CAPITOLO 1
Vanità di tutte le cose
Ec 12:10-12; Ro 8:20-22
Parole dell'Ecclesiaste, figlio di Davide, re di Gerusalemme.
Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è
vanità.
Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole? Una
generazione se ne va, un'altra viene, e la terra sussiste per sempre. Anche
il sole sorge, poi tramonta, e si affretta verso il luogo da cui sorgerà di
nuovo. Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va
girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri. Tutti i
fiumi corrono al mare, eppure il mare non si riempie; al luogo dove i fiumi
si dirigono, continuano a dirigersi sempre. Ogni cosa è in travaglio, più di
quanto l'uomo possa dire; l'occhio non si sazia mai di vedere e l'orecchio
non è mai stanco di udire. Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è
fatto è quel che si farà; non c'è nulla di nuovo sotto il sole. C'è forse
qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questo è nuovo?» Quella cosa
esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto. Non rimane memoria delle
cose d'altri tempi; così di quanto succederà in seguito non rimarrà memoria
fra quelli che verranno più tardi.
Vanità della saggezza umana
1R 4:29, ecc; Ec 8:16-17
Io, l'Ecclesiaste, sono stato re d'Israele a Gerusalemme, e ho applicato il
cuore a cercare e a investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il
cielo: occupazione penosa, che Dio ha data ai figli degli uomini perché vi
si affatichino. Io ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole: ed ecco tutto
è vanità, è un correre dietro al vento. Ciò che è storto non può essere
raddrizzato, ciò che manca non può essere contato. Io ho detto, parlando in
cuor mio: «Ecco io ho acquistato maggiore saggezza di tutti quelli che hanno
regnato prima di me a Gerusalemme; sì, il mio cuore ha posseduto molta
saggezza e molta scienza». Ho applicato il cuore a conoscere la saggezza, e
a conoscere la follia e la stoltezza; ho riconosciuto che anche questo è un
correre dietro al vento. Infatti, dov'è molta saggezza c'è molto affanno, e
chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore.
CAPITOLO 2
Vanità dei piaceri, delle ricchezze e del lavoro
(Lu 16:19-26; Mt 16:26-27) 1Gv 2:15-17
Io ho detto in cuor mio: «Andiamo! Ti voglio mettere alla prova con la
gioia, e tu godrai il piacere!» Ed ecco che anche questo è vanità. Io ho
detto del riso: «È una follia»; e della gioia: «A che giova?» Io presi in
cuor mio la decisione di abbandonare la mia carne alle attrattive del vino
e, pur lasciando che il mio cuore mi guidasse saggiamente, di attenermi alla
follia, per vedere ciò che è bene che gli uomini facciano sotto il cielo,
durante il numero dei giorni della loro vita. Io intrapresi grandi lavori;
mi costruii case; mi piantai vigne; mi feci giardini, parchi, e vi piantai
alberi fruttiferi di ogni specie; mi costruii stagni per irrigare con essi
il bosco dove crescevano gli alberi; comprai servi e serve, ed ebbi dei
servi nati in casa; ebbi pure greggi e armenti, in gran numero, più di tutti
quelli che erano stati prima di me a Gerusalemme; accumulai argento, oro, e
le ricchezze dei re e delle provincie; mi procurai dei cantanti e delle
cantanti e ciò che fa la delizia dei figli degli uomini, cioè donne in gran
numero. Così divenni grande e superai tutti quelli che erano stati prima di
me a Gerusalemme; la mia saggezza rimase essa pure sempre con me. Di tutto
quello che i miei occhi desideravano io nulla rifiutai loro; non privai il
cuore di nessuna gioia; poiché il mio cuore si rallegrava di ogni mia
fatica, ed è la ricompensa che mi è toccata d'ogni mia fatica. Poi
considerai tutte le opere che le mie mani avevan fatte, e la fatica che
avevo sostenuto per farle, ed ecco che tutto era vanità, un correre dietro
al vento, e che non se ne trae alcun profitto sotto il sole.
La stessa sorte per tutti
(Ec 8:1, 5-6; 9:1-9) Sl 49:7, ecc.
