CAPITOLO 1
Dio ha parlato per mezzo del Figlio
(Gv 1:1-3,
14; Cl 1:15-17) Eb 10:12-14; Fl 2:6-11
Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri
per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo
del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale
ha pure creato l'universo. Egli, che è splendore della sua gloria e impronta
della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua
potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla
destra della Maestà nei luoghi altissimi.
Superiorità del Figlio di Dio rispetto agli angeli
Is 9:5; Sl 2:6-12; 45:7-8; 110:1; 102:25-28; 103:20-21
Così è diventato di tanto superiore agli angeli, di quanto il nome che ha
ereditato è più eccellente del loro. Infatti, a quale degli angeli ha mai
detto: «Tu sei mio Figlio, oggi io t'ho generato»? e anche: «Io gli sarò
Padre ed egli mi sarà Figlio»? Di nuovo, quando introduce il primogenito nel
mondo, dice: «Tutti gli angeli di Dio lo adorino!» E mentre degli angeli
dice: «Dei suoi angeli egli fa dei venti, e dei suoi ministri fiamme di
fuoco», parlando del Figlio dice: «Il tuo trono, o Dio, dura di secolo in
secolo, e lo scettro del tuo regno è uno scettro di giustizia. Tu hai amato
la giustizia e hai odiato l'iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con
olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni». E ancora: «Tu, Signore,
nel principio hai fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani. Essi
periranno, ma tu rimani; invecchieranno tutti come un vestito, e come un
mantello li avvolgerai e saranno cambiati; ma tu rimani lo stesso, e i tuoi
anni non avranno mai fine». E a quale degli angeli disse mai: «Siedi alla
mia destra finché abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi»?
Essi non sono forse tutti spiriti al servizio di Dio, mandati a servire in
favore di quelli che devono ereditare la salvezza?
CAPITOLO 2
Una così grande salvezza
Eb 1:1-3; 4:1; 12:25
Perciò bisogna che ci applichiamo ancora di più alle cose udite, per timore
di essere trascinati lontano da esse. Infatti, se la parola pronunziata per
mezzo di angeli si dimostrò ferma e ogni trasgressione e disubbidienza
ricevette una giusta retribuzione, come scamperemo noi se trascuriamo una
così grande salvezza? Questa, dopo essere stata annunziata prima dal
Signore, ci è stata poi confermata da quelli che lo avevano udito, mentre
Dio stesso aggiungeva la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi,
con opere potenti di ogni genere e con distribuzione dello Spirito Santo,
secondo la sua volontà.
Volontaria umiliazione di Cristo
(Sl 8:5-7; Fl 2:6-11)(Ga 4:4-5; Gv 20:17) Eb 5:7-10; 4:15-16
Difatti, non è ad angeli che Dio ha sottoposto il mondo futuro del quale
parliamo; anzi, qualcuno in un passo della Scrittura ha reso questa
testimonianza: «Che cos'è l'uomo perché tu ti ricordi di lui o il figlio
dell'uomo perché tu ti curi di lui? Tu lo hai fatto di poco inferiore agli
angeli; lo hai coronato di gloria e d'onore; tu hai posto ogni cosa sotto i
suoi piedi». Avendogli sottoposto tutte le cose, Dio non ha lasciato nulla
che non gli sia soggetto. Al presente però non vediamo ancora che tutte le
cose gli siano sottoposte; però vediamo colui che è stato fatto di poco
inferiore agli angeli, cioè Gesù, coronato di gloria e di onore a motivo
della morte che ha sofferto, affinché, per la grazia di Dio, gustasse la
morte per tutti. Infatti, per condurre molti figli alla gloria, era giusto
che colui, a causa del quale e per mezzo del quale sono tutte le cose,
rendesse perfetto, per via di sofferenze, l'autore della loro salvezza. Sia
colui che santifica sia quelli che sono santificati, provengono tutti da
uno; per questo egli non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo:
«Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli; in mezzo all'assemblea canterò la
tua lode». E di nuovo: «Io metterò la mia fiducia in lui». E inoltre: «Ecco
me e i figli che Dio mi ha dati». Poiché dunque i figli hanno in comune
sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con
la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo, e
liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per
tutta la loro vita. Infatti, egli non viene in aiuto ad angeli, ma viene in
aiuto alla discendenza di Abraamo. Perciò, egli doveva diventare simile ai
suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo
sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l'espiazione dei
peccati del popolo. Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione,
può venire in aiuto di quelli che sono tentati.
