Storia di Salomone
CAPITOLO 1
Salomone re d'Israele. Dio gli concede saggezza e
gloria
1:1-9:31 (At 7:47)
(1Cr 21:29; 1R 3:1-15)(Lu 11:13; Gm 1:5-7; Pr 2:3-9)(1R 2:12; 1Cr 29:23-25)
Salomone, figlio di Davide, si stabilì saldamente nel suo regno; il SIGNORE,
il suo Dio, fu con lui e lo fece diventare molto potente.
Salomone parlò a tutto Israele, ai capi delle migliaia e delle centinaia, ai
giudici, a tutti i prìncipi di tutto Israele, e ai capi delle case
patriarcali. Poi, con tutti i partecipanti all'assemblea, si recò all'alto
luogo situato a Gabaon; là infatti si trovava la tenda di convegno di Dio,
che Mosè, servo del SIGNORE, aveva fatta nel deserto. Quanto all'arca di
Dio, Davide l'aveva trasportata da Chiriat-Iearim al luogo che egli le aveva
preparato; poiché egli aveva innalzato per essa una tenda a Gerusalemme.
Davanti al tabernacolo del SIGNORE, a Gabaon, si trovava anche l'altare di
rame fatto da Besaleel, figlio di Uri, figlio di Cur. Salomone e l'assemblea
andarono là a consultare il SIGNORE. Sull'altare di rame, che era davanti
alla tenda di convegno, Salomone offrì mille olocausti in presenza del
SIGNORE.
Quella notte Dio apparve a Salomone, e gli disse: «Chiedimi ciò che vuoi che
io ti dia». Salomone rispose a Dio: «Tu hai trattato con grande benevolenza
Davide, mio padre, e mi hai fatto regnare al suo posto. Ora, o SIGNORE, Dio,
si avveri la promessa da te fatta a mio padre Davide, perché mi hai
costituito re di un popolo numeroso come la polvere della terra! Dammi
dunque saggezza e intelligenza, perché io sappia come comportarmi di fronte
a questo popolo; poiché chi potrebbe mai amministrare la giustizia per
questo tuo popolo che è così numeroso?»
Dio disse a Salomone: «Poiché questo è ciò che hai nel cuore, e non hai
chiesto ricchezze, né beni, né gloria, né la morte dei tuoi nemici, e
nemmeno una lunga vita, ma hai chiesto per te saggezza e intelligenza per
poter amministrare la giustizia per il mio popolo del quale ti ho fatto re,
la saggezza e l'intelligenza ti sono concesse; e, oltre a questo, ti darò
ricchezze, beni e gloria, come non ne ebbero mai i re che ti hanno
preceduto, e come non ne avrà mai nessuno dei tuoi successori».
1R 3:15-28; =10:26-29
Salomone ritornò a Gerusalemme dall'alto luogo situato a Gabaon, e dalla
tenda di convegno, e regnò sopra Israele. Salomone radunò carri e cavalieri,
ed ebbe millequattrocento carri e dodicimila cavalieri, che distribuì nelle
città dove teneva i carri, e presso di sé a Gerusalemme. Il re fece in modo
che l'argento e l'oro erano a Gerusalemme così comuni come le pietre, e i
cedri tanto abbondanti quanto i sicomori della pianura. I cavalli che
Salomone aveva, gli venivano condotti dall'Egitto; le carovane di mercanti
del re andavano a prenderli a branchi, per un prezzo convenuto; e facevano
uscire dall'Egitto e giungere a destinazione un carro per seicento sicli
d'argento, e un cavallo per centocinquanta sicli. Nello stesso modo, tramite
quei mercanti, se ne facevano venire per tutti i re degli Ittiti e per i re
della Siria.
CAPITOLO 2
Preparativi per la costruzione del tempio
1R 5; Is 60:13 (1R 7:13-14)
Salomone decise di costruire una casa per il nome del SIGNORE, e un palazzo
reale per sé.
Salomone arruolò settantamila uomini per portar pesi, ottantamila per
tagliar pietre nella montagna, e tremilaseicento per sorvegliarli.
Poi Salomone mandò a dire a Curam re di Tiro: «Fa' con me come facesti con
Davide mio padre, al quale mandasti dei cedri per la costruzione del suo
palazzo. Io sto per costruire una casa per il nome del SIGNORE mio Dio, per
consacrargliela, per bruciare davanti a lui il profumo fragrante, per
esporvi permanentemente i pani della presentazione, e per offrirvi gli
olocausti del mattino e della sera, dei sabati, dei noviluni, e delle feste
del SIGNORE nostro Dio. Questa è una legge perenne per Israele. La casa che
io sto per costruire sarà grande, perché il nostro Dio è più grande di tutti
gli dèi. Ma chi sarà tanto capace da costruirgli una casa, se i cieli e i
cieli dei cieli non possono contenerlo? E chi sono io per costruirgli una
casa, anche soltanto per bruciarvi dei profumi davanti a lui? Mandami dunque
un uomo abile a lavorare l'oro, l'argento, il rame, il ferro, la porpora, lo
scarlatto, il violaceo, che sappia fare ogni sorta di lavori d'intaglio,
collaborando con gli artisti che sono presso di me in Giuda e a Gerusalemme,
e che Davide mio padre aveva preparati. Mandami anche dal Libano legnami di
cedro, di cipresso e di sandalo; perché io so che i tuoi servi sono abili
nel tagliare il legname del Libano; ed ecco, i miei servi saranno con i tuoi
servi, per prepararmi del legname in abbondanza; poiché la casa che io sto
per costruire sarà grande e meravigliosa. E ai tuoi servi che abbatteranno e
taglieranno il legname io darò ventimila cori di grano battuto, ventimila
cori d'orzo, ventimila bati di vino e ventimila bati d'olio».
Curam, re di Tiro, rispose così in una lettera, che mandò a Salomone: «Il
SIGNORE, perché ama il suo popolo, ti ha costituito re su di esso». Curam
aggiunse: «Benedetto sia il SIGNORE, Dio d'Israele, che ha fatto i cieli e
la terra, perché ha dato al re Davide un figlio saggio, pieno di senno e
d'intelligenza, il quale costruirà una casa per il SIGNORE, e un palazzo
reale per sé! Io ti mando dunque un uomo abile e intelligente, Curam-Abi,
figlio di una donna della tribù di Dan e di padre di Tiro, il quale è abile
a lavorare l'oro, l'argento, il rame, il ferro, la pietra, il legno, la
porpora, il violaceo, il bisso, lo scarlatto. Inoltre sa fare ogni sorta di
lavori d'intaglio, ed eseguire qualsiasi lavoro d'arte gli si affidi. Egli
collaborerà con i tuoi artisti e con gli artisti del mio signore Davide, tuo
padre. Ora dunque mandi il mio signore ai suoi servi il grano, l'orzo,
l'olio e il vino, di cui egli ha parlato; noi, dal canto nostro, taglieremo
del legname del Libano, quanto te ne occorrerà; te lo spediremo per mare su
zattere fino a Iafo, e tu lo farai trasportare a Gerusalemme».
Salomone fece fare il conto di tutti gli stranieri che si trovavano nel
paese d'Israele, e dei quali già Davide suo padre aveva fatto il censimento.
Se ne trovarono centocinquantatremilaseicento. Ne prese settantamila per
portar pesi, ottantamila per tagliar pietre nella montagna, e
tremilaseicento per sorvegliare e far lavorare il popolo.
CAPITOLO 3
Costruzione del tempio
1R 6; Ag 2:7-9
Salomone cominciò a costruire la casa del SIGNORE a Gerusalemme sul monte
Morià, dove il SIGNORE era apparso a Davide suo padre, nel luogo che Davide
aveva preparato, nell'aia di Ornan, il Gebuseo. Egli cominciò la costruzione
il secondo giorno del secondo mese del quarto anno del suo regno.
Queste sono le misure delle fondamenta gettate da Salomone per la
costruzione della casa di Dio: la lunghezza, in cubiti dell'antica misura,
era di sessanta cubiti; la larghezza, di venti cubiti. Il portico, sul
davanti della casa, aveva venti cubiti di lunghezza, corrispondenti alla
larghezza della casa, e centoventi d'altezza. Salomone ricoprì d'oro
finissimo l'interno della casa.
Egli ricoprì la casa maggiore di legno di cipresso, poi la rivestì d'oro
finissimo e vi fece scolpire delle palme e delle catenelle. Rivestì questa
casa di pietre preziose, per ornamento; e l'oro era di quello di Parvaim.
Rivestì pure d'oro la casa, le travi, gli stipiti, le pareti e le porte; e
sulle pareti fece intagliare dei cherubini.
Costruì il luogo santissimo. Esso aveva venti cubiti di lunghezza,
corrispondenti alla larghezza della casa, e venti cubiti di larghezza. Lo
ricoprì d'oro finissimo, del valore di seicento talenti; e il peso dell'oro
per i chiodi era di cinquanta sicli. Rivestì d'oro anche le camere
superiori.
Nel luogo santissimo fece scolpire due statue di cherubini, che furono
ricoperti d'oro. Le ali dei cherubini avevano venti cubiti di lunghezza.
L'ala del primo, lunga cinque cubiti, toccava la parete della casa; anche
l'altra ala, pure di cinque cubiti, toccava l'ala del secondo cherubino.
L'ala del secondo cherubino, lunga cinque cubiti, toccava la parete della
casa; l'altra ala, pure di cinque cubiti, arrivava all'ala dell'altro
cherubino. Le ali di questi cherubini, spiegate, misuravano venti cubiti.
Essi stavano in piedi, e avevano le facce rivolte verso la sala.
Fece la cortina di filo violaceo, porporino, scarlatto e di bisso, e vi fece
ricamare dei cherubini.
1R 7:15-22
Fece pure davanti alla casa due colonne di trentacinque cubiti d'altezza; e
il capitello, in cima a ciascuna, era di cinque cubiti. Fece delle
catenelle, come quelle che erano nel santuario, e le pose in cima alle
colonne; e fece cento melagrane, che sospese alle catenelle. Eresse le
colonne davanti al tempio: una a destra e l'altra a sinistra; e chiamò
quella di destra Iachin, e quella di sinistra Boaz.
CAPITOLO 4
L'altare, il mare di bronzo, le bacinelle e i vari utensili del tempio
1R 7:23-29; Es 38:1-8
Poi fece un altare di rame, lungo venti cubiti, largo venti cubiti e alto
dieci cubiti.
Fece pure il mare di metallo fuso, che aveva dieci cubiti da un orlo
all'altro; era di forma perfettamente rotonda, aveva cinque cubiti
d'altezza, e una corda di trenta cubiti ne misurava la circonferenza. Sotto
l'orlo lo circondavano delle figure di buoi, dieci per cubito, facendo tutto
il giro del mare; erano disposti in due file ed erano stati fusi insieme con
il mare. Questo posava su dodici buoi, dei quali tre guardavano a
settentrione, tre a occidente, tre a mezzogiorno, e tre a oriente; il mare
stava su di essi, e le parti posteriori dei buoi erano vòlte al centro. Esso
aveva lo spessore di un palmo; il suo orlo, fatto come l'orlo di una coppa,
aveva la forma di un fior di giglio; il mare poteva contenere tremila bati.
Fece inoltre dieci conche, e ne pose cinque a destra e cinque a sinistra,
perché servissero per le purificazioni; vi si lavava ciò che serviva agli
olocausti. Il mare era destinato alle abluzioni dei sacerdoti.
1R 7:40-51
Fece i dieci candelabri d'oro, conformemente alle norme che li concernevano,
e li pose nel tempio, cinque a destra e cinque a sinistra.
Fece anche dieci tavole, che pose nel tempio, cinque a destra e cinque a
sinistra. E fece cento bacinelle d'oro.
Fece pure il cortile dei sacerdoti, e il gran cortile con le sue porte,
delle quali ricoprì di rame i battenti.
Pose il mare al lato destro della casa, verso sud-est.
Curam fece pure i vasi per le ceneri, le palette e le bacinelle. Così Curam
compì l'opera che aveva fatta per il re Salomone nella casa di Dio: le due
colonne, le due sfere dei capitelli in cima alle colonne, i due reticolati
per coprire le due sfere dei capitelli in cima alle colonne, le quattrocento
melagrane per i due reticolati, a due file di melagrane per ogni reticolato,
da coprire le due sfere dei capitelli in cima alle colonne; e fece le basi e
le conche sulle basi, il mare, che era unico, i dodici buoi sotto il mare, e
i vasi per le ceneri, le palette, i forchettoni e tutti gli accessori.
Curam-Abi li fece per il re Salomone, per la casa del SIGNORE, di bronzo
tirato a lucido. Il re li fece fondere nella pianura del Giordano, in un
suolo argilloso, fra Succot e Sereda. Salomone fece tutti questi utensili in
così gran quantità, che non se ne poté calcolare il peso del rame.
Salomone fece fabbricare tutti gli arredi della casa di Dio: l'altare d'oro,
le tavole sulle quali si mettevano i pani della presentazione; i candelabri
d'oro puro, con le loro lampade, da accendere, secondo la norma stabilita,
davanti al santuario; i fiori, le lampade, gli smoccolatoi, d'oro del più
puro; i coltelli, le bacinelle, le coppe e i bracieri, d'oro puro. Quanto
alla porta della casa, i battenti interni, all'ingresso del luogo
santissimo, e le porte della casa, all'ingresso del tempio, erano d'oro.
CAPITOLO 5
L'arca trasportata nel santuario
=1R 8:1-11; 1Cr 15
Così fu compiuta tutta l'opera che Salomone fece eseguire per la casa del
SIGNORE. Salomone fece portare l'argento, l'oro e tutti gli utensili che
Davide suo padre aveva consacrati, e li mise nei tesori della casa di Dio.
Allora Salomone convocò a Gerusalemme gli anziani d'Israele e tutti i capi
delle tribù, cioè i grandi delle famiglie patriarcali dei figli d'Israele,
per portar su l'arca del patto del SIGNORE, dalla città di Davide, cioè da
Sion.
Tutti gli uomini d'Israele si radunarono presso il re per la festa che
cadeva il settimo mese.
Arrivati che furono tutti gli anziani d'Israele, i Leviti presero l'arca; e
portarono su l'arca, la tenda di convegno, e tutti gli utensili sacri che
erano nella tenda. I sacerdoti e i Leviti eseguirono il trasporto. Il re
Salomone e tutta la comunità d'Israele, convocata presso di lui, si
raccolsero davanti all'arca, e sacrificarono pecore e buoi in tal quantità
da non potersi contare né calcolare. I sacerdoti portarono l'arca del patto
del SIGNORE al luogo destinatole, nel santuario della casa, nel luogo
santissimo, sotto le ali dei cherubini; poiché i cherubini avevano le ali
spiegate sopra il posto dell'arca, e coprivano dall'alto l'arca e le sue
stanghe. Le stanghe avevano una tale lunghezza che le loro estremità si
vedevano sporgere dall'arca, davanti al santuario, ma non si vedevano dal di
fuori. Esse sono rimaste là fino a oggi. Nell'arca non c'era altro se non le
due tavole di pietra che Mosè vi aveva deposte sull'Oreb, quando il SIGNORE
fece il patto con i figli d'Israele, dopo che questi furono usciti dal paese
d'Egitto.
Mentre i sacerdoti uscivano dal luogo santo - poiché tutti i sacerdoti
presenti si erano santificati senza osservare l'ordine delle classi, e tutti
i Leviti cantori, Asaf, Eman, Iedutun, i loro figli e i loro fratelli,
vestiti di bisso, con cembali, saltèri e cetre stavano in piedi a oriente
dell'altare, e con loro centoventi sacerdoti che sonavano la tromba -
mentre, dico, quelli che sonavano la tromba e quelli che cantavano, come un
sol uomo, fecero udire all'unisono la voce per lodare e per celebrare il
SIGNORE, e alzarono la voce al suono delle trombe, dei cembali e degli altri
strumenti musicali, per lodare il SIGNORE «perch'egli è buono, perché la sua
bontà dura in eterno!», avvenne che la casa, la casa del SIGNORE, fu
riempita di una nuvola. I sacerdoti non poterono rimanervi per svolgere il
loro servizio a causa della nuvola; poiché la gloria del SIGNORE riempiva la
casa di Dio.
CAPITOLO 6
Discorso e preghiera di Salomone
1R 8:12-21; 1Cr 17:1-14
Allora Salomone disse: «Il SIGNORE ha dichiarato che avrebbe abitato
nell'oscurità! E io ti ho costruito una casa come tua dimora, un luogo dove
tu abiterai per sempre!» Poi il re voltò la faccia, e benedisse tutta
l'assemblea d'Israele; e tutta l'assemblea d'Israele stava in piedi. E
disse: «Benedetto sia il SIGNORE, Dio d'Israele, il quale di sua propria
bocca parlò a Davide mio padre, e con la sua potenza ha adempiuto quanto
aveva dichiarato dicendo: "Dal giorno che feci uscire il mio popolo Israele
dal paese d'Egitto, io non scelsi alcuna città, fra tutte le tribù
d'Israele, per costruire là una casa, dove il mio nome dimorasse; e non
scelsi alcun uomo perché fosse principe del mio popolo Israele; ma ho scelto
Gerusalemme perché il mio nome vi dimori, e ho scelto Davide per regnare sul
mio popolo Israele". Davide, mio padre, ebbe in cuore di costruire una casa
al nome del SIGNORE, Dio d'Israele; ma il SIGNORE disse a Davide mio padre:
"Quanto all'aver tu avuto in cuore di costruire una casa al mio nome, hai
fatto bene ad aver questo in cuore; però, non sarai tu che costruirai la
casa; ma il figlio che uscirà dai tuoi lombi, sarà lui a costruire la casa
al mio nome". E il SIGNORE ha adempiuto la parola che aveva pronunziata; e
io sono subentrato al posto di Davide mio padre, e mi sono seduto sul trono
d'Israele, come il SIGNORE aveva annunziato, e ho costruito la casa al nome
del SIGNORE, Dio d'Israele. Là ho deposto l'arca, nella quale è il patto del
SIGNORE: il patto che egli stabilì con i figli d'Israele».
=1R 8:22-53; 2Cr 20:5-12
Poi Salomone si mise davanti all'altare del SIGNORE, in presenza di tutta
l'assemblea d'Israele, e stese le sue mani. Egli, infatti, aveva fatto
costruire una tribuna di bronzo, lunga cinque cubiti, larga cinque cubiti e
alta tre cubiti, e l'aveva posta in mezzo al cortile; egli vi salì, si mise
in ginocchio in presenza di tutta l'assemblea d'Israele, stese le mani verso
il cielo, e disse:
«O SIGNORE, Dio d'Israele, non c'è Dio simile a te, né in cielo né in terra!
Tu mantieni il patto e la misericordia verso i tuoi servi che camminano in
tua presenza con tutto il loro cuore. Tu hai mantenuto la promessa da te
fatta al tuo servo Davide, mio padre; e ciò che dichiarasti con la tua
propria bocca, la tua mano oggi l'adempie. Ora dunque, SIGNORE, Dio
d'Israele, mantieni al tuo servo Davide, mio padre, la promessa che gli
facesti dicendo: "Non ti mancherà mai qualcuno che sieda davanti a me sul
trono d'Israele, purché i tuoi figli veglino sul loro comportamento, e
camminino secondo la mia legge, come tu hai camminato in mia presenza". Ora,
SIGNORE, Dio d'Israele, si avveri la parola che dicesti al tuo servo Davide!
Ma è proprio vero che Dio abita con gli uomini sulla terra? Ecco, i cieli e
i cieli dei cieli non possono contenerti; quanto meno questa casa che io ho
costruita! Tuttavia, SIGNORE, Dio mio, abbi riguardo alla preghiera del tuo
servo e alla sua supplica, ascoltando il grido e la preghiera che il tuo
servo ti rivolge. Siano i tuoi occhi giorno e notte aperti su questa casa,
sul luogo nel quale dicesti di voler mettere il tuo nome! Ascolta la
preghiera che il tuo servo farà, rivolto a questo luogo! Ascolta le
suppliche del tuo servo e del tuo popolo Israele quando pregheranno, rivolti
a questo luogo; ascoltali dal luogo della tua dimora, dai cieli; ascolta e
perdona!