Allora mi misi a esaminare la saggezza, la follia e la stoltezza. - Che farà
l'uomo che succederà al re? Quello che già è stato fatto. - E vidi che la
saggezza ha un vantaggio sulla stoltezza, come la luce ha un vantaggio sulle
tenebre. Il saggio ha gli occhi in testa, mentre lo stolto cammina nelle
tenebre; ma ho riconosciuto pure che tutti e due hanno la medesima sorte.
Perciò ho detto in cuor mio: «La sorte che tocca allo stolto toccherà anche
a me; perché dunque essere stato così saggio?» E ho detto in cuor mio che
anche questo è vanità. Infatti, tanto del saggio quanto dello stolto non
rimane ricordo eterno; poiché nei giorni futuri tutto sarà da tempo
dimenticato. Purtroppo il saggio muore, al pari dello stolto! Perciò ho
odiato la vita, perché tutto quello che si fa sotto il sole mi è divenuto
odioso, poiché tutto è vanità, un correre dietro al vento. Ho anche odiato
ogni fatica che ho sostenuta sotto il sole, e di cui debbo lasciare il
godimento a colui che verrà dopo di me. Chi sa se egli sarà saggio o stolto?
Eppure sarà padrone di tutto il lavoro che io ho compiuto con fatica e con
saggezza sotto il sole. Anche questo è vanità. Così sono arrivato a far
perdere al mio cuore ogni speranza su tutta la fatica che ho sostenuta sotto
il sole. Infatti, ecco un uomo che ha lavorato con saggezza, con
intelligenza e con successo, e lascia il frutto del suo lavoro in eredità a
un altro, che non vi ha speso nessuna fatica! Anche questo è vanità, è un
male grande. Allora, che profitto trae l'uomo da tutto il suo lavoro, dalle
preoccupazioni del suo cuore, da tutto ciò che gli è costato tanta fatica
sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolore, la sua occupazione
non è che fastidio; perfino la notte il suo cuore non ha posa. Anche questo
è vanità.
Non c'è nulla di meglio per l'uomo del mangiare, del bere e del godersi il
benessere in mezzo alla fatica che egli sostiene; ma anche questo ho visto
che viene dalla mano di Dio. Infatti, chi senza di lui può mangiare o
godere? Poiché Dio dà all'uomo che egli gradisce, saggezza, intelligenza e
gioia; ma al peccatore lascia il compito di raccogliere, di accumulare, per
lasciare poi tutto a colui che è gradito agli occhi di Dio. Anche questo è
vanità e un correre dietro al vento.
CAPITOLO 3
Per tutte le cose c'è un tempo fissato da Dio
Ec 8:5-8, 15-17; Is 28:23-29; Sl 33:8-11
Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo:
un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo
per sradicare ciò che è piantato; un tempo per uccidere e un tempo per
guarire; un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per
piangere e un tempo per ridere; un tempo per far cordoglio e un tempo per
ballare; un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle; un
tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci; un tempo per
cercare e un tempo per perdere; un tempo per conservare e un tempo per
buttar via; un tempo per strappare e un tempo per cucire; un tempo per
tacere e un tempo per parlare; un tempo per amare e un tempo per odiare; un
tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Che profitto trae dalla sua fatica colui che lavora? Io ho visto le
occupazioni che Dio dà agli uomini perché vi si affatichino. Dio ha fatto
ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il
pensiero dell'eternità, sebbene l'uomo non possa comprendere dal principio
alla fine l'opera che Dio ha fatta. Io ho riconosciuto che non c'è nulla di
meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la
loro vita, ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto
il suo lavoro, è un dono di Dio. Io ho riconosciuto che tutto quel che Dio
fa è per sempre; niente c'è da aggiungervi, niente da togliervi; e che Dio
fa così perché gli uomini lo temano. Ciò che è, è già stato prima, e ciò che
sarà è già stato, e Dio riconduce ciò ch'è passato.
