Eli e Samuele, gli ultimi due giudici d'Israele
CAPITOLO 1
Nascita di Samuele
(De 12:5-18; 16:16-17)(Ge 29:30-31; 30:1-2)
C'era un uomo di Ramataim-Sofim, della regione montuosa di Efraim, che si
chiamava Elcana, figlio di Ieroam, figlio di Eliù, figlio di Toù, figlio di
Suf, efraimita. Aveva due mogli: una di nome Anna e l'altra di nome Peninna.
Peninna aveva dei figli, ma Anna non ne aveva. Quest'uomo, ogni anno, saliva
dalla sua città per andare ad adorare il SIGNORE degli eserciti e offrirgli
dei sacrifici a Silo; e là c'erano i due figli di Eli, Ofni e Fineas,
sacerdoti del SIGNORE.
Nel giorno in cui Elcana offrì il sacrificio diede a Peninna, sua moglie, e
a tutti i figli e a tutte le figlie di lei le loro parti; ma ad Anna diede
una parte doppia, perché amava Anna, benché il SIGNORE l'avesse fatta
sterile. La rivale mortificava continuamente Anna per amareggiarla perché il
SIGNORE l'aveva fatta sterile. Così avveniva ogni anno; ogni volta che Anna
saliva alla casa del SIGNORE, Peninna la mortificava a quel modo; perciò lei
piangeva e non mangiava più. Elcana, suo marito, le diceva: «Anna, perché
piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Per te io non valgo
forse più di dieci figli?
Nu 30:4, ecc. (Sl 50:15; 120:1, ecc.; Gm 5:13; Fl 4:6-7) Sl 10:14
Dopo che ebbero mangiato e bevuto a Silo, Anna si alzò. Il sacerdote Eli
stava in quell'ora seduto sulla sua sedia all'entrata del tempio del
SIGNORE. Lei aveva l'anima piena di amarezza e pregò il SIGNORE dirottamente.
Fece un voto e disse: «O SIGNORE degli eserciti, se hai riguardo
all'afflizione della tua serva e ti ricordi di me, se non dimentichi la tua
serva e dai alla tua serva un figlio maschio, io lo consacrerò al SIGNORE
per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sulla sua testa».
La sua preghiera davanti al SIGNORE si prolungava, ed Eli osservava la bocca
di lei. Anna parlava in cuor suo e si movevano soltanto le sue labbra, ma
non si sentiva la sua voce; perciò Eli credette che fosse ubriaca e le
disse: «Quanto durerà questa tua ubriachezza? Va' a smaltire il tuo vino!»
Ma Anna rispose e disse: «No, mio signore, io sono una donna tribolata nello
spirito e non ho bevuto vino né bevanda alcolica, ma stavo solo aprendo il
mio cuore davanti al SIGNORE. Non prendere la tua serva per una donna da
nulla; perché l'eccesso del mio dolore e della mia tristezza mi ha fatto
parlare fino ad ora». Ed Eli replicò: «Va' in pace e il Dio d'Israele
esaudisca la preghiera che gli hai rivolta!» Lei rispose: «Possa la tua
serva trovare grazia agli occhi tuoi!» Così la donna se ne andò per la sua
via, mangiò, e il suo aspetto non fu più quello di prima. L'indomani lei e
suo marito si alzarono di buon'ora e si prostrarono davanti al SIGNORE; poi
partirono e ritornarono a casa loro, a Rama.
Elcana si unì ad Anna, sua moglie, e il SIGNORE si ricordò di lei. Nel corso
dell'anno, Anna concepì e partorì un figlio, che chiamò Samuele; perché
disse, l'ho chiesto al SIGNORE.
E quell'uomo, Elcana, salì con tutta la sua famiglia per andare a offrire al
SIGNORE il sacrificio annuo e a sciogliere il suo voto. Ma Anna non salì,
perché disse a suo marito: «Io non salirò finché il bambino non sia
divezzato; allora lo condurrò, perché sia presentato davanti al SIGNORE e
rimanga là per sempre». Elcana, suo marito, le rispose: «Fa' come ti sembra
bene; rimani finché tu lo abbia divezzato, purché il SIGNORE adempia la sua
parola!» Così la donna rimase a casa, e allattò suo figlio fino al momento
di divezzarlo.