Se uno avrà peccato contro il suo prossimo e si esigerà da lui il
giuramento, obbligandolo a farlo con imprecazione contro sé stesso, ed egli
viene a giurare davanti al tuo altare in questa casa, tu ascoltalo dal
cielo, agisci e giudica i tuoi servi; condanna il colpevole, facendo
ricadere sul suo capo i suoi atti, e dichiara giusto l'innocente,
trattandolo secondo la sua giustizia.
Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto dal nemico per aver peccato
contro di te, se torna a te, se dà gloria al tuo nome e ti rivolge preghiere
e suppliche in questa casa, tu esaudiscilo dal cielo, perdona al tuo popolo
Israele il suo peccato, e riconducilo nel paese che desti a lui e ai suoi
padri.
Quando il cielo sarà chiuso e non vi sarà più pioggia a causa dei loro
peccati contro di te, se essi pregano rivolti a questo luogo, se danno
gloria al tuo nome e si convertono dai loro peccati perché li avrai
afflitti, tu esaudiscili dal cielo, perdona il peccato ai tuoi servi e al
tuo popolo Israele, ai quali avrai mostrato la buona strada per cui debbono
camminare; e manda la pioggia sulla tua terra, che hai data come eredità al
tuo popolo.
Quando il paese sarà invaso dalla carestia o dalla peste, dalla ruggine o
dal carbone, dalle locuste o dai bruchi; quando il nemico assedierà il tuo
popolo nel suo paese, nelle sue città, quando scoppierà qualsiasi flagello o
epidemia, ogni preghiera, ogni supplica che ti sarà rivolta da un individuo
o dall'intero tuo popolo Israele; quando ciascuno avrà riconosciuto la sua
piaga e il suo dolore e stenderà le sue mani verso questa casa, tu
esaudiscila dal cielo, dal luogo della tua dimora, e perdona; rendi a
ciascuno secondo le sue vie, tu che conosci il cuore di ognuno; tu solo
infatti conosci il cuore dei figli degli uomini; affinché essi ti temano e
camminino nelle tue vie tutto il tempo che vivranno nel paese che tu desti
ai nostri padri!
Anche lo straniero, che non è del tuo popolo Israele, quando verrà da un
paese lontano a causa del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo
braccio disteso; quando verrà a pregarti in questa casa, tu esaudiscilo dal
cielo, dal luogo della tua dimora, e concedi a questo straniero tutto quello
che ti domanderà, affinché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome
per temerti, come fa il tuo popolo Israele, e sappiano che il tuo nome è
invocato su questa casa che io ho costruita.
Quando il tuo popolo partirà per far guerra al suo nemico, seguendo la via
per la quale tu l'avrai mandato, se t'innalza preghiere rivolto a questa
città, che tu hai scelta, e alla casa che io ho costruita al tuo nome,
esaudisci dal cielo le sue preghiere e le sue suppliche, e fagli ottenere
giustizia.
Quando peccheranno contro di te, infatti non c'è uomo che non pecchi, e tu,
sdegnato contro di loro, li avrai abbandonati in balia del nemico che li
deporterà in un paese lontano o vicino, se, nel paese dove saranno schiavi,
rientrano in sé stessi, se tornano a te e rivolgono suppliche nel paese
della loro schiavitù, e dicono: "Abbiamo peccato, abbiamo agito empiamente,
siamo stati malvagi", se tornano a te con tutto il loro cuore e con tutta la
loro anima nel paese della loro prigionia dove sono stati condotti schiavi,
e ti pregano, rivolti al loro paese, il paese che tu desti ai loro padri,
alla città che tu hai scelta, e alla casa che ho costruita al tuo nome,
esaudisci dal cielo, dal luogo della tua dimora, la loro preghiera e le loro
suppliche, e fa' loro ottenere giustizia; perdona al tuo popolo che ha
peccato contro di te.
Ora, Dio mio, siano aperti i tuoi occhi, e siano attente le tue orecchie
alla preghiera fatta in questo luogo. E ora àlzati, o SIGNORE, o Dio, vieni
al luogo del tuo riposo, tu e l'arca della tua forza. I tuoi sacerdoti, o
SIGNORE, o Dio, siano rivestiti di salvezza, ed esultino nel bene i tuoi
fedeli! O SIGNORE, o Dio, non respingere la faccia del tuo unto; ricòrdati
delle grazie concesse a Davide, tuo servo».
CAPITOLO 7
La gloria del Signore nel tempio
1R 8:54-56; Ed 6:15-18
Quando Salomone ebbe finito di pregare, il fuoco scese dal cielo, consumò
l'olocausto e i sacrifici, e la gloria del SIGNORE riempì la casa. I
sacerdoti non potevano entrare nella casa del SIGNORE, perché la gloria del
SIGNORE riempiva la casa del SIGNORE. Tutti i figli d'Israele videro
scendere il fuoco e la gloria del SIGNORE sulla casa, e si chinarono con la
faccia a terra, si prostrarono sul pavimento, e lodarono il SIGNORE,
dicendo: «Celebrate il SIGNORE, perch'egli è buono, perché la sua bontà dura
in eterno».
Poi il re e tutto il popolo offrirono dei sacrifici davanti al SIGNORE. Il
re Salomone offrì in sacrificio ventiduemila buoi e centoventimila pecore.
Così il re e tutto il popolo dedicarono la casa di Dio. I sacerdoti stavano
in piedi, compiendo il loro servizio; così pure i Leviti, con gli strumenti
musicali consacrati al SIGNORE, che il re Davide aveva fatti per lodare il
SIGNORE, la cui bontà dura in eterno, quando anche Davide celebrava con essi
il SIGNORE; e i sacerdoti sonavano la tromba di fronte ai Leviti, e tutto
Israele stava in piedi.
Salomone consacrò la parte centrale del cortile, situata davanti alla casa
del SIGNORE; là infatti offrì gli olocausti e il grasso dei sacrifici di
riconoscenza, poiché l'altare di bronzo, che Salomone aveva fatto, non
poteva contenere gli olocausti, le offerte e il grasso.
In quel tempo Salomone celebrò la festa per sette giorni, e tutto Israele
con lui. Ci fu una grandissima assemblea di gente venuta da tutto il paese:
dai dintorni di Camat fino al torrente d'Egitto. L'ottavo giorno fecero una
riunione solenne; perché celebrarono la dedicazione dell'altare per sette
giorni, e la festa per altri sette giorni. Il ventitreesimo giorno del
settimo mese Salomone rimandò alle sue tende il popolo allegro e con il
cuore contento per il bene che il SIGNORE aveva fatto a Davide, a Salomone e
a Israele, suo popolo.
Seconda apparizione del Signore a Salomone
=1R 9:1-9; 2Ti 2:12-13
Salomone dunque terminò la casa del SIGNORE e il palazzo reale, e portò a
felice compimento tutto quello che aveva avuto in cuore di fare nella casa
del SIGNORE e nel suo proprio palazzo. Poi il SIGNORE apparve di notte a
Salomone, e gli disse: «Ho esaudito la tua preghiera, e mi sono scelto
questo luogo come casa dei sacrifici. Quando chiuderò il cielo in modo che
non ci sarà più pioggia, quando ordinerò alle locuste di divorare il paese,
quando manderò la peste in mezzo al mio popolo, se il mio popolo, sul quale
è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte
dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi
peccati, e guarirò il suo paese. I miei occhi saranno ormai aperti e le mie
orecchie attente alla preghiera fatta in questo luogo; infatti ora ho scelto
e santificato questa casa, perché il mio nome vi rimanga per sempre, e i
miei occhi e il mio cuore saranno qui per sempre. E quanto a te, se tu
cammini davanti a me come camminò Davide tuo padre, facendo tutto quello che
ti ho comandato, e se osservi le mie leggi e miei precetti, io stabilirò il
trono del tuo regno, come promisi a Davide tuo padre, dicendo: "Non ti
mancherà mai qualcuno che regni sopra Israele". Ma se vi allontanate da me e
abbandonate le mie leggi e i miei comandamenti, che vi ho posti davanti, e
andate invece a servire altri dèi e a prostrarvi davanti a loro, io vi
sradicherò dal mio paese che vi ho dato; e respingerò dalla mia presenza la
casa che ho consacrata al mio nome, e la farò diventare la favola e lo
zimbello di tutti i popoli. Chiunque passerà vicino a questa casa, già così
eccelsa, si stupirà e dirà: "Perché il SIGNORE ha trattato in tal modo
questo paese e questa casa?" Si risponderà: "Perché hanno abbandonato il
SIGNORE, Dio dei loro padri, che li fece uscire dal paese d'Egitto, si sono
invaghiti di altri dèi, si sono prostrati davanti a loro e li hanno serviti;
ecco perché il SIGNORE ha fatto venire tutti questi mali su di loro"».
CAPITOLO 8
Città costruite da Salomone; flotta mandata a Ofir
=1R 9:10-24
Passati i vent'anni nei quali Salomone costruì la casa del SIGNORE e il suo
proprio palazzo, egli ricostruì le città che Curam gli aveva date, e vi fece
abitare i figli d'Israele. Poi Salomone marciò contro Camat-Soba e se ne
impadronì. Ricostruì Tadmor nella parte deserta del paese, e tutte le città
di rifornimento in Camat. Ricostruì pure Bet-Oron superiore e Bet-Oron
inferiore, città fortificate, munite di mura, di porte e di sbarre;
ricostruì Baalat e tutte le città di rifornimento che appartenevano al re,
tutte le città per i suoi carri, le città per i suoi cavalieri, insomma
tutto quello che gli piacque di costruire a Gerusalemme, nel Libano e in
tutto il paese del suo dominio. Tutta la popolazione che era rimasta degli
Ittiti, degli Amorei, dei Ferezei, degli Ivvei e dei Gebusei, che non erano
d'Israele, vale a dire i loro discendenti che erano rimasti dopo di loro nel
paese e che gli Israeliti non avevano distrutti, Salomone li impiegò per
lavori servili, e tali sono rimasti fino a oggi. Ma i figli d'Israele
Salomone non li impiegò come schiavi per i suoi lavori, essi furono la sua
gente di guerra, capi dei suoi condottieri e comandanti dei suoi carri e dei
suoi cavalieri. I capi dei prefetti del re Salomone, incaricati di
sorvegliare il popolo, erano duecentocinquanta.
Salomone fece salire la figlia del faraone dalla città di Davide alla casa
che egli le aveva fatto costruire; perché disse: «Mia moglie non abiterà
nella casa di Davide re d'Israele, perché i luoghi dov'è entrata l'arca del
SIGNORE sono santi».
1R 9:25-28; 22:49-50
Allora Salomone offrì olocausti al SIGNORE sull'altare del SIGNORE, che egli
aveva costruito davanti al portico; offriva quello che bisognava offrire,
secondo l'ordine di Mosè, ogni giorno, nei sabati, nei noviluni, e nelle
feste solenni, tre volte all'anno: alla festa degli Azzimi, alla festa delle
Settimane e alla festa delle Capanne. Stabilì nelle loro funzioni, come le
aveva regolate Davide suo padre, le classi dei sacerdoti, i Leviti nel loro
compito di lodare il SIGNORE e fare il servizio in presenza dei sacerdoti
giorno per giorno, e i portinai, a ciascuna porta, secondo le loro classi;
poiché così aveva ordinato Davide, l'uomo di Dio. E non deviò in nulla dagli
ordini che il re aveva dato circa i sacerdoti e i Leviti, come pure
relativamente ai tesori.
Così fu diretta tutta l'opera di Salomone dal giorno in cui furono gettate
le fondamenta della casa del SIGNORE, fino a quando essa fu terminata. La
casa del SIGNORE fu compiuta definitivamente.
Allora Salomone partì per Esion-Gheber e per Elot, sulla riva del mare, nel
paese di Edom. E Curam, per mezzo della sua gente, gli mandò delle navi e
degli uomini esperti del mare, i quali andarono con la gente di Salomone a
Ofir, vi presero quattrocentocinquanta talenti d'oro, e li portarono al re
Salomone.
CAPITOLO 9
La regina di Seba viene a visitare Salomone a Gerusalemme
=1R 10:1-13; Mt 12:42; Sl 72:10, 15
La regina di Seba, udita la fama che circondava Salomone, venne a
Gerusalemme per metterlo alla prova con degli enigmi. Essa giunse con un
numerosissimo seguito, con cammelli carichi di aromi, d'oro in gran
quantità, e di pietre preziose. Recatasi da Salomone, gli disse tutto quello
che aveva in cuore. Salomone rispose a tutte le sue domande, e non ci fu
cosa che fosse oscura per il re, e che egli non sapesse spiegare.
Quando la regina di Seba ebbe visto la saggezza di Salomone, la reggia da
lui costruita, le vivande della sua mensa, gli alloggi dei suoi servitori,
l'ordine di servizio dei suoi ufficiali e le loro divise, i suoi coppieri e
le loro vesti, gli olocausti che egli offriva nella casa del SIGNORE, rimase
fuori di sé dalla meraviglia. E disse al re: «Quanto avevo sentito dire nel
mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza era dunque vero. Ma io non ci
ho creduto finché non sono venuta io stessa, e non ho visto con i miei
occhi; e ora, ecco, non mi era stata riferita neppure la metà della
grandezza della tua saggezza! Tu superi la fama che me n'era giunta! Beata
la tua gente, beati questi tuoi servitori che stanno sempre davanti a te, e
ascoltano la tua saggezza! Sia benedetto il SIGNORE, il tuo Dio, il quale ti
ha gradito, mettendoti sul suo trono, perché tu regni per il SIGNORE, per il
tuo Dio! Dio ti ha stabilito re per esercitare il diritto e la giustizia,
perché egli ama Israele e vuol conservarlo per sempre».
Poi donò al re centoventi talenti d'oro, grandissima quantità di aromi e
pietre preziose. Non ci furono più tali aromi, come quelli che la regina di
Seba diede al re Salomone.
servitori di Curam e i servitori di Salomone che portavano oro da Ofir,
portavano anche del legno di sandalo e delle pietre preziose; e di questo
legno di sandalo il re fece delle scale per la casa del SIGNORE e per il
palazzo reale, delle cetre e dei saltèri per i cantori. Del legno come
questo non se n'era mai visto prima nel paese di Giuda).
Il re Salomone diede alla regina di Seba tutto quello che lei desiderò e
chiese, oltre all'equivalente di quello che aveva portato al re. Poi si
rimise in cammino e, con i suoi servitori, ritornò al suo paese.
Ricchezze di Salomone
(=1R 10:14-29; 4:21-34)
Il peso dell'oro che giungeva ogni anno a Salomone, era di
seicentosessantasei talenti, oltre a quello che percepiva dai trafficanti e
dai negozianti che gliene portavano, da tutti i re dell'Arabia e dai
governatori del paese che portavano a Salomone oro e argento.
Il re Salomone fece fare duecento scudi grandi d'oro battuto, per ognuno dei
quali impiegò seicento sicli d'oro battuto, e trecento altri scudi d'oro
battuto, per ognuno dei quali impiegò trecento sicli d'oro; e il re li mise
nella «Casa della Foresta del Libano». Il re fece pure un gran trono
d'avorio, che rivestì d'oro puro. Questo trono aveva sei gradini e una
pedana d'oro connessi con il trono; c'erano dei bracci da un lato e
dall'altro del seggio; due leoni stavano presso i bracci, e dodici leoni
stavano sui sei gradini, da una parte e dall'altra. Niente di simile era
ancora stato fatto in nessun altro regno. Tutte le coppe del re Salomone
erano d'oro, e tutto il vasellame della «Casa Foresta del Libano» era d'oro
puro; dell'argento non si faceva alcun conto al tempo di Salomone. Infatti
il re aveva delle navi che andavano a Tarsis con la gente di Curam; e una
volta ogni tre anni venivano le navi da Tarsis, portando oro, argento,
avorio, scimmie e pavoni.
Così il re Salomone fu il più grande di tutti i re della terra per ricchezze
e per saggezza. E tutti i re della terra cercavano di vedere Salomone per
udire la saggezza che Dio gli aveva messa in cuore. Ognuno di essi gli
portava il suo dono: vasi d'argento, vasi d'oro, vesti, armi, aromi,
cavalli, muli; e questo avveniva ogni anno. Salomone aveva delle scuderie
per quattromila cavalli, carri, e dodicimila cavalieri, che distribuiva
nelle città dove teneva i suoi carri, e in Gerusalemme presso di sé. Egli
dominava su tutti i re, dal fiume sino al paese dei Filistei e sino ai
confini d'Egitto. Il re fece in modo che l'argento era in Gerusalemme così
comune come le pietre, e i cedri tanto abbondanti quanto i sicomori della
pianura. E si conducevano a Salomone dei cavalli dall'Egitto e da tutti i
paesi.
Morte di Salomone
1R 11:41-43
Il rimanente delle azioni di Salomone, le prime e le ultime, sono scritte
nel libro di Natan, il profeta, nella profezia di Aiia di Silo, e nelle
visioni di Ieddo il veggente, relative a Geroboamo, figlio di Nebat.
Salomone regnò a Gerusalemme, su tutto Israele, quarant'anni. Poi Salomone
si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto nella città di Davide suo
padre; e Roboamo suo figlio regnò al suo posto.
Storia del regno di Giuda dallo scisma fino alla deportazione a Babilonia
10:1-36:23 (Gr 25:4-11)
CAPITOLO 10
Divisione del regno; Roboamo re di Giuda; Geroboamo re d'Israele
=1R 12:1-19; Is 30:1
Roboamo andò a Sichem, perché tutto Israele era venuto a Sichem per farlo
re.
Quando lo seppe Geroboamo, figlio di Nebat, che si trovava ancora in Egitto
- dov'era fuggito per scampare dal re Salomone - tornò dall'Egitto. Lo
mandarono a chiamare, e Geroboamo con tutto Israele vennero a parlare a
Roboamo, e gli dissero: «Tuo padre ha reso duro il nostro giogo; ora rendi
tu più lieve la dura servitù e il giogo pesante che tuo padre ci ha imposti,
e noi ti serviremo». Egli rispose loro: «Tornate da me fra tre giorni!» E il
popolo se ne andò.
Il re Roboamo si consigliò con i vecchi che erano stati al servizio del re
Salomone suo padre mentre era vivo, e disse: «Che cosa mi consigliate di
rispondere a questo popolo?» Quelli gli parlarono così: «Se ti mostri
benevolo verso questo popolo e lo esaudisci, e se gli parli con bontà, ti
sarà servo per sempre». Ma Roboamo trascurò il consiglio datogli dai vecchi,
e si consigliò con i giovani che erano cresciuti con lui ed erano al suo
servizio, e disse loro: «Come consigliate di rispondere a questo popolo che
mi ha parlato dicendo: "Allevia il giogo che tuo padre ci ha imposto?"» I
giovani che erano cresciuti con lui, gli risposero: «Ecco quel che dirai a
questo popolo che si è rivolto a te dicendo: "Tuo padre ha reso pesante il
nostro giogo, e tu rendicelo più leggero!" Gli risponderai così: "Il mio
dito mignolo è più grosso del corpo di mio padre; mio padre vi ha caricati
d'un giogo pesante, e io lo renderò più pesante ancora; mio padre vi ha
castigati con la frusta, e io vi castigherò con i flagelli a punte"».
Tre giorni dopo, Geroboamo e tutto il popolo vennero da Roboamo, come aveva
ordinato il re dicendo: «Tornate da me fra tre giorni». Il re rispose loro
duramente, abbandonando il consiglio che i vecchi gli avevano dato; e parlò
loro secondo il consiglio dei giovani, e disse: «Mio padre ha reso pesante
il vostro giogo, e io lo renderò più pesante ancora; mio padre vi ha
castigati con la frusta, e io vi castigherò con i flagelli a punte». Così il
re non diede ascolto al popolo; perché tutto ciò era diretto da Dio,
affinché si adempisse la parola che il SIGNORE aveva pronunziata per mezzo
di Aiia di Silo a Geroboamo, figlio di Nebat.