CAPITOLO 3
Cristo superiore a Mosè
(Nu 12:7; De 4:5)(Eb 1:2; Mt 21:33-38) Za 6:12-13
Perciò, fratelli santi, che siete partecipi della celeste vocazione,
considerate Gesù, l'apostolo e il sommo sacerdote della fede che
professiamo, il quale è fedele a colui che lo ha costituito, come anche lo
fu Mosè, in tutta la casa di Dio. Gesù, anzi, è stato ritenuto degno di una
gloria tanto più grande di quella di Mosè quanto chi costruisce una casa ha
maggior onore della casa stessa. Certo ogni casa è costruita da qualcuno, ma
chi ha costruito tutte le cose è Dio. Mosè fu fedele in tutta la casa di Dio
come servitore per rendere testimonianza di ciò che doveva essere
annunziato, ma Cristo lo è come Figlio, sopra la sua casa; e la sua casa
siamo noi se manteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e la
speranza di cui ci vantiamo.
Il riposo di Dio
Sl 95:8-11 (Nu 14; Sl 78; 1Co 10:1-12)
Perciò, come dice lo Spirito Santo: «Oggi, se udite la sua voce, non
indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, come nel giorno
della tentazione nel deserto, dove i vostri padri mi tentarono mettendomi
alla prova, pur avendo visto le mie opere per quarant'anni! Perciò mi
disgustai di quella generazione, e dissi: "Sono sempre traviati di cuore;
non hanno conosciuto le mie vie"; così giurai nella mia ira: "Non entreranno
nel mio riposo!"» Badate, fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un
cuore malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente; ma esortatevi
a vicenda ogni giorno, finché si può dire: «Oggi», perché nessuno di voi
s'indurisca per la seduzione del peccato. Infatti siamo divenuti partecipi
di Cristo, a condizione che manteniamo ferma sino alla fine la fiducia che
avevamo da principio, mentre ci viene detto: «Oggi, se udite la sua voce,
non indurite i vostri cuori, come nel giorno della ribellione». Infatti, chi
furono quelli che dopo averlo udito si ribellarono? Non furono forse tutti
quelli che erano usciti dall'Egitto, sotto la guida di Mosè? Chi furono
quelli di cui Dio si disgustò per quarant'anni? Non furono quelli che
peccarono, i cui cadaveri caddero nel deserto? A chi giurò che non sarebbero
entrati nel suo riposo, se non a quelli che furono disubbidienti? Infatti
vediamo che non vi poterono entrare a causa della loro incredulità.
Eb 3:6-19; 10:35-39; Is 26:3; Gr 23:29
Stiamo dunque attenti: la promessa di entrare nel suo riposo è ancora valida
e nessuno di voi deve pensare di esserne escluso. Poiché a noi come a loro è
stata annunziata una buona notizia; a loro però la parola della predicazione
non giovò a nulla non essendo stata assimilata per fede da quelli che
l'avevano ascoltata. Noi che abbiamo creduto, infatti, entriamo in quel
riposo, come Dio ha detto: «Così giurai nella mia ira: "Non entreranno nel
mio riposo!"» E così disse, benché le sue opere fossero terminate fin dalla
creazione del mondo. Infatti, in qualche luogo, a proposito del settimo
giorno, è detto così: «Dio si riposò il settimo giorno da tutte le sue
opere»; e di nuovo nel medesimo passo: «Non entreranno nel mio riposo!»
Poiché risulta che alcuni devono entrarci, e quelli ai quali la buona
notizia fu prima annunziata non vi entrarono a motivo della loro
disubbidienza, Dio stabilisce di nuovo un giorno - oggi - dicendo per mezzo
di Davide, dopo tanto tempo, come si è detto prima: «Oggi, se udite la sua
voce, non indurite i vostri cuori!» Infatti, se Giosuè avesse dato loro il
riposo, Dio non parlerebbe ancora d'un altro giorno. Rimane dunque un riposo
sabatico per il popolo di Dio; infatti chi entra nel riposo di Dio si riposa
anche lui dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle sue. Sforziamoci
dunque di entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso
esempio di disubbidienza. Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace,
più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a
dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i
sentimenti e i pensieri del cuore. E non v'è nessuna creatura che possa
nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti
agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto.
Gesù, nostro sommo sacerdote
Eb 9:11-12, 24; 10:21-23; 2:17-18
Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli,
Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non
abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre
debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza
commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della
grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al
momento opportuno.
