Seguito della storia dei re di Giuda e dei re d'Israele
fino alla
distruzione del regno d'Israele
CAPITOLO 1
Malattia e morte di Acazia, re d'Israele
1:1-17:41 (2Cr 21-28)(Gr 3:6-7; Os 7; 10:1-11; 13:1-13)
(1R 22:52-54; 1Cr 10:13-14) Lu 9:52-56 (De 32:39; Sl 83:19)
Dopo la morte di Acab, Moab si ribellò contro Israele.
Acazia cadde dalla ringhiera della sua camera di sopra, a Samaria, e si
ammalò. Allora inviò dei messaggeri, dicendo loro: «Andate a consultare
Baal-Zebub, dio di Ecron, per sapere se guarirò da questa malattia». Ma un
angelo del SIGNORE disse a Elia il Tisbita: «Àlzati, va' incontro ai
messaggeri del re di Samaria, e di' loro: È forse perché non c'è Dio in
Israele che voi andate a consultare Baal-Zebub, dio di Ecron? Perciò, così
dice il SIGNORE: Tu non scenderai dal letto sul quale sei salito, ma
certamente morrai». Ed Elia se ne andò.
I messaggeri tornarono da Acazia, il quale disse loro: «Perché siete
tornati?» E quelli risposero: «Un uomo ci è venuto incontro, e ci ha detto:
"Andate, tornate dal re che vi ha mandati, e ditegli: «Così dice il SIGNORE:
È forse perché non c'è Dio in Israele che tu mandi a consultare Baal-Zebub
dio di Ecron? Perciò non scenderai dal letto sul quale sei salito, ma
certamente morirai»"». Acazia chiese loro: «Com'era l'uomo che vi è venuto
incontro e vi ha detto queste parole?» Quelli gli risposero: «Era un uomo
vestito di pelo, con una cintura di cuoio intorno ai fianchi». E Acazia
disse: «È Elia il Tisbita!»
Allora mandò da Elia un capitano con i suoi cinquanta uomini. Egli salì e
trovò Elia seduto in cima al monte. Il capitano gli disse: «Uomo di Dio, il
re dice: "Scendi!"» Elia rispose e disse al capitano dei cinquanta: «Se io
sono un uomo di Dio, scenda del fuoco dal cielo, e consumi te e i tuoi
cinquanta uomini!» E dal cielo scese il fuoco di Dio che consumò lui e i
suoi cinquanta uomini. Acazia mandò di nuovo un altro capitano con i suoi
cinquanta uomini, il quale si rivolse a Elia e gli disse: «Uomo di Dio, il
re dice: "Fa' presto, scendi!"» Elia rispose e disse loro: «Se io sono un
uomo di Dio, scenda del fuoco dal cielo, e consumi te e i tuoi cinquanta
uomini». E dal cielo scese il fuoco di Dio che consumò lui e i suoi
cinquanta uomini.
Acazia mandò di nuovo un terzo capitano con i suoi cinquanta uomini. Questo
terzo capitano di cinquanta uomini salì da Elia; e, giunto presso di lui,
gli si gettò davanti in ginocchio, e lo supplicò, dicendo: «Uomo di Dio, ti
prego, la mia vita e la vita di questi cinquanta tuoi servi sia preziosa
agli occhi tuoi! Un fuoco è sceso dal cielo, e ha consumato i due primi
capitani con i loro uomini; ma ora la vita mia sia preziosa agli occhi
tuoi».
L'angelo del SIGNORE disse a Elia: «Scendi con lui; non aver paura di lui».
Allora Elia si alzò, scese con il capitano, andò dal re, e gli disse: «Così
dice il SIGNORE: Poiché tu hai mandato dei messaggeri a consultare
Baal-Zebub, dio d'Ecron, come se in Israele non ci fosse Dio da poter
consultare, perciò tu non scenderai dal letto sul quale ti sei coricato, ma
certamente morrai».
Acazia morì, secondo la parola del SIGNORE, pronunziata da Elia; e Ieoram
cominciò a regnare al suo posto l'anno secondo di Ieoram, figlio di
Giosafat, re di Giuda, perché Acazia non aveva figli.
Il resto delle azioni compiute da Acazia è scritto nel libro delle Cronache
dei re d'Israele.
(Ge 5:21-24; Eb 11:5) Ap 11:12
Quando il SIGNORE volle rapire in cielo Elia in un turbine, Elia se ne andò
da Ghilgal con Eliseo. Elia disse a Eliseo: «Férmati qui, ti prego, perché
il SIGNORE mi manda fino a Betel». Ma Eliseo rispose: «Com'è vero che il
SIGNORE vive, e che tu vivi, io non ti lascerò». Così scesero a Betel. I
discepoli dei profeti che erano a Betel andarono a trovare Eliseo, e gli
dissero: «Sai che il SIGNORE quest'oggi rapirà in alto il tuo signore?» Egli
rispose: «Sì, lo so; tacete!» Elia gli disse: «Eliseo, férmati qui, ti
prego, perché il SIGNORE mi manda a Gerico». Quegli rispose: «Com'è vero che
il SIGNORE vive, e che tu vivi, io non ti lascerò». Così se ne andarono a
Gerico. I discepoli dei profeti che erano a Gerico si avvicinarono a Eliseo,
e gli dissero: «Sai che il SIGNORE quest'oggi rapirà in alto il tuo
signore?» Egli rispose: «Sì, lo so; tacete!» Ed Elia gli disse: «Férmati
qui, ti prego, perché il SIGNORE mi manda al Giordano». Egli rispose: «Com'è
vero che il SIGNORE vive, e che tu vivi, io non ti lascerò». E proseguirono
il cammino insieme. Cinquanta discepoli dei profeti andarono dietro a loro e
si fermarono di fronte al Giordano, da lontano, mentre Elia ed Eliseo si
fermarono sulla riva del Giordano. Allora Elia prese il suo mantello, lo
arrotolò e percosse le acque, le quali si divisero in due. Così
attraversarono il fiume a piedi asciutti. Quando furono passati, Elia disse
a Eliseo: «Chiedi quello che vuoi che io faccia per te, prima che io ti sia
tolto». Eliseo rispose: «Ti prego, mi sia data una parte doppia del tuo
spirito!» Elia disse: «Tu domandi una cosa difficile; tuttavia, se mi vedi
quando io ti sarò rapito, ti sarà dato quello che chiedi; ma, se non mi
vedi, non ti sarà dato».
Essi continuarono a camminare discorrendo insieme, quand'ecco un carro di
fuoco e dei cavalli di fuoco che li separarono l'uno dall'altro, ed Elia
salì al cielo in un turbine.
La missione di Eliseo; i suoi miracoli
1R 19:16-21; De 34:9 (Lu 24:5)
Eliseo lo vide e si mise a gridare: «Padre mio, padre mio! Carro e
cavalleria d'Israele!» Poi non lo vide più. E, afferrate le proprie vesti,
le strappò in due pezzi; raccolse il mantello che era caduto di dosso a
Elia, tornò indietro, e si fermò sulla riva del Giordano; e, preso il
mantello che era caduto di dosso a Elia, percosse le acque, e disse: «Dov'è
il SIGNORE, Dio d'Elia?» Quando anch'egli ebbe percosso le acque, queste si
divisero in due, ed Eliseo passò.
Quando i discepoli dei profeti che stavano a Gerico, di fronte al Giordano,
videro Eliseo, dissero: «Lo spirito d'Elia si è posato sopra Eliseo». Gli
andarono incontro, si prostrarono fino a terra davanti a lui, e gli dissero:
«Ecco qui fra i tuoi servi cinquanta uomini robusti; lascia che vadano in
cerca del tuo signore, se mai lo spirito del SIGNORE l'avesse preso e
gettato su qualche monte o in qualche valle». Eliseo rispose: «Non li
mandate». Ma insistettero tanto con lui, che egli ne fu confuso, e disse:
«Mandateli». Allora quelli mandarono cinquanta uomini, i quali cercarono
Elia per tre giorni, ma non lo trovarono. Quando tornarono da lui, che si
era fermato a Gerico, egli disse loro: «Non vi avevo detto di non andare?»
Es 15:23-26
Gli abitanti della città dissero a Eliseo: «Ecco, il soggiorno in questa
città è gradevole, come vede il mio signore; ma le acque sono cattive, e il
paese è sterile». Egli disse: «Portatemi una scodella nuova, e mettetevi del
sale». Quelli gliela portarono. Egli andò alla sorgente delle acque, vi
gettò il sale, e disse: «Così dice il SIGNORE: Io rendo sane queste acque,
ed esse non saranno più causa di morte né di sterilità». Così le acque
furono rese sane e tali sono rimaste fino a oggi, secondo la parola che
Eliseo aveva pronunziata.
Gr 20:7-12; 2Cr 36:16 (Ga 6:7)
Poi di là Eliseo salì a Betel; e, mentre camminava per la via, uscirono
dalla città dei ragazzini, i quali lo beffeggiavano, dicendo: «Sali, calvo!
Sali, calvo!» Egli si voltò, li vide, e li maledisse nel nome del SIGNORE.
Allora due orse uscirono dal bosco e sbranarono quarantadue di quei ragazzi.
Di là Eliseo si recò sul monte Carmelo da dove poi tornò a Samaria.
CAPITOLO 3
Ieoram, re d'Israele; vittoria sui Moabiti
2R 1:17, 1; 2Cr 18:1-8; Sl 107:4-6, 35
Ieoram, figlio di Acab, cominciò a regnare su Israele a Samaria l'anno
diciottesimo di Giosafat, re di Giuda, e regnò dodici anni.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE; ma non quanto suo padre e
sua madre, perché tolse via la statua di Baal, che suo padre aveva fatta.
Tuttavia egli rimase attaccato ai peccati con i quali Geroboamo, figlio di
Nebat, aveva fatto peccare Israele; e non se ne distolse.
Allora Mesa, re di Moab, allevava molto bestiame e pagava al re d'Israele un
tributo di centomila agnelli e centomila montoni con la loro lana. Ma, dopo
la morte di Acab, il re di Moab si ribellò al re d'Israele. Il re Ieoram
uscì da Samaria e passò in rassegna tutto Israele; poi si mise in marcia, e
mandò a dire a Giosafat, re di Giuda: «Il re di Moab si è ribellato contro
di me; vuoi venire con me alla guerra contro Moab?» Quegli rispose: «Verrò;
conta su di me come su te stesso, sul mio popolo come sul tuo, sui miei
cavalli come sui tuoi». E aggiunse: «Per quale via saliremo?» Ieoram
rispose: «Per la via del deserto di Edom».
Così il re d'Israele, il re di Giuda e il re di Edom si mossero; e girarono
per sette giorni, ma non c'era acqua per l'esercito, né per le bestie da
soma che li seguivano. Allora il re d'Israele disse: «Ahimé, il SIGNORE ha
chiamato assieme questi tre re, per darli nelle mani di Moab!» Ma Giosafat
chiese: «Non c'è qui nessun profeta del SIGNORE mediante il quale possiamo
consultare il SIGNORE?» Uno dei servitori del re d'Israele rispose: «C'è qui
Eliseo, figlio di Safat, il quale versava l'acqua sulle mani d'Elia».
Giosafat disse: «La parola del SIGNORE è con lui». Così il re d'Israele,
Giosafat e il re di Edom andarono a trovarlo.
Eliseo disse al re d'Israele: «Che ho a che fare con te? Va' dai profeti di
tuo padre e di tua madre!» Il re d'Israele gli rispose: «No, perché il
SIGNORE ha chiamato insieme questi tre re per darli nella mani di Moab».
Allora Eliseo disse: «Com'è vero che vive il SIGNORE degli eserciti, del
quale sono servitore, se non avessi rispetto per Giosafat, re di Giuda, io
non avrei badato a te né ti avrei degnato di uno sguardo. Ma ora conducetemi
qua un sonatore d'arpa». E, mentre il sonatore arpeggiava, la mano del
SIGNORE fu sopra Eliseo, che disse: «Così parla il SIGNORE: Fate in questa
valle delle fosse! Infatti così dice il SIGNORE: Voi non vedrete vento, non
vedrete pioggia, e tuttavia questa valle si riempirà d'acqua; e berrete voi,
il vostro bestiame e le vostre bestie da soma. E questo è ancora poco agli
occhi del SIGNORE; perché egli darà anche Moab nelle vostre mani. Voi
distruggerete tutte le città fortificate e tutte le città importanti,
abbatterete tutti i buoni alberi, turerete tutte le sorgenti d'acqua, e
guasterete con delle pietre ogni buon pezzo di terra».
La mattina dopo, nell'ora in cui si presenta l'offerta, ecco che l'acqua
arrivò dal lato di Edom e il paese ne fu pieno.
Tutti i Moabiti, avendo udito che quei re erano saliti per combattere contro
di loro, avevano radunato tutti quelli che erano in età di portare le armi,
e si piazzarono alla frontiera. La mattina, il sole splendeva sulle acque, e
i Moabiti, quando si alzarono, videro di fronte a loro le acque rosse come
sangue; e dissero: «Quello è sangue! Quei re sono di certo venuti alle mani
e si sono distrutti fra di loro; ora, Moab, alla preda!» E avanzarono verso
l'accampamento d'Israele; ma gl'Israeliti si fecero avanti e sbaragliarono i
Moabiti, che fuggirono davanti a loro. Poi penetrarono nel paese e
continuarono a battere Moab. Distrussero le città; riempirono di pietre ogni
buon pezzo di terra, ciascuno gettandovi la sua; turarono tutte le sorgenti
d'acqua e abbatterono tutti i buoni alberi. Non rimasero che le mura di
Chir-Areset, e i tiratori di fionda la circondarono e l'attaccarono. Il re
di Moab, vedendo che l'attacco era troppo forte per lui, prese con sé
settecento uomini, per aprirsi, a spada tratta, un varco fino al re di Edom;
ma non vi riuscì. Allora prese il figlio primogenito, che doveva succedergli
al trono, e lo offrì in olocausto sopra le mura. A questa vista, un profondo
orrore s'impadronì degli Israeliti, che si allontanarono dal re di Moab e se
ne tornarono al loro paese.
CAPITOLO 4
Altri miracoli di Eliseo. L'olio della vedova
1R 17:8-16; Mr 6:34-44; Sl 68:6; Fl 4:19
Una donna, moglie di uno dei discepoli dei profeti, si rivolse a Eliseo, e
disse: «Mio marito, tuo servo, è morto; e tu sai che il tuo servo temeva il
SIGNORE. Il suo creditore è venuto per prendersi i miei due figli come
schiavi». Eliseo le disse: «Che devo fare per te? Dimmi, che cosa hai in
casa?» La donna rispose: «La tua serva non ha nulla in casa, tranne un
vasetto d'olio». Allora egli disse: «Va' fuori, chiedi in prestito a tutti i
tuoi vicini dei vasi vuoti; e non ne chiedere pochi. Poi torna, chiudi la
porta dietro di te e i tuoi figli, e versa dell'olio in tutti quei vasi; e,
a mano a mano che saranno pieni, falli mettere da parte. La donna se ne andò
e si chiuse in casa con i suoi figli; questi le portavano i vasi, e lei vi
versava l'olio. Quando i vasi furono pieni, disse a suo figlio: «Portami
ancora un vaso». Egli le rispose: «Non ci sono più vasi». E l'olio si fermò.
Allora lei andò e riferì tutto all'uomo di Dio, che le disse: «Va' a vender
l'olio, e paga il tuo debito; e di quel che resta sostèntati tu e i tuoi
figli.
La risurrezione del figlio della Sunamita
(Eb 13:2; Mt 10:40-42)(1R 17:17-24; Eb 11:35)(Sl 84:7; 116:11-12)
Un giorno Eliseo passava per Sunem; là c'era una donna ricca che lo
trattenne con premura perché mangiasse da lei; così tutte le volte che
passava di là, andava a mangiare da lei. La donna disse a suo marito: «Ecco,
io so che quest'uomo che passa sempre da noi, è un santo uomo di Dio. Ti
prego, costruiamogli, di sopra, una piccola camera in muratura e mettiamoci
per lui un letto, un tavolino, una sedia e un candeliere, affinché, quando
verrà da noi, egli possa ritirarvisi. Così, un giorno che egli giunse a
Sunem, si ritirò in quella camera, e vi dormì. E disse a Gheazi, suo servo:
«Chiama questa Sunamita». Egli la chiamò, e lei si presentò davanti a lui.
Eliseo disse a Gheazi: «Dille così: "Tu hai avuto per noi tutta questa
premura; che si può fare per te? Hai bisogno che si parli per te al re o al
capo dell'esercito?"» Lei rispose: «Io vivo in mezzo al mio popolo». Ed
Eliseo disse: «Che si potrebbe fare per lei?» Gheazi rispose: «Certo non ha
figli, e suo marito è vecchio». Eliseo gli disse: «Chiamala!» Gheazi la
chiamò, e lei si presentò alla porta. Ed Eliseo le disse: «L'anno prossimo,
in questo stesso periodo, tu abbraccerai un figlio». Lei rispose: «No, mio
signore, tu che sei un uomo di Dio, non ingannare la tua serva!»
