la grazia della vita alla
regina Ester, perché vedeva bene che nel suo cuore il re aveva deciso la sua
rovina.
Poi il re tornò dal giardino del palazzo nel luogo dove bevevano il vino.
Intanto Aman si era gettato sul divano sul quale si trovava Ester; e il re
esclamò: «Vuole addirittura far violenza alla regina, davanti a me, in casa
mia?» L'ordine uscì dalla bocca del re, e coprirono la faccia ad Aman;
Carbona, uno degli eunuchi, disse in presenza del re: «Ecco, è perfino
rizzata in casa di Aman, la forca alta cinquanta cubiti che Aman ha fatto
preparare per Mardocheo, il quale aveva parlato per il bene del re». E il re
disse: «Impiccateci lui!» Così Aman fu impiccato alla forca che egli aveva
preparata per Mardocheo, e l'ira del re si calmò.
CAPITOLO 8
Decreto in favore dei Giudei
Pr 13:22 (Et 3:8, ecc.; Gb 5:11-15) Sl 30:6, 12-13
In quello stesso giorno, il re Assuero donò alla regina Ester la casa di
Aman, il nemico dei Giudei. E Mardocheo si presentò al re, perché Ester
aveva dichiarato la parentela che li univa. Il re sfilò l'anello che aveva
fatto togliere ad Aman, e lo diede a Mardocheo. Ed Ester diede a Mardocheo
il governo della casa di Aman.
Poi Ester parlò di nuovo al re, si gettò ai suoi piedi, e lo supplicò con le
lacrime agli occhi d'impedire gli effetti della malvagità di Aman, l'Agaghita,
e delle trame da lui ordite contro i Giudei. Allora il re stese lo scettro
d'oro verso Ester; ed Ester si alzò, rimase in piedi davanti al re, e disse:
«Se così piace al re, se io ho trovato grazia agli occhi suoi, se la cosa
gli pare giusta e se io gli sono gradita, si scriva per revocare le lettere
scritte da Aman, figlio di Ammedata, l'Agaghita, con il perfido proposito di
far perire i Giudei che sono in tutte le provincie del re. Perché come
potrei io reggere nel vedere la calamità che colpirebbe il mio popolo? Come
potrei reggere nel vedere la distruzione della mia stirpe?» Allora il re
Assuero disse alla regina Ester e a Mardocheo, il Giudeo: «Ecco, io ho dato
a Ester la casa di Aman, e questi è stato appeso alla forca, perché aveva
voluto mettere la mano addosso ai Giudei. Scrivete dunque, in favore dei
Giudei, come vi parrà meglio, nel nome del re, e sigillate con l'anello
reale; perché ciò che è scritto in nome del re e sigillato con l'anello
reale, è irrevocabile».
Senza perdere tempo, il giorno ventitré del terzo mese, cioè il mese di
Sivan, furono chiamati i segretari del re, che scrissero, seguendo in tutto
l'ordine di Mardocheo, ai Giudei, ai satrapi, ai governatori e ai capi delle
centoventisette provincie, dall'India all'Etiopia, a ogni provincia nella
sua scrittura, a ogni popolo nella sua lingua e ai Giudei nella loro
scrittura e nella loro lingua. Si scrisse dunque in nome del re Assuero, si
sigillarono le lettere con l'anello reale e si mandarono per mezzo di
corrieri che cavalcavano cavalli veloci, usati per il servizio del re, nati
da stalloni reali. Con queste lettere il re autorizzava i Giudei, in
qualunque città si trovassero, a radunarsi e a difendere la loro vita, a
distruggere, uccidere, sterminare, senza escludere i bambini e le donne,
tutta la gente armata, di qualunque popolo e di qualunque provincia fosse,
che li assalisse, e a saccheggiare i suoi beni; e ciò, in un medesimo
giorno, in tutte le provincie del re Assuero: il tredici del dodicesimo
mese, cioè il mese di Adar. Queste lettere contenevano una copia del decreto
che doveva essere bandito in ogni provincia e pubblicato fra tutti i popoli,
perché i Giudei si tenessero pronti per quel giorno a vendicarsi dei loro
nemici. Così i corrieri che cavalcavano cavalli veloci, usati per il
servizio del re, partirono immediatamente, in tutta fretta, per ordine del
re; e il decreto fu promulgato nella residenza reale di Susa.
Mardocheo uscì dalla presenza del re con una veste reale viola e bianca, con
una grande corona d'oro e un mantello di bisso e di porpora; la città di
Susa alzava grida di gioia ed era in festa. I Giudei poi erano raggianti di
gioia, di entusiasmo e di gloria. In ogni provincia, in ogni città, dovunque
giungevano l'ordine del re e il suo decreto, ci furono, tra i Giudei, gioia,
entusiasmo, banchetti e feste. Molte persone appartenenti ai popoli del
paese si fecero Giudei, perché il timore dei Giudei si era impadronito di
loro.
(Et 3:5-15; 8:7-17) Sl 21:9-12
Il dodicesimo mese, cioè il mese di Adar, il tredicesimo giorno del mese,
quando l'ordine del re e il suo decreto dovevano essere applicati, il giorno
che i nemici dei Giudei speravano di averli in loro potere, avvenne invece
tutto il contrario; poiché furono i Giudei ad avere in loro potere i loro
nemici. I Giudei si radunarono nelle loro città, in tutte le provincie del
re Assuero, per metter la mano su quelli che cercavano di far loro del male;
nessuno poté resistere loro, perché erano stati presi dal timore dei Giudei.
Tutti i capi delle provincie, i satrapi, i governatori e quelli che
svolgevano gli affari del re diedero man forte ai Giudei, perché avevano
paura di Mardocheo. Mardocheo infatti era potente nel palazzo del re, e la
sua fama raggiungeva tutte le provincie, perché quest'uomo, Mardocheo,
diventava sempre più potente.