CAPITOLO 5
Gesù superiore ai sommi sacerdoti dell'antico Patto
(1Cr 23:13; Eb 8:3)(Eb 2:17-18; 4:15; 7:26-8; Sl 110:4)
Infatti ogni sommo sacerdote, preso tra gli uomini, è costituito per il bene
degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per
i peccati; così può avere compassione verso gli ignoranti e gli erranti,
perché anch'egli è soggetto a debolezza; ed è a motivo di questa che egli è
obbligato a offrire dei sacrifici per i peccati, tanto per sé stesso quanto
per il popolo. Nessuno si prende da sé quell'onore; ma lo prende quando sia
chiamato da Dio, come nel caso di Aaronne. Così anche Cristo non si prese da
sé la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli
disse: «Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato». Altrove egli dice anche:
«Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec». Nei giorni
della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e
suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la
sua pietà. Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì;
e, reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di
salvezza eterna, essendo da Dio proclamato sommo sacerdote secondo l'ordine
di Melchisedec.
Necessità di maturità spirituale
1Co 3:1-3
Su questo argomento avremmo molte cose da dire, ma è difficile spiegarle a
voi perché siete diventati lenti a comprendere. Infatti, dopo tanto tempo
dovreste già essere maestri; invece avete di nuovo bisogno che vi siano
insegnati i primi elementi degli oracoli di Dio; siete giunti al punto che
avete bisogno di latte e non di cibo solido. Ora, chiunque usa il latte non
ha esperienza della parola di giustizia, perché è bambino; ma il cibo solido
è per gli adulti; per quelli, cioè, che per via dell'uso hanno le facoltà
esercitate a discernere il bene e il male.
CAPITOLO 6
Grave ammonimento a chi abbandona la verità che ha conosciuta
(Ef 4:13-15; Fl 3:12-14)(Eb 10:26-31; 12:15-17, 25)
Perciò, lasciando l'insegnamento elementare intorno a Cristo, tendiamo a
quello superiore e non stiamo a porre di nuovo il fondamento del
ravvedimento dalle opere morte e della fede in Dio, della dottrina dei
battesimi, dell'imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del
giudizio eterno. Questo faremo se Dio lo permette. Infatti quelli che sono
stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati
fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e
le potenze del mondo futuro, e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di
nuovo al ravvedimento perché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio
di Dio e lo espongono a infamia. Quando una terra, imbevuta della pioggia
che vi cade frequentemente, produce erbe utili a quelli che la coltivano,
riceve benedizione da Dio; ma se produce spine e rovi, è riprovata e
prossima a essere maledetta; e la sua fine sarà di essere bruciata.
Promessa e speranza
Eb 10:23-24, 32-39
Tuttavia, carissimi, benché parliamo così, siamo persuasi riguardo a voi di
cose migliori e attinenti alla salvezza; Dio infatti non è ingiusto da
dimenticare l'opera vostra e l'amore che avete dimostrato per il suo nome
con i servizi che avete resi e che rendete tuttora ai santi. Soltanto
desideriamo che ciascuno di voi dimostri sino alla fine il medesimo zelo per
giungere alla pienezza della speranza, affinché non diventiate indolenti ma
siate imitatori di quelli che per fede e pazienza ereditano le promesse.
Infatti, quando Dio fece la promessa ad Abraamo, siccome non poteva giurare
per qualcuno maggiore di lui, giurò per sé stesso, dicendo: «Certo, ti
benedirò e ti moltiplicherò grandemente». Così, avendo aspettato con
pazienza, Abraamo vide realizzarsi la promessa. Infatti gli uomini giurano
per qualcuno maggiore di loro; e per essi il giuramento è la conferma che
pone fine a ogni contestazione. Così Dio, volendo mostrare con maggiore
evidenza agli eredi della promessa l'immutabilità del suo proposito,
intervenne con un giuramento; affinché mediante due cose immutabili, nelle
quali è impossibile che Dio abbia mentito, troviamo una potente consolazione
noi, che abbiamo cercato il nostro rifugio nell'afferrare saldamente la
speranza che ci era messa davanti. Questa speranza la teniamo come un'àncora
dell'anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina, dove Gesù è
entrato per noi quale precursore, essendo diventato sommo sacerdote in
eterno secondo l'ordine di Melchisedec.
CAPITOLO 7
Melchisedec, figura emblematica di Cristo
Ge 14:17-20
Questo Melchisedec, re di Salem, era sacerdote del Dio altissimo. Egli andò
incontro ad Abraamo, mentre questi ritornava dopo aver sconfitto dei re, e
lo benedisse. E Abraamo diede a lui la decima di ogni cosa. Egli è
anzitutto, traducendo il suo nome, Re di giustizia; e poi anche re di Salem,
vale a dire Re di pace. È senza padre, senza madre, senza genealogia, senza
inizio di giorni né fin di vita, simile quindi al Figlio di Dio. Questo
Melchisedec rimane sacerdote in eterno. Pertanto considerate quanto sia
grande costui al quale Abraamo, il patriarca, diede la decima del bottino!