Quando tutto Israele vide che il re non gli dava ascolto, rispose al re,
dicendo: «Che abbiamo da fare con Davide? Noi non abbiamo nulla in comune
con il figlio d'Isai! Ognuno alla sua tenda, o Israele! Provvedi ora alla
tua casa, o Davide!» E tutto Israele se ne andò alle sue tende. Ma sui figli
d'Israele che abitavano nelle città di Giuda, regnò Roboamo. Il re Roboamo
mandò loro Adoram, responsabile dei lavori forzati; ma i figli d'Israele lo
lapidarono, ed egli morì. Il re Roboamo salì in fretta sopra un carro per
fuggire a Gerusalemme. Così Israele si ribellò alla casa di Davide, ed è
rimasto ribelle fino a oggi.
1R 12:21-33
Quando Roboamo giunse a Gerusalemme, radunò la casa di Giuda e di Beniamino,
centottantamila uomini, guerrieri scelti, per combattere contro Israele e
restituire il regno a Roboamo. Ma la parola del SIGNORE fu rivolta a Semaia,
uomo di Dio, in questi termini: «Parla a Roboamo, figlio di Salomone, re di
Giuda, e a tutto Israele in Giuda e in Beniamino, e di' loro: "Così parla il
SIGNORE: Non salite a combattere contro i vostri fratelli! Ognuno se ne
torni a casa sua; perché questo è avvenuto per mia volontà"». Quelli
ubbidirono alla parola del SIGNORE e se ne tornarono indietro rinunciando a
marciare contro Geroboamo.
Roboamo abitò a Gerusalemme, e costruì delle città fortificate in Giuda.
Costruì Betlemme, Etam, Tecoa, Bet-Sur, Soco, Adullam, Gat, Maresa, Zif,
Adoraim, Lachis, Azeca, Sorea, Aialon ed Ebron, che erano in Giuda e in
Beniamino, e ne fece delle città fortificate. Munì queste fortezze, vi pose
dei comandanti e dei magazzini di viveri, d'olio e di vino; e in ognuna di
queste città mise scudi e lance, e le rese straordinariamente forti. E Giuda
e Beniamino furono per lui.
I sacerdoti e i Leviti di tutto Israele vennero da tutte le loro regioni a
porsi accanto a lui; infatti i Leviti abbandonarono le loro campagne e le
loro proprietà, e vennero in Giuda e a Gerusalemme; perché Geroboamo, con i
suoi figli, li aveva scacciati affinché non esercitassero più l'incarico di
sacerdoti del SIGNORE. Geroboamo aveva costituito dei sacerdoti per gli alti
luoghi, per i demòni, e per i vitelli che aveva fatti. E quelli di tutte le
tribù d'Israele che avevano in cuore di cercare il SIGNORE, Dio d'Israele,
seguirono i Leviti a Gerusalemme per offrire sacrifici al SIGNORE, Dio dei
loro padri. Essi fortificarono così il regno di Giuda e resero stabile
Roboamo, figlio di Salomone, per tre anni; perché per tre anni seguirono la
via di Davide e di Salomone.
De 17:17; 21:15-17
Roboamo prese in moglie Maalat, figlia di Ierimot, figlio di Davide e di
Abiail, figlia di Eliab, figlio d'Isai. Ella gli partorì questi figli: Ieus,
Semaria e Zaam. Dopo di lei, prese Maaca, figlia di Absalom, la quale gli
partorì Abiia, Attai, Ziza e Selomit. E Roboamo amò Maaca, figlia di Absalom,
più di tutte le sue mogli e di tutte le sue concubine; perché ebbe diciotto
mogli e sessanta concubine, e generò ventotto figli e sessanta figlie.
Roboamo stabilì Abiia, figlio di Maaca, come capo della famiglia e principe
dei suoi fratelli, perché aveva in mente di farlo re. E, con avvedutezza,
sparse tutti i suoi figli per tutte le regioni di Giuda e di Beniamino, in
tutte le città fortificate, diede loro viveri in abbondanza, e cercò per
loro molte mogli.
CAPITOLO 12
Apostasia di Roboamo; invasione di Sisac
1R 14:21-31 (Gr 2:9-13, 19; Ne 9:26-27; Sl 106:40-45)
Quando Roboamo fu ben stabilito e fortificato nel regno, egli, e tutto
Israele con lui, abbandonò la legge del SIGNORE.
Il quinto anno del regno di Roboamo, Sisac, re d'Egitto, salì contro
Gerusalemme, perch'essi erano stati infedeli al SIGNORE. Egli aveva
milleduecento carri e sessantamila cavalieri; con lui venne dall'Egitto un
popolo innumerevole di Libi, di Succhei e di Etiopi. S'impadronì delle città
fortificate che appartenevano a Giuda, e giunse fino a Gerusalemme.
Il profeta Semaia si recò da Roboamo e dai capi di Giuda, che si erano
raccolti a Gerusalemme all'avvicinarsi di Sisac, e disse loro: «Così dice il
SIGNORE: "Voi avete abbandonato me, quindi anch'io ho abbandonato voi nelle
mani di Sisac"». Allora i prìncipi d'Israele e il re si umiliarono, e
dissero: «Il SIGNORE è giusto». Quando il SIGNORE vide che si erano
umiliati, la parola del SIGNORE fu così rivolta a Semaia: «Essi si sono
umiliati; io non li distruggerò, ma concederò loro fra poco un mezzo di
scampo, e la mia ira non si rovescerà su Gerusalemme per mezzo di Sisac.
Tuttavia gli saranno soggetti, e impareranno la differenza che c'è tra il
servire me e il servire i regni degli altri paesi».
Sisac, re d'Egitto, salì dunque contro Gerusalemme, e portò via i tesori
della casa del SIGNORE e i tesori del palazzo del re; portò via ogni cosa;
prese pure gli scudi d'oro che Salomone aveva fatti. Il re Roboamo li
sostituì con degli scudi di bronzo, e li affidò ai capitani della guardia
che custodiva la porta del palazzo del re. Ogni volta che il re entrava
nella casa del SIGNORE, quelli della guardia venivano, e li portavano; poi
li riportavano nella sala della guardia.
Così, perché egli si era umiliato, il SIGNORE allontanò da lui la sua ira, e
non volle distruggerlo del tutto. Inoltre c'erano ancora delle cose buone in
Giuda.
Il re Roboamo dunque si consolidò a Gerusalemme, e continuò a regnare. Aveva
quarantun anni quando cominciò a regnare, e regnò diciassette anni a
Gerusalemme, la città che il SIGNORE si era scelta fra tutte le tribù
d'Israele, per stabilirvi il suo nome. Sua madre si chiamava Naama,
l'Ammonita. Ed egli fece il male, perché non applicò il suo cuore alla
ricerca del SIGNORE.
Le azioni di Roboamo, le prime e le ultime, sono scritte nelle storie del
profeta Semaia e d'Iddo, il veggente, nei registri genealogici.
Vi fu guerra continua fra Roboamo e Geroboamo.
Poi Roboamo si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di
Davide. E Abiia, suo figlio, regnò al suo posto.
CAPITOLO 13
Abiia, re di Giuda; guerra contro Geroboamo, re d'Israele
1R 15:1-8; Sl 25:2-3
Il diciottesimo anno del regno di Geroboamo, Abiia cominciò a regnare sopra
Giuda. Regnò tre anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Micaia, figlia di
Uriel, da Ghibea. E ci fu guerra tra Abiia e Geroboamo.
Abiia entrò in guerra con un esercito di prodi guerrieri, quattrocentomila
uomini scelti; e Geroboamo si dispose in ordine di battaglia contro di lui
con ottocentomila uomini scelti, tutti forti e valorosi.
Abiia si mosse dall'alto del monte Semaraim, che è nella regione montuosa di
Efraim, e disse: «Geroboamo, e tutto Israele, ascoltatemi! Non dovreste voi
sapere che il SIGNORE, Dio d'Israele, ha dato per sempre il regno sopra
Israele a Davide, a Davide e ai suoi figli, con un patto inviolabile?
Eppure, Geroboamo, figlio di Nebat, servo di Salomone, figlio di Davide, è
insorto ribellandosi contro il suo signore; e della gente da nulla, degli
uomini perversi, si sono raccolti attorno a lui, e si sono fatti forti
contro Roboamo, figlio di Salomone, quando Roboamo era giovane e timido di
cuore, e non poteva mostrare fermezza di fronte a loro. E ora voi credete di
poter resistere al regno del SIGNORE, che è nelle mani dei figli di Davide;
e siete una gran moltitudine, e avete con voi i vitelli d'oro che Geroboamo
vi ha fatti per vostri dèi. Non avete forse cacciato via i sacerdoti del
Signore, i figli d'Aaronne e i Leviti? Non vi siete forse fatti dei
sacerdoti come i popoli degli altri paesi? Chiunque è venuto con un toro e
con sette montoni per essere consacrato, è diventato sacerdote di quelli che
non sono dèi. Quanto a noi, il SIGNORE è nostro Dio, e non l'abbiamo
abbandonato; i sacerdoti al servizio del SIGNORE sono figli d'Aaronne, e i
Leviti sono quelli che celebrano le funzioni. Ogni mattina e ogni sera essi
bruciano in onore del SIGNORE gli olocausti e il profumo fragrante, mettono
in ordine i pani della presentazione sulla tavola pura, e ogni sera
accendono il candelabro d'oro con le sue lampade; noi infatti osserviamo i
comandamenti del SIGNORE, del nostro Dio; ma voi l'avete abbandonato. Ed
ecco, abbiamo con noi, alla nostra testa, Dio e i suoi sacerdoti e le trombe
squillanti, per sonare la carica contro di voi. Figli d'Israele, non
combattete contro il SIGNORE, Dio dei vostri padri, perché non vincerete!»
Intanto Geroboamo li prese alle spalle mediante un'imboscata; in modo che le
truppe di Geroboamo stavano in faccia a Giuda, a cui si tendeva dietro
l'imboscata. Gli uomini di Giuda si voltarono indietro, ed eccoli costretti
a combattere davanti e di dietro. Allora gridarono al SIGNORE, e i sacerdoti
fecero squillare le trombe. La gente di Giuda mandò un grido; e avvenne che,
al grido della gente di Giuda, Dio sconfisse Geroboamo e tutto Israele
davanti ad Abiia e a Giuda. I figli d'Israele fuggirono davanti a Giuda, e
Dio li diede nelle loro mani. Abiia e il suo popolo ne fecero una grande
strage; dalla parte d'Israele caddero morti cinquecentomila uomini scelti.
Così i figli d'Israele, in quel tempo, furono umiliati, e i figli di Giuda
ripresero vigore, perché si erano appoggiati sul SIGNORE, Dio dei loro
padri. Abiia inseguì Geroboamo, e gli prese delle città: Betel e i villaggi
che ne dipendevano, Iesana e i villaggi che ne dipendevano, Efraim e i
villaggi che ne dipendevano. Geroboamo, al tempo di Abiia, non ebbe più
forza; e, colpito dal SIGNORE, egli morì. Ma Abiia divenne potente, prese
quattordici mogli, e generò ventidue figli e sedici figlie. Le altre azioni
di Abiia, la sua condotta e le sue parole, si trovano scritte nelle memorie
del profeta Iddo.
Poi Abiia si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto nella città di
Davide. Asa, suo figlio, regnò al suo posto. Al suo tempo il paese ebbe pace
per dieci anni.
CAPITOLO 14
Asa, re di Giuda; vittoria su Zera e sugli Etiopi
1R 15:11-12; Sl 31:20-21
Asa fece ciò che è buono e retto agli occhi del SIGNORE, suo Dio. Tolse via
gli altari degli dèi stranieri, e gli alti luoghi; spezzò le statue, abbatté
gli idoli di Astarte. Ordinò a Giuda di cercare il SIGNORE, Dio dei suoi
padri, e di mettere in pratica la sua legge e i suoi comandamenti. Tolse
anche via da tutte le città di Giuda gli alti luoghi e le colonne solari; e,
sotto di lui, il regno ebbe pace.
Egli costruì delle città fortificate in Giuda, perché il paese era
tranquillo, e in quegli anni non c'era nessuna guerra contro di lui, perché
il SIGNORE gli aveva dato riposo. Egli diceva agli abitanti di Giuda:
«Costruiamo queste città, e circondiamole di mura, di torri, di porte e di
sbarre; il paese è ancora a nostra disposizione, perché abbiamo cercato il
SIGNORE, il nostro Dio; noi l'abbiamo cercato, ed egli ci ha dato pace lungo
i nostri confini». Essi dunque si misero a costruire, e prosperarono.
Asa aveva un esercito di trecentomila uomini di Giuda che portavano scudo e
lancia, e di duecentottantamila di Beniamino che portavano scudo e tiravano
d'arco, tutti uomini forti e valorosi.
2Cr 20:1-30; Sl 22:5-6
Zera, l'Etiope, marciò contro di loro con un esercito di un milione d'uomini
e trecento carri, e avanzò fino a Maresa. Asa uscì contro di lui, e si
schierarono a battaglia nella valle di Sefata presso Maresa. Allora Asa
invocò il suo Dio, e disse: «SIGNORE, per te non c'è differenza tra il dare
soccorso a chi è in gran numero, e il darlo a chi è senza forza; soccorrici,
SIGNORE nostro Dio! Poiché su di te noi ci appoggiamo, e nel tuo nome siamo
venuti contro questa moltitudine. Tu sei il SIGNORE nostro Dio; non vinca
l'uomo contro di te!» E il SIGNORE sconfisse gli Etiopi davanti ad Asa e
davanti a Giuda, e gli Etiopi si diedero alla fuga. Asa e la gente che era
con lui li inseguirono fino a Gherar; e degli Etiopi ne caddero tanti, che
non ne rimase più uno vivo; perché furono fatti a pezzi davanti al SIGNORE e
davanti al suo esercito. Poi Asa e i suoi portarono via un immenso bottino.
E piombarono su tutte le città nei dintorni di Gherar, perché lo spavento
del SIGNORE si era impadronito d'esse; e quelli saccheggiarono tutte le
città; perché v'era molto bottino; fecero pure man bassa sui chiusi delle
mandrie, e condussero via gran numero di pecore e di cammelli. Poi tornarono
a Gerusalemme.
CAPITOLO 15
Avvertimento del profeta Azaria;
zelo di Asa per la distruzione
dell'idolatria
1S 12:7-15, 20-25; Is 3:10; Os 10:12
Allora lo spirito di Dio s'impadronì di Azaria, figlio di Oded, il quale
uscì a incontrare Asa, e gli disse: «Asa, e voi tutti Giuda e Beniamino,
ascoltatemi! Il SIGNORE è con voi, quando voi siete con lui; se lo cercate,
egli si farà trovare da voi; ma, se lo abbandonate, egli vi abbandonerà. Per
lungo tempo Israele è stato senza vero Dio, senza sacerdote che lo
istruisse, e senza legge; ma nella sua angoscia egli si è convertito al
SIGNORE, Dio d'Israele, l'ha cercato, ed egli si è lasciato trovare da lui.
In quel tempo, non c'era pace né per chi andava né per chi veniva; perché
fra tutti gli abitanti dei vari paesi c'erano grandi agitazioni, ed essi
erano schiacciati, nazione da nazione, e città da città; poiché Dio li
agitava con ogni sorta di tribolazioni. Ma voi, siate forti, non vi lasciate
indebolire le braccia, perché la vostra opera avrà la sua ricompensa».
1R 15:11-15; 2R 23:1-7; Is 26:3-4
Quando Asa ebbe udite queste parole, e la profezia del profeta Oded, prese
coraggio, e fece sparire le abominazioni da tutto il paese di Giuda e di
Beniamino, e dalle città che aveva conquistate nella regione montuosa di
Efraim; e ristabilì l'altare del SIGNORE, che era davanti al portico del
SIGNORE. Poi radunò tutto Giuda e Beniamino, e quelli di Efraim, di Manasse
e di Simeone, che abitavano in mezzo a loro; infatti molte persone d'Israele
erano passate dalla sua parte, vedendo che il SIGNORE, il suo Dio, era con
lui. Essi dunque si radunarono a Gerusalemme il terzo mese del quindicesimo
anno del regno di Asa. In quel giorno offrirono in sacrificio al SIGNORE,
della preda che avevano portata, settecento buoi e settemila pecore; e si
accordarono in un patto a cercare il SIGNORE, Dio dei loro padri, con tutto
il loro cuore e con tutta l'anima loro; e chiunque non cercasse il SIGNORE,
Dio d'Israele, doveva essere messo a morte, grande o piccolo che fosse, uomo
o donna. Si unirono per giuramento al SIGNORE con gran voce e con
acclamazioni, al suono delle trombe e dei corni. Tutto Giuda si rallegrò di
questo giuramento; perché avevano giurato di tutto cuore, avevano cercato il
SIGNORE con grande ardore ed egli si era lasciato trovare da loro. E il
SIGNORE diede loro pace lungo i confini.
Il re Asa destituì pure dalla dignità di regina sua madre Maaca, perché lei
aveva eretto un'immagine ad Astarte; e Asa abbatté l'immagine, la fece a
pezzi e la bruciò presso il torrente Chidron. Tuttavia gli alti luoghi non
furono eliminati da Israele; sebbene il cuore di Asa fosse integro durante
l'intera sua vita. Egli fece portare nella casa del SIGNORE le cose che suo
padre aveva consacrate, e quelle che aveva consacrate egli stesso: argento,
oro, vasi.
E non ci fu più nessuna guerra fino al trentacinquesimo anno del regno di
Asa.
CAPITOLO 16
Colpa commessa da Asa, alleandosi con il re di Siria
a danno del re
d'Israele; rimpovero del profeta Canani
=1R 15:16-22
L'anno trentaseiesimo del regno di Asa, Baasa, re d'Israele, salì contro
Giuda, e costruì Rama per impedire che nessuno andasse e venisse dalla parte
di Asa, re di Giuda. Allora Asa prese dell'argento e dell'oro dai tesori
della casa del SIGNORE e del palazzo del re, e inviò dei messaggeri a
Ben-Adad, re di Siria, che abitava a Damasco, per dirgli: «Ci sia alleanza
fra me e te, come vi fu tra mio padre e tuo padre. Ecco, ti mando
dell'argento e dell'oro; va', rompi la tua alleanza con Baasa, re d'Israele,
perché egli si ritiri da me». Ben-Adad diede ascolto al re Asa; mandò i capi
del suo esercito contro le città d'Israele, i quali espugnarono Ion, Dan,
Abel-Maim, e tutte le città di rifornimento di Neftali. Quando Baasa ebbe
udito questo, cessò di costruire Rama, e sospese i suoi lavori. Allora il re
Asa convocò tutti quelli di Giuda, ed essi portarono via le pietre e il
legname di cui Baasa si era servito per la costruzione di Rama; e con essi
Asa costruì Gheba e Mispa.
(Is 31:1-6; Gr 17:5-10) 1R 15:23-24
In quel tempo, Canani, il veggente, si recò da Asa, re di Giuda, e gli
disse: «Poiché ti sei appoggiato sul re di Siria invece di appoggiarti sul
SIGNORE, che è il tuo Dio, l'esercito del re di Siria è scampato dalle tue
mani. Gli Etiopi e i Libi non formavano forse un grande esercito con una
moltitudine immensa di carri e di cavalieri? Eppure il SIGNORE, perché tu ti
eri appoggiato su di lui, li diede nelle tue mani. Infatti il SIGNORE
percorre con lo sguardo tutta la terra per spiegare la sua forza in favore
di quelli che hanno il cuore integro verso di lui. In questo tu hai agito da
insensato; infatti, da ora in poi avrai delle guerre».
Asa s'indignò contro il veggente, e lo fece mettere in prigione, tanto
questa cosa lo aveva irritato contro di lui. E, al tempo stesso, Asa divenne
crudele anche contro alcuni del popolo.