Questa donna concepì e, l'anno dopo, in quel medesimo periodo partorì un
figlio, come Eliseo le aveva detto. Il bambino si fece grande; e un giorno,
uscito per andare da suo padre che era con i mietitori, disse a suo padre:
«La mia testa! la mia testa!» Il padre disse al servo: «Portalo da sua
madre!» Il servo lo portò via e lo condusse da sua madre. Il bambino rimase
sulle ginocchia di lei fino a mezzogiorno, poi morì. Allora la donna salì,
lo adagiò sul letto dell'uomo di Dio, chiuse la porta, e uscì. Poi chiamò
suo marito e gli disse: «Ti prego, mandami un servo e un'asina, perché
voglio correre dall'uomo di Dio, e tornare». Il marito le chiese: «Perché
vuoi andare da lui quest'oggi? Non è il novilunio, e non è sabato». Lei
rispose: «Lascia fare!» Poi fece sellare l'asina, e disse al suo servo:
«Guidala, e tira via; non mi fermare per strada, a meno che io non te lo
dica». Così partì, e giunse dall'uomo di Dio, sul monte Carmelo.
Appena l'uomo di Dio la vide da lontano, disse a Gheazi, suo servo: «Ecco la
Sunamita che viene! Ti prego, corri a incontrarla, e dille: Stai bene? Sta
bene tuo marito? E il bambino sta bene?» Lei rispose: «Stanno bene». E come
fu giunta dall'uomo di Dio, sul monte, gli abbracciò i piedi. Gheazi si
avvicinò per respingerla; ma l'uomo di Dio disse: «Lasciala stare, poiché
l'anima sua è amareggiata, e il SIGNORE me l'ha nascosto; non me l'ha
rivelato». La donna disse: «Avevo forse chiesto di poter avere un figlio?
Non ti dissi dunque: Non m'ingannare?» Allora Eliseo disse a Gheazi:
«Cingiti i fianchi, prendi in mano il mio bastone, e parti. Se incontri
qualcuno, non salutarlo; e se qualcuno ti saluta, non rispondergli; e
poserai il mio bastone sulla faccia del bambino». La madre del bambino disse
a Eliseo: «Com'è vero che il SIGNORE vive e che tu vivi, io non ti lascerò».
Ed Eliseo si alzò e andò insieme con lei. Gheazi, che li aveva preceduti,
pose il bastone sulla faccia del bambino, ma non ci fu voce né segno di
vita. Allora andò incontro a Eliseo e gli riferì la cosa, dicendo: «Il
bambino non si è svegliato». Quando Eliseo arrivò in casa, il bambino,
morto, era adagiato sul suo letto. Egli entrò, si chiuse dentro con il
bambino, e pregò il SIGNORE. Poi salì sul letto e si coricò sul bambino;
pose la sua bocca sulla bocca di lui, i suoi occhi sugli occhi di lui, le
sue mani sulle mani di lui; si distese sopra di lui, e il corpo del bambino
si riscaldò. Poi Eliseo s'allontanò, andò qua e là per la casa; poi risalì,
e si ridistese sopra il bambino; e il bambino starnutì sette volte, e aprì
gli occhi. Allora Eliseo chiamò Gheazi e gli disse: «Chiama questa Sunamita».
Egli la chiamò; e, come giunse vicino a Eliseo, questi le disse: «Prendi tuo
figlio». La donna entrò, gli si gettò ai piedi, e si prostrò in terra; poi
prese suo figlio, e uscì.
La minestra risanata
2R 2:19-22; Es 15:23-25; Sl 119:91
Eliseo se ne tornò a Ghilgal. Nel paese c'era la carestia. Mentre i
discepoli dei profeti stavano seduti davanti a lui, egli disse al suo servo:
«Metti la pentola grande sul fuoco, e prepara una minestra per i discepoli
dei profeti». Uno di questi andò fuori per i campi a cogliere erbe; trovò
una specie di vite selvatica, ne colse i frutti, le colloquintide, e se ne
riempì la veste; e, al suo ritorno li tagliò a pezzi e li mise nella pentola
dov'era la minestra; ma non si sapeva che cosa fossero. Poi versarono la
minestra a quegli uomini perché mangiassero; ma appena l'ebbero assaggiata,
esclamarono: «Uomo di Dio, c'è la morte nella pentola!» E non ne poterono
mangiare. Eliseo disse: «Ebbene, portatemi della farina!» La gettò nella
pentola e disse: «Versatene a questa gente perché mangi». E non c'era più
nulla di cattivo nella pentola.
La moltiplicazione dei pani
Pr 3:9-10; Mt 14:14-21; 6:11
Giunse poi un uomo da Baal-Salisa, che portò all'uomo di Dio del pane delle
primizie: venti pani d'orzo, e del grano nuovo nella sua bisaccia. Eliseo
disse al suo servo: «Danne alla gente perché mangi». Quegli rispose: «Come
faccio a mettere questo davanti a cento persone?» Ma Eliseo disse: «Danne
alla gente perché mangi; infatti così dice il SIGNORE: Mangeranno, e ne
avanzerà». Così egli mise quelle provviste davanti alla gente, che mangiò e
ne lasciò d'avanzo, secondo la parola del SIGNORE.
CAPITOLO 5
Guarigione di Naaman, il Siro
(Lu 4:27; 17:11-19) Gb 33:14-30
Naaman, capo dell'esercito del re di Siria, era un uomo tenuto in grande
stima e onore presso il suo signore, perché per mezzo di lui il SIGNORE
aveva reso vittoriosa la Siria; ma quest'uomo, forte e coraggioso, era
lebbroso. Alcune bande di Siri, in una delle loro incursioni, avevano
portato prigioniera dal paese d'Israele una ragazza che era passata al
servizio della moglie di Naaman. La ragazza disse alla sua padrona: «Oh, se
il mio signore potesse presentarsi al profeta che sta a Samaria! Egli lo
libererebbe dalla sua lebbra!» Naaman andò dal suo signore, e gli riferì la
cosa, dicendo: «Quella ragazza del paese d'Israele ha detto così e così». Il
re di Siria gli disse: «Ebbene, va'; io manderò una lettera al re
d'Israele». Egli dunque partì, prese con sé dieci talenti d'argento, seimila
sicli d'oro, e dieci cambi di vestiario; e portò al re d'Israele la lettera,
che diceva: «Quando questa lettera ti sarà giunta, saprai che ti mando
Naaman, mio servitore, perché tu lo guarisca dalla sua lebbra». Appena il re
d'Israele lesse la lettera, si stracciò le vesti, e disse: «Io sono forse
Dio, con il potere di far morire e vivere, ché costui mi chieda di guarire
un uomo dalla lebbra? È cosa certa ed evidente che egli cerca pretesti
contro di me».
Quando Eliseo, l'uomo di Dio, udì che il re si era stracciato le vesti, gli
mandò a dire: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell'uomo venga pure da
me, e vedrà che c'è un profeta in Israele». Naaman dunque venne con i suoi
cavalli e i suoi carri, e si fermò alla porta della casa di Eliseo. Ed
Eliseo gli inviò un messaggero a dirgli: «Va', làvati sette volte nel
Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro». Ma Naaman si adirò e
se ne andò, dicendo: «Ecco, io pensavo: egli uscirà senza dubbio incontro a
me, si fermerà là, invocherà il nome del SIGNORE, del suo Dio, agiterà la
mano sulla parte malata, e guarirà il lebbroso. I fiumi di Damasco, l'Abana
e il Parpar, non sono forse migliori di tutte le acque d'Israele? Non potrei
lavarmi in quelli ed essere guarito?» E, voltatosi, se n'andava infuriato.
Ma i suoi servitori si avvicinarono a lui e gli dissero: «Padre mio, se il
profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l'avresti fatta?
Quanto più ora che egli ti ha detto: "Làvati, e sarai guarito"?» Allora egli
scese e si tuffò sette volte nel Giordano, secondo la parola dell'uomo di
Dio; e la sua carne tornò come la carne di un bambino; egli era guarito.
Poi tornò con tutto il suo séguito dall'uomo di Dio, andò a presentarsi
davanti a lui, e disse: «Ecco, io riconosco adesso che non c'è nessun Dio in
tutta la terra, fuorché in Israele. E ora, ti prego, accetta un regalo dal
tuo servo». Ma Eliseo rispose: «Com'è vero che vive il SIGNORE di cui sono
servo, io non accetterò nulla». Naaman insisteva perché accettasse, ma egli
rifiutò. Allora Naaman disse: «Poiché non vuoi, permetti almeno che io, tuo
servo, mi faccia dare tanta terra quanta ne porteranno due muli; poiché il
tuo servo non offrirà più olocausti e sacrifici ad altri dèi, ma solo al
SIGNORE. Tuttavia il SIGNORE voglia perdonare una cosa al tuo servo: quando
il re, mio signore, entra nella casa di Rimmon per adorare, e si appoggia al
mio braccio, anch'io mi prostro nel tempio di Rimmon. Voglia il SIGNORE
perdonare a me, tuo servo, quando io mi prostrerò così nel tempio di Rimmon!»
Eliseo gli disse: «Va' in pace!»
1Ti 6:9-10; At 5:1-11
Egli se ne andò e fece un buon tratto di strada. Ma Gheazi, servo di Eliseo,
uomo di Dio, disse fra sé: «Ecco, il mio signore è stato troppo generoso con
Naaman, con questo Siro, non accettando dalla sua mano quanto egli aveva
portato; com'è vero che il SIGNORE vive, io voglio corrergli dietro, e avere
da lui qualcosa». Così Gheazi corse dietro a Naaman; e quando Naaman vide
che gli correva dietro, saltò giù dal carro per andargli incontro, e gli
disse: «Va tutto bene?» Egli rispose: «Tutto bene. Il mio signore mi manda a
dirti: "Ecco, proprio ora mi sono arrivati dalla regione montuosa d'Efraim
due giovani dei discepoli dei profeti; ti prego, dà loro un talento
d'argento e due cambi di vestiario"». Naaman disse: «Ti prego, accetta due
talenti!» E gli fece premura; chiuse due talenti d'argento in due sacchi con
due cambi di vestiario, e li caricò addosso a due dei suoi servi, che li
portarono davanti a Gheazi. Giunto alla collina, Gheazi prese i sacchi dalle
loro mani, li ripose nella casa, e rimandò indietro quegli uomini, che se ne
andarono. Poi andò a presentarsi davanti al suo signore. Eliseo gli disse:
«Da dove vieni, Gheazi?» Egli rispose: «Il tuo servo non è andato in nessun
luogo». Ma Eliseo gli disse: «Il mio spirito non era forse presente laggiù,
quando quell'uomo si voltò e scese dal suo carro per venirti incontro? È
forse questo il momento di prendere denaro, di prendere vesti, e uliveti e
vigne, pecore e buoi, servi e serve? La lebbra di Naaman s'attaccherà perciò
a te e alla tua discendenza per sempre». Gheazi uscì dalla presenza di
Eliseo, tutto lebbroso, bianco come la neve.
CAPITOLO 6
La scure ritirata dal Giordano
Mt 17:24-27; Gr 32:17
I discepoli dei profeti dissero a Eliseo: «Ecco, il luogo dove noi ci
raduniamo in tua presenza è troppo stretto per noi. Lasciaci andare fino al
Giordano; ciascuno di noi prenderà là una trave, e ci costruiremo un locale
dove possiamo riunirci». Eliseo rispose: «Andate». Uno di loro disse: «Ti
prego, vieni anche tu con i tuoi servi». Egli rispose: «Verrò». Così andò
con loro. Quando giunsero al Giordano, si misero a tagliar legna. Mentre uno
di loro abbatteva un albero, il ferro della scure gli cadde nell'acqua.
Perciò egli cominciò a gridare: «Ah, mio signore! l'avevo presa in
prestito!» L'uomo di Dio disse: «Dov'è caduta?» Quello gli indicò il luogo.
Allora Eliseo tagliò un pezzo di legno, lo gettò in quel medesimo luogo,
fece venire a galla il ferro, e disse: «Prendilo». Quello stese la mano e lo
prese.
I Siri colpiti di cecità
(Ge 32:1-2; Sl 34:8; 2Cr 32:7-8)(Gr 39:17-18; Os 1:7) Ro 12:19-21
Allora il re di Siria faceva guerra contro Israele; e in un consiglio che
tenne con i suoi servitori, disse: «Io porrò il mio accampamento nel tale e
tal luogo». L'uomo di Dio mandò a dire al re d'Israele: «Guàrdati dal
trascurare quel tal luogo, perché vi stanno scendendo i Siri». Allora il re
d'Israele mandò gente verso il luogo che l'uomo di Dio gli aveva detto, e
circa il quale era stato preavvisato; e là si tenne in guardia. Il fatto
avvenne non una né due, ma più volte. Questa cosa turbò molto il cuore del
re di Siria, che chiamò i suoi servitori, e disse loro: «Fatemi sapere chi
dei nostri è per il re d'Israele». Uno dei suoi servitori rispose: «Nessuno,
o re, mio signore! ma Eliseo, il profeta che sta in Israele, fa sapere al re
d'Israele persino le parole che tu dici nella camera dove dormi». Allora il
re disse: «Andate, vedete dov'è, e io lo manderò a prendere». Gli fu
riferito che era a Dotan.
Il re vi mandò cavalli, carri e numerosi soldati; i quali giunsero di notte
e circondarono la città. Il servo dell'uomo di Dio, alzatosi di buon
mattino, andò fuori e vide che un gran numero di soldati con cavalli e carri
accerchiava la città. Il servo disse all'uomo di Dio: «Ah, mio signore, come
faremo?» Quegli rispose: «Non temere, perché quelli che sono con noi sono
più numerosi di quelli che sono con loro». Ed Eliseo pregò e disse:
«SIGNORE, ti prego, aprigli gli occhi, perché veda!» E il SIGNORE aprì gli
occhi del servo, che vide a un tratto il monte pieno di cavalli e di carri
di fuoco intorno a Eliseo.
Mentre i Siri scendevano verso Eliseo, questi pregò il SIGNORE e disse: «Ti
prego, acceca questa gente!» E il SIGNORE li accecò, secondo la parola di
Eliseo. Allora Eliseo disse loro: «Non è questa la strada, e non è questa la
città; venite dietro a me, e io vi condurrò dall'uomo che voi cercate». E li
condusse a Samaria. Quando furono entrati a Samaria, Eliseo disse: «O
SIGNORE, apri loro gli occhi, affinché vedano». Il SIGNORE aprì loro gli
occhi, e a un tratto videro che si trovavano nel mezzo di Samaria. Il re
d'Israele, come li ebbe veduti, disse a Eliseo: «Padre mio, li debbo
colpire? li debbo colpire?» Eliseo rispose: «Non li colpire! Colpisci tu
forse quelli che fai prigionieri con la tua spada e con il tuo arco? Metti
loro davanti del pane e dell'acqua, affinché mangino e bevano, e se ne
tornino dal loro signore». Il re d'Israele preparò loro abbondanza di cibi;
e quand'ebbero mangiato e bevuto, li congedò, e quelli tornarono dal loro
signore; e le bande di Siri non vennero più a fare incursioni sul territorio
d'Israele.
Assedio di Samaria
(Le 26:25-29; La 4:9-10) La 3:37-40, 22-26
Dopo queste cose, Ben-Adad, re di Siria, radunò tutto il suo esercito, salì
contro Samaria e la cinse d'assedio. Ci fu una grande carestia in Samaria, e
i Siri l'assediarono in modo tale che una testa d'asino la si vendeva a
ottanta sicli d'argento, e il quarto d'un cab di sterco di colombi, a cinque
sicli d'argento. Mentre il re d'Israele passava sulle mura, una donna gli
gridò: «Aiutami, o re, mio signore!» Il re le disse: «Se non ti aiuta il
SIGNORE, come posso aiutarti io? Con quel che dà l'aia o con quel che dà il
frantoio?» Poi il re aggiunse: «Che hai?» Lei rispose: «Questa donna mi
disse: "Dammi tuo figlio, ché lo mangiamo oggi; domani mangeremo il mio".
Così abbiamo fatto cuocere mio figlio, e lo abbiamo mangiato. Il giorno
seguente io le dissi: "Dammi tuo figlio, ché lo mangiamo". Ma lei ha
nascosto suo figlio». Quando il re udì le parole della donna si stracciò le
vesti; e, mentre passava sulle mura, il popolo vide che sotto, sulla carne,
portava un cilicio.
Il re disse: «Mi tratti Dio con tutto il suo rigore, se oggi la testa di
Eliseo, figlio di Safat, rimane sulle sue spalle!» Eliseo se ne stava seduto
in casa sua, e con lui stavano gli anziani. Il re mandò avanti un uomo; ma
prima che questo inviato giungesse, Eliseo disse agli anziani: «Vedete che
questo figlio d'un assassino manda qualcuno a tagliarmi la testa? Badate
bene; quand'arriva l'inviato, chiudete la porta, e tenetegliela ben chiusa
in faccia. Non si sente già dietro a lui il rumore dei passi del suo
signore?» Egli parlava ancora con loro, quand'ecco scendere verso di lui
l'inviato, che disse: «Ecco questo male viene dal SIGNORE; che ho più da
sperare dal SIGNORE?»
CAPITOLO 7
Liberazione di Samaria
(Sl 53:6; 68:13; 2Cr 20:14-25) Eb 3:17-19; Gv 11:40
Allora Eliseo disse: «Ascoltate la parola del SIGNORE! Così dice il SIGNORE:
Domani, a quest'ora, alla porta di Samaria, la misura di fior di farina si
avrà per un siclo, e le due misure d'orzo si avranno per un siclo». Ma il
capitano sul cui braccio il re si appoggiava, rispose all'uomo di Dio:
«Ecco, anche se il SIGNORE facesse delle finestre in cielo, potrebbe mai
avvenire una cosa simile?» Eliseo rispose: «Ebbene, lo vedrai con i tuoi
occhi, ma non ne mangerai».