Ora, tra i figli di Levi, quelli che ricevono il sacerdozio hanno per legge
l'ordine di prelevare le decime dal popolo, cioè dai loro fratelli, benché
questi siano discendenti di Abraamo. Melchisedec, invece, che non è della
loro stirpe, prese la decima da Abraamo e benedisse colui che aveva le
promesse! Ora, senza contraddizione, è l'inferiore che è benedetto dal
superiore. Inoltre, qui, quelli che riscuotono le decime sono uomini
mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive. In un certo
senso, nella persona d'Abraamo, Levi stesso, che riceve le decime, ha pagato
la decima; perché egli era ancora nei lombi di suo padre, quando Melchisedec
incontrò Abraamo.
Sl 110:4; Eb 8; 9:6-12; 10:10-14
Se dunque la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio
levitico (perché su quello è basata la legge data al popolo), che bisogno
c'era ancora che sorgesse un altro sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec
e non scelto secondo l'ordine di Aaronne? Poiché, cambiato il sacerdozio,
avviene necessariamente anche un cambiamento di legge. Infatti, queste
parole sono dette a proposito di uno che appartiene a un'altra tribù, della
quale nessuno fu mai assegnato al servizio dell'altare; è noto infatti che
il nostro Signore è nato dalla tribù di Giuda, per la quale Mosè non disse
nulla riguardo al sacerdozio. E la cosa è ancor più evidente quando sorge, a
somiglianza di Melchisedec, un altro sacerdote che diventa tale non per
disposizione di una legge dalle prescrizioni carnali, ma in virtù della
potenza di una vita indistruttibile; perché gli è resa questa testimonianza:
«Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec». Così, qui vi è
l'abrogazione del comandamento precedente a motivo della sua debolezza e
inutilità (infatti la legge non ha portato nulla alla perfezione); ma vi è
altresì l'introduzione di una migliore speranza, mediante la quale ci
accostiamo a Dio. Questo non è avvenuto senza giuramento. Quelli sono stati
fatti sacerdoti senza giuramento, ma egli lo è con giuramento, da parte di
colui che gli ha detto: «Il Signore ha giurato e non si pentirà: "Tu sei
sacerdote in eterno"». Ne consegue che Gesù è divenuto garante di un patto
migliore del primo. Inoltre, quelli sono stati fatti sacerdoti in gran
numero, perché la morte impediva loro di durare; egli invece, poiché rimane
in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette. Perciò egli può salvare
perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento
che vive sempre per intercedere per loro. Infatti a noi era necessario un
sommo sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai
peccatori ed elevato al di sopra dei cieli; il quale non ha ogni giorno
bisogno di offrire sacrifici, come gli altri sommi sacerdoti, prima per i
propri peccati e poi per quelli del popolo; poiché egli ha fatto questo una
volta per sempre quando ha offerto sé stesso. La legge infatti costituisce
sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento
fatto dopo la legge, costituisce il Figlio, che è stato reso perfetto in
eterno.
CAPITOLO 8
Gesù Cristo, mediatore del nuovo Patto
Eb 7:15-28; 9:6-12, 24; 12:24
Ora, il punto essenziale delle cose che stiamo dicendo è questo: abbiamo un
sommo sacerdote tale che si è seduto alla destra del trono della Maestà nei
cieli, ministro del santuario e del vero tabernacolo, che il Signore, e non
un uomo, ha eretto. Infatti, ogni sommo sacerdote è costituito per offrire
doni e sacrifici; è perciò necessario che anche questo sommo sacerdote abbia
qualcosa da offrire. Ora, se fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure
sacerdote, poiché vi sono coloro che offrono i doni secondo la legge. Essi
celebrano un culto che è rappresentazione e ombra delle cose celesti, come
Dio disse a Mosè quando questi stava per costruire il tabernacolo: «Guarda»,
disse, «di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul
monte». Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto
migliore è il patto fondato su migliori promesse, del quale egli è
mediatore.
Gr 31:31-34; Ez 37:26-28; Is 55:3
Perché se quel primo patto fosse stato senza difetto, non vi sarebbe stato
bisogno di sostituirlo con un secondo. Infatti Dio, biasimando il popolo,
dice: «Ecco i giorni vengono, dice il Signore, che io concluderò con la casa
d'Israele e con la casa di Giuda, un patto nuovo; non come il patto che feci
con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal
paese d'Egitto; perché essi non hanno perseverato nel mio patto, e io, a mia
volta, non mi sono curato di loro, dice il Signore. Questo è il patto che
farò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il Signore: io metterò le
mie leggi nelle loro menti, le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio,
ed essi saranno il mio popolo. Nessuno istruirà più il proprio concittadino
e nessuno il proprio fratello, dicendo: "Conosci il Signore!" Perché tutti
mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché avrò
misericordia delle loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati».