Le azioni di Asa, le prime e le ultime, si trovano scritte nel libro dei re
di Giuda e d'Israele. Il trentanovesimo anno del suo regno, Asa ebbe una
malattia ai piedi; la sua malattia fu gravissima; e, tuttavia, nella sua
malattia non ricorse al SIGNORE, ma ai medici.
Poi Asa si addormentò con i suoi padri; morì il quarantunesimo anno del suo
regno, e fu sepolto nella tomba che egli aveva fatto scavare per sé nella
città di Davide. Fu steso sopra un letto pieno di profumi e di varie specie
d'aromi composti con arte di profumiere; e ne bruciarono una grandissima
quantità in suo onore.
CAPITOLO 17
Giosafat, re di Giuda; sua pietà e sua prosperità
1R 15:24; 22:41-47; 2Cr 14:1-7; Sl 92:13, ecc.
Giosafat, figlio di Asa, regnò al suo posto, e si fortificò contro Israele.
Collocò dei presidi in tutte le città fortificate di Giuda, e pose delle
guarnigioni nel paese di Giuda e nelle città di Efraim, che Asa suo padre
aveva conquistate.
Il SIGNORE fu con Giosafat, perché egli camminò nelle vie che Davide suo
padre aveva seguite da principio, e non cercò i Baali, ma il Dio di suo
padre; si comportò secondo i suoi comandamenti, senza imitare quel che
faceva Israele. Perciò il SIGNORE assicurò il potere del regno nelle mani di
Giosafat; tutto Giuda gli portava doni, ed egli ebbe ricchezza e gloria in
abbondanza. Il suo coraggio crebbe seguendo le vie del SIGNORE; e fece anche
sparire da Giuda gli alti luoghi e gli idoli di Astarte.
Il terzo anno del suo regno mandò i suoi capi Ben-Ail, Obadia, Zaccaria,
Natanaele e Micaia, a insegnare nelle città di Giuda. Con essi mandò i
Leviti Semaia, Netania, Zebadia, Asael, Semiramot, Gionatan, Adonia, Tobia e
Tob-Adonia, e i sacerdoti Elisama e Ieoram. Ed essi insegnarono in Giuda.
Avevano con sé il libro della legge del SIGNORE; percorsero tutte le città
di Giuda, e istruirono il popolo.
Il terrore del SIGNORE s'impadronì di tutti i regni dei paesi che
circondavano Giuda, al punto che non mossero guerra a Giosafat. Una parte
dei Filistei portò a Giosafat dei doni, e un tributo in argento; anche gli
Arabi gli portarono del bestiame: settemilasettecento montoni e
settemilasettecento capri. Giosafat raggiunse un alto grado di grandezza, e
costruì in Giuda castelli e città di rifornimento. Fece eseguire molti
lavori nelle città di Giuda, ed ebbe a Gerusalemme dei guerrieri, uomini
forti e valorosi.
Eccone il censimento, secondo le loro case patriarcali.
Di Giuda: capi di migliaia: Adna, il capo, con trecentomila uomini forti e
valorosi; dopo di lui, Ioanan, il capo, con duecentottantamila uomini; dopo
questo, Amasia, figlio di Zicri, il quale s'era volontariamente consacrato
al SIGNORE, con duecentomila uomini forti e valorosi.
Di Beniamino: Eliada, uomo forte e valoroso, con duecentomila uomini, armati
d'arco e di scudo; e, dopo di lui, Iozabad con centottantamila uomini pronti
per la guerra.
Tutti questi erano al servizio del re, senza contare quelli che egli aveva
collocati nelle città fortificate, in tutto il paese di Giuda.
CAPITOLO 18
Spedizione di Giosafat e di Acab contro i Siri
=1R 22:1-28; Gr 28; 2Te 2:11-12
Giosafat ebbe ricchezze e gloria in abbondanza, e contrasse parentela con
Acab. Dopo qualche anno scese a Samaria da Acab; e Acab fece uccidere per
lui e per la gente che era con lui un gran numero di pecore e buoi, e lo
convinse a marciare con lui contro Ramot di Galaad. Acab, re d'Israele,
disse a Giosafat, re di Giuda: «Vuoi venire con me a Ramot di Galaad?»
Giosafat gli rispose: «Conta su di me come su te stesso, sulla mia gente
come sulla tua, e verremo con te alla guerra». E Giosafat disse al re
d'Israele: «Ti prego, consulta oggi la parola del SIGNORE». Allora il re
d'Israele radunò i profeti, in numero di quattrocento, e disse loro:
«Dobbiamo andare a far guerra a Ramot di Galaad, o no?» Quelli risposero:
«Va', e Dio la darà nelle mani del re». Ma Giosafat disse: «Non c'è qui
nessun altro profeta del SIGNORE da poter consultare?» Il re d'Israele
rispose a Giosafat: «C'è ancora un uomo per mezzo del quale si potrebbe
consultare il SIGNORE; ma io lo odio perché non mi predice mai nulla di
buono, ma sempre del male: è Micaia, figlio d'Imla». E Giosafat disse: «Non
dica così il re». Allora il re d'Israele chiamò un eunuco, e gli disse: «Fa'
subito venire Micaia, figlio d'Imla».
Il re d'Israele e Giosafat, re di Giuda, sedevano ciascuno sul suo trono,
vestiti dei loro abiti regali, nell'aia che è all'ingresso della porta di
Samaria; tutti i profeti profetizzavano davanti a loro. Sedechia, figlio di
Chenaana, si era fatto delle corna di ferro, e disse: «Così dice il SIGNORE:
"Con queste corna colpirai i Siri finché tu li abbia completamente
distrutti"». E tutti i profeti profetizzavano nello stesso modo, dicendo:
«Sali contro Ramot di Galaad, e vincerai; il SIGNORE la darà nelle mani del
re».
Il messaggero che era andato a chiamare Micaia, gli parlò così: «Tutti i
profeti, a una voce, predicono del bene al re; ti prego, le tue parole siano
concordi con le loro, e predici del bene!» Ma Micaia rispose: «Com'è vero
che il SIGNORE vive, io dirò quel che il SIGNORE mi dirà».
Quando giunse davanti al re, il re gli disse: «Micaia, dobbiamo andare a far
guerra a Ramot di Galaad, o no?» Egli rispose: «Andate pure, e vincerete; i
nemici saranno dati nelle vostre mani». Il re gli disse: «Quante volte dovrò
scongiurarti di non dirmi altro che la verità nel nome del SIGNORE?» Micaia
rispose: «Ho visto tutto Israele disperso su per i monti, come pecore che
non hanno pastore; e il SIGNORE ha detto: "Questa gente non ha padrone; se
ne torni ciascuno in pace a casa sua"».
Il re d'Israele disse a Giosafat: «Non te l'avevo detto che costui non mi
avrebbe predetto nulla di buono, ma soltanto del male?» Micaia replicò:
«Perciò ascoltate la parola del SIGNORE. Io ho visto il SIGNORE seduto sul
suo trono, e tutto l'esercito del cielo che gli stava a destra e a sinistra.
E il SIGNORE disse: "Chi sedurrà Acab, re d'Israele, affinché salga contro
Ramot di Galaad e vi perisca?" Ci fu chi rispose in un modo e chi rispose in
un altro. Allora si fece avanti uno spirito, il quale si presentò davanti al
SIGNORE, e disse: "Lo sedurrò io". Il SIGNORE gli disse: "E come?" Quello
rispose: "Io uscirò, e sarò spirito di menzogna in bocca a tutti i suoi
profeti". Il SIGNORE gli disse: "Sì, riuscirai a sedurlo; esci, e fa' così".
E ora, ecco, il SIGNORE ha messo uno spirito di menzogna in bocca a questi
tuoi profeti; ma il SIGNORE ha pronunziato del male contro di te».
Allora Sedechia, figlio di Chenaana, si accostò, diede uno schiaffo a Micaia,
e disse: «Per dove è passato lo spirito del SIGNORE quand'è uscito da me per
parlare a te?» Micaia rispose: «Lo vedrai il giorno che andrai di camera in
camera per nasconderti!» Il re d'Israele disse: «Prendete Micaia, portatelo
da Amon, governatore della città, e da Ioas, figlio del re, e dite loro:
"Così dice il re: Rinchiudete costui in prigione, nutritelo di pane
d'afflizione e d'acqua d'afflizione finché io torni sano e salvo"». Micaia
disse: «Se tu torni sano e salvo, non è stato il SIGNORE che ha parlato per
bocca mia». E aggiunse: «Udite questo, popoli tutti!»
Il re d'Israele e Giosafat, re di Giuda, marciarono dunque contro Ramot di
Galaad. Il re d'Israele disse a Giosafat: «Io mi travestirò per andare in
battaglia; ma tu mettiti i tuoi abiti regali». Il re d'Israele si travestì,
e andarono in battaglia.
Sconfitta e morte di Acab
=1 R 22:29-36; Pr 29:1
Il re di Siria aveva dato quest'ordine ai capitani dei suoi carri: «Non
combattete contro nessuno, piccolo o grande, ma soltanto contro il re
d'Israele». Quando i capitani dei carri scorsero Giosafat, dissero: «Quello
è il re d'Israele»; e si diressero contro di lui per attaccarlo; ma Giosafat
mandò un grido, e il SIGNORE lo soccorse; e Dio li attirò lontano da lui.
Quando i capitani dei carri si accorsero che egli non era il re d'Israele,
cessarono di assalirlo. Ma un uomo scoccò a caso la freccia del suo arco, e
ferì il re d'Israele tra la corazza e le falde; perciò il re disse al suo
cocchiere: «Volta, portami fuori dal campo, perché sono ferito». Ma la
battaglia fu così accanita quel giorno, che il re fu trattenuto sul suo
carro di fronte ai Siri fino alla sera, e sul tramontare del sole morì.
CAPITOLO 19
Rimprovero di Ieu a Giosafat
2Co 6:14-18; Sl 141:5; Ap 2:3-6
Giosafat, re di Giuda, tornò sano e salvo a casa sua a Gerusalemme.
Il veggente Ieu, figlio di Canani, andò incontro a Giosafat, e gli disse:
«Dovevi tu dare aiuto a un empio e amare quelli che odiano il SIGNORE? Per
questo fatto hai attirato su di te l'ira del SIGNORE. Tuttavia si sono
trovate in te delle buone cose, poiché hai fatto sparire dal paese gli idoli
di Astarte, e hai applicato il tuo cuore alla ricerca di Dio».
Riforma dell'amministrazione della giustizia
De 16:18-20; 1:16-17; 17:8-11; Sl 82; Cl 4:17
Giosafat rimase a Gerusalemme; poi fece di nuovo un viaggio in mezzo al
popolo, da Beer-Seba alla regione montuosa di Efraim, riconducendoli al
SIGNORE, Dio dei loro padri. Stabilì dei giudici nel paese, in tutte le
città fortificate di Giuda, città per città, e disse ai giudici: «Badate
bene a quello che fate; poiché voi amministrate la giustizia, non per
servire un uomo ma per servire il SIGNORE, il quale sarà con voi negli
affari della giustizia. Ora, il timor del SIGNORE sia in voi; agite con
prudenza, poiché presso il SIGNORE, nostro Dio, non c'è perversità, né
favoritismi, né si prendono regali».
Giosafat, tornato che fu a Gerusalemme, stabilì anche qui dei Leviti, dei
sacerdoti e dei capi delle case patriarcali d'Israele per amministrare la
giustizia del SIGNORE in caso di controversie. E diede loro i suoi ordini,
dicendo: «Voi farete così, con timore del SIGNORE, con fedeltà e con cuore
integro: in qualunque causa che vi sia portata davanti dai vostri fratelli
abitanti nelle loro città, sia che si tratti di omicidio o d'una legge o
d'un comandamento o d'uno statuto o d'un precetto, avvisateli, affinché non
si rendano colpevoli verso il SIGNORE, e l'ira sua non ricada su di voi e
sui vostri fratelli. Così facendo, voi non vi renderete colpevoli. Il sommo
sacerdote Amaria vi sarà preposto per tutti gli affari che concernono il
SIGNORE; e Zebadia, figlio d'Ismaele, capo della casa di Giuda, per tutti
gli affari che concernono il re; e avete a vostra disposizione dei Leviti,
come ufficiali. Fatevi coraggio, mettetevi all'opera, e il SIGNORE sia con
chi è buono».
CAPITOLO 20
Vittoria di Giosafat sui Moabiti, Ammoniti ed Edomiti
1R 8:37-40; 2Cr 14:8, ecc.; Sl 46-48; 37:5; 56:4-5; 146:5
Dopo questi fatti, i figli di Moab e i figli di Ammon, e con loro dei
Maoniti, marciarono contro Giosafat per fargli guerra. Vennero dei
messaggeri a informare Giosafat, dicendo: «Una gran moltitudine avanza
contro di te dall'altra parte del mare, dalla Siria, ed è giunta ad
Asason-Tamar, cioè En-Ghedi». Giosafat ebbe paura, si dispose a cercare il
SIGNORE, e bandì un digiuno per tutto Giuda. Giuda si radunò per implorare
aiuto dal SIGNORE, e da tutte quante le città di Giuda venivano gli abitanti
a cercare il SIGNORE.
Giosafat, stando in piedi in mezzo all'assemblea di Giuda e di Gerusalemme,
nella casa del SIGNORE, davanti al cortile nuovo, disse: «SIGNORE, Dio dei
nostri padri, non sei tu Dio dei cieli? Non sei tu che domini su tutti i
regni delle nazioni? Non hai tu nelle tue mani la forza e la potenza, in
modo che nessuno può resistere contro di te? Non sei stato tu, Dio nostro, a
scacciare gli abitanti di questo paese davanti al tuo popolo Israele, e lo
desti per sempre alla discendenza di Abraamo, il quale ti amò? E quelli lo
hanno abitato e vi hanno costruito un santuario per il tuo nome, dicendo:
"Quando ci cadrà addosso qualche calamità, spada, giudizio, peste o
carestia, noi ci presenteremo davanti a questa casa e davanti a te, poiché
il tuo nome è in questa casa; a te grideremo nella nostra tribolazione, e tu
ci udrai e ci salverai". Ora ecco che i figli di Ammon e di Moab e quelli
del monte Seir, nelle terre dei quali non permettesti a Israele di entrare
quando veniva dal paese d'Egitto - ed egli li lasciò da parte e non li
distrusse - eccoli che ora ci ricompensano, venendo a scacciarci
dall'eredità di cui ci hai dato il possesso. Dio nostro, non vorrai
giudicarli? Poiché noi siamo senza forza, di fronte a questa gran
moltitudine che avanza contro di noi; e non sappiamo che fare, ma gli occhi
nostri sono su di te!»
Tutto Giuda, perfino i loro bambini, le loro mogli, i loro figli, stavano in
piedi davanti al SIGNORE. Allora lo spirito del SIGNORE investì in mezzo
all'assemblea Iaaziel, figlio di Zaccaria, figlio di Benaia, figlio di Ieiel,
figlio di Mattania, il Levita, tra i figli di Asaf. Iaaziel disse: «Porgete
orecchio, voi tutti di Giuda, e voi abitanti di Gerusalemme, e tu, o re
Giosafat! Così vi dice il SIGNORE: "Non temete e non vi sgomentate a causa
di questa gran moltitudine; poiché questa non è battaglia vostra, ma di Dio.
Domani, scendete contro di loro; eccoli che vengono su per la salita di Sis,
e voi li troverete all'estremità della valle, di fronte al deserto di Ieruel.
Questa battaglia non sarete voi a combatterla: presentatevi, tenetevi fermi,
e vedrete la liberazione che il SIGNORE vi darà. O Giuda, o Gerusalemme, non
temete e non vi sgomentate; domani, uscite contro di loro, e il SIGNORE sarà
con voi"».
Allora Giosafat chinò la faccia a terra, e tutto Giuda e gli abitanti di
Gerusalemme si prostrarono davanti al SIGNORE e l'adorarono. I Leviti tra i
figli dei Cheatiti e tra i figli dei Corachiti si alzarono per lodare a gran
voce il SIGNORE, Dio d'Israele.
La mattina seguente si alzarono presto e si misero in marcia verso il
deserto di Tecoa; mentre si mettevano in cammino, Giosafat, stando in piedi,
disse: «Ascoltatemi, o Giuda, e voi abitanti di Gerusalemme! Credete nel
SIGNORE, vostro Dio, e sarete al sicuro; credete ai suoi profeti, e
trionferete!» E dopo aver tenuto consiglio con il popolo, stabilì dei
cantori che, vestiti dei paramenti sacri, cantassero le lodi del SIGNORE e,
camminando alla testa dell'esercito, dicessero: «Celebrate il SIGNORE,
perché la sua bontà dura in eterno!»
Appena cominciarono i canti di gioia e di lode, il SIGNORE tese un'imboscata
contro i figli di Ammon e di Moab e contro quelli del monte Seir che erano
venuti contro Giuda; e rimasero sconfitti. I figli di Ammon e di Moab
assalirono gli abitanti del monte Seir per votarli allo sterminio e
distruggerli; e quand'ebbero annientato gli abitanti di Seir, si diedero a
distruggersi a vicenda.
Quando gli uomini di Giuda furono giunti sull'altura da cui si scorge il
deserto, volsero lo sguardo verso la moltitudine, ed ecco i cadaveri che
giacevano a terra; nessuno era scampato. Allora Giosafat e la sua gente
andarono a far bottino delle loro spoglie; e fra i cadaveri trovarono
abbondanza di ricchezze, di vesti e di oggetti preziosi; ne presero più di
quanto ne potessero portare; impiegarono tre giorni a portar via il bottino,
tanto era abbondante.
Il quarto giorno si radunarono nella Valle di Benedizione, dove benedissero
il SIGNORE; per questo, quel luogo è stato chiamato Valle di Benedizione
fino a oggi. Tutti gli uomini di Giuda e di Gerusalemme, con a capo
Giosafat, partirono con gioia per tornare a Gerusalemme, perché il SIGNORE
li aveva colmati di gioia liberandoli dai loro nemici. Ed entrarono a
Gerusalemme e nella casa del SIGNORE al suono dei saltèri, delle cetre e
delle trombe.
Il terrore di Dio s'impadronì di tutti i regni degli altri paesi, quando
udirono che il SIGNORE aveva combattuto contro i nemici d'Israele. Il regno
di Giosafat ebbe pace; il suo Dio gli diede pace lungo tutti i confini.
Regno di Giosafat
1R 22:41-51; Ef 5:6-7
Così Giosafat regnò sopra Giuda. Aveva trentacinque anni quando cominciò a
regnare, e regnò venticinque anni a Gerusalemme; il nome di sua madre era
Azuba, figlia di Sili.
Egli imitò in ogni cosa la condotta di Asa suo padre, e non se ne allontanò,
facendo quel che è giusto agli occhi del SIGNORE. Tuttavia gli alti luoghi
non scomparvero, perché il popolo non aveva ancora il cuore fermamente unito
al Dio dei suoi padri.
Le altre azioni di Giosafat, le prime e le ultime, si trovano scritte nella
storia di Ieu, figlio di Canani, inserita nel libro dei re d'Israele.
Dopo questo, Giosafat, re di Giuda, si associò con il re d'Israele Acazia,
che si comportava da empio; e se lo associò, per costruire delle navi che
andassero a Tarsis; e le costruirono a Esion-Gheber. Allora Eliezer, figlio
di Dodava da Maresa, profetizzò contro Giosafat, dicendo: «Perché ti sei
associato con Acazia, il SIGNORE ha disperso le tue opere». E le navi furono
sfasciate, e non poterono fare il viaggio di Tarsis.
CAPITOLO 21
Ieoram, re di Giuda; sua empietà e castigo
2R 8:16-24 (2Cr 28:1-8, 17-19; At 12:23)
Giosafat si addormentò con i suoi padri, e con essi fu sepolto nella città
di Davide; e Ieoram, suo figlio, regnò al suo posto.