L'Ecclesiaste paragona l'uomo agli animali
(Ec 5:7; 12:15-16)(Ec 12:9; 9:1-10)
Ho anche visto sotto il sole che nel luogo stabilito per giudicare c'è
empietà, e che nel luogo stabilito per la giustizia c'è empietà, e ho detto
in cuor mio: «Dio giudicherà il giusto e l'empio poiché c'è un tempo per il
giudizio di qualsiasi azione e, nel luogo fissato, sarà giudicata ogni
opera». Io ho detto in cuor mio: «Così è a causa dei figli degli uomini,
perché Dio li metta alla prova, ed essi stessi riconoscano che non sono che
bestie». Infatti, la sorte dei figli degli uomini è la sorte delle bestie;
agli uni e alle altre tocca la stessa sorte; come muore l'uno, così muore
l'altra; hanno tutti un medesimo soffio, e l'uomo non ha superiorità di
sorta sulla bestia; poiché tutto è vanità. Tutti vanno in un medesimo luogo;
tutti vengono dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere. Chi sa se il
soffio dell'uomo sale in alto, e se il soffio della bestia scende in basso
nella terra? Io ho dunque visto che non c'è nulla di meglio per l'uomo del
rallegrarsi nel compiere il suo lavoro; tale è la sua parte; infatti, chi
potrà farlo tornare per godere di ciò che verrà dopo di lui?
CAPITOLO 4
I mali e i tormenti della vita
Gb 3:11-22
Mi sono messo poi a considerare tutte le oppressioni che si commettono sotto
il sole; ed ecco, le lacrime degli oppressi, i quali non hanno chi li
consoli; da parte dei loro oppressori c'è la violenza, mentre quelli non
hanno chi li consoli. Perciò ho stimato i morti, che sono già morti, più
felici dei vivi, che sono vivi tuttora; più felice degli uni e degli altri è
colui che non è ancora venuto all'esistenza, e non ha ancora visto le azioni
malvagie che si commettono sotto il sole.
Pr 26:13-16; Lu 12:15-21
Ho anche visto che ogni fatica e ogni buona riuscita nel lavoro provocano
invidia dell'uno contro l'altro. Anche questo è vanità, un correre dietro al
vento. Lo stolto incrocia le braccia e divora la sua carne. Vale più una
mano piena, con riposo, che entrambe le mani piene, con travaglio e corsa
dietro al vento.
Ho anche visto un'altra vanità sotto il sole: un tale è solo, senza nessuno
che gli stia vicino; non ha né figlio né fratello, e tuttavia si affatica
senza fine, i suoi occhi non si saziano mai di ricchezze. Non riflettete:
«Ma per chi dunque mi affatico e mi privo di ogni bene?» Anche questa è una
vanità, un'ingrata occupazione.
Due valgono più di uno solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica.
Infatti, se l'uno cade, l'altro rialza il suo compagno; ma guai a chi è solo
e cade senz'avere un altro che lo rialzi! Così pure, se due dormono assieme,
si riscaldano; ma chi è solo, come farà a riscaldarsi? Se uno tenta di
sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si
rompe così presto.
Meglio un ragazzo povero e saggio che un re vecchio e stolto che non sa più
ascoltare i consigli. È uscito di prigione per esser re: egli, che era nato
povero nel suo futuro regno. Ho visto tutti i viventi che vanno e vengono
sotto il sole unirsi al ragazzo che doveva succedere al re e regnare al suo
posto. Era immensa la moltitudine di tutti coloro alla cui testa egli si
trovava. Eppure, quelli che verranno in seguito non si rallegreranno di lui!
Anche questo è vanità, e un correre dietro al vento.
CAPITOLO 5
Il pericolo della lingua
(1S 15:22; Gr 7:21-23) De 23:21-23
Bada ai tuoi passi quando vai alla casa di Dio e avvicìnati per ascoltare,
anziché per offrire il sacrificio degli stolti, i quali non sanno neppure
che fanno male.
Non essere precipitoso nel parlare e il tuo cuore non si affretti a proferir
parola davanti a Dio; perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; le tue
parole siano dunque poche; poiché con le molte occupazioni vengono i sogni,
e con le molte parole, i ragionamenti insensati.
Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare ad adempierlo; perché egli non
si compiace degli stolti; adempi il voto che hai fatto. Meglio è per te non
far voti, che farne e poi non adempierli. Non permettere alla tua bocca di
renderti colpevole; non dire davanti al messaggero di Dio: «È stato uno
sbaglio». Dio dovrebbe forse adirarsi per le tue parole e distruggere
l'opera delle tue mani? Infatti, se vi sono vanità nei molti sogni, ve ne
sono anche nelle molte parole; perciò temi Dio!
Illusione delle ricchezze
Is 3:13-15 (1Ti 6:6-10; Ec 2:21-26)
Se vedi nella provincia l'oppressione del povero e la violazione del diritto
e della giustizia, non te ne meravigliare; poiché sopra un uomo in alto
veglia uno che stà più in alto, e sopra di loro sta un Altissimo. Ma
vantaggioso per un paese è, per ogni rispetto, un re, che si occupi dei
campi.
Chi ama l'argento non è saziato con l'argento; e chi ama le ricchezze non ne
trae profitto di sorta. Anche questo è vanità. Quando abbondano i beni,
abbondano anche quelli che li mangiano; e quale vantaggio ne viene ai
possessori, se non di vedere quei beni con i loro occhi? Dolce è il sonno
del lavoratore, abbia egli poco o molto da mangiare; ma la sazietà del ricco
non lo lascia dormire.
C'è un male grave che io ho visto sotto il sole; delle ricchezze conservate
dal loro possessore, per sua sventura. Queste ricchezze vanno perdute per
qualche avvenimento funesto; e se ha generato un figlio, questi resta senza
nulla in mano. Uscito nudo dal grembo di sua madre, quel possessore se ne va
com'era venuto; di tutta la sua fatica non può prendere nulla da portare con
sé. Anche questo è un male grave: che egli se ne vada tal e quale era
venuto; qual profitto gli viene dall'avere faticato per il vento? Per di
più, durante tutta la vita egli mangia nelle tenebre e ha molti fastidi,
malanni e crucci. Ecco quello che ho visto: buona e bella cosa è per l'uomo
mangiare, bere, godere del benessere in mezzo a tutta la fatica che egli
sostiene sotto il sole, tutti i giorni di vita che Dio gli ha dati; poiché
questa è la sua parte. E ancora se Dio ha dato a un uomo ricchezze e tesori,
e gli ha dato potere di goderne, di prenderne la sua parte e di gioire della
sua fatica, è questo un dono di Dio; un tale uomo infatti non si ricorderà
troppo dei giorni della sua vita, poiché Dio gli concede gioia nel cuore.
CAPITOLO 6
Insoddisfazione dell'uomo
(Ec 2:21-26; 5:9-11) Sl 39:7
C'è un male che ho visto sotto il sole e che grava di frequente sugli
uomini: eccone uno a cui Dio dà ricchezze, tesori e gloria, al punto che
nulla gli manca di tutto ciò che può desiderare, ma Dio non gli dà il potere
di goderne; ne gode uno straniero. Ecco una vanità, un male grave. Se uno
generasse cento figli, vivesse molti anni tanto che i giorni dei suoi anni
si moltiplicassero, se egli non si sazia di beni e non ha sepoltura, io dico
che un aborto è più felice di lui; perché l'aborto nasce invano, se ne va
nelle tenebre e il suo nome resta coperto di tenebre; non ha neppure visto
né conosciuto il sole e tuttavia ha più riposo di quell'altro. Anche se
questi vivesse due volte mille anni, se non gode benessere, a che scopo? Non
va tutto a finire in un medesimo luogo?
Tutta la fatica dell'uomo è per la sua bocca, però l'appetito suo non è mai
sazio. Che vantaggio ha il saggio sullo stolto? O che vantaggio ha il povero
che sa come comportarsi in presenza dei viventi? Vedere con gli occhi vale
più del lasciare vagare i propri desideri. Anche questo è vanità, un correre
dietro al vento. Ciò che esiste è già stato chiamato per nome da tempo, ed è
noto che cosa l'uomo è, e che non può contendere con Colui che è più forte
di lui. Moltiplicare le parole significa moltiplicare la vanità; che
vantaggio ne viene all'uomo? Infatti, chi può sapere ciò che è buono per
l'uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli
passa come un'ombra? Chi sa dire all'uomo quel che sarà dopo di lui sotto il
sole?