C'erano quattro lebbrosi presso l'entrata della porta della città, i quali
dissero tra di loro: «Perché ce ne stiamo qui in attesa di morire? Se
diciamo: Entriamo in città, in città c'è la fame, e noi vi morremo; se
restiamo qui, morremo lo stesso. Dunque venite, andiamo a buttarci
nell'accampamento dei Siri; se ci lasciano vivere, vivremo; se ci danno la
morte, morremo». Sull'imbrunire, si alzarono per andare all'accampamento dei
Siri; e come giunsero all'estremità dell'accampamento dei Siri, ecco che non
c'era nessuno. Il Signore aveva fatto udire nell'accampamento dei Siri un
rumore di carri, un rumore di cavalli, un rumore di grande esercito, tanto
che i Siri avevano detto fra di loro: «Il re d'Israele ha assoldato contro
di noi i re degli Ittiti e i re degli Egiziani, perché vengano ad
assalirci». E si erano alzati, ed erano fuggiti all'imbrunire, abbandonando
le loro tende, i loro cavalli, i loro asini, e l'accampamento così com'era;
erano fuggiti per salvarsi la vita. Quei lebbrosi, giunti all'estremità
dell'accampamento, entrarono in una tenda, mangiarono, bevvero, e portarono
via argento, oro, vestiario, e andarono a nascondere ogni cosa. Poi
tornarono, entrarono in un'altra tenda, e anche di là portarono via roba,
che andarono a nascondere. Ma poi dissero fra di loro: «Noi non facciamo
bene; questo è giorno di buone notizie, e noi tacciamo! Se aspettiamo finché
si faccia giorno, saremo considerati colpevoli. Ora venite, andiamo a
informare la casa del re». Così partirono, chiamarono i guardiani della
città, e li informarono della cosa, dicendo: «Siamo andati all'accampamento
dei Siri, e non c'è nessuno, né vi si ode voce d'uomo; non vi sono che i
cavalli legati e gli asini legati, e le tende intatte». Allora i guardiani
chiamarono, e fecero sapere la cosa dentro il palazzo reale.
Il re si alzò di notte, e disse ai suoi servitori: «Vi voglio dire io quel
che ci hanno fatto i Siri. Sanno che patiamo la fame; sono quindi usciti
dall'accampamento a nascondersi per la campagna, dicendo: "Appena usciranno
dalla città, li prenderemo vivi, ed entreremo nella città"». Uno dei suoi
servitori gli rispose: «Ti prego, si prendano cinque dei cavalli che
rimangono ancora nella città. Guardate, sono come tutta la moltitudine
d'Israele che c'è rimasta; sono come tutta la moltitudine d'Israele che
muore di fame; e mandiamo a vedere di che si tratta». Presero dunque due
carri con i loro cavalli, e il re mandò degli uomini sulle tracce
dell'esercito dei Siri, dicendo: «Andate e vedete». Quelli andarono sulle
tracce dei Siri, fino al Giordano; tutta la strada era piena di vestiario e
di oggetti, che i Siri avevano gettato via nella loro fuga precipitosa. E
gli inviati tornarono e riferirono tutto al re.
Allora il popolo uscì e saccheggiò l'accampamento dei Siri; e una misura di
fior di farina si ebbe per un siclo, e due misure d'orzo per un siclo,
secondo la parola del SIGNORE. Il re aveva affidato la guardia della porta
al capitano sul cui braccio si appoggiava; ma questo capitano fu calpestato
dalla folla presso la porta della città, e morì, come aveva detto l'uomo di
Dio, quando aveva parlato al re che era sceso a trovarlo. Difatti, quando
l'uomo di Dio aveva parlato al re, aveva detto: «Domani, a quest'ora, alla
porta di Samaria, due misure d'orzo si avranno per un siclo e una misura di
fior di farina per un siclo». Ma quel capitano aveva risposto all'uomo di
Dio, e gli aveva detto: «Ecco, anche se il SIGNORE facesse delle finestre in
cielo, potrebbe mai avvenire una cosa simile?» Ed Eliseo gli aveva detto:
«Ebbene, lo vedrai con i tuoi occhi, ma non ne mangerai». E così avvenne: fu
calpestato dalla folla presso la porta della città, e morì.
CAPITOLO 8
La carestia di sette anni; la Sunamita ottiene la restituzione dei suoi beni
2R 4:8-37; Sl 34:9-11; Is 28:29
Eliseo aveva detto alla donna di cui aveva risuscitato il figlio: «Àlzati;
va', tu con la tua famiglia, e soggiorna all'estero, dove potrai; perché il
SIGNORE ha chiamato la carestia, ed essa verrà nel paese per sette anni». La
donna si alzò, e fece come le aveva detto l'uomo di Dio; se ne andò con la
sua famiglia, e soggiornò per sette anni, nel paese dei Filistei. Finiti i
sette anni, quella donna tornò dal paese dei Filistei, e andò dal re a
reclamare la sua casa e le sue terre. Allora il re discorreva con Gheazi,
servo dell'uomo di Dio, e gli diceva: «Ti prego, raccontami tutte le cose
grandi che Eliseo ha fatte». E mentre appunto Gheazi raccontava al re come
Eliseo aveva risuscitato il morto, ecco che la donna, di cui era stato
risuscitato il figlio, venne dal re a reclamare la sua casa e le sue terre.
E Gheazi disse: «O re, mio signore, questa è quella donna, e questo è suo
figlio, che Eliseo ha risuscitato». Il re interrogò la donna, che gli
raccontò tutto; e il re le mise a disposizione un funzionario, al quale
disse: «Falle restituire tutto quello che è suo, e tutte le rendite delle
terre, dal giorno in cui lasciò il paese, fino a ora».
Eliseo predice il regno di Azael sulla Siria
1R 19:15-17 (2R 8:28-29; 10:32-33; 13:3, 7)
Eliseo si recò a Damasco. Ben-Adad, re di Siria, era ammalato, e gli fu
riferito che l'uomo di Dio era giunto in quel luogo. Allora il re disse ad
Azael: «Prendi con te un regalo, va' incontro all'uomo di Dio, e consulta
per mezzo di lui il SIGNORE, per sapere se io guarirò da questa malattia».
Azael andò dunque incontro a Eliseo, portando con sé come regalo tutto
quello che c'era di meglio a Damasco: il carico di quaranta cammelli. Appena
giunse, si presentò a Eliseo, e gli disse: «Tuo figlio Ben-Adad, re di
Siria, mi ha mandato da te per dirti: "Guarirò da questa malattia?"» Eliseo
gli rispose: «Va', e digli: "Guarirai di certo". Ma il SIGNORE mi ha
rivelato che morirà sicuramente». L'uomo di Dio posò lo sguardo sopra Azael,
e lo fissò a lungo, poi si mise a piangere. Azael disse: «Perché piange il
mio signore?» Eliseo rispose: «Perché so il male che farai ai figli
d'Israele; tu darai alle fiamme le loro fortezze, ucciderai i loro giovani
con la spada, schiaccerai i loro bambini, e sventrerai le loro donne
incinte». Azael disse: «Ma che cos'è mai il tuo servo, questo cane, per fare
delle cose tanto grandi?» Eliseo rispose: «Il SIGNORE mi ha rivelato che tu
sarai re di Siria». Azael lasciò Eliseo e tornò dal suo signore, che gli
chiese: «Che t'ha detto Eliseo?» Egli rispose: «Mi ha detto che guarirai
certamente». Il giorno dopo, Azael prese una coperta, la immerse nell'acqua,
e la distese sulla faccia di Ben-Adad, che morì. E Azael regnò al suo posto.
Ioram, re di Giuda
2Cr 21; Os 8:7
Nell'anno quinto di Ioram, figlio di Acab, re d'Israele, e di Giosafat re di
Giuda, Ioram, figlio di Giosafat, re di Giuda, cominciò a regnare su Giuda.
Aveva trentadue anni quando cominciò a regnare, e regnò otto anni a
Gerusalemme.
Egli seguì l'esempio dei re d'Israele, come aveva fatto la casa di Acab;
poiché aveva per moglie una figlia di Acab; e fece ciò che è male agli occhi
del SIGNORE. Tuttavia il SIGNORE non volle distruggere Giuda, per amor di
Davide suo servo, conformemente alla promessa fattagli di lasciare sempre
una lampada a lui e ai suoi figli.
Ai suoi tempi, Edom si ribellò, sottraendosi al giogo di Giuda e si diede un
re. Allora Ioram passò a Sair con tutti i suoi carri. Di notte si alzò e
sconfisse gli Edomiti che avevano accerchiato lui e i capitani dei carri; ma
la gente di Ioram dovette fuggire alle proprie tende. Così Edom si è
ribellato e si è sottratto al giogo di Giuda fino a oggi. In quel medesimo
tempo, anche Libna si ribellò.
Il rimanente delle azioni di Ioram e tutto quello che fece, si trova scritto
nel libro delle Cronache dei re di Giuda.
Ioram si addormentò con i suoi padri, e con i suoi padri fu sepolto nella
città di Davide. Acazia, suo figlio, regnò al suo posto.
Acazia, re di Giuda
2Cr 22:1-6; Pr 2:18
L'anno dodicesimo di Ioram, figlio di Acab, re d'Israele, Acazia, figlio di
Ioram re di Giuda, cominciò a regnare. Aveva ventidue anni quando cominciò a
regnare, e regnò un anno a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia, nipote
di Omri, re d'Israele.
Egli seguì l'esempio della casa di Acab, e fece ciò che è male agli occhi
del SIGNORE, come la casa di Acab, perché era imparentato con la casa di
Acab.
Egli andò con Ioram, figlio di Acab, a combattere contro Azael, re di Siria,
a Ramot di Galaad; e i Siri ferirono Ioram; e il re Ioram tornò a Izreel per
farsi curare le ferite causategli dai Siri a Rama, quando combatteva contro
Azael, re di Siria. Acazia, figlio di Ioram re di Giuda, scese a Izreel a
vedere Ioram, figlio di Acab, perché questi era ammalato.
CAPITOLO 9
Ieu, unto re d'Israele; egli uccide Ioram e Acazia
(1R 19:16-17; 21:17-22, 29) 2Cr 22:5-9; Sl 94:1-7
Allora il profeta Eliseo chiamò uno dei discepoli dei profeti, e gli disse:
«Cingiti i fianchi, prendi con te questo vasetto d'olio, e va' a Ramot di
Galaad. Quando vi sarai arrivato, cerca di vedere Ieu, figlio di Ieosafat,
figlio di Nimsi; entra, fallo alzare in mezzo ai suoi fratelli, e conducilo
in una camera appartata. Poi prendi il vasetto d'olio, versaglielo sul capo
e digli: "Così dice il SIGNORE: Io ti ungo re d'Israele". Poi apri la porta
e fuggi senza indugiare».
Così quel giovane, il giovane profeta, partì per Ramot di Galaad. Quando vi
giunse, i capitani dell'esercito stavano seduti assieme; e disse: «Capitano,
ho da dirti una parola». Ieu chiese: «A chi di noi?» Quegli rispose: «A te,
capitano». Ieu si alzò, ed entrò in casa; e il giovane gli versò l'olio sul
capo dicendogli: «Così dice il SIGNORE, Dio d'Israele: "Io ti ungo re del
popolo del SIGNORE d'Israele. Tu colpirai la casa di Acab, tuo signore, e io
vendicherò il sangue dei profeti miei servi e il sangue di tutti i servi del
SIGNORE, sparso dalla mano di Izebel. Tutta la casa di Acab perirà, e io
sterminerò dalla casa di Acab fino all'ultimo uomo, tanto chi è schiavo
quanto chi è libero in Israele. Ridurrò la casa di Acab come la casa di
Geroboamo, figlio di Nebat, e come la casa di Baasa, figlio di Aiia. I cani
divoreranno Izebel nel campo d'Izreel, e non vi sarà chi le dia sepoltura"».
Poi il giovane aprì la porta, e fuggì.
Quando Ieu uscì per raggiungere i servitori del suo signore, gli dissero:
«Va tutto bene? Perché quel pazzo è venuto da te?» Egli rispose loro: «Voi
conoscete l'uomo e i suoi discorsi!» Ma quelli dissero: «Non è vero! Su,
diccelo!» Ieu rispose: «Egli m'ha parlato così e così, e m'ha detto: "Così
dice il SIGNORE: Io ti ungo re d'Israele"». Allora ognuno di essi si
affrettò a togliersi il mantello e a stenderlo sotto Ieu su per i nudi
gradini; poi sonarono la tromba, e dissero: «Ieu è re!» Ieu, figlio di
Ieosafat, figlio di Nimsi, fece una congiura contro Ioram. Ioram, con tutto
Israele, stava difendendo Ramot di Galaad contro Azael, re di Siria; ma il
re Ioram era tornato a Izreel per farsi curare le ferite causategli dai
Siri, combattendo contro Azael, re di Siria. E Ieu disse: «Se siete
d'accordo, badate che nessuno esca e fugga dalla città per andare a portare
la notizia a Izreel». Poi Ieu montò sopra un carro e partì per Izreel,
perché Ioram si trovava là, a letto; e Acazia, re di Giuda, vi era andato
per visitare Ioram.
La sentinella che stava sulla torre di Izreel, scorse la schiera numerosa di
Ieu che veniva, e disse: «Vedo una schiera numerosa!» Ioram disse: «Prendi
un cavaliere, e mandalo incontro a loro a dire: "Portate pace?"» Un uomo a
cavallo andò dunque incontro a Ieu, e gli disse: «Così dice il re: "Portate
pace?"» Ieu rispose: «Che importa a te della pace? Passa dietro a me». E la
sentinella fece rapporto, dicendo: «Il messaggero è giunto fino a loro, ma
non torna indietro». Allora Ioram mandò un secondo cavaliere che, giunto da
loro, disse: «Così dice il re: "Portate pace?"» Ieu rispose: «Che importa a
te della pace? Passa dietro a me». E la sentinella fece rapporto, dicendo:
«Il messaggero è giunto fino a loro, e non torna indietro. A vederlo guidare
il carro, si direbbe che è Ieu, figlio di Nimsi; perché guida come un
pazzo».
Allora Ioram disse: «Attaccate il carro!» Il suo carro venne attaccato e
Ioram, re d'Israele, e Acazia, re di Giuda, uscirono ciascuno sul suo carro
per andare incontro a Ieu, e lo trovarono nel campo di Nabot d'Izreel.
Quando Ioram vide Ieu, gli disse: «Ieu, porti pace?» Ieu rispose: «Che pace
vi può essere finché durano le prostituzioni di Izebel, tua madre, e le sue
innumerevoli stregonerie?» Allora Ioram si voltò indietro, e fuggì, dicendo
ad Acazia: «Siamo traditi, Acazia!» Ma Ieu impugnò l'arco e colpì Ioram fra
le spalle, in modo che la freccia gli uscì trapassando il cuore, ed egli
stramazzò nel suo carro.
Poi Ieu disse a Bidcar, suo aiutante: «Prendilo, e buttalo nel campo di
Nabot d'Izreel; poiché, ricordalo, quando tu e io cavalcavamo assieme al
seguito di Acab, suo padre, il SIGNORE pronunziò contro di lui questa
sentenza: "Com'è vero che ieri vidi il sangue di Nabot e il sangue dei suoi
figli, dice il SIGNORE, io ti renderò il contraccambio qui in questo campo,
dice il SIGNORE!" Prendilo dunque e buttalo in quel campo, secondo la parola
del SIGNORE».
Acazia, re di Giuda, veduto questo, fuggì per la strada di Bet-Gan; ma Ieu
gli andò dietro, e disse: «Tirate anche a lui sul carro!» E lo colpirono
alla salita di Gur, che è vicino a Ibleam. E Acazia fuggì a Meghiddo e là
morì. I suoi servitori lo trasportarono sopra un carro a Gerusalemme, e lo
seppellirono nella sua tomba, con i suoi padri, nella città di Davide.
Acazia aveva cominciato a regnare su Giuda l'undicesimo anno di Ioram,
figlio di Acab.
Izebel divorata dai cani
1R 18:4, 19; 21:5-15, 23, 25; Ec 8:8; Is 2:12, ecc.
Poi Ieu giunse a Izreel. Izebel, che lo seppe, si diede il belletto agli
occhi, si acconciò la capigliatura, e si mise alla finestra a guardare.
Mentre Ieu entrava per la porta della città, lei gli disse: «Porti pace,
nuovo Zimri, uccisore del tuo signore?» Ieu alzò gli occhi verso la
finestra, e disse: «Chi è per me? chi?» E due o tre funzionari,
affacciatisi, volsero lo sguardo verso di lui. Egli disse: «Buttatela giù!»
Quelli la buttarono; e il suo sangue schizzò contro il muro e contro i
cavalli. Ieu le passò sopra, calpestandola; poi entrò, mangiò e bevve,
quindi disse: «Andate a vedere quella maledetta donna e sotterratela, poiché
è figlia di un re». Andarono dunque per sotterrarla, ma non trovarono di lei
altro che il cranio, i piedi e le mani. E tornarono a riferir la cosa a Ieu,
il quale disse: «Questa è la parola del SIGNORE pronunziata per mezzo del
suo servo Elia il Tisbita, quando disse: "I cani divoreranno la carne di
Izebel nel campo d'Izreel; e il cadavere di Izebel sarà, nel campo d'Izreel,
come letame sulla superficie del suolo, in modo che non si potrà dire:
«Questa è Izebel»"».