Dicendo: «Un nuovo patto», egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che
diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire.
CAPITOLO 9
Sacrificio perfetto e unico di Cristo
(Es 25; 26; 40:17-33)(1Cr 23:13; Le 16) Cl 2:16-17
Certo anche il primo patto aveva norme per il culto e un santuario terreno.
Infatti fu preparato un primo tabernacolo, nel quale si trovavano il
candeliere, la tavola e i pani della presentazione. Questo si chiamava il
luogo santo. Dietro la seconda cortina c'era il tabernacolo, detto il luogo
santissimo. Conteneva un incensiere d'oro, l'arca del patto tutta ricoperta
d'oro, nella quale c'erano un vaso d'oro contenente la manna, la verga di
Aaronne che era fiorita e le tavole del patto. E sopra l'arca c'erano i
cherubini della gloria che coprivano con le ali il propiziatorio. Di queste
cose non possiamo parlare ora dettagliatamente. Questa dunque è la
disposizione dei locali. I sacerdoti entrano bensì continuamente nel primo
tabernacolo per compiervi gli atti del culto; ma nel secondo, non entra che
il sommo sacerdote una sola volta all'anno, non senza sangue, che egli offre
per sé stesso e per i peccati del popolo. Lo Spirito Santo voleva con questo
significare che la via al santuario non era ancora manifestata finché
restava ancora in piedi il primo tabernacolo. Questo è una figura per il
tempo presente. I doni e i sacrifici offerti secondo quel sistema non
possono, quanto alla coscienza, rendere perfetto colui che offre il culto,
perché si tratta solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma, di
regole carnali imposte fino al tempo di una loro riforma.
(Eb 10:11-22; 12:24)(Es 24:38; Le 17:11)(Eb 10:1-14; 7:24-28; 1:3)
Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso un
tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d'uomo, cioè, non
di questa creazione, è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo,
non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha
acquistato una redenzione eterna. Infatti, se il sangue di capri, di tori e
la cenere di una giovenca sparsa su quelli che sono contaminati, li
santificano, in modo da procurar la purezza della carne, quanto più il
sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì sé stesso puro di
ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per
servire il Dio vivente! Per questo egli è mediatore di un nuovo patto. La
sua morte è avvenuta per redimere dalle trasgressioni commesse sotto il
primo patto, affinché i chiamati ricevano l'eterna eredità promessa.
Infatti, dove c'è un testamento, bisogna che sia accertata la morte del
testatore. Un testamento, infatti, è valido quando è avvenuta la morte,
poiché rimane senza effetto finché il testatore vive. Per questo neanche il
primo patto fu inaugurato senza sangue. Infatti, quando tutti i comandamenti
furono secondo la legge proclamati da Mosè a tutto il popolo, egli prese il
sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issopo, asperse
il libro stesso e tutto il popolo, e disse: «Questo è il sangue del patto
che Dio ha ordinato per voi». Asperse di sangue anche il tabernacolo e tutti
gli arredi del culto. Secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata con
sangue; e, senza spargimento di sangue, non c'è perdono. Era dunque
necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con questi
mezzi. Ma le cose celesti stesse dovevano essere purificate con sacrifici
più eccellenti di questi. Infatti Cristo non è entrato in un luogo
santissimo fatto da mano d'uomo, figura del vero; ma nel cielo stesso, per
comparire ora alla presenza di Dio per noi; non per offrire sé stesso più
volte, come il sommo sacerdote, che entra ogni anno nel luogo santissimo con
sangue non suo. In questo caso, egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla
creazione del mondo; ma ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato
manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio. Come è stabilito
che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, così
anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati
di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo
aspettano per la loro salvezza.