Ieoram aveva dei fratelli, figli di Giosafat: Azaria, Ieiel, Zaccaria,
Azaria, Micael e Sefatia; tutti questi erano figli di Giosafat, re
d'Israele; e il padre loro aveva fatto a essi grandi doni d'argento, d'oro e
di cose preziose, con delle città fortificate in Giuda, ma aveva lasciato il
regno a Ieoram, perché era il primogenito. Quando Ieoram ebbe preso possesso
del regno di suo padre e vi si fu solidamente stabilito, fece morire di
spada tutti i suoi fratelli, come pure alcuni dei capi d'Israele.
Ieoram aveva trentadue anni quando cominciò a regnare, e regnò otto anni a
Gerusalemme.
Egli seguì l'esempio dei re d'Israele, come aveva fatto la casa di Acab;
poiché aveva per moglie una figlia di Acab; e fece ciò che è male agli occhi
del SIGNORE. Tuttavia il SIGNORE non volle distruggere la casa di Davide, a
motivo del patto che aveva stabilito con Davide, e della promessa che aveva
fatta di lasciare sempre una lampada a lui e ai suoi figli.
Ai suoi tempi, Edom si ribellò, sottraendosi al giogo di Giuda, e si diede
un re. Allora Ieoram partì con i suoi capi e con tutti i suoi carri; di
notte si alzò, sconfisse gli Edomiti che avevano accerchiato lui e i
capitani dei carri. Così Edom si è ribellato sottraendosi al giogo di Giuda
fino a oggi. In quel medesimo tempo, anche Libna si ribellò e si sottrasse
al giogo di Giuda, perché Ieoram aveva abbandonato il SIGNORE, Dio dei suoi
padri.
Ieoram fece anch'egli degli alti luoghi sui monti di Giuda, spinse gli
abitanti di Gerusalemme alla prostituzione, e sviò Giuda. E gli giunse uno
scritto da parte del profeta Elia, che diceva: «Così dice il SIGNORE, Dio di
Davide tuo padre: "Poiché tu non hai camminato per le vie di Giosafat, tuo
padre, e per le vie di Asa, re di Giuda, ma hai camminato per la via dei re
d'Israele; poiché hai spinto alla prostituzione Giuda e gli abitanti di
Gerusalemme, come la casa di Acab vi ha spinto Israele, e perché hai ucciso
i tuoi fratelli, membri della famiglia di tuo padre, che erano migliori di
te, ecco, il SIGNORE colpirà con un gran flagello il tuo popolo, i tuoi
figli, le tue mogli, e tutto quello che ti appartiene. Tu avrai una grave
malattia, una malattia intestinale, che si aggraverà di giorno in giorno,
finché gli intestini ti vengano fuori per effetto del male"».
Il SIGNORE risvegliò contro Ieoram lo spirito dei Filistei e degli Arabi,
che confinano con gli Etiopi; essi salirono contro Giuda, l'invasero,
portarono via tutte le ricchezze che si trovavano nella casa del re, e anche
i suoi figli e le sue mogli, in modo che non gli rimase altro figlio se non
Ioacaz, che era il più piccolo. Dopo tutto questo il SIGNORE lo colpì con
una malattia intestinale incurabile. E, con l'andar del tempo, verso la fine
del secondo anno, gli intestini gli vennero fuori, in seguito alla malattia;
morì in mezzo ad atroci sofferenze; il suo popolo non bruciò profumi in suo
onore, come aveva fatto per i suoi padri.
Aveva trentadue anni quando cominciò a regnare, e regnò otto anni a
Gerusalemme. Se ne andò senza essere rimpianto, e fu sepolto nella città di
Davide, ma non nelle tombe dei re.
CAPITOLO 22
Acazia, re di Giuda; sua idolatria e morte
2R 8:24-29; 9:1-29
Gli abitanti di Gerusalemme, al posto di Ieoram, proclamarono re Acazia, il
più giovane dei suoi figli; poiché la truppa che era entrata con gli Arabi
nell'accampamento, aveva ucciso tutti i più grandi d'età. Così regnò Acazia,
figlio di Ieoram, re di Giuda. Acazia aveva quarantadue anni quando cominciò
a regnare, e regnò un anno a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia,
figlia di Omri.
Anch'egli seguì l'esempio della casa di Acab, perché sua madre, che era sua
consigliera, lo spingeva ad agire empiamente. Egli fece ciò che è male agli
occhi del SIGNORE, come quelli della casa di Acab, perché, dopo la morte di
suo padre, questi furono suoi consiglieri, per sua rovina.
Fu pure dietro loro consiglio che egli andò con Ieoram, figlio di Acab, re
d'Israele, a combattere contro Azael, re di Siria, a Ramot di Galaad. I Siri
ferirono Ieoram; e questi tornò a Izreel per farsi curare delle ferite che
aveva ricevute dai Siri a Rama, quando combatteva contro Azael, re di Siria.
E Acazia, figlio di Ieoram re di Giuda, scese a Izreel a veder Ieoram,
figlio di Acab, perché questi era ammalato.
Fu volontà di Dio che Acazia, per sua rovina, si recò da Ieoram; perché,
quando fu giunto, uscì con Ieoram incontro a Ieu, figlio di Nimsi, che il
SIGNORE aveva unto per sterminare la casa di Acab. Mentre Ieu faceva
giustizia contro la casa di Acab, trovò i capi di Giuda e i figli dei
fratelli di Acazia che erano al servizio di Acazia, e li uccise. Poi fece
cercare Acazia, che si era nascosto a Samaria; Acazia fu preso, portato da
Ieu, messo a morte, e poi seppellito; perché si diceva: «È il figlio di
Giosafat, che cercava il SIGNORE con tutto il suo cuore». E nella casa di
Acazia non rimase più nessuno che fosse capace di regnare.
Atalia, regina di Giuda
=2R 11:1-3; Pr 28:28; Is 8:17
Quando Atalia, madre di Acazia, vide che suo figlio era morto, si mise a
distruggere tutta la stirpe reale della casa di Giuda. Ma Ieosabet, figlia
del re, prese Ioas, figlio di Acazia, lo tolse dai figli del re che erano
messi a morte, e lo mise con la sua balia in una camera da letto. Così
Ieosabet, figlia del re Ieoram, moglie del sacerdote Ieoiada (era sorella di
Acazia), lo nascose alle ricerche d'Atalia, che non lo mise a morte. Ed egli
rimase nascosto presso di loro nel tempio di Dio per sei anni; intanto,
Atalia regnava sul paese.
CAPITOLO 23
Ioas, re di Giuda; determinante l'intervento di Ieoiada
=2R 11:4-20; 2P 2:9
Il settimo anno, Ieoiada, fattosi coraggio, fece un'alleanza con i capi di
centurie, Azaria figlio di Ieroam, Ismaele figlio di Ioanan, Azaria figlio
di Obed, Maaseia figlio di Adaia, ed Elisafat figlio di Zicri. Essi
percorsero Giuda, radunarono i Leviti di tutte le città di Giuda e i capi
delle case patriarcali d'Israele, e vennero a Gerusalemme. Tutta l'assemblea
fece alleanza con il re nella casa di Dio. Ieoiada disse loro: «Ecco, il
figlio del re regnerà, come il SIGNORE ha promesso relativamente ai figli di
Davide. Ecco quello che voi farete: un terzo di quelli tra voi che entrano
in servizio il giorno del sabato, sacerdoti e Leviti, starà di guardia alle
porte del tempio; un altro terzo starà nella casa del re, e l'altro terzo
alla porta di Iesod. Tutto il popolo starà nei cortili della casa del
SIGNORE. Ma nessuno entri nella casa del SIGNORE, tranne i sacerdoti e i
Leviti di servizio; questi entreranno, perché sono consacrati; ma tutto il
popolo si atterrà all'ordine del SIGNORE. I Leviti circonderanno il re, da
ogni lato, ognuno con le armi alla mano; e chiunque cercherà di penetrare
nella casa di Dio, sia messo a morte; e voi starete con il re, quando
entrerà e quando uscirà».
I Leviti e tutto Giuda eseguirono tutti gli ordini dati dal sacerdote
Ieoiada; ognuno di essi prese i suoi uomini: quelli che entravano in
servizio il giorno del sabato, e quelli che uscivano di servizio il giorno
del sabato; poiché il sacerdote Ieoiada non aveva licenziato le mute
uscenti. Il sacerdote Ieoiada diede ai capi di centurie le lance, gli scudi
grandi e i piccoli scudi che erano appartenuti a Davide e che stavano nella
casa di Dio. Dispose tutto il popolo attorno al re, ciascuno con l'arma in
mano, dal lato destro al lato sinistro della casa, presso l'altare e presso
la casa. Allora condussero fuori il figlio del re, gli posero in testa il
diadema, gli consegnarono la legge, e lo proclamarono re; Ieoiada e i suoi
figli lo unsero, ed esclamarono: «Viva il re!»
Quando Atalia udì il rumore del popolo che accorreva e acclamava il re, andò
verso il popolo nella casa del SIGNORE. Guardò, e vide il re in piedi sul
suo palco, all'ingresso; i capitani e i trombettieri erano accanto al re;
tutto il popolo del paese era in festa al suono delle trombe; e i cantori,
con i loro strumenti musicali, dirigevano i canti di lode. Allora Atalia si
stracciò le vesti, e gridò: «Congiura! Congiura!» Ma il sacerdote Ieoiada
fece venir fuori i capi di centurie che comandavano l'esercito, e disse
loro: «Fatela uscire dalle file; e chiunque la seguirà sia ucciso con la
spada!» Infatti il sacerdote aveva detto: «Non sia uccisa nella casa del
SIGNORE». Così quelli le aprirono un varco con le mani, e lei giunse alla
casa del re per la strada della porta dei cavalli; e là fu uccisa.
Ieoiada, tutto il popolo e il re, fecero un'alleanza per la quale Israele
doveva essere il popolo del SIGNORE. Tutto il popolo entrò nel tempio di
Baal, e lo demolì: fece a pezzi tutti i suoi altari e le sue immagini, e
uccise davanti agli altari Mattan, sacerdote di Baal. Poi Ieoiada affidò la
sorveglianza della casa del SIGNORE ai sacerdoti levitici, che Davide aveva
ripartiti in classi preposte alla casa del SIGNORE per offrire olocausti al
SIGNORE, com'è scritto nella legge di Mosè, con gioia e con canto di lodi,
secondo le disposizioni di Davide. Collocò i portinai alle porte della casa
del SIGNORE, affinché nessuno vi entrasse che fosse impuro per qualsiasi
ragione. E prese i capi di centurie, gli uomini ragguardevoli, quelli che
avevano autorità sul popolo e tutto il popolo del paese, e fece scendere il
re dalla casa del SIGNORE. Entrarono nella casa del re per la porta
superiore, e fecero sedere il re sul trono reale. Tutto il popolo del paese
era in festa e la città rimase tranquilla, quando Atalia fu uccisa con la
spada.
=2R 12:1-16; Sl 69:10
Ioas aveva sette anni quando cominciò a regnare, e regnò quarant'anni a
Gerusalemme. Sua madre si chiamava Sibia da Beer-Seba.
Ioas fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE per tutto il tempo che
visse il sacerdote Ieoiada. Ieoiada prese per lui due mogli, dalle quali
egli ebbe dei figli e delle figlie.
Dopo queste cose venne in cuore a Ioas di restaurare la casa del SIGNORE.
Radunò i sacerdoti e i Leviti, e disse loro: «Andate per le città di Giuda,
e raccogliete anno per anno in tutto Israele del denaro per restaurare la
casa del vostro Dio; e guardate di sollecitare la cosa». Ma i Leviti non si
affrettarono. Allora il re chiamò Ieoiada loro capo e gli disse: «Perché non
hai fatto in modo che i Leviti portassero da Giuda e da Gerusalemme la tassa
che Mosè, servo del SIGNORE, e l'assemblea d'Israele stabilirono per la
tenda della testimonianza?» Infatti l'empia Atalia e i suoi figli avevano
saccheggiato la casa di Dio e avevano perfino adoperato per i Baal tutte le
cose consacrate della casa del SIGNORE.
Il re dunque comandò che si facesse una cassa e che la si mettesse fuori,
alla porta della casa del SIGNORE. Poi fu ordinato in Giuda e in Gerusalemme
che si portasse al SIGNORE la tassa che Mosè, servo di Dio, aveva imposta a
Israele nel deserto. Tutti i capi e tutto il popolo se ne rallegrarono e
portarono il denaro, e lo mettevano nella cassa finché tutti ebbero pagato.
Quand'era il momento che i Leviti dovevano portare la cassa agli ispettori
reali, perché vedevano che c'era molto denaro, il segretario del re e il
commissario del sommo sacerdote venivano a vuotare la cassa; la prendevano,
poi la riportavano al suo posto; facevano così ogni giorno, e raccolsero
denaro in abbondanza. Il re e Ieoiada lo davano a quanti erano incaricati di
eseguire i lavori della casa del SIGNORE; e questi pagavano degli
scalpellini e dei falegnami per restaurare la casa del SIGNORE, e anche dei
lavoratori del ferro e del rame per restaurare la casa del SIGNORE. Così gli
incaricati dei lavori si misero all'opera, e per le loro mani furono
compiute le riparazioni; essi rimisero la casa di Dio in buono stato, e la
consolidarono. Quand'ebbero finito, portarono davanti al re e davanti a
Ieoiada il rimanente del denaro, con il quale si fecero degli utensili per
la casa del SIGNORE: degli utensili per il servizio e per gli olocausti,
delle coppe, e altri utensili d'oro e d'argento. E durante tutta la vita di
Ieoiada, si offrirono continuamente olocausti nella casa del SIGNORE.
Ma Ieoiada, fattosi vecchio e sazio di giorni, morì; quando morì, aveva
centotrent'anni; e fu sepolto nella città di Davide con i re, perché aveva
fatto del bene in Israele, per il servizio di Dio e della sua casa.
Idolatria e ingratitudine di Ioas; suo castigo e morte
2R 12:17-21; Mt 23:35 (Ga 5:7; Ap 3:11)
Dopo la morte di Ieoiada, i capi di Giuda andarono dal re e si prostrarono
davanti a lui; allora il re diede loro ascolto; ed essi abbandonarono la
casa del SIGNORE, Dio dei loro padri, e servirono gli idoli di Astarte e gli
altri idoli; e questa loro colpa provocò l'ira del SIGNORE contro Giuda e
contro Gerusalemme. Il SIGNORE mandò loro dei profeti per ricondurli a sé e
questi protestarono contro la loro condotta, ma essi non vollero ascoltarli.
Allora lo spirito di Dio investì Zaccaria, figlio del sacerdote Ieoiada, il
quale stando in piedi in mezzo al popolo, disse: «Così dice Dio: "Perché
trasgredite i comandamenti del SIGNORE? Voi non prospererete; poiché avete
abbandonato il SIGNORE, anch'egli vi abbandonerà"». Ma quelli fecero una
congiura contro di lui, e lo lapidarono per ordine del re, nel cortile della
casa del SIGNORE. Il re Ioas non si ricordò della benevolenza usata verso di
lui da Ieoiada, padre di Zaccaria, e gli uccise il figlio; il quale,
morendo, disse: «Il SIGNORE lo veda e ne chieda conto!»
Trascorso quell'anno, l'esercito dei Siri salì contro Ioas, e venne in Giuda
e a Gerusalemme. Essi misero a morte fra il popolo tutti i capi, e inviarono
tutto il bottino al re di Damasco. Benché l'esercito dei Siri fosse venuto
con un piccolo numero di uomini, tuttavia il SIGNORE diede loro nelle mani
un esercito grandissimo, perché quelli avevano abbandonato il SIGNORE, Dio
dei loro padri. Così i Siri fecero giustizia di Ioas. Quando questi
partirono da lui, lasciandolo in gravi sofferenze, i suoi servitori
tramarono contro di lui una congiura perché egli aveva versato il sangue dei
figli del sacerdote Ieoiada, e lo uccisero nel suo letto. Così morì, e fu
sepolto nella città di Davide, ma non nelle tombe dei re. Quelli che
congiurarono contro di lui, furono Zabad, figlio di Simeat, un Ammonita, e
Iozabad, figlio di Simrit, una Moabita.
Per quanto concerne i suoi figli, il gran numero di tributi impostigli e il
restauro della casa di Dio, si trova scritto nelle memorie del libro dei re.
E Amasia, suo figlio, regnò al suo posto.
CAPITOLO 25
Amasia, re di Giuda; vittoria sugli Edomiti
2R 14:1-7; 2Co 6:14
Amasia aveva venticinque anni quando cominciò a regnare, e regnò ventinove
anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Ieoaddan ed era di Gerusalemme.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, ma non di tutto cuore.
Quando il regno fu bene assicurato nelle sue mani, egli fece morire quei
suoi servitori che avevano ucciso il re suo padre. Ma non fece morire i loro
figli, conformandosi a quanto è scritto nella legge, nel libro di Mosè, dove
il SIGNORE ha dato questo comandamento: «Non si metteranno a morte i padri
per colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per colpa dei padri;
ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato».
Poi Amasia radunò quelli di Giuda, e li distribuì secondo le loro case
patriarcali sotto i capi di migliaia e sotto i capi di centinaia, per tutto
Giuda e Beniamino; ne fece il censimento dall'età di vent'anni in su, e
trovò trecentomila uomini scelti, abili alla guerra e capaci di maneggiare
la lancia e lo scudo. Assoldò anche centomila uomini d'Israele, forti e
valorosi, per cento talenti d'argento.
Ma un uomo di Dio venne da lui, e gli disse: «O re, l'esercito d'Israele non
vada con te, poiché il SIGNORE non è con Israele, con tutti questi figli d'Efraim!
Ma, se vuoi andare, compòrtati pure valorosamente nella battaglia, ma Dio ti
abbatterà davanti al nemico; perché Dio ha il potere di soccorrere e di
abbattere». Amasia disse all'uomo di Dio: «E che fare di quei cento talenti
che ho dati all'esercito d'Israele?» L'uomo di Dio rispose: «Il SIGNORE è in
grado di darti molto di più di questo». Allora Amasia separò l'esercito che
gli era venuto da Efraim, affinché se ne tornasse al suo paese; ma questa
gente fu gravemente irritata contro Giuda, e se ne tornò a casa, accesa
d'ira.
Amasia, preso coraggio, si mise alla testa del suo popolo, andò nella valle
del Sale, e sconfisse diecimila uomini dei figli di Seir; e i figli di Giuda
ne catturarono vivi altri diecimila; li condussero in cima alla Ròcca, e li
precipitarono giù dall'alto della Ròcca, in modo che tutti rimasero
sfracellati.
Ma gli uomini dell'esercito che Amasia aveva licenziati, perché non
andassero con lui alla guerra, piombarono sulle città di Giuda, da Samaria
fino a Bet-Oron; ne uccisero tremila abitanti e portarono via molto bottino.
Idolatria di Amasia; sconfitta davanti a Israele
2Cr 28:23; =2R 14:8-20; Gr 2:19
Amasia, ritornato dalla sconfitta degli Idumei, si fece portare gli dèi dei
figli di Seir, li stabilì come suoi dèi, si prostrò davanti a loro, e bruciò
dei profumi in loro onore. Perciò il SIGNORE si accese d'ira contro Amasia,
e gli mandò un profeta per dirgli: «Perché hai cercato gli dèi di questo
popolo, che non hanno liberato il popolo loro dalla tua mano?» Mentre egli
parlava al re, questi gli disse: «Ti abbiamo forse fatto consigliere del re?
Smettila! Perché vorresti essere ucciso?» Allora il profeta se ne andò,
dicendo: «Io so che Dio ha deciso di distruggerti, perché hai fatto questo,
e non hai dato ascolto al mio consiglio».