CAPITOLO 10
Sterminio della famiglia di Acab
2R 9:6-9; 1R 21:21-4 (Gr 35) Sl 119:113
C'erano a Samaria settanta figli di Acab. Ieu scrisse delle lettere, e le
mandò a Samaria ai capi della città, agli anziani, e ai tutori dei figli di
Acab; in esse diceva: «Appena avrete ricevuto questa lettera, poiché avete
con voi i figli del vostro signore e avete a vostra disposizione carri e
cavalli, nonché una città fortificata e delle armi, scegliete il migliore e
il più adatto tra i figli del vostro signore, mettetelo sul trono di suo
padre, e combattete per la casa del vostro signore». Ma quelli ebbero una
gran paura, e dissero: «Ecco, due re che non gli hanno potuto resistere;
come potremo resistergli noi?» Il sovrintendente del palazzo, il governatore
della città, gli anziani e i tutori dei figli di Acab mandarono a dire a Ieu:
«Noi siamo tuoi servi, e faremo tutto quello che ci ordinerai; non
eleggeremo nessuno come re; fa' tu quel che ti piace».
Allora Ieu scrisse loro una seconda lettera, nella quale diceva: «Se voi
siete per me e volete ubbidire alla mia voce, prendete le teste di quegli
uomini, figli del vostro signore, e venite da me, domani a quest'ora, a
Izreel». I settanta figli del re stavano dai notabili della città, che li
educavano. Appena questi ebbero ricevuta la lettera, presero i figli del re,
li sgozzarono tutti e settanta; poi misero le loro teste in ceste, e le
mandarono a Ieu, a Izreel. Un messaggero andò da Ieu a recargli la notizia,
dicendo: «Hanno portato le teste dei figli del re». Ieu rispose: «Mettetele
in due mucchi all'entrata della porta della città, fino a domattina». La
mattina dopo, egli uscì; e, fermatosi, disse a tutto il popolo: «Voi siete
giusti; ecco, io congiurai contro il mio signore, e l'uccisi; ma chi ha
ucciso tutti questi? Riconoscete dunque che non cade a terra neppure una
delle parole che il SIGNORE pronunziò contro la casa di Acab; il SIGNORE ha
fatto quello che predisse per mezzo del suo servo Elia». E Ieu fece morire
tutti quelli che erano rimasti della casa di Acab a Izreel, tutti i suoi
nobili, i suoi amici e i suoi consiglieri; non ne scampò neppure uno.
Poi si alzò e partì per andare a Samaria. Cammin facendo, giunto alla casa
di ritrovo dei pastori, Ieu s'imbattè nei fratelli di Acazia, re di Giuda, e
disse: «Chi siete voi?» Quelli risposero: «Siamo i fratelli di Acazia, e
scendiamo a salutare i figli del re e i figli della regina». Ieu disse ai
suoi: «Prendeteli vivi!» E quelli li presero vivi, e li sgozzarono presso la
cisterna della casa di ritrovo. Erano quarantadue, e non ne scampò neppure
uno. Ieu partì di là e trovò Ionadab, figlio di Recab, che gli veniva
incontro; lo salutò, e gli disse: «Il tuo cuore è leale verso il mio, come
il mio verso il tuo?» Ionadab rispose: «Lo è». «Se è così», disse Ieu,
«dammi la mano». Ionadab gli diede la mano; Ieu lo fece salire vicino a sé
sul carro, e gli disse: «Vieni con me, e vedrai il mio zelo per il SIGNORE!»
Così lo portò via nel suo carro. Giunto a Samaria, Ieu colpì tutti quelli
che rimanevano della casa di Acab a Samaria, finché l'ebbe distrutta,
secondo la parola che il SIGNORE aveva detta per mezzo di Elia.
Sterminio dei profeti di Baal
(1R 18:18-40; 19:16-18; De 13) Sl 92:10; Gr 48:10
Poi Ieu radunò tutto i popolo, e gli parlò così: «Acab ha servito un poco
Baal; Ieu lo servirà molto di più». Convocate presso di me tutti i profeti
di Baal, tutti i suoi servitori, tutti i suoi sacerdoti; non ne manchi
neppure uno! Poiché voglio fare un grande sacrificio a Baal; chi mancherà
non vivrà». Ma Ieu faceva questo con astuzia, per distruggere gli adoratori
di Baal. Disse: «Bandite una festa solenne in onore di Baal!» E la festa fu
bandita. Ieu inviò dei messaggeri per tutto Israele; e tutti gli adoratori
di Baal vennero, e neppure uno mancò; entrarono nel tempio di Baal, e il
tempio di Baal fu pieno da un capo all'altro. Ieu disse a colui che aveva in
custodia il vestiario: «Metti fuori i paramenti per tutti gli adoratori di
Baal». E quegli mise fuori i paramenti. Allora Ieu, con Ionadab, figlio di
Recab, entrò nel tempio di Baal, e disse agli adoratori di Baal: «Cercate
bene, e guardate che non ci sia qui con voi nessun servo del SIGNORE, ma ci
siano soltanto gli adoratori di Baal». Quelli entrarono per offrire
sacrifici e olocausti.
Or Ieu teneva appostati fuori dal tempio ottanta uomini, ai quali aveva
detto: «Colui che lascerà fuggire qualcuno degli uomini che io metto in
vostro potere, pagherà con la sua vita la vita di quello». Quando fu finita
l'offerta dell'olocausto, Ieu disse ai soldati e ai capitani: «Entrate,
uccideteli, e non ne esca neppure uno!» Essi li passarono a fil di spada;
poi, soldati e capitani ne buttarono là i cadaveri, e penetrarono
nell'edificio del tempio di Baal; portarono fuori le statue del tempio di
Baal, e le bruciarono; mandarono in frantumi la statua di Baal; demolirono
il tempio di Baal e ne fecero un immondezzaio che dura fino a oggi.
Idolatria e morte di Ieu
1S 15:18-23 (2R 17:21-23; Am 1:3-4)
Così Ieu estirpò Baal da Israele; tuttavia egli non si allontanò dai peccati
con i quali Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto peccare Israele; cioè
non abbandonò i vitelli d'oro che erano a Betel e a Dan. E Il SIGNORE disse
a Ieu: «Perché tu hai eseguito puntualmente ciò che è giusto ai miei occhi,
e hai fatto alla casa di Acab tutto quello che desideravo, i tuoi figli
sederanno sul trono d'Israele fino alla quarta generazione». Ma Ieu non si
preoccupò di seguire con tutto il cuore la legge del SIGNORE, Dio d'Israele;
non si allontanò dai peccati con i quali Geroboamo aveva fatto peccare
Israele. In quel tempo, il SIGNORE cominciò a diminuire il territorio
d'Israele; Azael difatti sconfisse gli Israeliti su tutta la loro frontiera:
dal Giordano, verso oriente, soggiogò tutto il paese di Galaad, i Gaditi, i
Rubeniti e i Manassiti, fino ad Aroer che sta presso la valle dell'Arnon,
vale a dire tutto il paese di Galaad e di Basan. Il resto delle azioni di
Ieu, tutto quello che fece e tutte le sue prodezze, si trova scritto nel
libro delle Cronache dei re d'Israele.
Poi Ieu si addormentò con i suoi padri, e lo seppellirono a Samaria. Ioacaz,
suo figlio, regnò al suo posto. Il tempo che Ieu regnò sopra Israele a
Samaria fu di ventott'anni.
CAPITOLO 11
Atalia, regina di Giuda
(2Cr 22:2-3; 10-12; 24:7) Es 2:2
Atalia, madre di Acazia, quando vide che suo figlio era morto, procedette a
sterminare tutta la discendenza reale. Ma Ioseba, figlia del re Ioram,
sorella di Acazia, prese Ioas, figlio di Acazia, dal gruppo dei figli del re
che stavano per essere uccisi, e lo nascose con la sua balia nella camera
dei letti; così sfuggì alle ricerche di Atalia e non fu messo a morte. Egli
rimase nascosto con Ioseba per sei anni nella casa del SIGNORE; intanto
Atalia regnava sul paese.
Ioas, re di Giuda
2Cr 23; Lu 19:38
Il settimo anno, Ieoiada mandò a chiamare i capitani delle guardie del corpo
dei soldati, e li fece venire nella casa del SIGNORE; stabilì un patto con
loro, li fece giurare nella casa del SIGNORE, e mostrò loro il figlio del
re. Poi diede loro questi ordini: «Ecco quello che farete: un terzo di
quelli tra voi che sono di servizio il giorno del sabato, starà di guardia
alla casa del re; un altro terzo starà alla porta di Sur, e un altro terzo
starà alla porta che è dietro la caserma dei soldati. Farete la guardia alla
casa, impedendo a tutti l'ingresso. E le altre due parti di voi, tutti
quelli cioè che non sono di servizio il giorno del sabato, staranno di
guardia alla casa del SIGNORE, intorno al re. Circonderete bene il re,
ognuno con le armi in pugno; e chiunque cercherà di penetrare nelle vostre
file, sia messo a morte; voi starete con il re, quando uscirà e quando
entrerà».
I capitani eseguirono tutti gli ordini dati dal sacerdote Ieoiada; ognuno di
essi prese i suoi uomini: quelli che entravano in servizio il giorno del
sabato e quelli che uscivano di servizio il giorno del sabato; e si recarono
dal sacerdote Ieoiada. Il sacerdote diede ai capitani le lance e gli scudi
che erano appartenuti al re Davide, e che stavano nella casa del SIGNORE. I
soldati, con le armi in pugno, presero posto all'angolo meridionale fino
all'angolo settentrionale della casa del SIGNORE fra l'altare e l'edificio,
in modo da proteggere il re da tutte le parti. Allora il sacerdote condusse
fuori il figlio del re, gli pose in testa il diadema e gli consegnò la
legge. E lo proclamarono re, lo unsero e, battendo le mani, esclamarono:
«Viva il re!»
Atalia udì il rumore dei soldati e del popolo, e andò verso il popolo nella
casa del SIGNORE. Guardò, e vide il re in piedi sul palco, secondo l'uso; i
capitani e i trombettieri erano accanto al re; tutto il popolo del paese era
in festa al suono delle trombe. Allora Atalia si stracciò le vesti, e gridò:
«Congiura! Congiura!» Ma il sacerdote Ieoiada diede i suoi ordini ai
capitani che comandavano l'esercito, e disse loro: «Fatela uscire dalle
file; e chiunque la seguirà sia ucciso con la spada!» Infatti il sacerdote
aveva detto: «Non sia uccisa nella casa del SIGNORE». Così quelli le fecero
largo, e lei giunse alla casa del re per la strada della porta dei cavalli;
e là fu uccisa.
Ieoiada stabilì il patto - fra il SIGNORE, il re e il popolo - per il quale
Israele doveva essere il popolo del SIGNORE; e stabilì pure il patto fra il
re e il popolo. Tutto il popolo del paese entrò nel tempio di Baal, e lo
demolì; fece a pezzi tutti i suoi altari e le sue sculture, e uccise davanti
agli altari Mattan, sacerdote di Baal. Poi, il sacerdote Ieoiada mise delle
guardie alla casa del SIGNORE; prese i capitani, le guardie del corpo, i
soldati e tutto il popolo del paese; e fecero scendere il re dalla casa del
SIGNORE. Giunsero alla casa del re per la strada della porta dei soldati. E
Ioas sedette sul trono dei re. Tutto il popolo del paese era in festa, e la
città rimase tranquilla, quando Atalia fu uccisa con la spada, nella casa
del re.
Ioas aveva sette anni quando cominciò a regnare.
2Cr 24:1-16; 1Cr 29:3-5, 14, 16
Il settimo anno di Ieu, Ioas cominciò a regnare, e regnò quarant'anni a
Gerusalemme. Sua madre si chiamava Sibia da Beer-Seba.
Ioas fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE per tutto il tempo in cui
fu consigliato dal sacerdote Ieoiada. Tuttavia, gli alti luoghi non
scomparvero; il popolo continuava a offrire sacrifici e incenso sugli alti
luoghi.
Ioas disse ai sacerdoti: «Tutto il denaro consacrato che sarà portato alla
casa del SIGNORE, vale a dire il denaro versato da ogni Israelita censito,
il denaro che paga per il suo riscatto personale secondo la stima fatta dal
sacerdote, tutto il denaro che qualunque persona decida di portare alla casa
del SIGNORE, i sacerdoti lo ricevano, ognuno dalle mani dei suoi conoscenti,
e se ne servano per fare i restauri alla casa, dovunque si troverà qualcosa
da restaurare». Ma fino al ventitreesimo anno del re Ioas i sacerdoti non
avevano ancora eseguito i restauri alla casa. Allora il re Ioas chiamò il
sacerdote Ieoiada e gli altri sacerdoti, e disse loro: «Perché non
restaurate quel che c'è da restaurare nella casa? Da ora in poi dunque non
ricevete più denaro dalle mani dei vostri conoscenti, ma lasciatelo per i
restauri della casa». I sacerdoti acconsentirono a non ricevere più denaro
dalle mani del popolo, e a non aver più l'incarico dei restauri della casa.
Il sacerdote Ieoiada prese una cassa, le fece un buco nel coperchio, e la
collocò presso l'altare, a destra, entrando nella casa del SIGNORE; e i
sacerdoti che custodivano la soglia vi mettevano tutto il denaro che era
portato alla casa del SIGNORE. Quando vedevano che c'era molto denaro nella
cassa, il segretario del re e il sommo sacerdote salivano a chiudere in
sacchetti e contare il denaro che si trovava nella casa del SIGNORE. Poi
consegnavano il denaro così pesato nelle mani dei funzionari preposti ai
lavori della casa del SIGNORE, i quali pagavano i falegnami e i costruttori
che lavoravano alla casa del SIGNORE, i muratori e gli scalpellini;
compravano il legname e le pietre da tagliare per restaurare la casa del
SIGNORE, e provvedevano a tutte le spese relative ai restauri della casa. Ma
con il denaro portato alla casa del SIGNORE non si fecero, per la casa del
SIGNORE, né coppe d'argento, né smoccolatoi, né bacinelle, né trombe, né
alcun altro utensile d'oro o d'argento; il denaro si dava a quelli che
facevano l'opera, ed essi lo impiegavano a restaurare la casa del SIGNORE. E
non si faceva render conto a quelli nelle cui mani si consegnava il denaro
per pagare chi eseguiva il lavoro; perché agivano con fedeltà. Il denaro dei
sacrifici per la colpa e quello dei sacrifici per il peccato non si portava
nella casa del SIGNORE; era per i sacerdoti.
Tributo pagato ad Azael re di Siria. Morte di Ioas
2Cr 24:17-27
In quel tempo Azael, re di Siria, salì a combattere contro Gat, e la
conquistò; poi si dispose a salire contro Gerusalemme. Allora Ioas, re di
Giuda, prese tutte le cose sacre che i suoi padri Giosafat, Ioram e Acazia,
re di Giuda, avevano consacrate, quelle che aveva consacrate egli stesso, e
tutto l'oro che si trovava nei tesori della casa del SIGNORE e del palazzo
del re, e mandò ogni cosa ad Azael, re di Siria, il quale si ritirò da
Gerusalemme.
Il rimanente delle azioni di Ioas e tutto quello che fece, si trova scritto
nel libro delle Cronache dei re di Giuda.
I servitori di Ioas si rivoltarono, fecero una congiura, e lo colpirono
nella casa di Millo, sulla discesa di Silla. Iozacar, figlio di Simeat, e
Iozabad, figlio di Somer, suoi servitori, lo colpirono, ed egli morì e fu
sepolto con i suoi padri nella città di Davide; e Amasia, suo figlio, regnò
al suo posto.
2R 8:11-13 (v.22-25; 1S 12:9-11)
Nel ventitreesimo anno di Ioas, figlio di Acazia, re di Giuda, Ioacaz,
figlio di Ieu, cominciò a regnare sopra Israele a Samaria. Regnò diciassette
anni.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, imitò i peccati con i quali
Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto peccare Israele, e non se ne
allontanò. L'ira del SIGNORE si accese contro gli Israeliti, ed egli li
diede nelle mani di Azael, re di Siria, e nelle mani di Ben-Adad, figlio di
Azael, per tutto quel tempo. Ma Ioacaz implorò il SIGNORE, e il SIGNORE lo
esaudì, perché vide l'oppressione sotto la quale il re di Siria teneva
Israele. Il SIGNORE diede un liberatore agli Israeliti, i quali riuscirono a
sottrarsi al potere dei Siri, in modo che i figli d'Israele poterono abitare
nelle loro tende, come prima. Ma non si allontanarono dai peccati con i
quali la casa di Geroboamo aveva fatto peccare Israele; e continuarono a
camminare per quella via; persino l'idolo di Astarte rimase in piedi a
Samaria. Di tutta la sua gente, a Ioacaz, il SIGNORE non aveva lasciato che
cinquanta cavalieri, dieci carri e diecimila fanti; perché il re di Siria li
aveva distrutti, e li aveva ridotti come la polvere che si calpesta.
Il resto delle azioni di Ioacaz, e tutto quello che fece, e tutte le sue
prodezze, sono scritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele.
Ioacaz si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto a Samaria; e Ioas, suo
figlio, regnò al suo posto.
Ioas, re d'Israele; morte di Eliseo
2R 14:8-16
Nel trentasettesimo anno di Ioas, re di Giuda, Ioas, figlio di Ioacaz,
cominciò a regnare sopra Israele a Samaria, e regnò sedici anni.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, e non si allontanò da
nessuno dei peccati con i quali Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto
peccare Israele, ma seguì la stessa strada.