Sl 40:7-9; Eb 9:7-15, 23-28
La legge, infatti, possiede solo un'ombra dei beni futuri, non la realtà
stessa delle cose. Perciò con quei sacrifici, che sono offerti
continuamente, anno dopo anno, essa non può rendere perfetti coloro che si
avvicinano a Dio. Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, se
coloro che rendono il culto, una volta purificati, avessero sentito la loro
coscienza sgravata dai peccati? Invece in quei sacrifici viene rinnovato
ogni anno il ricordo dei peccati; perché è impossibile che il sangue di tori
e di capri tolga i peccati. Ecco perché Cristo, entrando nel mondo, disse:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta ma mi hai preparato un corpo;
non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto:
"Ecco, vengo" (nel rotolo del libro è scritto di me) "per fare, o Dio, la
tua volontà"». Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né
sacrifici, né offerte, né olocausti, né sacrifici per il peccato» (che sono
offerti secondo la legge), aggiunge poi: «Ecco, vengo per fare la tua
volontà». Così, egli abolisce il primo per stabilire il secondo. In virtù di
questa «volontà» noi siamo stati santificati, mediante l'offerta del corpo
di Gesù Cristo fatta una volta per sempre. Mentre ogni sacerdote sta in
piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli
stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati, Gesù, dopo aver
offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla
destra di Dio, e aspetta soltanto che i suoi nemici siano posti come
sgabello dei suoi piedi. Infatti con un'unica offerta egli ha reso perfetti
per sempre quelli che sono santificati. Anche lo Spirito Santo ce ne rende
testimonianza. Infatti, dopo aver detto: «Questo è il patto che farò con
loro dopo quei giorni, dice il Signore, metterò le mie leggi nei loro cuori
e le scriverò nelle loro menti», egli aggiunge: «Non mi ricorderò più dei
loro peccati e delle loro iniquità». Ora, dove c'e perdono di queste cose,
non c'è più bisogno di offerta per il peccato.
Esortazione a perseverare nella fede
(Gv 14:6; Ef 2:13, 18; Eb 4:14-16)(Eb 3:12-14; 6:4-8; 12:25-29)
Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel luogo santissimo per mezzo
del sangue di Gesù, per quella via nuova e vivente che egli ha inaugurata
per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne, e avendo noi un
grande sacerdote sopra la casa di Dio, avviciniamoci con cuore sincero e con
piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell'aspersione che li
purifica da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare;
perché fedele è colui che ha fatto le promesse. Facciamo attenzione gli uni
agli altri per stimolarci all'amore e alle buone opere, non abbandonando la
nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a
vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno. Infatti, se pecchiamo
volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane
più alcun sacrificio per i peccati; ma una terribile attesa del giudizio e
l'ardore di un fuoco che divorerà i ribelli. Chi trasgredisce la legge di
Mosè viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di
quale peggior castigo, a vostro parere, sarà giudicato degno colui che avrà
calpestato il Figlio di Dio e avrà considerato profano il sangue del patto
con il quale è stato santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?
Noi conosciamo, infatti, colui che ha detto: «A me appartiene la vendetta!
Io darò la retribuzione!» E ancora: «Il Signore giudicherà il suo popolo». È
terribile cadere nelle mani del Dio vivente.
Eb 6:9-20; Ga 3:4; Mr 13:13
Ma ricordatevi di quei primi giorni, in cui, dopo essere stati illuminati,
voi avete dovuto sostenere una lotta lunga e dolorosa: talvolta esposti agli
oltraggi e alle vessazioni; altre volte facendovi solidali con quelli che
erano trattati in questo modo. Infatti, voi simpatizzaste con i carcerati e
accettaste con gioia la ruberia dei vostri beni, sapendo di possedere una
ricchezza migliore e duratura. Non abbandonate la vostra franchezza che ha
una grande ricompensa! Infatti avete bisogno di costanza, affinché, fatta la
volontà di Dio, otteniate quello che vi è stato promesso. Perché: «Ancora un
brevissimo tempo e colui che deve venire verrà e non tarderà; ma il mio
giusto vivrà per fede; e se si tira indietro, l'anima mia non lo gradisce».
Ora, noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di
quelli che hanno fede per ottenere la vita.
CAPITOLO 11
Esempi di fede nell'Antico Testamento
(Gv 8:56; 1P 1:8) Sl 33:6, 9
Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che
non si vedono. Infatti, per essa fu resa buona testimonianza agli antichi.
Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio;
così le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti.
Ge 4:1-10; 5:21-24; 6:8-22; 7; 8
Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino;
per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio
attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli
parla ancora. Per fede Enoc fu rapito perché non vedesse la morte; e non fu
più trovato, perché Dio lo aveva portato via; infatti prima che fosse
portato via ebbe la testimonianza di essere stato gradito a Dio. Or senza
fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che
egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano. Per fede Noè,
divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore,
preparò un'arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò
il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede.
Ge 12:22; At 7:2-7; Ro 4:16-25
Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che
egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava. Per fede
soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende,
come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché
aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e
costruttore è Dio. Per fede anche Sara, benché fuori di età, ricevette forza
di concepire, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa.