Allora Amasia, re di Giuda, dopo aver preso consiglio, inviò dei messaggeri
a Ioas, figlio di Ioacaz, figlio di Ieu, re d'Israele, per dirgli: «Vieni,
mettiamoci faccia a faccia!» Ioas, re d'Israele, fece dire ad Amasia, re di
Giuda: «Lo spino del Libano mandò a dire al cedro del Libano: "Dà tua figlia
in moglie a mio figlio". Ma le bestie selvatiche del Libano passarono, e
calpestarono lo spino. Tu hai detto: "Ecco, io ho sconfitto gli Idumei!" e
il tuo cuore, reso orgoglioso, ti ha portato a gloriarti. Stattene a casa
tua. Perché impegnarti in una disgraziata impresa che condurrebbe alla
rovina te e Giuda con te?» Ma Amasia non gli volle dar retta; perché la cosa
era diretta da Dio affinché fossero dati in mano del nemico, perché avevano
cercato gli dèi di Edom. Allora Ioas, re d'Israele, salì, ed egli e Amasia,
re di Giuda, si trovarono l'uno di fronte all'altro a Bet-Semes, che
apparteneva a Giuda. Giuda rimase sconfitto da Israele, e quelli di Giuda
fuggirono, ognuno alla sua tenda. Ioas, re d'Israele, fece prigioniero, a
Bet-Semes, Amasia, re di Giuda, figlio di Ioas, figlio di Ioacaz; lo
condusse a Gerusalemme, e fece una breccia di quattrocento cubiti nelle mura
di Gerusalemme, dalla porta di Efraim alla porta dell'Angolo. Prese tutto
l'oro e l'argento e tutti i vasi che si trovavano nella casa di Dio in
custodia di Obed-Edom, e i tesori della casa del re; prese pure degli
ostaggi, e se ne tornò a Samaria.
Amasia, figlio di Ioas, re di Giuda, visse ancora quindici anni dopo la
morte di Ioas, figlio di Ioacaz, re d'Israele.
Il rimanente delle azioni di Amasia, le prime e le ultime, si trova scritto
nel libro dei re di Giuda e d'Israele.
Dopo che Amasia ebbe abbandonato il SIGNORE, fu ordita contro di lui una
congiura a Gerusalemme, ed egli fuggì a Lachis; ma lo fecero inseguire fino
a Lachis, e là fu messo a morte. Da quel luogo fu trasportato sopra dei
cavalli, e quindi sepolto con i suoi padri nella città di Giuda.
CAPITOLO 26
Uzzia re di Giuda; prosperità e potenza
2R 14:21-22; 15:1-4; Sl 1:1-3
Allora tutto il popolo di Giuda prese Uzzia, che aveva sedici anni, e lo
fece re al posto di Amasia suo padre. Egli ricostruì Elot e la riconquistò a
Giuda, dopo che il re si fu addormentato con i suoi padri.
Uzzia aveva sedici anni quando cominciò a regnare, e regnò cinquantadue anni
a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Iecolia, ed era di Gerusalemme.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, interamente come aveva
fatto Amasia suo padre. Si diede con diligenza a cercare Dio mentre visse
Zaccaria, che aveva l'intelligenza delle visioni di Dio; e finché cercò il
SIGNORE, Dio lo fece prosperare.
Egli uscì e mosse guerra ai Filistei, abbatté le mura di Gat, le mura di
Iabne e le mura di Asdod e costruì delle città nel territorio di Asdod, e in
quello dei Filistei. E Dio gli diede aiuto contro i Filistei, contro gli
Arabi che abitavano a Gur-Baal, e contro i Maoniti. Gli Ammoniti pagavano un
tributo a Uzzia; e la sua fama si sparse sino ai confini dell'Egitto, perché
era diventato potentissimo. Uzzia costruì pure delle torri a Gerusalemme,
sulla porta dell'Angolo, sulla porta della Valle e sulla Svolta, e le
fortificò. Costruì delle torri nel deserto e scavò molte cisterne perché
possedeva una grande quantità di bestiame; ne scavò pure nella parte bassa
del paese e nella pianura; aveva dei lavoranti e viticultori per i monti e
nelle terre fruttifere, perché amava l'agricoltura. Uzzia aveva inoltre un
esercito di combattenti che andava alla guerra per schiere, composte secondo
il numero del censimento fattone dal segretario Ieiel e dal commissario
Maaseia, e messe sotto il comando di Anania, uno dei generali del re. Il
numero totale dei capi delle case patriarcali, degli uomini forti e
valorosi, era di duemilaseicento. Essi avevano al loro comando un esercito
di trecentosettemilacinquecento combattenti, preparati a entrare in guerra
con gran valore, per sostenere il re contro il nemico. Uzzia fornì a tutto
l'esercito scudi, lance, elmi, corazze, archi e fionde da scagliar sassi.
Fece fare, a Gerusalemme, delle macchine inventate da esperti per collocarle
sulle torri e sugli angoli, per scagliar saette e grosse pietre. La sua fama
raggiunse paesi lontani, perché egli fu meravigliosamente soccorso, finché
divenne potente.
Peccato e castigo di Uzzia
2R 15:5-7 (Nu 12; 2R 5:20-27) Da 4:37; 1Ti 5:20-21
Ma quando fu divenuto potente, il suo cuore, insuperbitosi, si pervertì, ed
egli commise un'infedeltà contro il SIGNORE, il suo Dio, entrando nel tempio
del SIGNORE per bruciare dell'incenso sull'altare dei profumi. Ma il
sacerdote Azaria entrò dopo di lui con ottanta sacerdoti del SIGNORE, uomini
coraggiosi, i quali si opposero al re Uzzia, e gli dissero: «Non spetta a
te, Uzzia, di offrire incenso al SIGNORE, ma ai sacerdoti, figli d'Aaronne,
che sono consacrati per offrire i profumi! Esci dal santuario, poiché tu hai
commesso un'infedeltà! E questo non ti tornerà a gloria davanti a Dio, al
SIGNORE». Allora Uzzia, che teneva in mano un turibolo per offrire
l'incenso, si adirò. E mentre si adirava contro i sacerdoti, la lebbra gli
scoppiò sulla fronte, in presenza dei sacerdoti, nella casa del SIGNORE,
presso l'altare dei profumi. Il sommo sacerdote Azaria e tutti gli altri
sacerdoti lo guardarono, ed ecco che aveva la lebbra sulla fronte; e lo
fecero uscire in fretta, ed egli stesso si affrettò ad andarsene fuori,
perché il SIGNORE lo aveva colpito. Il re Uzzia fu lebbroso fino al giorno
della sua morte e rimase nell'infermeria come lebbroso, perché era escluso
dalla casa del SIGNORE; e Iotan, suo figlio, era a capo della casa reale e
rendeva giustizia al popolo del paese.
Il rimanente delle azioni di Uzzia, le prime e le ultime, è stato scritto
dal profeta Isaia, figlio di Amots.
Uzzia si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con i suoi padri nel campo
delle tombe dei re, perché si diceva: «È lebbroso». E Iotam, suo figlio,
regnò al suo posto.
2R 15:32-38; Pr 21:29; 3Gv 12
Iotam aveva venticinque anni quando cominciò a regnare, e regnò sedici anni
a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Ierusa, figlia di Sadoc.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, interamente come aveva
fatto Uzzia suo padre; soltanto non entrò nel tempio del SIGNORE, ma il
popolo continuava a corrompersi.
Egli costruì la porta superiore della casa del SIGNORE, e fece molti lavori
sulle mura di Ofel. Costruì anche delle città nella regione montuosa di
Giuda, e dei castelli e delle torri nelle foreste.
Egli mosse guerra al re dei figli di Ammon, e vinse gli Ammoniti. I figli di
Ammon gli diedero quell'anno cento talenti d'argento, diecimila cori di
grano e diecimila d'orzo; e altrettanto gli pagarono il secondo e il terzo
anno. Così Iotam divenne potente, perché camminò con costanza davanti al
SIGNORE, suo Dio.
Il rimanente delle azioni di Iotam, tutte le sue guerre e le sue imprese si
trovano scritte nel libro dei re d'Israele e di Giuda. Aveva venticinque
anni quando cominciò a regnare, e regnò sedici anni a Gerusalemme.
Iotam si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto nella città di Davide. E
Acaz, suo figlio, regnò al suo posto.
CAPITOLO 28
Acaz, re di Giuda; idolatria e disastri
2R 16:1-6 (Is 7:1-10:4) 2R 6:22-23; Mt 25:35-36
Acaz aveva vent'anni quando cominciò a regnare, e regnò sedici anni a
Gerusalemme.
Egli non fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, come aveva fatto
Davide suo padre; ma seguì la via dei re d'Israele, e fece perfino delle
immagini di metallo fuso per i Baali, bruciò dei profumi nella valle di
Ben-Innom, e fece passare per il fuoco i suoi figli, seguendo le pratiche
abominevoli delle nazioni che il SIGNORE aveva scacciate davanti ai figli
d'Israele; offriva sacrifici e incenso sugli alti luoghi, sulle colline, e
sotto ogni albero verdeggiante.
Perciò il SIGNORE, il suo Dio, lo diede nelle mani del re di Siria; i Siri
lo sconfissero e gli presero un gran numero di prigionieri che deportarono a
Damasco. E fu anche dato in mano del re d'Israele, che gli inflisse una
grande sconfitta. Infatti Peca, figlio di Remalia, uccise in un giorno, in
Giuda, centoventimila uomini, tutta gente valorosa, perché avevano
abbandonato il SIGNORE, Dio dei loro padri. Zicri, un prode di Efraim,
uccise Maaseia, figlio del re, Azricam, maggiordomo del palazzo reale, ed
Elcana, che teneva il secondo posto dopo il re. I figli d'Israele condussero
via dai loro fratelli duecentomila prigionieri, fra donne, figli e figlie; e
ne ricavarono pure un grande bottino, che portarono a Samaria.
Là c'era un profeta del SIGNORE, di nome Oded. Egli uscì incontro
all'esercito che tornava a Samaria, e disse loro: «Ecco, il SIGNORE, Dio dei
vostri padri, nella sua ira contro Giuda, ve li ha dati nelle mani; e voi li
avete uccisi con tal furore, che è giunto fino al cielo. E ora, pretendete
di sottomettere come schiavi e come schiave i figli e le figlie di Giuda e
di Gerusalemme! Ma voi, voi stessi, non siete forse colpevoli verso il
SIGNORE, vostro Dio? Ascoltatemi dunque, e rimandate i prigionieri che avete
fatti tra i vostri fratelli; perché l'ardente ira del SIGNORE vi sovrasta».
Allora alcuni tra i capi dei figli di Efraim, Azaria figlio di Iocanan,
Berechia figlio di Mesillemot, Ezechia figlio di Sallum e Amasa figlio di
Cadlai, si alzarono contro quelli che tornavano dalla guerra, e dissero
loro: «Voi non condurrete qua dentro i prigionieri; perché voi vi proponete
una cosa che ci renderà colpevoli davanti al SIGNORE, accrescendo il numero
dei nostri peccati e delle nostre colpe; poiché noi siamo già molto
colpevoli, e l'ira del SIGNORE arde contro Israele».
Allora i soldati abbandonarono i prigionieri e il bottino in presenza dei
capi e di tutta l'assemblea. Gli uomini già citati per nome si alzarono e
presero i prigionieri; del bottino si servirono per rivestire tutti quelli
di loro che erano nudi; li rivestirono, li calzarono, diedero loro da
mangiare e da bere, li unsero, condussero sopra degli asini tutti quelli che
non si reggevano per la fatica, e li condussero a Gerico, la città delle
palme, dai loro fratelli; poi se ne tornarono a Samaria.
2R 16:7-20; Is 1:2, ecc.
In quel tempo, il re Acaz mandò a chiedere soccorso ai re d'Assiria. Gli
Edomiti erano venuti di nuovo, avevano sconfitto Giuda e condotto via dei
prigionieri. I Filistei pure avevano invaso le città della pianura e della
regione meridionale di Giuda, e avevano preso Bet-Semes, Aialon, Ghederot,
Soco e i villaggi che ne dipendevano, Timna e i villaggi che ne dipendevano,
Ghimzo e i villaggi che ne dipendevano, e vi si erano stabiliti. Poiché il
SIGNORE aveva umiliato Giuda a causa di Acaz, re d'Israele, perché aveva
rotto ogni freno in Giuda, e aveva commesso ogni sorta d'infedeltà contro il
SIGNORE, Tilgat-Pilneser, re d'Assiria, marciò contro di lui, lo ridusse
alle strette, e non lo sostenne affatto. Infatti Acaz aveva spogliato la
casa del SIGNORE, il palazzo del re e dei capi, e aveva dato tutto al re
d'Assiria; ma a nulla gli era giovato.
Nel tempo in cui si trovava alle strette, questo medesimo re Acaz continuò
più che mai a commettere delle infedeltà contro il SIGNORE. Offrì sacrifici
agli dèi di Damasco, che l'avevano sconfitto e disse: «Poiché gli dèi dei re
di Siria aiutano quelli, io offrirò loro dei sacrifici ed essi aiuteranno
anche me». Ma furono invece la rovina sua e di tutto Israele. Acaz radunò
gli utensili della casa di Dio, fece a pezzi gli utensili della casa di Dio,
chiuse le porte della casa del SIGNORE, si fece degli altari a ogni incrocio
di Gerusalemme, e stabilì degli alti luoghi in tutte le città di Giuda per
offrire incenso ad altri dèi. Così provocò l'ira del SIGNORE, Dio dei suoi
padri.
Il rimanente delle sue imprese e di tutte le sue azioni, le prime e le
ultime, si trova scritto nel libro dei re di Giuda e d'Israele.
Acaz si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto in città, a Gerusalemme,
perché non lo vollero mettere nelle tombe dei re d'Israele. Ed Ezechia, suo
figlio, regnò al suo posto.
CAPITOLO 29
Ezechia re di Giuda; purificazione del tempio
2R 18:1-6; 2Cr 34:1-10; Is 52:1; Gv 2:17 (Is 36-39)
Ezechia aveva venticinque anni quando cominciò a regnare, e regnò ventinove
anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abiia, figlia di Zaccaria.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, proprio come aveva fatto
Davide suo padre.
Nel primo anno del suo regno, nel primo mese, riaprì le porte della casa del
SIGNORE, e le restaurò. Fece venire i sacerdoti e i Leviti, li radunò sulla
piazza orientale, e disse loro: «Ascoltatemi, o Leviti! Ora santificatevi, e
santificate la casa del SIGNORE, Dio dei vostri padri, e portate fuori dal
santuario ogni immondezza. I nostri padri infatti sono stati infedeli e
hanno fatto ciò che è male agli occhi del SIGNORE, nostro Dio, l'hanno
abbandonato, hanno cessato di volger la faccia verso la casa del SIGNORE, e
le hanno voltato le spalle. Hanno chiuso le porte del portico, hanno spento
le lampade, non hanno più bruciato profumi né offerto olocausti nel
santuario del Dio d'Israele. Perciò l'ira del SIGNORE ha colpito Giuda e
Gerusalemme; egli li ha abbandonati alle oppressioni, alla desolazione e
agli scherni, come vedete con i vostri occhi. Ed ecco per questo, i nostri
padri sono periti di spada, e i nostri figli, le nostre figlie e le nostre
mogli sono deportati. Ora io ho in cuore di fare un patto con il SIGNORE,
Dio d'Israele, affinché la sua ira ardente si allontani da noi. Figli miei,
non siate negligenti; perché il SIGNORE ha scelto voi affinché stiate
davanti a lui per servirlo, per essere suoi ministri, e per offrirgli
incenso».
Allora i Leviti si alzarono: Maat, figlio di Amasai, Ioel, figlio di Azaria
dei figli di Cheat. Dei figli di Merari: Chis, figlio d'Abdi, e Azaria,
figlio di Iealleleel. Dei Ghersoniti: Ioà, figlio di Zimma, e Eden, figlio
di Ioa. Dei figli di Elisafan: Simri e Ieiel. Dei figli di Asaf: Zaccaria e
Mattania. Dei figli di Eman: Ieiel e Simei. Dei figli di Iedutun: Semaia e
Uzziel. Essi riunirono i loro fratelli e, dopo essersi santificati, vennero
a purificare la casa del SIGNORE, secondo l'ordine del re, conformemente
alle parole del SIGNORE. I sacerdoti entrarono nell'interno della casa del
SIGNORE per purificarla, e portarono fuori, nel cortile della casa del
SIGNORE tutte le immondezze che trovarono nel tempio del SIGNORE; i Leviti
le presero per portarle fuori e gettarle nel torrente Chidron. Cominciarono
queste purificazioni il primo giorno del primo mese; l'ottavo giorno dello
stesso mese vennero al portico del SIGNORE; impiegarono otto giorni per
purificare la casa del SIGNORE; il sedicesimo giorno del primo mese avevano
finito.
Allora andarono dal re Ezechia, nel suo palazzo, e gli dissero: «Abbiamo
purificato tutta la casa del SIGNORE, l'altare degli olocausti con tutti i
suoi utensili, la tavola dei pani di presentazione con tutti i suoi
utensili. Abbiamo pure rimesso in buono stato e purificato tutti gli
utensili che il re Acaz aveva profanati durante il suo regno, quando si rese
infedele; ed ecco, stanno davanti all'altare del SIGNORE».
Ezechia ristabilisce il culto nel tempio
Le 9; Ed 6:16-18; Ml 3:4
Allora Ezechia, alzatosi presto, riunì i capi della città, e salì alla casa
del SIGNORE. Essi condussero sette tori, sette montoni, sette agnelli e
sette capri, come sacrificio per il peccato, in favore del regno, del
santuario e di Giuda. E il re ordinò ai sacerdoti, figli d'Aaronne,
d'offrirli sull'altare del SIGNORE. I sacerdoti scannarono i buoi, ne
raccolsero il sangue, e lo sparsero sull'altare; scannarono i montoni, e ne
sparsero il sangue sull'altare; e scannarono gli agnelli, e ne sparsero il
sangue sull'altare. Poi condussero i capri del sacrificio per il peccato
davanti al re e all'assemblea, e questi posarono su di loro le mani. I
sacerdoti li scannarono, e ne offrirono il sangue sull'altare come
sacrificio per il peccato, per fare l'espiazione dei peccati di tutto
Israele; poiché il re aveva ordinato che si offrisse l'olocausto e il
sacrificio per il peccato, in favore di tutto Israele. Il re stabilì i
Leviti nella casa del SIGNORE, con cembali, con saltèri e con cetre, secondo
l'ordine di Davide, di Gad, il veggente del re, e del profeta Natan; poiché
tale era il comandamento dato dal SIGNORE per mezzo dei suoi profeti. E i
Leviti presero il loro posto con gli strumenti di Davide; e i sacerdoti, con
le trombe. Allora Ezechia ordinò che si offrisse l'olocausto sull'altare; e
nel momento in cui si cominciò l'olocausto, cominciò pure il canto del
SIGNORE e il suono delle trombe, con l'accompagnamento degli strumenti di
Davide, re d'Israele. Tutta l'assemblea s'inchinò, e i cantori cominciarono
a cantare e le trombe a sonare; tutto questo continuò fino alla fine
dell'olocausto. Quando l'offerta dell'olocausto fu finita, il re e tutti
quelli che erano con lui s'inchinarono e si prostrarono. Poi il re Ezechia e
i capi ordinarono ai Leviti di celebrare le lodi del SIGNORE con le parole
di Davide e del veggente Asaf; e quelli le celebrarono con gioia, e
s'inchinarono e si prostrarono.
Allora Ezechia disse: «Ora che vi siete consacrati al SIGNORE, avvicinatevi,
e offrite vittime e sacrifici di ringraziamento nella casa del SIGNORE». E
l'assemblea condusse vittime e offrì sacrifici di ringraziamento; e tutti
quelli che avevano il cuore ben disposto, offrirono olocausti. Il numero
degli olocausti offerti dall'assemblea fu di settanta buoi, cento montoni,
duecento agnelli: tutto per l'olocausto al SIGNORE. Furono pure consacrati
seicento buoi e tremila pecore. Ma i sacerdoti erano troppo pochi, e non
potevano scorticare tutti gli olocausti; perciò i loro fratelli, i Leviti,
li aiutarono finché l'opera fu compiuta, e finché gli altri sacerdoti si
furono santificati; perché i Leviti avevano messo più zelo dei sacerdoti nel
santificarsi. C'era pure abbondanza di olocausti, oltre ai grassi dei
sacrifici di riconoscenza e alle libazioni degli olocausti. Così fu
ristabilito il servizio della casa del SIGNORE.