CAPITOLO 7
Le prove, la saggezza e la moderazione
(Sl 90:12; Gm 1:27)
Una buona reputazione vale più dell'olio profumato; e il giorno della morte,
è meglio del giorno della nascita. È meglio andare in una casa in lutto, che
andare in una casa in festa; poiché là è la fine di ogni uomo, e colui che
vive vi porrà mente. La tristezza vale più del riso; poiché quando il viso è
afflitto, il cuore diventa migliore. Il cuore del saggio è nella casa del
pianto; ma il cuore degli stolti è nella casa della gioia. Vale più udire la
riprensione del saggio, che udire la canzone degli stolti. Infatti qual è lo
scoppiettio dei pruni sotto una pentola, tal è il riso dello stolto. Anche
questo è vanità. Certo l'oppressione rende insensato il saggio, e il dono fa
perdere il senno.
Vale più la fine di una cosa, che il suo principio; e lo spirito paziente
vale più dello spirito altero. Non ti affrettare a irritarti nello spirito
tuo, perché l'irritazione riposa in seno agli stolti. Non dire: «Come mai i
giorni di prima erano migliori di questi?», poiché non è da saggio
domandarsi questo.
Pr 3:13-18; Gm 5:13
La saggezza è buona quanto un'eredità, e anche di più, per quelli che vedono
il sole. Infatti la saggezza offre un riparo, come l'offre il denaro; ma
l'eccellenza della scienza sta in questo, che la saggezza fa vivere quelli
che la possiedono. Considera l'opera di Dio; chi potrà raddrizzare ciò che
egli ha reso curvo? Nel giorno della prosperità godi del bene, e nel giorno
dell'avversità rifletti. Dio ha fatto l'uno come l'altro, affinché l'uomo
non scopra nulla di ciò che sarà dopo di lui.
(Ec 8:14, 5-7; 9:13-18) 1Gv 1:8-10
Ho visto tutto questo nei giorni della mia vanità. C'è un tale giusto che
perisce per la sua giustizia, e c'è un tale empio che prolunga la sua vita
con la sua malvagità. Non essere troppo giusto, e non farti troppo saggio:
perché vorresti rovinarti? Non essere troppo empio, e non essere stolto;
perché dovresti morire prima del tempo? È bene che tu ti attenga fermamente
a questo, e che non allontani la mano da quello; chi teme Dio infatti evita
tutte queste cose. La saggezza dà al saggio più forza che non facciano dieci
capi in una città. Certo, non c'è sulla terra nessun uomo giusto che faccia
il bene e non pecchi mai. Non porre dunque mente a tutte le parole che si
dicono, per non sentirti maledire dal tuo servo; poiché il tuo cuore sa che
spesso anche tu hai maledetto altri.
La saggezza non si trova quaggiù
Pr 5; 1Ti 2:14 (Ro 1:21; 3:9-19)
Io ho esaminato tutto questo con saggezza. Ho detto: «Voglio acquistare
saggezza»; ma la saggezza è rimasta lontano da me. Una cosa che è tanto
lontana e tanto profonda chi potrà trovarla? Io mi sono applicato in cuor
mio a riflettere, a investigare, a cercare la saggezza e il perché delle
cose, e a riconoscere che l'empietà è una follia e la stoltezza una pazzia;
e ho trovato una cosa più amara della morte: la donna tutta tranelli, il cui
cuore non è altro che reti, e le cui mani sono catene; chi è gradito a Dio
le sfugge, ma il peccatore rimane preso da lei. «Ecco, questo ho trovato»,
dice l'Ecclesiaste, «dopo aver esaminato le cose una ad una per afferrarne
la ragione; ecco quello che io cerco ancora, senza averlo trovato: un uomo
fra mille, l'ho trovato; ma una donna fra tutte, non l'ho trovata. Questo
soltanto ho trovato: che Dio ha fatto l'uomo retto, ma gli uomini hanno
cercato molti sotterfugi».