Perciò, da una sola persona, e già svigorita, è nata una discendenza
numerosa come le stelle del cielo, come la sabbia lungo la riva del mare che
non si può contare. Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le
cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di
essere forestieri e pellegrini sulla terra. Infatti, chi dice così dimostra
di cercare una patria; e se avessero avuto a cuore quella da cui erano
usciti, certo avrebbero avuto tempo di ritornarvi! Ma ora ne desiderano una
migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato
il loro Dio, poiché ha preparato loro una città. Per fede Abraamo, quando fu
messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì
il suo unigenito. Eppure Dio gli aveva detto: «È in Isacco che ti sarà data
una discendenza». Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare
anche i morti; e riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.
Ge 27:27-40; 48:5-20; 50:24-25
Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future. Per
fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e adorò
appoggiandosi in cima al suo bastone. Per fede Giuseppe, quando stava per
morire, fece menzione dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni
circa le sue ossa.
At 7:20-36; Es 2-14
Per fede Mosè, quando nacque, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi
genitori, perché videro che il bambino era bello, e non ebbero paura
dell'editto del re. Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere
chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con
il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato; stimando
gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto, perché aveva
lo sguardo rivolto alla ricompensa. Per fede abbandonò l'Egitto, senza
temere la collera del re, perché rimase costante, come se vedesse colui che
è invisibile. Per fede celebrò la Pasqua e fece l'aspersione del sangue
affinché lo sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli
Israeliti. Per fede attraversarono il mar Rosso su terra asciutta, mentre
gli Egiziani che tentarono di fare la stessa cosa, furono inghiottiti.
Gs 2; 6; Gc 4; 6; 11; 14; 1S 7:9-11; 17 (Gm 5:10; Eb 6:12)
Per fede caddero le mura di Gerico dopo che gli Israeliti vi ebbero girato
attorno per sette giorni. Per fede Raab, la prostituta, non perì con gli
increduli, avendo accolto con benevolenza le spie. Che dirò di più? Poiché
il tempo mi mancherebbe per raccontare di Gedeone, Barac, Sansone, Iefte,
Davide, Samuele e dei profeti, i quali per fede conquistarono regni,
praticarono la giustizia, ottennero l'adempimento di promesse, chiusero le
fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della
spada, guarirono da infermità, divennero forti in guerra, misero in fuga
eserciti stranieri. Ci furono donne che riebbero per risurrezione i loro
morti; altri furono torturati perché non accettarono la loro liberazione,
per ottenere una risurrezione migliore; altri furono messi alla prova con
scherni, frustate, anche catene e prigionia. Furono lapidati, segati, uccisi
di spada; andarono attorno coperti di pelli di pecora e di capra; bisognosi,
afflitti, maltrattati loro il mondo non era degno), erranti per deserti,
monti, spelonche e per le grotte della terra. Tutti costoro, pur avendo
avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero ciò che era stato
promesso. Perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che
loro non giungessero alla perfezione senza di noi.
CAPITOLO 12
Esortazione a perseveare nella prova
(1Co 9:24-27; Fl 3:11-14)(Fl 2:5-11; 1P 2:21-24; 4:12-13)
Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di
testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge,
e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo
su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli
era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è
seduto alla destra del trono di Dio. Considerate perciò colui che ha
sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori,
affinché non vi stanchiate perdendovi d'animo.
(Pr 3:11-12; Ap 3:19)(Sl 119:67, 71; 1P 1:6-7)
Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato,
e avete dimenticato l'esortazione rivolta a voi come a figli: «Figlio mio,
non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d'animo quando
sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e
punisce tutti coloro che riconosce come figli». Sopportate queste cose per
la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio
che il padre non corregga? Ma se siete esclusi da quella correzione di cui
tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli. Inoltre
abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo
rispettati; non ci sottometteremo forse molto di più al Padre degli spiriti
per avere la vita? Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come
sembrava loro opportuno; ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo
partecipi della sua santità. È vero che qualunque correzione sul momento non
sembra recar gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di
pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa.
(1P 3:11-12; 1:13-17; Ap 21:27)(Ge 25:29-34; 27:30-38)
Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti; «fate
sentieri diritti per i vostri passi», affinché quel che è zoppo non esca
fuori di strada, ma piuttosto guarisca. Impegnatevi a cercare la pace con
tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore; vigilando
bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice
velenosa venga fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano contagiati;
che nessuno sia fornicatore, o profano, come Esaù che per una sola pietanza
vendette la sua primogenitura. Infatti sapete che anche più tardi, quando
volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con
lacrime, perché non ci fu ravvedimento.