Ezechia e tutto il popolo si rallegrarono che Dio avesse ben disposto il
popolo, perché la cosa si era fatta senza titubanza.
CAPITOLO 30
Solenne celebrazione della Pasqua in Giuda
(Za 1:3-6; Is 55:6-7)(Nu 9:1-14; Es 12:1-28; 2Cr 35:1-19) 1Co 5:8
Poi Ezechia inviò dei messaggeri per tutto Israele e Giuda, e scrisse anche
lettere a Efraim e a Manasse, perché venissero alla casa del SIGNORE, a
Gerusalemme, a celebrare la Pasqua in onore del SIGNORE, Dio d'Israele. Il
re, i suoi capi e tutta l'assemblea, in un consiglio tenuto a Gerusalemme,
avevano deciso di celebrare la Pasqua il secondo mese. Infatti non potevano
celebrarla al tempo dovuto, perché i sacerdoti non si erano santificati in
numero sufficiente, e il popolo non si era radunato a Gerusalemme. La cosa
piacque al re e a tutta l'assemblea; e stabilirono di proclamare un bando
per tutto Israele, da Beer-Seba fino a Dan, perché la gente venisse a
Gerusalemme a celebrare la Pasqua in onore del SIGNORE, Dio d'Israele;
infatti in passato essa non era stata celebrata in modo generale, secondo
come è prescritto.
I corrieri dunque andarono con le lettere del re e dei suoi capi per tutto
Israele e Giuda. E, conformemente all'ordine del re, dissero: «Figli
d'Israele, tornate al SIGNORE, Dio d'Abraamo, d'Isacco e d'Israele, affinché
egli torni al residuo che di voi è scampato dalle mani dei re d'Assiria. Non
siate come i vostri padri e come i vostri fratelli, che sono stati infedeli
al SIGNORE, Dio dei loro padri, al punto che egli li ha dati in preda alla
desolazione, come voi vedete. Ora non irrigidite il vostro collo, come i
padri vostri; date la mano al SIGNORE, venite al suo santuario che egli ha
santificato per sempre, e servite il SIGNORE, vostro Dio, affinché la sua
ardente ira si ritiri da voi. Infatti, se tornate al SIGNORE, i vostri
fratelli e i vostri figli troveranno pietà presso quelli che li hanno fatti
schiavi, e ritorneranno in questo paese; poiché il SIGNORE, vostro Dio, è
clemente e misericordioso, e non volgerà la faccia lontano da voi, se
tornate a lui». Quei corrieri dunque passarono di città in città nel paese
di Efraim e di Manasse, e fino a Zabulon; ma la gente si faceva beffe di
loro e li derideva. Tuttavia alcuni uomini di Ascer, di Manasse e di Zabulon
si umiliarono, e vennero a Gerusalemme. Anche in Giuda la mano di Dio operò
in modo da dar loro un medesimo cuore per mettere a effetto l'ordine del re
e dei capi, secondo la parola del SIGNORE.
Un gran popolo si riunì a Gerusalemme per celebrare la festa degli Azzimi,
il secondo mese: fu un'assemblea immensa. Si levarono e tolsero via gli
altari sui quali si offrivano sacrifici a Gerusalemme, tolsero via tutti gli
altari sui quali si offrivano incensi, e li gettarono nel torrente Chidron.
Poi sacrificarono l'agnello pasquale, il quattordicesimo giorno del secondo
mese. I sacerdoti e i Leviti, i quali, presi da vergogna, si erano
santificati, offrirono olocausti nella casa del SIGNORE; e occuparono il
posto assegnato loro dalla legge di Mosè, uomo di Dio. I sacerdoti facevano
l'aspersione del sangue, che ricevevano dalle mani dei Leviti. Siccome molti
dell'assemblea non si erano santificati, i Leviti avevano l'incarico di
sacrificare gli agnelli pasquali, consacrandoli al SIGNORE, per tutti quelli
che non erano puri. Infatti una gran parte del popolo, molti di Efraim, di
Manasse, d'Issacar e di Zabulon non si erano purificati, e mangiarono la
Pasqua, senza conformarsi a quanto è prescritto. Ma Ezechia pregò per loro,
e disse: «Il SIGNORE, che è buono, perdoni chiunque ha disposto il proprio
cuore alla ricerca di Dio, il SIGNORE, Dio dei suoi padri, anche senza avere
la purificazione richiesta dal santuario». Il SIGNORE esaudì Ezechia, e
perdonò il popolo. Così i figli d'Israele che si trovarono a Gerusalemme
celebrarono la festa degli Azzimi per sette giorni con grande gioia; e ogni
giorno i Leviti e i sacerdoti celebravano il SIGNORE con gli strumenti
consacrati ad accompagnare le sue lodi. Ezechia parlò al cuore di tutti i
Leviti che mostravano grande intelligenza nel servizio del SIGNORE; e si
fecero i pasti della festa durante i sette giorni, offrendo sacrifici di
riconoscenza e lodando il SIGNORE, Dio dei loro padri.
Tutta l'assemblea deliberò di celebrare la festa per altri sette giorni; e
la celebrarono con gioia durante questi sette giorni. Infatti Ezechia, re di
Giuda, aveva donato all'assemblea mille tori e settemila pecore, e i capi
pure avevano donato all'assemblea mille tori e diecimila pecore; e un gran
numero di sacerdoti si erano santificati. Tutta l'assemblea di Giuda, i
sacerdoti, i Leviti, tutta l'assemblea di quelli venuti da Israele e gli
stranieri giunti dal paese d'Israele o stabiliti in Giuda, furono in festa.
Così ci fu gran gioia a Gerusalemme; dal tempo di Salomone, figlio di
Davide, re d'Israele, non c'era stato nulla di simile a Gerusalemme. Poi i
sacerdoti e i Leviti si levarono e benedissero il popolo, e la loro voce fu
udita, e la loro preghiera giunse fino al cielo, fino alla santa dimora del
SIGNORE.
CAPITOLO 31
Ezechia riordina il culto levitico
(Nu 18:8, ecc.; Ne 13:10-14; 10:35-39) 3Gv 5
Quando tutte queste cose furono compiute, tutti gli Israeliti che si
trovavano lì partirono per le città di Giuda, frantumarono le statue,
abbatterono gli idoli di Astarte, demolirono gli alti luoghi e gli altari in
tutto Giuda e Beniamino, e in Efraim e in Manasse, in modo che nulla più ne
rimase. Poi tutti i figli d'Israele se ne tornarono alle loro città,
ciascuno nella sua proprietà.
Ezechia ristabilì le classi dei sacerdoti e dei Leviti nelle loro funzioni,
ognuno secondo il genere del suo servizio: sacerdoti e Leviti, per gli
olocausti e i sacrifici di riconoscenza, per il servizio, per la lode e per
il canto, entro le porte del campo del SIGNORE. Stabilì pure la parte che il
re avrebbe prelevato dai suoi beni per gli olocausti, per gli olocausti del
mattino e della sera, per gli olocausti dei sabati, dei noviluni e delle
feste, come sta scritto nella legge del SIGNORE. Ordinò al popolo, agli
abitanti di Gerusalemme, di dare ai sacerdoti e ai Leviti la loro parte,
affinché potessero darsi all'adempimento della legge del SIGNORE. Non appena
quest'ordine fu pubblicato, i figli d'Israele diedero in gran quantità le
primizie del grano, del vino, dell'olio, del miele, e di tutti i prodotti
dei campi; e portarono la decima di ogni cosa, in abbondanza. I figli
d'Israele e di Giuda che abitavano nelle città di Giuda portarono anch'essi
la decima degli armenti e delle greggi, e la decima delle cose sante che
erano consacrate al SIGNORE, al loro Dio, e delle quali si fecero tanti
ammassi. Cominciarono a far affluire tutto in quegli ammassi il terzo mese,
e finirono il settimo mese. Ezechia e i capi vennero a vedere quanto era
stato ammassato, e benedissero il SIGNORE e il suo popolo Israele. Poi
Ezechia interrogò i sacerdoti e i Leviti, relativamente a quegli ammassi; e
il sommo sacerdote Azaria, della casa di Sadoc, gli rispose: «Da che si è
cominciato a portar le offerte nella casa del SIGNORE, abbiamo mangiato, ci
siamo saziati, ed è rimasta roba in abbondanza, perché il SIGNORE ha
benedetto il suo popolo; ed ecco qui la gran quantità che è rimasta».
Allora Ezechia ordinò che si preparassero delle stanze nella casa del
SIGNORE; e furono preparate. E vi riposero fedelmente le offerte, la decima
e le cose consacrate. Conania, il Levita, ne ebbe la sovrintendenza, e
Simei, suo fratello, era suo aiutante. Ieiel, Aazia, Naat, Asael, Ierimot,
Iozabad, Eliel, Ismachia, Maat e Benaia erano impiegati sotto la direzione
di Conania e di suo fratello Simei, per ordine del re Ezechia e di Azaria,
capo della casa di Dio. Il Levita Core, figlio di Imna, guardiano della
porta orientale, era responsabile dei doni volontari fatti a Dio per
distribuire le offerte fatte al SIGNORE e le cose santissime. Sotto di lui
stavano Eden, Miniamin, Iesua, Semaia, Amaria, Secania, nelle città dei
sacerdoti, come uomini di fiducia, per fare la distribuzione ai loro
fratelli, grandi e piccoli, secondo le loro classi: ai maschi registrati
nelle loro genealogie dall'età di tre anni in su; a tutti quelli che
entravano giornalmente nella casa del SIGNORE per fare il loro servizio
secondo le loro funzioni e secondo le loro classi; ai sacerdoti registrati
secondo le loro case patriarcali; ai Leviti dall'età di vent'anni in su,
secondo le loro funzioni e secondo le loro classi; a quelli di tutta
l'assemblea che erano registrati con tutti i loro bambini, con le loro
mogli, con i loro figli e con le loro figlie, perché si consacravano
fedelmente al servizio del santuario. Per i sacerdoti, figli d'Aaronne, che
abitavano in campagna, nelle campagne delle loro città, c'erano in ogni
città degli uomini designati per nome per distribuire le porzioni a tutti i
maschi tra i sacerdoti, e a tutti i Leviti registrati nelle genealogie.
Ezechia fece così per tutto Giuda; fece ciò che è buono, retto e vero
davanti al SIGNORE, suo Dio. In tutto quello che intraprese per il servizio
del tempio di Dio, per la legge e per i comandamenti, cercando il suo Dio,
mise tutto il cuore nella sua opera, e prosperò.
CAPITOLO 32
Invasione di Sennacherib, re d'Assiria, e distruzione del suo esercito
(2R 18:13-16; Is 36:1)(Is 10:5, ecc.; 22:1-14) Sl 118:6-9
Dopo queste cose e questi atti di fedeltà di Ezechia, Sennacherib, re
d'Assiria, venne in Giuda, e cinse d'assedio le città fortificate, con
l'intenzione d'impadronirsene. Quando Ezechia vide che Sennacherib era
giunto e si proponeva di attaccar Gerusalemme, deliberò con i suoi capi e
con i suoi uomini valorosi di turare le sorgenti d'acqua che erano fuori
della città; ed essi gli prestarono aiuto. Si radunò dunque un gran numero
di gente e turarono tutte le sorgenti e il torrente che scorreva attraverso
il paese. «Perché», dicevano essi, «i re d'Assiria, venendo, dovrebbero
trovare abbondanza d'acqua?» Ezechia prese coraggio; e ricostruì tutte le
mura dov'erano diroccate, rialzò le torri, costruì l'altro muro di fuori,
fortificò Millo nella città di Davide, e fece fare una gran quantità d'armi
e di scudi. Diede dei capi militari al popolo, li riunì presso di sé sulla
piazza della porta della città, e parlò al loro cuore, dicendo: «Siate forti
e coraggiosi! Non temete e non vi sgomentate a causa del re d'Assiria e
della moltitudine che l'accompagna; perché con noi è Uno più grande di ciò
che è con lui. Con lui è un braccio di carne; con noi è il SIGNORE nostro
Dio, per aiutarci e combattere le nostre battaglie». E il popolo fu
rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda.
=(2R 18:17, ecc.; Is 36:2, ecc.) Sl 42:11-12
Dopo questo, Sennacherib, re d'Assiria, mentre stava di fronte a Lachis con
tutte le sue forze, mandò i suoi servitori a Gerusalemme per dire a Ezechia,
re di Giuda, e a tutti quelli di Giuda che si trovavano a Gerusalemme: «Così
parla Sennacherib, re degli Assiri: In chi confidate voi per rimanervene
così assediati in Gerusalemme? Ezechia v'inganna per ridurvi a morir di fame
e di sete, quando dice: "Il SIGNORE, nostro Dio, ci libererà dalle mani del
re d'Assiria!" Non è lo stesso Ezechia che ha distrutto gli alti luoghi e
gli altari del SIGNORE, e che ha detto a Giuda e a Gerusalemme: "Voi
adorerete davanti a un unico altare e su quello offrirete profumi"? Non
sapete voi quello che io e i miei padri abbiamo fatto a tutti i popoli degli
altri paesi? Gli dèi delle nazioni di quei paesi hanno forse potuto liberare
i loro paesi dalla mia mano? Qual è fra tutti gli dèi di queste nazioni che
i miei padri hanno sterminate, quello che abbia potuto liberare il suo
popolo dalla mia mano? Potrebbe il vostro Dio liberar voi dalla mia mano?
Ora Ezechia non v'inganni e non vi svii in questa maniera; non gli prestate
fede! Poiché nessun dio d'alcuna nazione o d'alcun regno ha potuto liberare
il suo popolo dalla mia mano o dalla mano dei miei padri; quanto meno potrà
il Dio vostro liberare voi dalla mia mano!»
I servi di Sennacherib parlarono ancora contro il SIGNORE Dio e contro il
suo servo Ezechia. Sennacherib scrisse pure delle lettere, insultando il
SIGNORE, Dio d'Israele, e parlando contro di lui, in questi termini: «Come
gli dèi delle nazioni degli altri paesi non hanno potuto liberare i loro
popoli dalla mia mano, così neanche il Dio d'Ezechia potrà liberare dalla
mia mano il suo popolo». I servitori di Sennacherib gridarono ad alta voce,
in lingua giudaica, rivolgendosi al popolo di Gerusalemme che stava sulle
mura, per spaventarlo e atterrirlo, e potersi così impadronire della città.
E parlarono del Dio di Gerusalemme come degli dèi dei popoli della terra,
che sono opera di mano d'uomo.
(2R 19; Is 37) Sl 18:51; 76:2, ecc.
Allora il re Ezechia e il profeta Isaia, figlio di Amots, pregarono a questo
proposito, e alzarono fino al cielo il loro grido.
Il SIGNORE mandò un angelo che sterminò nell'accampamento del re d'Assiria
tutti gli uomini forti e valorosi, i prìncipi e i capi. Il re se ne tornò
svergognato al suo paese. Come fu entrato nella casa del suo dio, i suoi
propri figli lo uccisero là con la spada. Così il SIGNORE salvò Ezechia e
gli abitanti di Gerusalemme dalla mano di Sennacherib, re d'Assiria, e dalla
mano di tutti gli altri, e rese sicure le loro frontiere. Molti portarono a
Gerusalemme offerte al SIGNORE, e oggetti preziosi a Ezechia, re di Giuda,
il quale, da allora, acquistò prestigio agli occhi di tutte le nazioni.
Malattia e guarigione di Ezechia
(2R 20; Is 38; 39)
In quel tempo Ezechia fu colpito da una malattia che doveva condurlo alla
morte; egli pregò il SIGNORE, e il SIGNORE gli parlò, e gli concesse un
segno. Ma Ezechia non fu riconoscente del beneficio ricevuto; poiché il suo
cuore s'inorgoglì, e l'ira del SIGNORE si volse contro di lui, contro Giuda
e contro Gerusalemme. Tuttavia Ezechia si umiliò dell'essersi inorgoglito in
cuor suo: tanto egli, quanto gli abitanti di Gerusalemme; perciò l'ira del
SIGNORE non si riversò sopra di loro durante la vita di Ezechia.
Ezechia ebbe immense ricchezze e grandissima gloria; e si costruì: depositi
per riporvi argento, oro, pietre preziose, aromi, scudi, ogni sorta
d'oggetti di valore; magazzini per il grano, il vino, l'olio; stalle per
ogni sorta di bestiame, e ovili per le pecore. Si costruì delle città, ed
ebbe greggi e mandrie in abbondanza, perché Dio gli aveva dato beni in gran
quantità. Ezechia fu colui che turò la sorgente superiore delle acque di
Ghion e le convogliò giù direttamente attraverso il lato occidentale della
città di Davide. Ezechia riuscì felicemente in tutte le sue imprese.
Tuttavia quando i capi di Babilonia gli inviarono dei messaggeri per
informarsi del prodigio che era avvenuto nel paese, Dio lo abbandonò, per
metterlo alla prova e conoscere tutto quello che egli aveva in cuore.
Le rimanenti azioni di Ezechia e le sue opere pie si trovano scritte nella
visione del profeta Isaia, figlio di Amots, inserita nel libro dei re di
Giuda e d'Israele.
Ezechia si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto sulla salita delle
tombe dei figli di Davide; alla sua morte, tutto Giuda e gli abitanti di
Gerusalemme gli resero onore. Manasse, suo figlio, regnò al suo posto.
CAPITOLO 33
Idolatria di Manasse, re di Giuda
=2R 21:1-18 (Sl 107:10-16; 119:67, 71; Is 55:7)
Manasse aveva dodici anni quando cominciò a regnare, e regnò cinquantacinque
anni a Gerusalemme.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE seguendo le abominazioni
delle nazioni che il SIGNORE aveva scacciate davanti ai figli d'Israele.
Ricostruì gli alti luoghi che Ezechia suo padre aveva demoliti, eresse
altari ai Baali, fece degli idoli di Astarte, e adorò tutto l'esercito del
cielo e lo servì. Costruì pure altari ad altri dèi nella casa del SIGNORE,
riguardo alla quale il SIGNORE aveva detto: «In Gerusalemme sarà per sempre
il mio nome!» Costruì altari a tutto l'esercito del cielo nei due cortili
della casa del SIGNORE. Fece passare i suoi figli per il fuoco nella valle
di Ben-Innom; si diede alla magia, agli incantesimi, alla stregoneria, e
istituì degli evocatori di spiriti e degli indovini; si abbandonò
completamente a fare ciò che è male agli occhi del SIGNORE, provocando la
sua ira. Mise l'immagine scolpita dell'idolo, che aveva fatto, nella casa di
Dio, riguardo alla quale Dio aveva detto a Davide e a suo figlio Salomone:
«In questa casa e a Gerusalemme, che io ho scelta fra tutte le tribù
d'Israele, porrò il mio nome per sempre. E farò in modo che Israele non
muova più il piede dal paese che ho assegnato ai vostri padri, purché essi
abbiano cura di mettere in pratica tutto quello che ho loro comandato, cioè
tutta la legge, i precetti e le prescrizioni, dati per mezzo di Mosè. Ma
Manasse indusse Giuda e gli abitanti di Gerusalemme a sviarsi, e a far
peggio delle nazioni che il SIGNORE aveva distrutte davanti ai figli
d'Israele. Il SIGNORE parlò a Manasse e al suo popolo, ma essi non ne
tennero conto.
Allora il SIGNORE fece venire contro di loro i capi dell'esercito del re
d'Assiria, che catturarono Manasse con uncini; e, legatolo con una doppia
catena di bronzo, lo portarono a Babilonia. E quando egli fu angosciato,
implorò il SIGNORE, suo Dio, e si umiliò profondamente davanti al Dio dei
suoi padri. A lui rivolse le sue preghiere, e Dio si arrese ad esse, esaudì
le sue suppliche, e lo ricondusse a Gerusalemme nel suo regno. Allora
Manasse riconobbe che il SIGNORE è Dio.