Il resto delle azioni di Ioas, e tutto quello che fece, e il valore con il
quale combatté contro Amasia re di Giuda, sono scritte nel libro delle
Cronache dei re d'Israele.
Ioas si addormentò con i suoi padri, e Geroboamo salì sul trono di lui. E
Ioas fu sepolto a Samaria con i re d'Israele.
2Cr 20:20; Mt 27:50-53
Eliseo si ammalò di una malattia che doveva condurlo alla morte; e Ioas, re
d'Israele, scese a trovarlo, pianse su di lui, e disse: «Padre mio, padre
mio! Carro e cavalleria d'Israele!» Eliseo gli disse: «Prendi un arco e
delle frecce». E Ioas prese un arco e delle frecce. Eliseo disse al re
d'Israele: «Impugna l'arco». Egli impugnò l'arco; Eliseo posò le sue mani
sulle mani del re, poi gli disse: «Apri la finestra a oriente». E Ioas
l'aprì. Allora Eliseo disse: «Tira!» Egli tirò. Ed Eliseo disse: «Questa è
una freccia di vittoria da parte del SIGNORE: la freccia della vittoria
contro la Siria. Tu sconfiggerai i Siri ad Afec sino a sterminarli». Poi
disse: «Prendi le frecce». Ioas le prese, ed Eliseo disse al re d'Israele:
«Percuoti il suolo». Egli lo percosse tre volte poi si fermò. L'uomo di Dio
si adirò contro di lui, e disse: «Avresti dovuto percuoterlo cinque o sei
volte; allora tu avresti sconfitto i Siri fino a sterminarli; mentre adesso
non li sconfiggerai che tre volte». Eliseo morì, e fu sepolto.
L'anno seguente delle bande di Moabiti fecero una scorreria nel paese.
Mentre alcune persone stavano seppellendo un morto, scorsero una di quelle
bande, e gettarono la salma nella tomba di Eliseo. Appena toccò le ossa di
Eliseo, il morto risuscitò, e si alzò in piedi.
Azael, re di Siria, aveva oppresso gli Israeliti durante tutta la vita di
Ioacaz; ma il SIGNORE fece loro grazia, ne ebbe compassione e fu loro
favorevole a causa del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe; e
non li volle distruggere; e, fino a ora, non li ha respinti dalla sua
presenza. Azael, re di Siria, morì, e Ben-Adad, suo figlio, regnò al suo
posto. E Ioas, figlio di Ioacaz, riprese a Ben-Adad, figlio di Azael, le
città che Azael aveva conquistate in guerra a Ioacaz suo padre. Ioas lo
sconfisse tre volte e ricuperò così le città d'Israele.
2R 12:21 (2Cr 25; 26:1-2) Sl 75:5-8
Il secondo anno di Ioas, figlio di Ioacaz re d'Israele, cominciò a regnare
Amasia, figlio di Ioas, re di Giuda. Aveva venticinque anni quando cominciò
a regnare, e regnò ventinove anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava
Ioaddan, ed era di Gerusalemme.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE; non però come Davide suo
padre; fece interamente come aveva fatto Ioas suo padre. Tuttavia gli alti
luoghi non furono soppressi; il popolo continuava a offrire sacrifici e
incenso sugli alti luoghi. Non appena il potere reale fu assicurato nelle
sue mani, egli fece morire quei suoi servitori che avevano ucciso il re suo
padre; ma non fece morire i figli degli uccisori, secondo quanto è scritto
nel libro della legge di Mosè, dove il SIGNORE ha dato questo comandamento:
«Non si metteranno a morte i padri per colpa dei figli, né si metteranno a
morte i figli per colpa dei padri; ma ognuno sarà messo a morte per il
proprio peccato». Egli uccise diecimila Idumei nella valle del Sale; e in
questa guerra conquistò Sela e le diede il nome di Iocteel, che ha
conservato fino a oggi.
Allora Amasia inviò dei messaggeri a Ioas, figlio di Ioacaz, figlio di Ieu,
re d'Israele, per dirgli: «Vieni, affrontiamoci!» Ioas, re d'Israele, mandò
a dire ad Amasia, re di Giuda: «Il rovo del Libano mandò a dire al cedro del
Libano: "Da' tua figlia in sposa a mio figlio". E le bestie selvagge del
Libano passarono, e calpestarono il rovo. Tu hai sconfitto gli Idumei, e il
tuo cuore ti ha reso orgoglioso. Godi la tua gloria, e stattene a casa tua.
Perché impegnarti in una disgraziata impresa che porterebbe alla rovina te e
il regno di Giuda insieme a te?» Ma Amasia non gli volle dar retta. Così
Ioas, re d'Israele marciò contro Amasia; ed egli e Amasia, re di Giuda, si
trovarono faccia a faccia a Bet-Semes, nel territorio di Giuda. Giuda fu
sconfitto da Israele; gli uomini di Giuda fuggirono, ognuno alla sua tenda.
A Bet-Semes Ioas, re d'Israele, fece prigioniero Amasia, re di Giuda, figlio
di Ioas, figlio di Acazia. Poi venne a Gerusalemme, e fece una breccia di
quattrocento cubiti nelle mura di Gerusalemme, dalla porta di Efraim alla
porta dell'angolo. E prese tutto l'oro e l'argento e tutti i vasi che si
trovavano nella casa del SIGNORE e nei tesori del palazzo del re; prese
anche degli ostaggi, e se ne tornò a Samaria.
Il resto delle azioni compiute da Ioas, il suo valore, e come combatté
contro Amasia re di Giuda, sono cose scritte nel libro delle Cronache dei re
d'Israele.
Ioas si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto a Samaria con i re
d'Israele; e Geroboamo, suo figlio, regnò al suo posto.
Amasia, figlio di Ioas, re di Giuda, visse ancora quindici anni dopo la
morte di Ioas, figlio di Ioacaz, re d'Israele.
Il resto delle azioni di Amasia si trova scritto nel libro delle Cronache
dei re di Giuda.
Fu organizzata una congiura contro di lui a Gerusalemme; ed egli fuggì a
Lachis; ma lo fecero inseguire fino a Lachis, e là fu messo a morte. Da quel
luogo fu trasportato sopra cavalli, e quindi sepolto a Gerusalemme con i
suoi padri nella città di Davide. Tutto il popolo di Giuda prese Azaria, che
aveva allora sedici anni, e lo fece re al posto di Amasia suo padre. Egli
riconquistò Elat, la riscostruì e la annesse al regno di Giuda, dopo che il
re Amasia si fu addormentato con i suoi padri.
Geroboamo II, re d'Israele
Am 1-7; Gn 1-4; Os 1-3
Nel quindicesimo anno di Amasia, figlio di Ioas, re di Giuda, cominciò a
regnare a Samaria Geroboamo, figlio di Ioas, re d'Israele; e regnò quarantun
anni.
Egli fece quello che è male agli occhi del SIGNORE; non si allontanò da
nessuno dei peccati con i quali Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto
peccare Israele. Egli ristabilì i confini d'Israele dall'ingresso di Camat
al mare della pianura, come il SIGNORE, Dio d'Israele, aveva detto per mezzo
del suo servitore il profeta Giona, figlio di Amittai, che era di Gat-Efer.
Il SIGNORE aveva visto che l'afflizione d'Israele era amarissima, che
schiavi e liberi erano ridotti all'estremo, e che non c'era più nessuno che
soccorresse Israele. Il SIGNORE non aveva parlato ancora di cancellare il
nome d'Israele da sotto al cielo; quindi li salvò, per mezzo di Geroboamo,
figlio di Ioas.
Il resto delle azioni di Geroboamo, tutto quello che fece, il suo valore in
guerra, e come riconquistò a Israele Damasco e Camat che erano appartenute a
Giuda, si trova scritto nel libro delle Cronache dei re d'Israele. Geroboamo
si addormentò con i suoi padri, i re d'Israele; e Zaccaria, suo figlio,
regnò al suo posto.
CAPITOLO 15
Regno di Azaria, chiamato anche Uzzia, re di Giuda
2Cr 26 (Is 1:1; 6:1, ecc.) 2R 14:21-22
Il ventisettesimo anno di Geroboamo, re d'Israele, cominciò a regnare
Azaria, figlio di Amasia, re di Giuda. Aveva sedici anni quando cominciò a
regnare, e regnò cinquantadue anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava
Iecolia, ed era di Gerusalemme.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, proprio come aveva fatto
Amasia suo padre. Tuttavia, gli alti luoghi non furono soppressi; il popolo
continuava a offrire sacrifici e incenso sugli alti luoghi. Il SIGNORE colpì
il re, che fu lebbroso fino al giorno della sua morte e visse in una casa
appartata; e Iotam, figlio del re, dirigeva la casa reale e rendeva
giustizia al popolo del paese.
Il resto delle azioni di Azaria, e tutto quello che fece, è scritto nel
libro delle Cronache dei re di Giuda.
Azaria si addormentò con i suoi padri, e con i suoi padri lo seppellirono
nella città di Davide; e Iotam, suo figlio, regnò al suo posto.
Zaccaria, re d'Israele
2R 10:30; Am 7:9-11
Il trentottesimo anno di Azaria, re di Giuda, Zaccaria, figlio di Geroboamo,
cominciò a regnare sopra Israele a Samaria; e regnò sei mesi.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, come avevano fatto i suoi
padri; non si allontanò dai peccati con i quali Geroboamo, figlio di Nebat,
aveva fatto peccare Israele. E Sallum, figlio di Iabes, congiurò contro di
lui; lo colpì in presenza del popolo, l'uccise, e regnò al suo posto.
Il rimanente delle azioni di Zaccaria è scritto nel libro delle Cronache dei
re d'Israele.
Così si avverò la parola che il SIGNORE aveva detta a Ieu: «I tuoi figli
sederanno sul trono d'Israele fino alla quarta generazione». E così avvenne.
Sallum, Menaem, Pecachia, Peca, re d'Israele
1R 16:8-22; Gb 20:4-9; 1Cr 5:25-26; Os 10:3, 7, 15
Sallum, figlio di Iabes, cominciò a regnare l'anno trentanovesimo di Uzzia
re di Giuda, e regnò un mese a Samaria. E Menaem, figlio di Gadi, salì da
Tirsa e venne a Samaria; colpì in Samaria Sallum, figlio di Iabes, lo
uccise, e regnò al suo posto.
Il rimanente delle azioni di Sallum, e la congiura che egli organizzò, sono
cose scritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele.
Allora Menaem, partito da Tirsa, colpì Tifsa, tutto quello che vi si
trovava, e il suo territorio; la colpì, perché essa non gli aveva aperto le
sue porte; e fece sventrare tutte le donne incinte che vi si trovavano.
L'anno trentanovesimo del regno di Azaria, re di Giuda, Menaem, figlio di
Gadi, cominciò a regnare sopra Israele; e regnò dieci anni a Samaria.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE; non si allontanò dai
peccati con i quali Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto peccare Israele.
Ai suoi tempi Pul, re d'Assiria, invase il paese; e Menaem diede a Pul mille
talenti d'argento affinché gli desse man forte per assicurare nelle sue mani
il potere reale. Menaem fece pagare quel denaro a Israele, a tutti quelli
che erano molto ricchi, per darlo al re d'Assiria; li tassò in ragione di
cinquanta sicli d'argento a testa. Così il re d'Assiria se ne andò via, e
non si fermò nel paese.
Il rimanente delle azioni di Menaem, e tutto quello che fece, è scritto nel
libro delle Cronache dei re d'Israele. Menaem si addormentò con i suoi
padri, e Pecachia, suo figlio, regnò al suo posto.
Il cinquantesimo anno di Azaria, re di Giuda, Pecachia, figlio di Menaem,
cominciò a regnare sopra Israele a Samaria, e regnò due anni.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE; non si allontanò dai
peccati con i quali Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto peccare Israele.
Peca, figlio di Remalia, suo capitano, congiurò contro di lui, e lo colpì a
Samaria, e con lui Argob e Arec, nella torre del palazzo reale. Aveva con sé
cinquanta uomini di Galaad; uccise Pecachia, e regnò al suo posto.
Il rimanente delle azioni di Pecachia, tutto quello che fece, è scritto nel
libro delle Cronache dei re d'Israele.
Il cinquantaduesimo anno di Azaria, re di Giuda, Peca, figlio di Remalia,
cominciò a regnare su Israele a Samaria, e regnò vent'anni.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE; non si allontanò dai
peccati con i quali Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto peccare Israele.
Al tempo di Peca, re d'Israele, venne Tiglat-Pileser, re di Assiria, e prese
Iion, Abel-Bet-Maaca, Ianoa, Chedes, Asor, Galaad, la Galilea, tutto il
paese di Neftali, e ne deportò gli abitanti in Assiria. Osea, figlio di Ela,
organizzò una congiura contro Peca, figlio di Remalia; lo colpì, lo uccise,
e regnò al suo posto, l'anno ventesimo del regno di Iotam, figlio di Uzzia.
Il rimanente delle azioni di Peca, tutto quello che fece, è scritto nel
libro delle Cronache dei re d'Israele.
Iotam, re di Giuda
2R 15:7; 2Cr 27; Mi 1:1
L'anno secondo del regno di Peca, figlio di Remalia, re d'Israele, cominciò
a regnare Iotam, figlio di Uzzia, re di Giuda. Aveva venticinque anni quando
cominciò a regnare, e regnò sedici anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava
Ierusa, figlia di Sadoc.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, interamente come aveva
fatto Uzzia suo padre. Tuttavia, gli alti luoghi non furono soppressi; il
popolo continuava a offrire sacrifici e incenso sugli alti luoghi. Iotam
costruì la porta superiore della casa del SIGNORE.
Il rimanente delle azioni di Iotam, tutto quello che fece, è scritto nel
libro delle Cronache dei re di Giuda.
In quel tempo il SIGNORE cominciò a mandare contro Giuda Resin, re di Siria,
e Peca, figlio di Remalia.
Iotam si addormentò con i suoi padri, e con i suoi padri fu sepolto nella
città di Davide, suo padre. E Acaz, suo figlio, regnò al suo posto.
2Cr 28 (Is 7:1-10:4) Ec 3:16-17
L'anno diciassettesimo di Peca, figlio di Remalia, cominciò a regnare Acaz,
figlio di Iotam, re di Giuda.
Acaz aveva vent'anni quando cominciò a regnare, e regnò sedici anni a
Gerusalemme.
Egli non fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, suo Dio, come aveva
fatto Davide suo padre; ma seguì l'esempio dei re d'Israele, e fece passare
per il fuoco persino suo figlio, seguendo le pratiche abominevoli delle
genti che il SIGNORE aveva cacciate davanti ai figli d'Israele; offriva
sacrifici e incenso sugli alti luoghi, sulle colline, e sotto ogni albero
verdeggiante.
Allora Resin, re di Siria, e Peca, figlio di Remalia, re d'Israele,
marciarono contro Gerusalemme per assalirla; e vi assediarono Acaz, ma non
riuscirono a vincerlo. In quel tempo, la Siria riconquistò Elat. Resin, re
di Siria, scacciò i Giudei da Elat, e i Siri entrarono a Elat, dove sono
rimasti fino a oggi.
Acaz inviò dei messaggeri a Tiglat-Pileser, re degli Assiri, per dirgli: «Io
sono tuo servo e tuo figlio; sali qua e liberami dalle mani del re di Siria
e dalle mani del re d'Israele, che hanno marciato contro di me». Acaz prese
l'argento e l'oro che si poté trovare nella casa del SIGNORE e nei tesori
del palazzo reale, e li mandò in dono al re degli Assiri. Il re d'Assiria
gli diede ascolto; marciò contro Damasco, la prese, ne deportò gli abitanti
a Chir, e uccise Resin.
Allora il re Acaz andò a Damasco, incontro a Tiglat-Pileser, re d'Assiria; e
dopo aver visto l'altare che era a Damasco, il re Acaz mandò al sacerdote
Uria il disegno e il modello di quell'altare, in tutti i suoi particolari.
Il sacerdote Uria costruì un altare, esattamente secondo il modello che il
re Acaz gli aveva mandato da Damasco; e il sacerdote Uria lo costruì prima
del ritorno del re Acaz da Damasco. Al suo ritorno da Damasco, il re vide
l'altare, si avvicinò, vi salì, vi fece bruciare sopra il suo olocausto e la
sua offerta, vi versò la sua libazione, e vi sparse il sangue dei suoi
sacrifici di riconoscenza. L'altare di bronzo, che era davanti al SIGNORE -
perché non fosse fra il nuovo altare e la casa del SIGNORE - lo pose di
fianco al nuovo altare, verso settentrione. Il re Acaz diede quest'ordine al
sacerdote Uria: «Fa' bruciare sull'altare grande l'olocausto del mattino e
l'offerta della sera, l'olocausto del re e la sua oblazione, gli olocausti
di tutto il popolo del paese e le sue oblazioni; versaci le loro libazioni,
e spandivi tutto il sangue degli olocausti e tutto il sangue dei sacrifici;
ma quanto all'altare di bronzo deciderò io». Il sacerdote Uria fece tutto
quello che il re Acaz gli aveva comandato. Il re Acaz spezzò anche i
riquadri delle basi, e ne tolse le conche che c'erano sopra; fece togliere
il mare di bronzo da sopra i buoi di bronzo che servivano da sostegno, e lo
posò sopra un pavimento di pietra. Fece anche togliere dalla casa del
SIGNORE, a causa del re d'Assiria, il portico del sabato che era stato
costruito nella casa, e l'ingresso esterno riservato al re. Il rimanente
delle azioni compiute da Acaz è scritto nel libro delle Cronache dei re di
Giuda.