I Giudei dunque colpirono tutti i loro nemici, passandoli a fil di spada,
uccidendoli e sterminandoli; fecero dei loro nemici quello che vollero.
Nella residenza reale di Susa i Giudei uccisero e sterminarono cinquecento
uomini, misero a morte Parsandata, Dalfon, Aspata, Porata, Adalia, Aridata,
Parmasta, Arisai, Aridai, e Vaizata, i dieci figli di Aman, figlio di
Ammedata, il nemico dei Giudei, ma non si diedero al saccheggio.
Quel giorno stesso il numero di quelli che erano stati uccisi nella
residenza reale di Susa fu portato a conoscenza del re. Il re disse alla
regina Ester: «Nella residenza reale di Susa i Giudei hanno ucciso, hanno
sterminato cinquecento uomini e i dieci figli di Aman; che avranno mai fatto
nelle altre provincie del re? Che cosa chiedi ancora? Ti sarà dato. Che
altro desideri? L'avrai». Allora Ester disse: «Se così piace al re, sia
permesso ai Giudei che sono a Susa di fare anche domani quello che era stato
decretato per oggi; e siano appesi alla forca i dieci figli di Aman». E il
re ordinò che così fosse fatto. Il decreto fu promulgato a Susa, e i dieci
figli di Aman furono impiccati. I Giudei che erano a Susa si radunarono
ancora il quattordicesimo giorno del mese di Adar e uccisero a Susa trecento
uomini; ma non si diedero al saccheggio.
Gli altri Giudei che erano nelle provincie del re si radunarono anch'essi,
difesero la loro vita, ed ebbero riposo dagli attacchi dei loro nemici;
uccisero settantacinquemila di quelli che li odiavano, ma non si diedero al
saccheggio.
La festa dei Purim
(Es 12:14, 17, 24-27; Sl 78:1-8)
Questo avvenne il tredicesimo giorno del mese di Adar; il quattordicesimo
giorno si riposarono, e ne fecero un giorno di banchetti e di gioia. Ma i
Giudei che erano a Susa si radunarono il tredicesimo e il quattordicesimo
giorno di quel mese; il quindicesimo giorno si riposarono e ne fecero un
giorno di banchetti e di gioia. Perciò i Giudei della campagna che abitano
in città non murate fanno del quattordicesimo giorno del mese di Adar un
giorno di gioia, di banchetti e di festa, nel quale gli uni mandano dei
regali agli altri.
Mardocheo scrisse queste cose e mandò delle lettere a tutti i Giudei che
erano in tutte le provincie del re Assuero, vicini e lontani, ordinando loro
di celebrare ogni anno i giorni quattordici e quindici del mese di Adar,
come i giorni nei quali i Giudei ebbero riposo dagli attacchi dei loro
nemici e il mese in cui il loro dolore venne mutato in gioia, il loro lutto
in festa, e di fare di questi giorni, giorni di banchetti e di gioia, nei
quali gli uni mandassero regali agli altri e si facessero doni ai bisognosi.
I Giudei si impegnarono a continuare quello che avevano già cominciato a
fare, e che Mardocheo aveva loro scritto; poiché Aman, figlio di Ammedata,
l'Agaghita, il nemico di tutti i Giudei, aveva tramato contro i Giudei per
distruggerli, e aveva gettato il Pur, vale a dire la sorte, per sgominarli e
farli perire; ma quando Ester si fu presentata davanti al re, questi ordinò
per iscritto che la scellerata macchinazione che Aman aveva ordita contro i
Giudei fosse fatta ricadere sul capo di lui, e che egli e i suoi figli
fossero appesi alla forca. Perciò quei giorni furono detti Purim, dal
termine Pur.
Secondo tutto il contenuto di quella lettera, in seguito a tutto quello che
avevano visto a questo proposito e che era loro accaduto, i Giudei
stabilirono e presero per sé, per la loro discendenza e per tutti quelli che
si sarebbero aggiunti a loro, l'impegno inviolabile di celebrare ogni anno
quei due giorni nel modo prescritto e al tempo fissato. Quei giorni dovevano
essere commemorati e celebrati di generazione in generazione, in ogni
famiglia, in ogni provincia, in ogni città; e quei giorni di Purim non
dovevano cessar mai di essere celebrati fra i Giudei, e il loro ricordo non
doveva mai cancellarsi fra i loro discendenti.
La regina Ester, figlia di Abiail, e il Giudeo Mardocheo riscrissero con
ogni autorità, per dar peso a questa loro seconda lettera relativa ai Purim.
A tutti i Giudei, nelle centoventisette provincie del regno di Assuero, si
mandarono lettere contenenti parole di pace e di fedeltà, per fissar bene
quei giorni di Purim nelle loro date precise, come li avevano ordinati il
Giudeo Mardocheo e la regina Ester, e come essi stessi li avevano stabiliti
per sé e per i loro discendenti, in occasione del loro digiuno e dei loro
lamenti. Così l'ordine di Ester confermò l'istituzione dei Purim, e ciò fu
scritto in un libro.
(Ge 41:39-44; 45:4-11) Da 6:1-4; Sl 122:8-9
Il re Assuero impose un tributo al paese e alle isole del mare. Quanto a
tutti i fatti concernenti la potenza e il valore di Mardocheo e quanto alla
completa descrizione della sua grandezza e del come il re lo rese grande,
sono cose scritte nel libro delle Cronache dei re di Media e di Persia. Il
Giudeo Mardocheo infatti era il secondo dopo il re Assuero: grande fra i
Giudei e amato dalla moltitudine dei suoi fratelli; cercò il bene del suo
popolo e parlò per la pace di tutta la sua razza.