Ro 13:1-7
Chi è come il saggio? E chi conosce la spiegazione delle cose? La saggezza
di un uomo gli rischiara il viso, e la durezza del suo volto ne è mutata.
Io ti dico: «Osserva gli ordini del re»; e questo, a causa del giuramento
che hai fatto davanti a Dio. Non ti affrettare ad allontanarti dalla sua
presenza e non persistere in una cosa cattiva; egli infatti può fare tutto
quello che gli piace, perché la parola del re è potente; e chi gli può dire:
«Che fai?» Chi osserva il comandamento non conosce disgrazia, e il cuore
dell'uomo saggio sa che c'è un tempo e un giudizio; perché per ogni cosa c'è
un tempo e un giudizio; poiché la malvagità dell'uomo pesa gravemente
addosso a lui. L'uomo, infatti, non sa quel che avverrà; poiché chi gli dirà
come andranno le cose? Non c'è uomo che abbia potere sul vento per poterlo
trattenere, o che abbia potere sul giorno della morte; non c'è congedo in
tempo di guerra, e l'iniquità non può salvare chi la commette.
(Ml 3:13-18; 4:1-2) Sl 73
Ho visto tutto questo e ho posto mente a tutto quello che si fa sotto il
sole, quando l'uomo domina sugli uomini per loro sventura. Ho visto allora
degli empi ricevere sepoltura ed entrare nel loro riposo, e di quelli che si
erano comportati con rettitudine andarsene lontano dal luogo santo ed essere
dimenticati nella città. Anche questo è vanità. Siccome la sentenza contro
un'azione cattiva non si esegue prontamente, il cuore dei figli degli uomini
è pieno della voglia di fare il male. Sebbene il peccatore faccia cento
volte il male, e anche prolunghi i suoi giorni, tuttavia io so che il bene è
per quelli che temono Dio, che provano timore in sua presenza. Ma non c'è
bene per l'empio ed egli non prolungherà i suoi giorni come fa l'ombra che
si allunga, perché non prova timore in presenza di Dio.
C'è una vanità che avviene sulla terra; ed è che vi sono dei giusti i quali
sono trattati come se avessero fatto l'opera degli empi, e ci sono degli
empi i quali sono trattati come se avessero fatto l'opera dei giusti. Io ho
detto che anche questo è vanità. Così io ho lodato la gioia, perché non c'è
per l'uomo altro bene sotto il sole, fuori del mangiare, del bere e del
gioire; questo è quello che lo accompagnerà in mezzo al suo lavoro, durante
i giorni di vita che Dio gli dà sotto il sole.
Quando ho applicato il mio cuore a conoscere la saggezza e a considerare le
cose che si fanno sulla terra, perché gli occhi dell'uomo non godono sonno
né giorno né notte, allora ho scrutato tutta l'opera di Dio e ho visto che
l'uomo è impotente a spiegare quello che si fa sotto il sole; egli ha un
bell'affaticarsi a cercarne la spiegazione; non riesce a trovarla; e anche
se il saggio pretende di saperla, non però può trovarla.
CAPITOLO 9
Impossibilità per l'uomo di risolere i suoi problemi
(Ec 8:16-17; 2:14-16)(Gb 14; Ec 5:17-19)
Sì, io ho applicato a tutto questo il mio cuore, e ho cercato di chiarirlo:
che cioè i giusti e i saggi e le loro opere sono nelle mani di Dio; l'uomo
non sa neppure se amerà o se odierà; tutto è possibile. Tutto succede
ugualmente a tutti; la medesima sorte attende il giusto e l'empio, il buono
e puro e l'impuro, chi offre sacrifici e chi non li offre; tanto è il buono
quanto il peccatore, tanto è colui che giura quanto chi teme di giurare.
Questo è un male fra tutto quello che si fa sotto il sole: che tutti abbiano
una medesima sorte; così il cuore dei figli degli uomini è pieno di
malvagità e hanno la follia nel cuore mentre vivono; poi se ne vanno ai
morti. Per chi è associato a tutti gli altri viventi c'è speranza; perché un
cane vivo vale più di un leone morto. Infatti, i viventi sanno che
moriranno; ma i morti non sanno nulla, e per essi non c'è più salario;
poiché la loro memoria è dimenticata. Il loro amore come il loro odio e la
loro invidia sono da lungo tempo periti, ed essi non hanno più né avranno
mai alcuna parte in tutto quello che si fa sotto il sole.