Acaz si addormentò con i suoi padri, e con i suoi padri fu sepolto nella
città di Davide. Suo figlio, Ezechia, gli succedette nel regno.
CAPITOLO 17
Osea, ultimo re d'Israele; cause della deportazione del popolo israelita
2R 18:9-12; 2Cr 30:6-11; Os 8:7, 9; 9:3
Il dodicesimo anno di Acaz, re di Giuda, Osea, figlio di Ela, cominciò a
regnare su Israele a Samaria, e regnò nove anni.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE; non però come gli altri re
d'Israele che l'avevano preceduto.
Salmaneser, re d'Assiria, marciò contro di lui; e Osea fu sottomesso a lui e
gli pagò un tributo. Poi il re d'Assiria scoprì una congiura organizzata da
Osea, il quale aveva inviato dei messaggeri a So, re d'Egitto, e non pagava
più il consueto tributo annuale al re d'Assiria; perciò il re d'Assiria lo
fece imprigionare e mettere in catene. Dopo, il re d'Assiria invase tutto il
paese, marciò contro Samaria, e l'assediò per tre anni. Nel nono anno di
Osea il re d'Assiria prese Samaria; deportò gli Israeliti in Assiria, e li
collocò in Ala e sull'Abor, fiume di Gozan, e nelle città dei Medi.
(De 12:29-32; 18:9-14)(De 4:23-28; 29:16, ecc.) Mt 7:26-27; Eb 6:7-8
Questo avvenne perché i figli d'Israele avevano peccato contro il SIGNORE
loro Dio, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, sottraendoli al
potere del faraone, re d'Egitto; e avevano adorato altri dèi; essi avevano
imitato i costumi delle nazioni che il SIGNORE aveva cacciate davanti a
loro, e quelli che i re d'Israele avevano introdotti. I figli d'Israele
avevano fatto, in segreto, contro il SIGNORE, loro Dio, delle cose non
giuste; si erano costruiti degli alti luoghi in tutte le loro città, dalle
torri dei guardiani alle città fortificate; avevano eretto colonne e idoli
sopra ogni colle elevato e sotto ogni albero verdeggiante; e là, su tutti
gli alti luoghi, avevano offerto incenso, come le nazioni che il SIGNORE
aveva cacciate davanti a loro; avevano commesso azioni malvagie, provocando
l'ira del SIGNORE; e avevano servito gli idoli, mentre il SIGNORE aveva loro
detto: «Non fate una cosa simile!» Eppure il SIGNORE aveva avvertito Israele
e Giuda per mezzo di tutti i profeti e di tutti i veggenti, dicendo:
«Convertitevi dalle vostre vie malvagie, e osservate i miei comandamenti e i
miei precetti, seguendo in tutto la legge che io prescrissi ai vostri padri,
e che ho mandata a voi per mezzo dei miei servi, i profeti». Ma essi non
vollero dargli ascolto, e irrigidirono il collo, come avevano fatto i loro
padri, i quali non ebbero fede nel SIGNORE, nel loro Dio, e rifiutarono le
sue leggi e il patto che egli aveva stabilito con i loro padri, e gli
avvertimenti che egli aveva dato loro; andarono dietro a cose vane,
diventando vani essi stessi; e andarono dietro alle nazioni circostanti, che
il SIGNORE aveva loro proibito d'imitare; e abbandonarono tutti i
comandamenti del SIGNORE, loro Dio; si fecero due vitelli di metallo fuso,
si fabbricarono degli idoli d'Astarte, adorarono tutto l'esercito del cielo,
servirono Baal; fecero passare per il fuoco i loro figli e le loro figlie,
si applicarono alla divinazione e agli incantesimi, e si diedero a fare ciò
che è male agli occhi del SIGNORE, provocandone lo sdegno. Perciò il SIGNORE
si adirò fortemente contro Israele, e lo allontanò dalla sua presenza; non
rimase altro che la sola tribù di Giuda. E neppure Giuda osservò i
comandamenti del SIGNORE, suo Dio, ma seguì i costumi stabiliti da Israele.
Il SIGNORE respinse tutto il popolo d'Israele, lo umiliò, e l'abbandonò ai
predoni, finché lo cacciò via dalla sua presenza. Infatti, quando egli ebbe
strappato Israele dalla casa di Davide e quelli ebbero proclamato re
Geroboamo, figlio di Nebat, Geroboamo distolse Israele dal seguire il
SIGNORE e li fece peccare gravemente. I figli d'Israele si abbandonarono a
tutti i peccati che Geroboamo aveva commessi, e non se ne allontanarono,
finché il SIGNORE mandò via Israele dalla sua presenza, come aveva predetto
per bocca di tutti i profeti suoi servi; e Israele fu deportato dal suo
paese in Assiria, dov'è rimasto fino a oggi.
Origine dei Samaritani
Ed 4; Gv 4
Il re d'Assiria fece venire gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Camat e
da Sefarvaim, e le stabilì nelle città della Samaria al posto dei figli
d'Israele; e quelle presero possesso della Samaria, e abitarono nelle sue
città. Quando cominciarono a risiedervi, non temevano il SIGNORE; e il
SIGNORE mandò contro di loro dei leoni, che facevano strage fra di loro.
Allora dissero al re d'Assiria: «Le genti che tu hai trasportate e stabilite
nelle città della Samaria non conoscono il modo di servire il Dio del paese;
perciò questi ha mandato contro di loro dei leoni, che ne fanno strage,
perché non conoscono il modo di servire il Dio del paese». Allora il re
d'Assiria diede quest'ordine: «Fate tornare laggiù uno dei sacerdoti che
avete deportato di là; vada a stabilirsi in quel luogo, e insegni loro il
modo di servire il Dio del paese». Così uno dei sacerdoti che erano stati
deportati dalla Samaria venne a stabilirsi a Betel, e insegnò loro come
dovevano temere il SIGNORE. Tuttavia ogni popolazione si fece i propri dèi
nelle città dove abitava, e li mise nei templi degli alti luoghi che i
Samaritani avevano costruiti. Quelli provenienti da Babilonia fecero
Succot-Benot; quelli provenienti da Cuta fecero Nergal; quelli provenienti
da Camat fecero Asima; quelli provenienti da Avva fecero Nibaz e Tartac; e
quelli provenienti da Sefarvaim bruciavano i loro figli in onore di
Adrammelec, e di Anammelec, divinità di Sefarvaim. Temevano anche il
SIGNORE; e si fecero dei sacerdoti per gli alti luoghi scegliendoli tra di
loro, i quali offrivano per loro dei sacrifici nei templi degli alti luoghi.
Così temevano il SIGNORE, e servivano al tempo stesso i loro dèi, secondo le
usanze delle regioni da cui erano stati deportati in Samaria.
Anche oggi essi continuano a seguire le loro antiche abitudini: non temono
il SIGNORE, e non si conformano né alle loro leggi e ai loro precetti, né
alla legge e ai comandamenti che il SIGNORE prescrisse ai figli di Giacobbe,
da lui chiamato Israele, con i quali il SIGNORE aveva stabilito un patto,
dando loro quest'ordine: «Non temete altri dèi, non vi prostrate davanti a
loro, non li servite, né offrite loro sacrifici; ma temete il SIGNORE, che
vi fece uscire dal paese d'Egitto con gran potenza e con il suo braccio
disteso, davanti a lui prostratevi e a lui offrite sacrifici. Abbiate cura
di mettere sempre in pratica i precetti, le regole, la legge e i
comandamenti che egli scrisse per voi; e non temete altri dèi. Non
dimenticate il patto che io stabilii con voi, e non temete altri dèi; ma
temete il SIGNORE, il vostro Dio, ed egli vi libererà dalle mani di tutti i
vostri nemici». Ma quelli non ubbidirono, e continuarono invece a seguire le
loro antiche abitudini. Così quelle genti temevano il SIGNORE, e allo stesso
tempo servivano i loro idoli; e i loro figli e i figli dei loro figli hanno
continuato fino a questo giorno a fare quello che avevano fatto i loro
padri.
Gli ultimi re di Giuda, da Ezechia fino alla deportazione in Babilonia
18:1-25:30 (2Cr 29-36)(Gr 3:8-10; Am 2:4-5; So 3:1-4)
2R 16:20; 2Cr 29-31; Sl 119:1-3
Il terzo anno di Osea, figlio d'Ela, re d'Israele, cominciò a regnare
Ezechia, figlio di Acaz, re di Giuda. Aveva venticinque anni quando cominciò
a regnare, e regnò ventinove anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abi,
figlia di Zaccaria.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, proprio come aveva fatto
Davide suo padre. Soppresse gli alti luoghi, frantumò le statue, abbatté
l'idolo d'Astarte, e fece a pezzi il serpente di rame che Mosè aveva fatto;
perché fino a quel tempo i figli d'Israele gli avevano offerto incenso; lo
chiamò Neustan. Egli mise la sua fiducia nel SIGNORE, Dio d'Israele; e fra
tutti i re di Giuda che vennero dopo di lui o che lo precedettero, non ve ne
fu nessuno simile a lui. Si tenne unito al SIGNORE, non cessò di seguirlo, e
osservò i comandamenti che il SIGNORE aveva dati a Mosè. Il SIGNORE fu con
Ezechia, che riusciva in tutte le sue imprese. Si ribellò al re d'Assiria, e
non gli fu più sottomesso; sconfisse i Filistei fino a Gaza, e ne devastò il
territorio, dalle torri dei guardiani alle città fortificate.
2R 17:1-23
Il quarto anno del re Ezechia, che era il settimo anno di Osea, figlio d'Ela
re d'Israele, Salmaneser, re d'Assiria, marciò contro Samaria e l'assediò.
Dopo tre anni, la conquistò; il sesto anno di Ezechia, che era il nono anno
di Osea, re d'Israele, Samaria fu presa. Il re d'Assiria trasportò gli
Israeliti in Assiria, e li collocò in Ala e sull'Abor, fiume di Gozan, e
nelle città dei Medi. Infatti non avevano ubbidito alla voce del SIGNORE,
loro Dio, e avevano trasgredito il suo patto, cioè tutto quello che Mosè,
servo del SIGNORE, aveva comandato; essi non l'avevano ascoltato, né messo
in pratica.
Invasione degli Assiri
2Cr 32:1-8 (Is 7:17-25; 10:5-7, 28-32; Mi 1:8, ecc.)
Il quattordicesimo anno del re Ezechia, Sennacherib, re d'Assiria, marciò
contro tutte le città fortificate di Giuda, e le conquistò. Ezechia, re di
Giuda, mandò a dire al re d'Assiria a Lachis: «Ho sbagliato; ritìrati, e io
mi sottometterò a tutto quello che m'imporrai». Il re d'Assiria impose a
Ezechia, re di Giuda, trecento talenti d'argento e trenta talenti d'oro.
Ezechia diede tutto l'argento che si trovava nella casa del SIGNORE, e nei
tesori del palazzo del re. Fu allora che Ezechia, re di Giuda, staccò dalle
porte del tempio del SIGNORE e dagli stipiti le lame d'oro di cui egli
stesso li aveva ricoperti, e le diede al re d'Assiria.
(Is 36; 2Cr 32:9-19) Sl 22:8-12; Mt 27:43
Il re d'Assiria, da Lachis, mandò a Ezechia a Gerusalemme, Tartan, Rabsaris
e Rabsaché con un grande esercito. Essi salirono e giunsero a Gerusalemme.
Quando arrivarono, si fermarono presso l'acquedotto dello stagno superiore,
che è sulla strada del campo del lavandaio. Chiamarono il re; ed Eliachim,
figlio di Chilchia, sovrintendente del palazzo, andò da loro con Sebna, il
segretario, e con Ioa, figlio di Asaf, l'archivista.
Rabsaché disse loro: «Andate a dire a Ezechia: "Così parla il gran re, il re
d'Assiria: Che fiducia è questa che tu hai? Tu dici che, per fare la guerra,
consiglio e forza sono soltanto parole; ma in chi metti la tua fiducia per
osare di ribellarti a me? Ora ecco, tu confidi nell'Egitto, in quel sostegno
di canna rotta, che penetra nella mano di chi vi si appoggia e gliela fora;
così è il faraone, re d'Egitto, per tutti quelli che confidano in lui. Forse
mi direte: Noi confidiamo nel SIGNORE, nel nostro Dio. Ma non è forse quello
stesso di cui Ezechia ha soppresso gli alti luoghi e gli altari, dicendo a
Giuda e a Gerusalemme: Voi adorerete davanti a questo altare a Gerusalemme?
Ora, fa' una scommessa con il mio signore, il re d'Assiria: Io ti darò
duemila cavalli, se tu puoi fornire altrettanti cavalieri da cavalcarli.
Come potresti tu far voltare le spalle a un solo ufficiale, uno dei minimi
servitori del mio signore? Ma tu confidi nell'Egitto, per avere carri e
cavalieri. Adesso sono forse salito senza il volere del SIGNORE contro
questo luogo per distruggerlo? Il SIGNORE mi ha detto: Sali contro questo
paese e distruggilo"».
Allora Eliachim, figlio di Chilchia, Sebna e Ioa dissero a Rabsaché: «Ti
prego, parla ai tuoi servi in aramaico, perché noi lo capiamo; non parlarci
in lingua giudaica poiché il popolo che sta sulle mura ascolta». Ma Rabsaché
rispose loro: «Il mio signore mi ha forse mandato a dir queste parole al tuo
signore e a te solamente? Non mi ha forse mandato a dirle a questi uomini
che stanno sulle mura e che presto saranno ridotti a mangiare i loro
escrementi e a bere la loro urina con voi?» Allora Rabsaché, stando in
piedi, gridò ad alta voce, e disse in lingua giudaica: «Udite la parola del
gran re, del re d'Assiria! Così parla il re: Non v'inganni Ezechia; poiché
egli non potrà liberarvi dalle mie mani; né vi faccia Ezechia riporre la
vostra fiducia nel SIGNORE, dicendo: "Il SIGNORE ci libererà di certo,
questa città non sarà data nelle mani del re d'Assiria". Non date retta a
Ezechia, perché così dice il re d'Assiria: Fate la pace con me e arrendetevi
a me, e ognuno di voi mangerà il frutto della sua vite e del suo fico, e
berrà l'acqua della sua cisterna, finché io venga e vi conduca in un paese
simile al vostro: paese ricco di grano e di vino, paese di pane e di vigne,
d'ulivi e di miele; e voi vivrete, e non morrete. Non date dunque ascolto a
Ezechia, quando cerca d'ingannarvi dicendo: "Il SIGNORE ci libererà".
Qualcuno degli dèi delle nazioni ha forse liberato il suo paese dalle mani
del re d'Assiria? Dove sono gli dèi di Camat e di Arpad? Dove sono gli dèi
di Sefarvaim, di Ena e d'Ivva? Hanno forse liberato Samaria dalla mia mano?
Fra tutti gli dèi di quei paesi quali sono quelli che hanno liberato il loro
paese dalla mia mano? Il SIGNORE potrà forse liberare Gerusalemme dalla mia
mano?»
Il popolo tacque, e non gli rispose nulla; poiché il re aveva dato
quest'ordine: «Non gli rispondete!» Allora Eliachim, figlio di Chilchia,
sovrintendente del palazzo, Sebna, il segretario, e Ioa, figlio di Asaf,
l'archivista, andarono da Ezechia con le vesti stracciate, e gli riferirono
le parole di Rabsaché.
CAPITOLO 19
Gerusalemme salvata; l'esercito di Sennacherib distrutto
(2Cr 32:20-23; Is 10:8, ecc. 37)(Sl 75; 76; 94) 2Cr 20:20; Sl 124
Quando il re Ezechia ebbe udito questo, si stracciò le vesti, si coprì di un
sacco, ed entrò nella casa del SIGNORE. Mandò Eliachim, sovrintendente del
palazzo, Sebna, il segretario, e i sacerdoti più anziani, coperti di sacchi,
dal profeta Isaia, figlio di Amots. Essi gli dissero: «Così parla Ezechia:
Oggi è giorno d'angoscia, di castigo e di disonore; poiché i figli stanno
per uscire dal grembo materno, però manca la forza per partorirli. Forse il
SIGNORE, il tuo Dio, ha udito tutte le parole di Rabsaché, che il re
d'Assiria, suo signore, ha mandato per insultare il Dio vivente; e forse, il
SIGNORE, tuo Dio, lo punirà per le parole che ha udite. Rivolgigli dunque
una preghiera in favore del resto del popolo che rimane ancora».
I servi del re Ezechia andarono dunque da Isaia. E Isaia disse loro: «Così
direte al vostro signore: "Così dice il SIGNORE: Non temere per le parole
che hai udite, con le quali i servi del re d'Assiria mi hanno insultato.
Ecco, io metterò in lui uno spirito tale che, all'udire una certa notizia,
egli tornerà nel suo paese; e io lo farò morire di spada nel suo paese"».
Rabsaché tornò dal re d'Assiria, e lo trovò che assediava Libna; poiché
aveva saputo che il suo signore era partito da Lachis. Il re ricevette
questa notizia concernente Tiraca, re d'Etiopia: «Egli si è mosso per farti
guerra». Perciò inviò di nuovo dei messaggeri a Ezechia, con questo
messaggio: «Dite così a Ezechia, re di Giuda: Il tuo Dio, nel quale confidi,
non t'inganni dicendo: "Gerusalemme non sarà data nelle mani del re
d'Assiria". Ecco, tu hai udito quello che i re d'Assiria hanno fatto a tutti
i paesi, come li hanno distrutti; e riusciresti a scampare? Gli dèi delle
nazioni che i miei padri distrussero, gli dèi di Gozan, di Caran, di Resef,
dei figli di Eden che erano a Telassar, riuscirono forse a liberarle? Dove
sono il re di Camat, il re di Arpad, e il re della città di Sefarvaim, di
Ena e d'Ivva?»