Dopo questo, Manasse costruì fuori della città di Davide, a occidente, verso
Ghion nella valle, un muro che si prolungava fino alla porta dei Pesci; lo
fece girare attorno a Ofel, e lo tirò su a grande altezza; e pose dei capi
militari in tutte le città fortificate di Giuda.
Tolse dalla casa del SIGNORE gli dèi stranieri e l'idolo, abbatté tutti gli
altari che aveva costruiti sul monte della casa del SIGNORE e a Gerusalemme,
e gettò tutto fuori dalla città. Poi ristabilì l'altare del SIGNORE e vi
offrì sopra dei sacrifici di riconoscenza e di ringraziamento, e ordinò a
Giuda che servisse il SIGNORE, Dio d'Israele. Tuttavia il popolo continuava
a offrire sacrifici sugli alti luoghi; però, soltanto al SIGNORE, al suo
Dio.
Il rimanente delle azioni di Manasse, la preghiera che rivolse al suo Dio, e
le parole che i veggenti gli rivolsero nel nome del SIGNORE, Dio d'Israele,
sono scritte nella storia dei re d'Israele. E la sua preghiera, e come Dio
si arrese ad essa, tutti i suoi peccati e tutte le sue infedeltà, le
località dove costruì gli alti luoghi e pose degli idoli di Astarte e delle
immagini scolpite, prima che si fosse umiliato, sono cose scritte nel libro
di Ozai.
Poi Manasse si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto in casa sua. E
Amon, suo figlio, regnò al suo posto.
Amon, re di Giuda
=2R 21:19-26; Gr 7:26
Amon aveva ventidue anni quando cominciò a regnare, e regnò due anni a
Gerusalemme.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, come aveva fatto Manasse
suo padre: offriva sacrifici a tutte le immagini scolpite fatte da Manasse
suo padre, e le serviva. Egli non si umiliò davanti al SIGNORE, come si era
umiliato Manasse suo padre; anzi Amon si rese sempre più colpevole. E i suoi
servitori tramarono una congiura contro di lui, e lo uccisero in casa sua.
Ma il popolo del paese mise a morte tutti quelli che avevano congiurato
contro il re Amon, e fece re, al posto di lui, Giosia suo figlio.
CAPITOLO 34
Giosia, re di Giuda; distruzione dell'idolatria e restauro del tempio
2R 22:1-7 (Gr 1:1; So 1:1) Is 32:8
Giosia aveva otto anni quando cominciò a regnare, e regnò trentun anni a
Gerusalemme.
Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, e camminò per le vie di
Davide suo padre senza scostarsene né a destra né a sinistra.
L'ottavo anno del suo regno, mentre era ancora ragazzo, cominciò a cercare
il Dio di Davide suo padre; e il dodicesimo anno cominciò a purificare Giuda
e Gerusalemme dagli alti luoghi, dagli idoli di Astarte, dalle immagini
scolpite e dalle immagini fuse. In sua presenza furono demoliti gli altari
dei Baali e abbattute le colonne solari che c'erano sopra; e frantumò gli
idoli di Astarte, le immagini scolpite e le statue; e le ridusse in polvere,
che sparse sulle tombe di quelli che avevano offerto loro dei sacrifici;
bruciò le ossa dei sacerdoti sui loro altari, e così purificò Giuda e
Gerusalemme. Lo stesso fece nelle città di Manasse, di Efraim, di Simeone, e
fino a Neftali: dappertutto, in mezzo alle loro rovine, demolì gli altari,
frantumò e ridusse in polvere gli idoli di Astarte e le immagini scolpite,
abbatté tutte le colonne solari in tutto il paese d'Israele, e tornò a
Gerusalemme.
Il diciottesimo anno del suo regno, dopo aver purificato il paese e la casa
del SIGNORE, mandò Safan, figlio di Asalia, Maaseia, governatore della
città, e Ioa, figlio di Ioacaz, l'archivista, per restaurare la casa del
SIGNORE, suo Dio. Quelli si recarono dal sommo sacerdote Chilchia, e fu loro
consegnato il denaro che era stato portato nel tempio di Dio, e che i
Leviti, custodi della soglia, avevano raccolto in Manasse, in Efraim, in
tutto il rimanente d'Israele, in tutto Giuda e Beniamino, e fra gli abitanti
di Gerusalemme. Essi lo rimisero nelle mani dei direttori preposti ai lavori
della casa del SIGNORE, e i direttori lo diedero a quelli che lavoravano
nella casa del SIGNORE per ripararla e restaurarla. Lo diedero ai falegnami
e ai costruttori, per comprare delle pietre da tagliare, e del legname per
l'armatura e la travatura delle case che i re di Giuda avevano distrutte.
Quegli uomini facevano il loro lavoro con fedeltà; ad essi erano preposti
Iaat e Obadia, Leviti dei figli di Merari, e Zaccaria e Mesullam dei figli
di Cheat, per la direzione, e tutti quelli dei Leviti che erano abili a
sonare strumenti musicali. Questi sorvegliavano pure i portatori di pesi e
dirigevano tutti gli operai occupati nei diversi lavori; fra i Leviti
addetti a quei lavori ce n'erano di quelli che erano segretari, commissari,
portinai.
Il libro della legge trovato nel tempio
=2R 22:8-20
Mentre si prelevava il denaro che era stato portato nella casa del SIGNORE,
il sacerdote Chilchia trovò il libro della Legge del SIGNORE, data per mezzo
di Mosè. Chilchia parlò a Safan, il segretario, e gli disse: «Ho trovato
nella casa del SIGNORE il libro della Legge». E Chilchia diede il libro a
Safan. Safan portò il libro al re, e gli fece al tempo stesso la sua
relazione, dicendo: «I tuoi servi hanno fatto tutto quello che è stato loro
ordinato. Hanno versato il denaro che si è trovato nella casa del SIGNORE, e
l'hanno consegnato a quelli che sono responsabili dei lavori e degli
operai». Safan, il segretario, disse ancora al re: «Il sacerdote Chilchia
m'ha dato un libro». E Safan lo lesse in presenza del re.
Quando il re udì le parole della legge, si stracciò le vesti. Poi il re
diede quest'ordine a Chilchia, ad Aicam, figlio di Safan, ad Abdon, figlio
di Mica, a Safan il segretario e ad Asaia, servitore del re: «Andate a
consultare il SIGNORE per me e per ciò che rimane d'Israele e di Giuda,
riguardo alle parole di questo libro che si è trovato; poiché grande è l'ira
del SIGNORE che si è riversata su di noi, perché i nostri padri non hanno
osservato la parola del SIGNORE, e non hanno messo in pratica tutto quello
che è scritto in questo libro».
Chilchia e quelli che il re aveva designati andarono dalla profetessa Culda,
moglie di Sallum, figlio di Tocat, figlio di Casra, il custode del
vestiario. Lei abitava a Gerusalemme, nel secondo quartiere; e quelli le
parlarono nel senso indicato dal re. Lei disse loro: «Così dice il SIGNORE,
Dio d'Israele: Dite all'uomo che vi ha mandati da me: "Così dice il SIGNORE:
Ecco, io farò venire delle sciagure su questo luogo e sopra i suoi abitanti,
farò venire tutte le maledizioni che sono scritte nel libro, che è stato
letto in presenza del re di Giuda. Poiché essi mi hanno abbandonato e hanno
offerto incenso ad altri dèi provocando la mia ira con tutte le opere delle
loro mani; perciò la mia ira si è accesa contro questo luogo, e non si
spegnerà". Al re di Giuda che vi ha mandati a consultare il SIGNORE, direte
questo: "Così dice il SIGNORE, Dio d'Israele, riguardo alle parole che tu
hai udite: Poiché il tuo cuore è stato toccato, poiché ti sei umiliato
davanti a Dio, udendo le sue parole contro questo luogo e contro i suoi
abitanti, poiché ti sei umiliato davanti a me e ti sei stracciate le vesti e
hai pianto davanti a me, anch'io ti ho ascoltato, dice il SIGNORE. Ecco, io
ti riunirò con i tuoi padri, e te ne andrai in pace nella tua tomba; e i
tuoi occhi non vedranno tutte le sciagure che io farò piombare su questo
luogo e sopra i suoi abitanti"».
E quelli riferirono al re la risposta.
2R 23:1-20; 2Cr 15:9-15
Allora il re mandò a chiamare presso di sé tutti gli anziani di Giuda e di
Gerusalemme. Il re salì alla casa del SIGNORE con tutti gli uomini di Giuda,
tutti gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti e i Leviti, e tutto il
popolo, grandi e piccoli, e lesse in loro presenza tutte le parole del libro
del patto, che era stato trovato nella casa del SIGNORE. Il re, stando in
piedi sul palco, fece un patto davanti al SIGNORE, impegnandosi a seguire il
SIGNORE, a osservare i suoi comandamenti, i suoi precetti e le sue leggi con
tutto il cuore e con tutta l'anima, per mettere in pratica le parole del
patto scritte in questo libro. E fece aderire al patto tutti quelli che si
trovavano a Gerusalemme e in Beniamino; e gli abitanti di Gerusalemme si
conformarono al patto di Dio, Dio dei loro padri.
Giosia fece sparire tutte le abominazioni da tutti i paesi che appartenevano
ai figli d'Israele, e impose a tutti quelli che si trovavano in Israele, di
servire il SIGNORE, loro Dio. Durante tutto il tempo della vita di Giosia
essi non cessarono di seguire il SIGNORE, Dio dei loro padri.
CAPITOLO 35
Celebrazione solenne della Pasqua sotto Giosia
2R 23:21-25 (2Cr 30; Ed 6:19-22)
Giosia celebrò la Pasqua in onore del SIGNORE a Gerusalemme; e l'agnello
pasquale fu sacrificato il quattordicesimo giorno del primo mese. Egli
stabilì i sacerdoti nei loro compiti, e li incoraggiò a compiere il servizio
nella casa del SIGNORE. Disse ai Leviti che insegnavano a tutto Israele ed
erano consacrati al SIGNORE: «Collocate pure l'arca santa nella casa che
Salomone, figlio di Davide, re d'Israele, ha costruita; voi non dovete più
portarla sulle spalle; ora servite il SIGNORE, vostro Dio, e il suo popolo
Israele; tenetevi pronti secondo le vostre case patriarcali, secondo le
vostre classi, conformemente a quello che hanno disposto per iscritto
Davide, re d'Israele, e Salomone suo figlio; statevene nel santuario secondo
i rami delle case patriarcali dei vostri fratelli, figli del popolo, e
secondo la classificazione della casa paterna dei Leviti. Sacrificate la
Pasqua, santificatevi, e preparatela per i vostri fratelli, conformandovi
alla parola del SIGNORE trasmessa per mezzo di Mosè».
Giosia diede alla gente del popolo, a tutti quelli che si trovavano là, del
bestiame minuto: agnelli e capretti, in numero di trentamila: tutti per la
Pasqua; e tremila buoi; tutto questo fu prelevato da quanto apparteneva al
re. I suoi prìncipi fecero anch'essi un dono spontaneo al popolo, ai
sacerdoti e ai Leviti. Chilchia, Zaccaria e Ieiel, conduttori della casa di
Dio, diedero ai sacerdoti per i sacrifici della Pasqua, duemilaseicento capi
di bestiame minuto e trecento buoi. Conania, Semaia e Netaneel suoi
fratelli, e Casabia, Ieiel e Iozabad, capi dei Leviti, diedero ai Leviti,
per i sacrifici della Pasqua, cinquemila capi di bestiame minuto e
cinquecento buoi.
Così, dopo aver predisposto il servizio, i sacerdoti si misero al loro
posto; e così pure i Leviti, secondo le loro classi, conformemente
all'ordine del re. Poi fu sacrificata la Pasqua; i sacerdoti sparsero il
sangue ricevuto dalle mani dei Leviti, e questi scorticarono le vittime. I
Leviti misero da parte quello che doveva essere bruciato, per darlo ai figli
del popolo, secondo i rami delle case paterne, perché l'offrissero al
SIGNORE, secondo quanto è scritto nel libro di Mosè. E lo stesso fecero per
i buoi. Poi arrostirono le vittime pasquali sul fuoco, secondo quanto è
prescritto; ma le altre vivande consacrate le cossero in pignatte, in
caldaie e in pentole, e si affrettarono a portarle a tutti i figli del
popolo. Poi prepararono la Pasqua per sé stessi e per i sacerdoti, perché i
sacerdoti, figli d'Aaronne, furono occupati fino alla notte a mettere
sull'altare ciò che doveva essere bruciato, e il grasso; perciò i Leviti
fecero i preparativi per sé stessi e per i sacerdoti, figli di Aaronne. I
cantori, figli di Asaf, erano al loro posto, conformemente all'ordine di
Davide, di Asaf, di Eman e di Iedutun, il veggente del re; i portinai
stavano a ciascuna porta; essi non ebbero bisogno d'allontanarsi dal loro
servizio, perché i Leviti, loro fratelli, preparavano la Pasqua per loro.
Così, in quel giorno, tutto il servizio del SIGNORE fu predisposto per far
la Pasqua e per offrire olocausti sull'altare del SIGNORE, conformemente
all'ordine del re Giosia. I figli d'Israele che si trovavano là, celebrarono
allora la Pasqua e la festa degli Azzimi per sette giorni. Nessuna Pasqua,
come quella, era stata celebrata in Israele dai giorni del profeta Samuele;
né alcuno dei re d'Israele aveva celebrato una Pasqua pari a quella
celebrata da Giosia, dai sacerdoti e dai Leviti, da tutto Giuda e Israele
che si trovavano là, e dagli abitanti di Gerusalemme. Questa Pasqua fu
celebrata il diciottesimo anno del regno di Giosia.
Giosia ferito mortalmente dagli Egiziani
2R 23:26-30; Gr 22:10, 15-16; Ap 3:10
Dopo tutto questo, quando Giosia ebbe restaurato il tempio, Neco, re
d'Egitto, salì per combattere a Carchemis, sull'Eufrate; e Giosia marciò
contro di lui. Ma Neco gli inviò dei messaggeri per dirgli: «Che c'è fra me
e te, o re di Giuda? Io non salgo oggi contro di te, ma contro una casa con
la quale sono in guerra; e Dio mi ha comandato di far presto; bada dunque di
non opporti a Dio, il quale è con me, affinché egli non ti distrugga». Ma
Giosia non volle tornare indietro; anzi, si travestì per assalirlo, e non
diede ascolto alle parole di Neco, che venivano dalla bocca di Dio. E venne
a dar battaglia nella valle di Meghiddo. Gli arcieri tirarono al re Giosia;
e il re disse ai suoi servitori: «Portatemi via di qui, perché sono ferito
gravemente». I suoi servitori lo tolsero dal carro e lo misero sopra un
secondo carro che era pure suo, e lo condussero a Gerusalemme. E morì, e fu
sepolto nella tomba dei suoi padri. Tutto Giuda e Gerusalemme piansero
Giosia. Geremia compose un lamento su Giosia; e tutti i cantori e tutte le
cantanti hanno parlato di Giosia nei loro lamenti fino a oggi, tanto da
diventarne un'usanza in Israele. Essi si trovano scritti tra i Lamenti.
Il rimanente delle azioni di Giosia, le sue opere pie secondo i precetti
della legge del SIGNORE, le sue azioni prime e ultime, sono cose scritte nel
libro dei re d'Israele e di Giuda.
CAPITOLO 36
Ioacaz, Ioaiachim, Ioaiachin, re di Giuda
2R 23:30-37; 24:1-7
Allora il popolo del paese prese Ioacaz, figlio di Giosia, e lo fece re a
Gerusalemme, al posto di suo padre.
Ioacaz aveva ventitré anni quando cominciò a regnare, e regnò tre mesi a
Gerusalemme.
Il re d'Egitto lo depose a Gerusalemme, e gravò il paese di un tributo di
cento talenti d'argento e di un talento d'oro. Il re d'Egitto fece re sopra
Giuda e sopra Gerusalemme Eliachim, fratello di Ioacaz, e gli cambiò il nome
in Ioiachim. Neco prese Ioacaz, fratello di lui, e lo condusse in Egitto.
Ioiachim aveva venticinque anni quando cominciò a regnare; regnò undici anni
a Gerusalemme, e fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, il suo Dio.
Nabucodonosor, re di Babilonia, salì contro di lui, e lo legò con doppie
catene di bronzo per condurlo a Babilonia. Nabucodonosor portò pure a
Babilonia parte degli utensili della casa del SIGNORE, e li mise nel suo
palazzo a Babilonia.
Il rimanente delle azioni di Ioiachim, le abominazioni che commise e tutto
quello di cui si rese colpevole, sono cose scritte nel libro dei re
d'Israele e di Giuda. E Ioiachin, suo figlio, regnò al suo posto.
2R 24:8-17; Gr 22:24-30
Ioiachin aveva otto anni quando cominciò a regnare; regnò tre mesi e dieci
giorni a Gerusalemme, e fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE.
L'anno seguente il re Nabucodonosor mandò a prenderlo, lo fece condurre a
Babilonia con gli utensili preziosi della casa del SIGNORE, e fece re di
Giuda e di Gerusalemme Sedechia, fratello di Ioiachin.
Sedechia re di Giuda; distruzione di Gerusalemme; deportazione a Babilonia
(2R 24:18-20; 25; Gr 39; 52)(Sl 74; 79; La 1-5) Ro 11:1
Sedechia aveva ventun anni quando cominciò a regnare, e regnò a Gerusalemme
undici anni.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, suo Dio, e non si umiliò
davanti al profeta Geremia, che gli parlava da parte del SIGNORE.
Egli si ribellò pure a Nabucodonosor, che lo aveva fatto giurare nel nome di
Dio; e irrigidì il collo e il suo cuore rifiutando di convertirsi al
SIGNORE, Dio d'Israele. Tutti i capi dei sacerdoti e il popolo
moltiplicarono anch'essi le loro infedeltà, seguendo tutte le abominazioni
delle nazioni; contaminarono la casa del SIGNORE, che egli aveva santificata
a Gerusalemme. Il SIGNORE, Dio dei loro padri, mandò loro a più riprese
degli ammonimenti, per mezzo dei suoi messaggeri perché voleva risparmiare
il suo popolo e la sua casa; ma quelli si beffarono dei messaggeri di Dio,
disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti, finché l'ira del
SIGNORE contro il suo popolo arrivò al punto che non ci fu più rimedio.
Allora egli fece salire contro di essi il re dei Caldei, che uccise di spada
i loro giovani nella casa del loro santuario, e non risparmiò giovane, né
fanciulla, né anziano, né vecchio. Il SIGNORE gli diede nelle mani ogni
cosa. Nabucodonosor portò a Babilonia tutti gli utensili della casa di Dio,
grandi e piccoli, i tesori della casa del SIGNORE, e i tesori del re e dei
suoi capi. I Caldei incendiarono la casa di Dio, demolirono le mura di
Gerusalemme, diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e ne distrussero tutti
gli oggetti preziosi. Nabucodonosor deportò a Babilonia quanti erano
scampati alla spada; ed essi furono assoggettati a lui e ai suoi figli, fino
all'avvento del regno di Persia (affinché si adempisse la parola del SIGNORE
pronunziata per bocca di Geremia), fino a che il paese avesse goduto dei
suoi sabati; difatti esso dovette riposare per tutto il tempo della sua
desolazione, finché furono compiuti i settant'anni.
Editto di Ciro
=Ed 1:1-3 (Gr 29:10-14; Is 44:26-28)
Nel primo anno di Ciro, re di Persia, affinché si adempisse la parola del
SIGNORE pronunziata per bocca di Geremia, il SIGNORE destò lo spirito di
Ciro, re di Persia, il quale a voce e per iscritto, fece pubblicare per
tutto il suo regno questo editto: «Così dice Ciro, re di Persia: "Il
SIGNORE, Dio dei cieli, mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli mi ha
comandato di costruirgli una casa a Gerusalemme, che si trova in Giuda.
Chiunque fra voi è del suo popolo, sia il SIGNORE, il suo Dio, con lui, e
parta!"»