Va', mangia il tuo pane con gioia, e bevi il tuo vino con cuore allegro,
perché Dio ha già gradito le tue opere. Siano le tue vesti bianche in ogni
tempo, e l'olio non manchi mai sul tuo capo. Godi la vita con la moglie che
ami, per tutti i giorni della vita della tua vanità, che Dio ti ha data
sotto il sole per tutto il tempo della tua vanità; poiché questa è la tua
parte nella vita, in mezzo a tutta la fatica che sostieni sotto il sole.
Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze;
poiché nel soggiorno dei morti dove vai, non c'è più né lavoro, né pensiero,
né scienza, né saggezza.
(Pr 21:30-31; Gb 12:13-25) 2S 20:15-22
Io mi sono rimesso a considerare che sotto il sole, per correre non basta
essere agili, né basta per combattere essere valorosi, né essere saggi per
avere del pane, né essere intelligenti per avere delle ricchezze, né essere
abili per ottenere favore; poiché tutti dipendono dal tempo e dalle
circostanze. L'uomo infatti non conosce la sua ora; come i pesci che sono
presi nella rete fatale e come gli uccelli che sono colti nel laccio, così i
figli degli uomini sono presi nel laccio al tempo dell'avversità, quando
essa piomba su di loro improvvisa.
Ho visto sotto il sole anche questo esempio di saggezza che mi è parsa
grande. C'era una piccola città, con dentro pochi uomini; un gran re le
marciò contro, la cinse d'assedio e le costruì contro dei grandi bastioni.
Ora in essa si trovò un uomo povero e saggio che con la sua saggezza salvò
la città. Eppure nessuno conservò ricordo di quell'uomo povero.
Allora io dissi: «La saggezza vale più della forza»; ma la saggezza del
povero è disprezzata e le sue parole non sono ascoltate. Le parole dei saggi
ascoltate nella tranquillità valgono più delle grida di chi domina fra gli
stolti. La saggezza vale più degli strumenti di guerra; ma un solo peccatore
distrugge un gran bene.
CAPITOLO 10
Riflessioni sulla follia
(Ec 2:12-14; 8:1-6) Mt 12:34-37
Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l'olio del profumiere: un po' di
follia guasta il pregio della saggezza e della gloria. Il saggio ha il cuore
alla sua destra, ma lo stolto l'ha alla sua sinistra. Anche quando lo stolto
va per la via, il senno gli manca e mostra a tutti che è uno stolto. Se il
sovrano si adira contro di te, non lasciare il tuo posto; perché la dolcezza
evita grandi peccati.
C'è un male che ho visto sotto il sole, un errore che proviene da chi
governa: che, cioè, la stoltezza occupa posti altissimi e i ricchi seggono
in luoghi bassi. Ho visto degli schiavi a cavallo e dei prìncipi camminare a
piedi come gli schiavi.
Chi scava una fossa vi cadrà dentro, e chi demolisce un muro sarà morso
dalla serpe. Chi smuove le pietre ne rimarrà contuso, e chi spacca la legna
corre un pericolo. Se il ferro perde il taglio e uno non lo arrota, bisogna
che raddoppi la forza; ma la saggezza ha il vantaggio di riuscire sempre.
Se il serpente morde prima di essere incantato, l'incantatore diventa
inutile.
Le parole della bocca del saggio sono piene di grazia; ma le labbra dello
stolto sono causa della sua rovina. Il principio delle parole della sua
bocca è stoltezza e la fine del suo dire è malvagia pazzia. Lo stolto
moltiplica le parole; eppure l'uomo non sa quel che gli avverrà; e chi gli
dirà quel che succederà dopo di lui? La fatica dello stolto lo stanca,
perché egli non sa neppure la via della città.