(Es 19:10-25; 20:1-19)(Ga 4:26; Ap 3:12; 21:2-3; 5:11-12; Ef 1:10)(Eb 2:1-3;
10:26-35)
Voi non vi siete avvicinati al monte che si poteva toccar con mano, e che
era avvolto nel fuoco, né all'oscurità, né alle tenebre, né alla tempesta,
né allo squillo di tromba, né al suono di parole, tale che quanti l'udirono
supplicarono che più non fosse loro rivolta altra parola; perché non
potevano sopportare quest'ordine: «Se anche una bestia tocca il monte sia
lapidata». Tanto spaventevole era lo spettacolo, che Mosè disse: «Sono
spaventato e tremo». Voi vi siete invece avvicinati al monte Sion, alla
città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste, alla festante riunione delle
miriadi angeliche, all'assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli,
a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù,
il mediatore del nuovo patto e al sangue dell'aspersione che parla meglio
del sangue d'Abele. Badate di non rifiutarvi d'ascoltare colui che parla;
perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d'ascoltare colui che
promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le
spalle a colui che parla dal cielo; la cui voce scosse allora la terra e che
adesso ha fatto questa promessa: «Ancora una volta farò tremare non solo la
terra, ma anche il cielo». Or questo «ancora una volta» sta a indicare la
rimozione delle cose scosse come di cose fatte perché sussistano quelle che
non sono scosse. Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo
riconoscenti, e offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore!
Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante.
CAPITOLO 13
Esortazioni varie; saluti
(1P 1:22; Ro 12:10, 13, 15)(Mt 19:4-6; 1Te 4:3-7) 1Ti 6:6-10
L'amor fraterno rimanga tra di voi. Non dimenticate l'ospitalità; perché
alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli. Ricordatevi dei
carcerati, come se foste in carcere con loro; e di quelli che sono
maltrattati, come se anche voi lo foste! Il matrimonio sia tenuto in onore
da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio
giudicherà i fornicatori e gli adùlteri. La vostra condotta non sia dominata
dall'amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio
stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò». Così noi possiamo
dire con piena fiducia: «Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa
potrà farmi l'uomo?»
(Fl 3:17; Sl 37:37)(Ef 4:14; Ga 5:1-5) 1P 4:12-16 (Sl 50:14, 23; Fl 4:18)
1Te 5:12-13
Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunziato la parola di
Dio; e considerando quale sia stata la fine della loro vita, imitate la loro
fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Non vi lasciate
trasportare qua e là da diversi e strani insegnamenti; perché è bene che il
cuore sia reso saldo dalla grazia, non da pratiche relative a vivande, dalle
quali non trassero alcun beneficio quelli che le osservavano. Noi abbiamo un
altare al quale non hanno diritto di mangiare quelli che servono al
tabernacolo. Infatti i corpi degli animali il cui sangue è portato dal sommo
sacerdote nel santuario quale offerta per il peccato, sono arsi fuori
dell'accampamento. Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il
proprio sangue, soffrì fuori della porta della città. Usciamo quindi fuori
dall'accampamento e andiamo a lui portando il suo obbrobrio. Perché non
abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. Per mezzo di
Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il
frutto di labbra che confessano il suo nome. Non dimenticate poi di
esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di
tali sacrifici che Dio si compiace. Ubbidite ai vostri conduttori e
sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve
renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché
ciò non vi sarebbe di alcuna utilità.
Ro 15:30-32 (Cl 1:9-11; 1P 5:10-11)
Pregate per noi; infatti siamo convinti di avere una buona coscienza, e
siamo decisi a condurci onestamente in ogni cosa. Ma ancor più vi esorto a
farlo, affinché io vi sia restituito al più presto. Or il Dio della pace che
in virtù del sangue del patto eterno ha fatto risalire dai morti il grande
pastore delle pecore, il nostro Signore Gesù, vi renda perfetti in ogni
bene, affinché facciate la sua volontà, e operi in voi ciò che è gradito
davanti a lui, per mezzo di Gesù Cristo; a lui sia la gloria nei secoli dei
secoli. Amen.
Fl 4:21-23
Ora, fratelli, sopportate con pazienza, vi prego, la mia parola di
esortazione perché vi ho scritto brevemente. Sappiate che il nostro fratello
Timoteo è stato messo in libertà; con lui, se viene presto, verrò a vedervi.
Salutate tutti i vostri conduttori e tutti i santi. Quelli d'Italia vi
salutano. La grazia sia con tutti voi.