Ezechia prese la lettera dalle mani dei messaggeri e la lesse; poi salì alla
casa del SIGNORE, e la spiegò davanti al SIGNORE. Ezechia pregò davanti al
SIGNORE dicendo: «SIGNORE, Dio d'Israele, che siedi sopra i cherubini, tu
solo sei il Dio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la
terra. SIGNORE, porgi l'orecchio, e ascolta! SIGNORE, apri gli occhi, e
guarda! Ascolta le parole che Sennacherib ha mandate per insultare il Dio
vivente! È vero, SIGNORE; i re d'Assiria hanno devastato le nazioni e i loro
paesi, e hanno dato alle fiamme i loro dèi; perché quelli non erano dèi;
erano opera di mano d'uomo: legno e pietra; li hanno distrutti. Ma ora,
SIGNORE nostro Dio, salvaci, te ne supplico, dalla sua mano, affinché tutti
i regni della terra riconoscano che tu solo, SIGNORE, sei Dio!»
Allora Isaia, figlio di Amots, mandò a dire a Ezechia: «Così dice il
SIGNORE, Dio d'Israele: Ho udito la preghiera che mi hai rivolta riguardo a
Sennacherib, re d'Assiria. Questa è la parola che il SIGNORE ha pronunziata
contro di lui:
"La vergine figlia di Sion
ti disprezza, si fa beffe di te;
la figlia di Gerusalemme
scrolla il capo dietro a te.
Chi hai insultato e oltraggiato?
Contro chi hai alzato la voce
e levati in alto gli occhi?
Contro il Santo d'Israele!
Per bocca dei tuoi messaggeri tu hai insultato il Signore,
e hai detto:
«Con la moltitudine dei miei carri
io sono salito in cima alle montagne,
sui fianchi del Libano;
io abbatterò i suoi cedri più alti
e i suoi cipressi più belli;
arriverò al suo più remoto nascondiglio,
alla sua magnifica foresta.
Io, io ho scavato e ho bevuto delle acque straniere;
con la pianta dei miei piedi prosciugherò
tutti i fiumi d'Egitto».
«"Non l'hai udito? Da lungo tempo ho preparato questo;
dai tempi antichi ne ho ideato il progetto;
e ora ho fatto in modo che si compia:
che tu riduca città forti in monti di rovine.
I loro abitanti, privi di forza, sono spaventati e confusi;
son come l'erba dei campi, come la tenera verdura,
come l'erbetta di tetti,
come grano riarso prima che metta la spiga.
Ma, io so quando ti siedi,
quando esci, quando entri
e quando t'infuri contro di me.
Poiché ti sei infuriato contro di me,
e perché la tua insolenza è salita alle mie orecchie,
io ti metterò il mio anello al naso, il mio morso in bocca,
e ti farò tornare per la via da cui sei venuto."
E questo, Ezechia, ti servirà di segno: quest'anno si mangerà il frutto del
grano caduto; il secondo anno, quello che crescerà da sé; ma il terzo anno
seminerete e mieterete; pianterete vigne e ne mangerete il frutto. E il
rimanente della casa di Giuda che sarà scampato, metterà ancora radici in
basso e porterà frutto in alto. Poiché da Gerusalemme ci sarà un residuo, e
usciranno degli scampati dal monte Sion. Lo zelo ardente del SIGNORE degli
eserciti farà questo.
Perciò così parla il SIGNORE riguardo al re d'Assiria:
Egli non entrerà in questa città,
e non vi lancerà freccia;
non l'assalirà con scudi,
e non alzerà trincee contro di essa.
Egli se ne tornerà per la via da cui è venuto,
e non entrerà in questa città, dice il SIGNORE.
Io proteggerò questa città per salvarla,
per amor di me stesso e per amor di Davide, mio servo».
Quella stessa notte l'angelo del SIGNORE uscì e colpì nell'accampamento
degli Assiri centottantacinquemila uomini; e quando la gente si alzò la
mattina, erano tutti cadaveri.
Allora Sennacherib re d'Assiria tolse l'accampamento, partì e se ne tornò a
Ninive, dove rimase. Mentre egli stava adorando nella casa del suo dio
Nisroc, i suoi figli Adrammelec e Sareser lo uccisero a colpi di spada, e si
rifugiarono nel paese di Ararat. Suo figlio Esaraddon gli succedette nel
regno.
CAPITOLO 20
Malattia e guarigione di Ezechia
(2Cr 32:24; Is 38) Sl 30:2, ecc.
In quel tempo Ezechia si ammalò di una malattia che doveva condurlo alla
morte. Il profeta Isaia, figlio di Amots, andò da lui, e gli disse: «Così
parla il SIGNORE: Dà i tuoi ordini alla tua casa; perché tu morirai; non
guarirai».
Allora Ezechia voltò la faccia verso il muro e pregò il SIGNORE, dicendo:
«SIGNORE ricòrdati, ti prego, che ho camminato davanti a te con fedeltà e
con cuore integro, e che ho fatto ciò che è bene ai tuoi occhi». Ezechia
scoppiò in un gran pianto.
Isaia non era ancora giunto al centro della città, quando la parola del
SIGNORE gli fu rivolta in questi termini: «Torna indietro, e di' a Ezechia,
principe del mio popolo: "Così parla il SIGNORE, Dio di Davide tuo padre: Ho
udito la tua preghiera, ho visto le tue lacrime; ecco, io ti guarisco; fra
tre giorni salirai alla casa del SIGNORE. Aggiungerò alla tua vita quindici
anni, libererò te e questa città dalle mani del re di Assiria, e proteggerò
questa città per amor di me stesso, e per amor di Davide mio servo"».
Isaia disse: «Prendete un impiastro di fichi secchi!» Lo presero, e lo
misero sull'ulcera, e il re guarì.
Ezechia aveva detto a Isaia: «Da quale segno riconoscerò che il SIGNORE mi
guarirà e che fra tre giorni salirò alla casa del SIGNORE?» E Isaia gli
aveva risposto: «Eccoti da parte del SIGNORE il segno, da cui riconoscerai
che il SIGNORE adempirà la parola che ha pronunziata: Vuoi tu che l'ombra si
allunghi per dieci gradini ovvero retroceda di dieci gradini?» Ezechia
rispose: «È facile che l'ombra s'allunghi per dieci gradini. No! L'ombra
retroceda piuttosto di dieci gradini!» Il profeta Isaia invocò il SIGNORE,
il quale fece retrocedere l'ombra di dieci gradini sui gradini di Acaz, sui
quali era discesa.
Arrivo di un'ambasciata da Babilonia
(Is 39; 2Cr 32:25-33) 1Co 4:7; 10:12
In quel tempo, Berodac-Baladan, figlio di Baladan, re di Babilonia, mandò
una lettera e un dono a Ezechia, perché aveva sentito che Ezechia era stato
ammalato. Ezechia diede udienza agli ambasciatori, e mostrò loro le stanze
dov'erano tutte le sue cose preziose, l'argento, l'oro, gli aromi, gli oli
finissimi, il suo arsenale, e tutto quello che si trovava nei suoi
magazzini; non vi fu cosa, nel suo palazzo e in tutti i suoi domini, che
Ezechia non mostrasse loro.
Allora il profeta Isaia andò dal re Ezechia, e gli disse: «Che hanno detto
quegli uomini? Da dove sono venuti?» Ezechia rispose: «Sono venuti da un
paese lontano, da Babilonia». Isaia disse: «Che hanno visto in casa tua?»
Ezechia rispose: «Hanno visto tutto quello che c'è in casa mia; non c'è
nulla nei miei tesori, che io non abbia mostrato loro». Allora Isaia disse a
Ezechia: «Ascolta la parola del SIGNORE: Ecco, verranno giorni in cui tutto
quello che c'è in casa tua e tutto quello che i tuoi padri hanno accumulato
fino a oggi sarà trasportato a Babilonia e non ne rimarrà nulla, dice il
SIGNORE. Saranno presi anche alcuni dei tuoi figli, generati da te, per
farne degli eunuchi nel palazzo del re di Babilonia». Ezechia rispose a
Isaia: «La parola del SIGNORE che tu hai pronunziata, è buona». Poi
aggiunse: «Sì, se almeno vi sarà pace e sicurezza durante la mia vita».
Il rimanente delle azioni di Ezechia, tutte le sue prodezze, e la
costruzione del serbatoio e dell'acquedotto per portare l'acqua in città,
sono cose scritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. Ezechia si
addormentò con i suoi padri, e Manasse, suo figlio, regnò al suo posto.
CAPITOLO 21
Idolatria di Manasse, re di Giuda
2Cr 33:1-20; Gr 15:4; Ec 9:18; 10:1
Manasse aveva dodici anni quando cominciò a regnare, e regnò cinquantacinque
anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Chefsiba.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE seguendo le abominazioni
delle nazioni che il SIGNORE aveva scacciate davanti ai figli d'Israele.
Ricostruì gli alti luoghi che Ezechia suo padre aveva demoliti, costruì
altari a Baal, fece un idolo d'Astarte, come aveva fatto Acab re d'Israele,
e adorò tutto l'esercito del cielo e lo servì. Costruì pure altari ad altri
dèi nella casa del SIGNORE, riguardo alla quale il SIGNORE aveva detto: «In
Gerusalemme io porrò il mio nome». Costruì altari a tutto l'esercito del
cielo nei due cortili della casa del SIGNORE. Fece passare suo figlio per il
fuoco, si diede alla magia e agli incantesimi, e nominò degli evocatori di
spiriti e degli indovini; si abbandonò completamente a fare ciò che è male
agli occhi del SIGNORE, provocando la sua ira. Mise l'idolo d'Astarte, che
aveva fatto, nella casa della quale il SIGNORE aveva detto a Davide e a suo
figlio Salomone: «In questa casa, e a Gerusalemme, che io ho scelta fra
tutte le tribù d'Israele, porrò il mio nome per sempre; e non permetterò più
che il piede d'Israele vada errando fuori dal paese che io diedi ai suoi
padri, purché essi mettano in pratica tutto quello che ho loro comandato, e
tutta la legge che il mio servo Mosè ha loro prescritta». Ma essi non
ubbidirono, e Manasse li indusse a far peggio delle nazioni che il SIGNORE
aveva distrutte davanti ai figli d'Israele.
Il SIGNORE parlò per mezzo dei suoi servi, i profeti, in questi termini:
«Poiché Manasse, re di Giuda, ha commesso queste azioni abominevoli, e ha
fatto peggio di quanto fecero mai gli Amorei, prima di lui, e mediante i
suoi idoli ha fatto peccare anche Giuda, così dice il SIGNORE, Dio
d'Israele: Io faccio venire su Gerusalemme e su Giuda tali sciagure, che
chiunque ne udrà parlare rimarrà stordito. Stenderò su Gerusalemme la stessa
cordicella usata per Samaria e la livella usata per la casa di Acab; e
ripulirò Gerusalemme come si ripulisce un piatto, che dopo lavato si volta
sotto sopra. E abbandonerò il resto della mia eredità; li darò nelle mani
dei loro nemici, e diverranno preda e bottino di tutti i loro nemici, perché
hanno fatto ciò che è male agli occhi miei; e hanno provocato il mio sdegno
dal giorno che i loro padri uscirono dall'Egitto, fino a oggi».
Manasse inoltre sparse moltissimo sangue innocente: tanto, da riempirne
Gerusalemme da un'estremità all'altra; senza contare i peccati che fece
commettere a Giuda, facendo ciò che è male agli occhi del SIGNORE.
Il rimanente delle azioni di Manasse e tutto quello che fece, e i peccati
che commise, è scritto nel libro delle Cronache dei re di Giuda.
Manasse si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto nel giardino della sua
casa, nel giardino di Uzza; e Amon, suo figlio, regnò al suo posto.
Amon, re di Giuda
2Cr 33:21-25; Sl 37:10, 13, 20, 35-36
Amon aveva ventidue anni quando cominciò a regnare, e regnò due anni a
Gerusalemme. Sua madre si chiamava Mesullemet, figlia di Carus di Iotba.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, come aveva fatto Manasse
suo padre; imitò la condotta di suo padre, servì quegli idoli che aveva
servito suo padre, e li adorò; abbandonò il SIGNORE, Dio dei suoi padri, e
non camminò per la via del SIGNORE. I servitori di Amon organizzarono una
congiura contro di lui, e uccisero il re in casa sua. Ma il popolo del paese
fece morire tutti quelli che avevano cospirato contro il re Amon, e fece re,
al suo posto, Giosia suo figlio.
Il rimanente delle azioni compiute da Amon è scritto nel libro delle
Cronache dei re di Giuda.
Egli fu sepolto nel suo sepolcro, nel giardino di Uzza; e Giosia, suo
figlio, regnò al suo posto.
CAPITOLO 22
Giosia, re di Giuda. Restaurazione del tempio
2Cr 34:1-13; 2R 12:4-16 (So 1:1; Gr 1:1-2)(Ne 13:11, 14; Sl 69:10)
Giosia aveva otto anni quando cominciò a regnare, e regnò trentun anni a
Gerusalemme. Sua madre si chiamava Iedida, figlia di Adaia, da Boscat.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, e camminò in tutto e per
tutto per la via di Davide suo padre, senza scostarsene né a destra né a
sinistra. Il diciottesimo anno del re Giosia, il re mandò nella casa del
SIGNORE Safan, il segretario, figlio di Asalia, figlio di Mesullam, e gli
disse: «Va' da Chilchia, il sommo sacerdote, e digli che metta assieme il
denaro che è stato portato nella casa del SIGNORE, e che i custodi della
porta d'ingresso hanno raccolto dalle mani del popolo; che lo si consegni ai
funzionari preposti ai lavori della casa del SIGNORE; e che questi lo diano
agli operai addetti alle riparazioni della casa del SIGNORE: ai falegnami,
ai costruttori e ai muratori, perché se ne servano per comprare del legname
e delle pietre da tagliare, per le riparazioni della casa. Ma non si farà
render conto a quelli che riceveranno il denaro, perché agiscono con
fedeltà».
Il libro della legge trovato nel tempio
2Cr 34:14-28; De 31:24-26 (Le 26; De 27-29) At 2:37
Allora il sommo sacerdote Chilchia disse a Safan, il segretario: «Ho trovato
nella casa del SIGNORE il libro della legge». E Chilchia diede il libro a
Safan, che lo lesse. Safan, il segretario, andò a riferire la cosa al re, e
gli disse: «I tuoi servi hanno versato il denaro che si è trovato nella
casa, e l'hanno consegnato a quelli che sono preposti ai lavori della casa
del SIGNORE». Safan, il segretario, disse ancora al re: «Il sacerdote
Chilchia mi ha dato un libro». E Safan lo lesse in presenza del re.
Quando il re udì le parole del libro della legge, si stracciò le vesti. Poi
il re diede quest'ordine al sacerdote Chilchia, ad Aicam, figlio di Safan,
ad Acbor, figlio di Micaia, a Safan il segretario, e ad Asaia, servitore del
re: «Andate a consultare il SIGNORE per me, per il popolo e per tutto il
regno di Giuda, riguardo alle parole di questo libro che si è trovato;
poiché grande è l'ira del SIGNORE che si è accesa contro di noi, perché i
nostri padri non hanno ubbidito alle parole di questo libro, e non hanno
messo in pratica tutto quello che in esso ci è prescritto».
Il sacerdote Chilchia, Aicam, Acbor, Safan e Asaia andarono dalla profetessa
Culda, moglie di Sallum, custode del vestiario, figlio di Ticva, figlio di
Carcas. Lei abitava a Gerusalemme, nel secondo quartiere; e quando ebbero
parlato con lei, lei disse loro: «Così dice il SIGNORE, Dio d'Israele: Dite
all'uomo che vi ha mandati da me: "Così dice il SIGNORE: Ecco, io farò
venire delle sciagure su questo luogo e sopra i suoi abitanti, conformemente
a tutte le parole del libro che il re di Giuda ha letto. Perché essi mi
hanno abbandonato e hanno offerto incenso ad altri dèi provocando la mia ira
con tutte le opere delle loro mani; perciò la mia ira si è accesa contro
questo luogo, e non si spegnerà". Al re di Giuda che vi ha mandati a
consultare il SIGNORE, direte questo: "Così dice il SIGNORE, Dio d'Israele,
riguardo alle parole che tu hai udite: «Poiché il tuo cuore è stato toccato,
poiché ti sei umiliato davanti al SIGNORE, udendo ciò che io ho detto contro
questo luogo e contro i suoi abitanti, che saranno cioè abbandonati alla
desolazione e alla maledizione; poiché ti sei stracciato le vesti e hai
pianto davanti a me, anch'io ti ho ascoltato», dice il SIGNORE. Ecco, io ti
riunirò con i tuoi padri, e te ne andrai in pace nella tua tomba. I tuoi
occhi non vedranno tutte le sciagure che io farò piombare su questo luogo"».
E quelli riferirono al re la risposta.