Pr 31:4-7; 1P 2:17
Guai a te, o paese, il cui re è un bambino e i cui prìncipi mangiano fin dal
mattino! Beato te, o paese, il cui re è di nobile stirpe e i cui prìncipi si
mettono a tavola al tempo convenevole, per ristorare le forze e non per
ubriacarsi! Per la pigrizia sprofonda il soffitto; per la rilassatezza delle
mani piove in casa. Il convito è fatto per gioire, il vino rende gaia la
vita, e il denaro risponde a tutto.
Non maledire il re, neppure con il pensiero; e non maledire il ricco nella
camera dove dormi; poiché un uccello del cielo potrebbe spargerne la voce e
un messaggero alato pubblicare la cosa.
CAPITOLO 11
Del fare il bene mentre se ne ha il tempo
Pr 11:24-25; 2Co 9:6, ecc.; Ga 6:9-10
Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto tempo lo ritroverai. Fanne
parte a sette, e anche a otto, perché tu non sai che male può avvenire sulla
terra. Quando le nuvole sono piene di pioggia, la riversano sulla terra; e
se un albero cade verso il sud o verso il nord, dove cade, là rimane. Chi
bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole non mieterà. Come tu non
conosci la via del vento, né come si formino le ossa in seno alla donna
incinta, così non conosci l'opera di Dio, che fa tutto. Fin dal mattino
semina la tua semenza e la sera non dar posa alle tue mani; poiché tu non
sai quale dei due lavori riuscirà meglio: se questo o quello, o se ambedue
saranno ugualmente buoni.
Ec 9:7-10
La luce è dolce, ed è cosa piacevole agli occhi vedere il sole. Se dunque un
uomo vive molti anni, si rallegri tutti questi anni e pensi ai giorni delle
tenebre, che saranno molti; tutto quello che avverrà è vanità.
CAPITOLO 12
Il tempo favorevole per cercare Dio
Ec 5:17-19; Sl 119:9; 90:1, ecc.; 1Gv 2:15-17
Rallégrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il
tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove
ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per
tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio! Bandisci dal tuo cuore la
tristezza, e allontana dalla tua carne la sofferenza; poiché la giovinezza e
l'aurora sono vanità. Ma ricòrdati del tuo Creatore nei giorni della tua
giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali
dirai: «Io non ci ho più alcun piacere»; prima che il sole, la luce, la luna
e le stelle si oscurino, e le nuvole tornino dopo la pioggia: prima dell'età
in cui i guardiani della casa tremano, gli uomini forti si curvano, le
macinatrici si fermano perché sono ridotte a poche, quelli che guardano
dalle finestre si oscurano, i due battenti della porta si chiudono sulla
strada perché diminuisce il rumore della macina; in cui l'uomo si alza al
canto dell'uccello, tutte le figlie del canto si affievoliscono, in cui uno
ha paura delle alture, ha degli spaventi mentre cammina, in cui fiorisce il
mandorlo, la locusta si fa pesante, e il cappero non fa più effetto perché
l'uomo se ne va alla sua dimora eterna e i piagnoni percorrono le strade;
prima che il cordone d'argento si stacchi, il vaso d'oro si spezzi, la
brocca si rompa sulla fonte, la ruota infranta cada nel pozzo; prima che la
polvere torni alla terra com'era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha
dato.
«Vanità delle vanità», dice l'Ecclesiaste, «tutto è vanità».
Timore di Dio e ubbidienza
Pr 1:1-7 (De 10:12-13; Gb 28:28; Mi 6:8; Ap 20:11-15)
L'Ecclesiaste, oltre a essere un saggio, ha anche insegnato al popolo la
scienza, e ha ponderato, scrutato e messo in ordine un gran numero di
sentenze. L'Ecclesiaste si è applicato a trovare parole gradevoli; esse sono
state scritte con rettitudine, e sono parole di verità. Le parole dei saggi
sono come degli stimoli, e le collezioni delle sentenze sono come chiodi ben
piantati; esse sono date da un solo pastore. Del resto, figlio mio, sta' in
guardia: si fanno dei libri in numero infinito; molto studiare è una fatica
per il corpo.
Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso:
Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo.
Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia
bene, sia male.