CAPITOLO 23
Giosia distrugge l'idolatria
2Cr 34:29-33; 15:8-17; 1S 7:3-4; At 19:18-19; Gm 1:25
Allora il re mandò a chiamare presso di sé tutti gli anziani di Giuda e di
Gerusalemme. Il re salì alla casa del SIGNORE, con tutti gli uomini di
Giuda, tutti gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i profeti e tutto il
popolo, piccoli e grandi, e lesse in loro presenza tutte le parole del libro
del patto, che era stato trovato nella casa del SIGNORE. Il re, stando in
piedi sul palco, fece un patto davanti al SIGNORE, impegnandosi a seguire il
SIGNORE, a osservare i suoi comandamenti, i suoi precetti e le sue leggi con
tutto il cuore e con tutta l'anima, per mettere in pratica le parole di
questo patto, scritte in questo libro. Tutto il popolo acconsentì al patto.
Il re ordinò al sommo sacerdote Chilchia, ai sacerdoti del secondo ordine e
ai custodi della porta d'ingresso, di togliere dal tempio del SIGNORE tutti
gli arredi che erano stati fatti per Baal, per Astarte e per tutto
l'esercito celeste, e li bruciò fuori di Gerusalemme nei campi del Chidron,
e ne portò le ceneri a Betel. Destituì i sacerdoti idolatri che i re di
Giuda avevano istituito per offrire profumi negli alti luoghi delle città di
Giuda e nei dintorni di Gerusalemme, e quelli pure che offrivano profumi a
Baal, al sole, alla luna, ai segni dello zodiaco, e a tutto l'esercito del
cielo. Tolse dalla casa del SIGNORE l'idolo d'Astarte, che trasportò fuori
da Gerusalemme verso il torrente Chidron; lo bruciò presso il torrente
Chidron, lo ridusse in cenere, e ne gettò la cenere sulle tombe della gente
del popolo. Demolì le case di quelli che si prostituivano, le quali si
trovavano nella casa del SIGNORE, e dove le donne tessevano tende per
Astarte. Fece venire tutti i sacerdoti delle città di Giuda, profanò gli
alti luoghi dove i sacerdoti avevano offerto incenso, da Gheba a Beer-Seba,
e abbatté i templi delle porte della città: quello che era all'ingresso
della porta di Giosuè, governatore della città, e quello che era a sinistra
della porta della città. Quei sacerdoti degli alti luoghi non salivano a
sacrificare sull'altare del SIGNORE a Gerusalemme: mangiavano però pane
azzimo in mezzo ai loro fratelli. Profanò Tofet nella valle di Ben-Innom,
affinché nessuno potesse più far passare per il fuoco suo figlio o sua
figlia in onore di Moloc. Soppresse i cavalli che i re di Giuda avevano
consacrati al sole, all'ingresso della casa del SIGNORE, presso l'abitazione
dell'eunuco Netan-Melec, che era nel recinto del tempio; e diede alle fiamme
i carri del sole. Il re demolì gli altari che erano sulla terrazza della
camera superiore di Acaz, fatti dai re di Giuda, e gli altari fatti da
Manasse nei due cortili della casa del SIGNORE; e, dopo averli fatti a pezzi
e tolti di là, ne gettò la polvere nel torrente Chidron. Il re profanò gli
alti luoghi che erano di fronte a Gerusalemme, a destra del monte della
perdizione, e che Salomone re d'Israele aveva eretti in onore di Astarte,
l'abominevole divinità dei Sidoni, di Chemos, l'abominevole divinità di
Moab, e di Milcom, l'abominevole divinità degli Ammoniti. Spezzò le statue,
abbatté gli idoli d'Astarte, e riempì d'ossa umane quei luoghi. Abbatté pure
l'altare che stava a Betel, e l'alto luogo, costruito da Geroboamo, figlio
di Nebat, il quale aveva fatto peccare Israele. Bruciò l'alto luogo e lo
ridusse in polvere, e bruciò l'idolo d'Astarte.
1R 13:1-2, 29-32; Sl 69:10
Poi Giosia, voltatosi, vide le tombe che stavano là sul monte; mandò a
prelevare le ossa di quelle tombe, e le bruciò sull'altare, profanandolo,
secondo la parola del SIGNORE pronunziata dall'uomo di Dio, che aveva
annunziato queste cose. Poi disse: «Che monumento è quello che io vedo
laggiù?» La gente della città rispose: «È la tomba dell'uomo di Dio, che
venne da Giuda, e che proclamò contro l'altare di Betel queste cose che tu
hai fatte». Egli disse: «Lasciatelo stare; nessuno rimuova le sue ossa!»
Così le sue ossa furono conservate con le ossa del profeta ch'era venuto da
Samaria.
Giosia fece anche sparire tutti i templi d'alti luoghi che erano nella città
di Samaria e che i re d'Israele avevano fatti per provocare lo sdegno del
SIGNORE, e ne fece esattamente quel che aveva fatto a Betel. Fece uccidere
sugli altari tutti i sacerdoti degli alti luoghi che vi si trovavano, e su
quegli altari bruciò ossa umane. Poi tornò a Gerusalemme.
Celebrazione della Pasqua
2Cr 35
Il re diede a tutto il popolo quest'ordine: «Celebrate la Pasqua in onore
del SIGNORE vostro Dio, come sta scritto in questo libro del patto». Infatti
la Pasqua non era stata celebrata così dal tempo dei giudici che avevano
governato Israele, e per tutto il tempo dei re d'Israele e dei re di Giuda;
ma nel diciottesimo anno del re Giosia quella Pasqua fu celebrata, in onore
del SIGNORE, a Gerusalemme.
Giosia fece anche sparire gli evocatori di spiriti e gli indovini, gli idoli
domestici, gli idoli e tutte le abominazioni che si vedevano nel paese di
Giuda e a Gerusalemme, per mettere in pratica le parole della legge, scritte
nel libro che il sacerdote Chilchia aveva trovato nella casa del SIGNORE.
Prima di Giosia non c'è stato re che come lui si sia convertito al SIGNORE
con tutto il suo cuore, con tutta l'anima sua e con tutta la sua forza,
seguendo in tutto la legge di Mosè; e, dopo di lui, non ne è sorto uno
simile. Tuttavia il SIGNORE non desistette dall'ira ardente che provava
contro il regno di Giuda, a causa di tutte le offese con cui Manasse aveva
provocato la sua ira. Il SIGNORE disse: «Farò sparire anche il regno di
Giuda dalla mia presenza come ho fatto con il regno d'Israele; e respingerò
Gerusalemme, la città che mi ero scelta, e la casa della quale avevo detto:
"Là sarà il mio nome"».
Il rimanente delle azioni di Giosia, tutto quello che fece, è scritto nel
libro delle Cronache dei re di Giuda.
Durante il suo regno, il faraone Neco, re d'Egitto, marciò contro il re
d'Assiria, verso il fiume Eufrate. Il re Giosia lo affrontò, e il faraone,
al primo scontro, lo uccise a Meghiddo. I suoi servitori lo portarono via
morto sopra un carro, da Meghiddo a Gerusalemme, dove lo seppellirono nella
sua tomba. E il popolo del paese prese Ioacaz, figlio di Giosia, lo unse, e
lo fece re al posto di suo padre.
Ioacaz, re di Giuda
2Cr 36:1-4; Gr 22:10-12
Ioacaz aveva ventitré anni quando cominciò a regnare, e regnò tre mesi a
Gerusalemme. Il nome di sua madre era Camutal, figlia di Geremia da Libna.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, in tutto e per tutto come
avevano fatto i suoi padri. Il faraone Neco lo mise in catene a Ribla, nel
paese di Camat, perché non regnasse più a Gerusalemme; e impose al paese un
tributo di cento talenti d'argento e di un talento d'oro. Il faraone Neco
fece re Eliachim, figlio di Giosia, al posto di Giosia suo padre, e gli
cambiò il nome in quello di Ioiachim; poi prese Ioacaz, e lo portò in
Egitto, dove morì. Ioiachim diede al faraone l'argento e l'oro; ma, per
pagare quel denaro secondo l'ordine del faraone, tassò il paese, ciascuno in
proporzione delle sue proprietà. Così raccolse dal popolo del paese
l'argento e l'oro da dare al faraone Neco.
Ioiachim, re di Giuda; invasione di Nabucodonosor
2Cr 36:5-8; Ez 19:5-9 (Da 1:1-7)
Ioiachim aveva venticinque anni quando cominciò a regnare, e regnò undici
anni a Gerusalemme. Il nome di sua madre era Zebudda, figlia di Pedaia da
Ruma.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, in tutto e per tutto come
avevano fatto i suoi padri.
CAPITOLO 24
Al suo tempo, venne Nabucodonosor, re di
Babilonia, e Ioiachim gli fu soggetto per tre anni; poi tornò a ribellarsi.
Il SIGNORE mandò contro Ioiachim schiere di Caldei, di Siri, schiere di
Moabiti, schiere di Ammoniti; le mandò contro Giuda per distruggerlo,
secondo la parola che il SIGNORE aveva pronunziata per mezzo dei profeti,
suoi servi. Questo avvenne solo per ordine del SIGNORE, il quale voleva
allontanare Giuda dalla sua presenza, a causa di tutti i peccati che Manasse
aveva commessi, e a causa pure del sangue innocente che egli aveva sparso, e
di cui aveva riempito Gerusalemme. Per questo il SIGNORE non volle
perdonare.
Il rimanente delle azioni di Ioiachim, tutto quello che fece, è scritto nel
libro delle Cronache dei re di Giuda.
Ioiachim si addormentò con i suoi padri, e Ioiachin, suo figlio, regnò al
suo posto.
Il re d'Egitto non uscì più dal suo paese, perché il re di Babilonia aveva
conquistato tutto il territorio che era stato del re d'Egitto, dal torrente
d'Egitto al fiume Eufrate.
Ioiachin, re di Giuda. Deportazione a Babilonia
(2Cr 36:9-10; Gr 22:24-30)(Et 2:5-6; Ez 1:2)
Ioiachin aveva diciotto anni quando cominciò a regnare, e regnò a
Gerusalemme tre mesi. Sua madre si chiamava Neusta, figlia di Elnatan, da
Gerusalemme.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, in tutto e per tutto come
aveva fatto suo padre.
In quel tempo, i guerrieri di Nabucodonosor, re di Babilonia, salirono
contro Gerusalemme, e la città fu assediata. Nabucodonosor, re di Babilonia,
giunse davanti alla città mentre la sua gente la stava assediando. Allora
Ioiachin, re di Giuda, si presentò al re di Babilonia con sua madre, i suoi
servi, i suoi capi e i suoi eunuchi. E il re di Babilonia lo fece
prigioniero, l'ottavo anno del suo regno. Come il SIGNORE aveva predetto,
portò via di là tutti i tesori della casa del SIGNORE e i tesori del palazzo
del re, e spezzò tutti gli utensili d'oro che Salomone, re d'Israele, aveva
fatti per il tempio del SIGNORE. E deportò tutta Gerusalemme, tutti i capi,
tutti gli uomini valorosi, in numero di diecimila, e tutti i falegnami e i
fabbri; non vi rimase che la parte più povera della popolazione del paese. E
condusse Ioiachin a Babilonia; e deportò da Gerusalemme a Babilonia la madre
del re, le mogli del re, i suoi eunuchi, i notabili del paese, tutti i
guerrieri, in numero di settemila, i falegnami e i fabbri, in numero di
mille, tutta gente valorosa e adatta alla guerra. Il re di Babilonia li
deportò a Babilonia. Il re di Babilonia fece re al posto di Ioiachin,
Mattania, zio di lui al quale cambiò il nome chiamandolo Sedechia.
Sedechia, ultimo re di Guida
2Cr 36:11-16; Gr 52:1-11; 39:1-7
Sedechia aveva ventun anni quando cominciò a regnare, e regnò a Gerusalemme
undici anni. Sua madre si chiamava Camutal, figlia di Geremia da Libna.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE in tutto e per tutto come
aveva fatto Ioiachim. A causa dell'ira del SIGNORE contro Gerusalemme e
Giuda, le cose arrivarono al punto che il SIGNORE li cacciò via dalla sua
presenza. E Sedechia si ribellò al re di Babilonia.
L'anno nono del regno di
Sedechia, il decimo giorno del decimo mese, Nabucodonosor, re di Babilonia,
venne con tutto il suo esercito contro Gerusalemme; si accampò di fronte a
essa, e le costruì attorno delle trincee. La città fu assediata fino
all'undicesimo anno del re Sedechia.
Il nono giorno del quarto mese, la carestia era grave nella città; e non
c'era più pane per il popolo del paese. Allora venne fatta una breccia nelle
mura della città. Tutta la gente di guerra fuggì, di notte, per la via della
porta fra le due mura, in prossimità del giardino del re, mentre i Caldei
stringevano la città da ogni parte; e il re prese la via della pianura; ma
l'esercito dei Caldei lo inseguì, lo raggiunse nella pianura di Gerico, e
tutto l'esercito di lui si disperse e l'abbandonò. Allora i Caldei presero
il re, e lo condussero al re di Babilonia a Ribla, dove fu pronunziata la
sentenza contro di lui. I figli di Sedechia furono uccisi in sua presenza;
poi cavarono gli occhi a Sedechia; lo incatenarono con una doppia catena di
bronzo, e lo portarono a Babilonia.
Distruzione di Gerusalemme e del tempio; ultima deportazione
(Gr 52:12-27; 39:8, ecc.; 2Cr 36:17-21)(Sl 74; 79; La 1-5) De 29:25-28
Il settimo giorno del quinto mese - era il diciannovesimo anno di
Nabucodonosor, re di Babilonia - Nebuzaradan, capitano della guardia del
corpo, funzionario del re di Babilonia, giunse a Gerusalemme, bruciò il
tempio del SIGNORE e il palazzo del re, e diede alle fiamme tutte le case di
Gerusalemme, tutte le case dei grandi personaggi. Tutto l'esercito dei
Caldei, che era con il capitano della guardia, abbatté tutte le mura di
Gerusalemme.
Nebuzaradan, capitano della guardia, deportò i superstiti che erano rimasti
nella città, i fuggiaschi che si erano arresi al re di Babilonia, e il resto
della popolazione. Il capitano della guardia non lasciò che alcuni dei più
poveri del paese a coltivare le vigne e i campi.
I Caldei spezzarono le colonne di bronzo che erano nella casa del SIGNORE,
le basi e il mare di bronzo che era nella casa del SIGNORE, e ne portarono
via il metallo a Babilonia. Presero le pignatte, le palette, i coltelli, le
coppe e tutti gli utensili di bronzo con i quali si faceva il servizio. Il
capitano della guardia prese pure i bracieri, le bacinelle: ciò che era
d'oro e ciò che era d'argento. Quanto alle due colonne, al mare e alle basi
che Salomone aveva fatte per la casa del SIGNORE, il metallo di tutti questi
oggetti aveva un peso incalcolabile. Ciascuna di queste colonne era alta
diciotto cubiti, e aveva sopra un capitello di bronzo alto tre cubiti; e
attorno al capitello c'erano un reticolato e delle melagrane, ogni cosa di
bronzo; così era la seconda colonna, munita pure di reticolato.
Il capitano della guardia prese Seraia, il sommo sacerdote, Sofonia il
secondo sacerdote, e i tre custodi della porta d'ingresso, e prese nella
città un eunuco che comandava la gente di guerra, cinque uomini dei
consiglieri intimi del re che furono trovati nella città, il segretario del
capo dell'esercito che arruolava il popolo del paese, e sessanta privati che
furono anch'essi trovati nella città. Nebuzaradan, capitano della guardia,
li prese e li condusse dal re di Babilonia a Ribla; e il re di Babilonia li
fece uccidere a Ribla, nel paese di Camat.
Ghedalia, governatore di Giuda
Gr 40-43
Così la popolazione di Giuda fu deportata lontano dal suo paese. Quanto al
popolo che rimase nel paese di Giuda, lasciatovi da Nabucodonosor, re di
Babilonia, il re pose a governarli Ghedalia, figlio di Aicam, figlio di
Safan.
Quando tutti i capitani della gente di guerra e i loro uomini udirono che il
re di Babilonia aveva fatto Ghedalia governatore, si recarono da Ghedalia a
Mispa: erano Ismael figlio di Netania, Iocanan figlio di Carea, Seraia
figlio di Tanumet da Netofa, Iaazania figlio di uno di Maaca, con la loro
gente. Ghedalia fece a loro e alla loro gente, un giuramento, dicendo: «Non
v'incutano timore i funzionari dei Caldei; restate nel paese, servite il re
di Babilonia, e vi troverete bene». Ma il settimo mese, Ismael, figlio di
Netania, figlio di Elisama, di stirpe reale, venne con dieci uomini e
colpirono a morte Ghedalia insieme con i Giudei e con i Caldei che erano con
lui a Mispa. E tutto il popolo, piccoli e grandi, e i capitani della gente
di guerra partirono e andarono in Egitto, perché avevano paura dei Caldei.
Ioiachin, re di Giuda, rimesso in libertà
Gr 52:31-34; Sl 102
Il trentasettesimo anno dalla deportazione di Ioiachin, re di Giuda, il
ventisettesimo giorno del dodicesimo mese, Evilmerodac, re di Babilonia,
l'anno stesso che cominciò a regnare, fece grazia a Ioiachin, re di Giuda, e
lo fece uscire di prigione; gli parlò benevolmente e mise il suo trono più
in alto di quello degli altri re che erano con lui a Babilonia. Gli fece
cambiare le vesti di prigione; e Ioiachin mangiò sempre a tavola con lui per
tutto il tempo che egli visse. Il re provvide continuamente al suo
mantenimento quotidiano, fintanto che visse.