Quando lo ebbe divezzato, lo condusse con sé e prese tre torelli, un efa di
farina e un otre di vino; e lo condusse nella casa del SIGNORE a Silo. Il
bambino era ancora molto piccolo. Elcana e Anna sacrificarono il torello e
condussero il bambino a Eli. Anna gli disse: «Mio signore! com'è vero che tu
vivi, o mio signore, io sono quella donna che stava qui vicina a te, a
pregare il SIGNORE. Pregai per avere questo bambino; il SIGNORE mi ha
concesso quel che io gli avevo domandato. Perciò anch'io lo dono al SIGNORE;
finché vivrà, egli sarà donato al SIGNORE». E si prostrò là davanti al
SIGNORE.
Lu 1:46-55
Allora Anna pregò e disse:
«Il mio cuore esulta nel SIGNORE,
il SIGNORE ha innalzato la mia potenza,
la mia bocca si apre contro i miei nemici
perché gioisco nella tua salvezza.
Nessuno è santo come il SIGNORE,
poiché non c'è altro Dio all'infuori di te;
e non c'è rocca pari al nostro Dio.
Non parlate più con tanto orgoglio;
non esca più l'arroganza dalla vostra bocca;
poiché il SIGNORE è un Dio che sa tutto
e da lui sono pesate le azioni dell'uomo.
L'arco dei potenti è spezzato,
ma quelli che vacillano sono rivestiti di forza.
Quelli che una volta erano sazi si offrono a giornata per il pane,
e quanti erano affamati ora hanno riposo.
La sterile partorisce sette volte,
ma la donna che aveva molti figli diventa fiacca.
Il SIGNORE fa morire e fa vivere;
fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire.
Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire,
egli abbassa e innalza.
Alza il misero dalla polvere
e innalza il povero dal letame,
per farli sedere con i nobili,
per farli eredi di un trono di gloria;
poiché le colonne della terra sono del SIGNORE
e su queste ha poggiato il mondo.
Egli veglierà sui passi dei suoi fedeli,
ma gli empi periranno nelle tenebre;
infatti l'uomo non trionferà per la sua forza.
Gli avversari del SIGNORE saranno frantumati;
egli tonerà contro di essi dal cielo;
il SIGNORE giudicherà l'estremità della terra
e darà forza al suo re;
innalzerà la potenza del suo unto».
Dopo, Elcana andò a casa sua a Rama e il bambino rimase a servire il SIGNORE
sotto gli occhi del sacerdote Eli.
Scellaraggini dei figli di Eli e loro castigo
(Os 4:6-10; Ml 2:1-9) Gr 7:3-1
I figli di Eli erano uomini scellerati; non conoscevano il SIGNORE. Ecco
qual era il modo di agire di questi sacerdoti riguardo al popolo: quando
qualcuno offriva un sacrificio, il servo del sacerdote veniva nel momento in
cui si faceva cuocere la carne; teneva in mano una forchetta a tre punte, la
piantava nella caldaia o nel paiuolo o nella pentola o nella marmitta, e
tutto quello che la forchetta tirava su, il sacerdote lo prendeva per sé.
Così facevano a tutti gl'Israeliti che andavano là, a Silo. Anche prima che
si fosse bruciato il grasso, il servo del sacerdote veniva e diceva all'uomo
che faceva il sacrificio: «Dammi della carne da fare arrostire, per il
sacerdote; poiché egli non accetterà da te carne cotta, ma cruda». Se quell'uomo
gli diceva: «Si bruci prima di tutto il grasso, poi prenderai quello che
vorrai», egli rispondeva: «No, me la devi dare ora; altrimenti la prenderò
con la forza!» Il peccato di quei giovani era dunque grandissimo agli occhi
del SIGNORE, perché disprezzavano le offerte fatte al SIGNORE.
1S 1:20-28; Sl 128
Ma Samuele faceva il servizio davanti al SIGNORE; era ancora un bambino e
indossava un efod di lino. Sua madre gli faceva ogni anno una piccola tunica
e gliela portava quando saliva con suo marito a offrire il sacrificio
annuale. Eli benedisse Elcana e sua moglie, e disse: «Il SIGNORE ti dia
prole da questa donna, in cambio del dono che lei ha fatto al SIGNORE!» Essi
ritornarono a casa loro. Il SIGNORE visitò Anna, la quale concepì e partorì
tre figli e due figlie. Intanto il piccolo Samuele cresceva presso il
SIGNORE.
De 21:18-21; Pr 15:10
Eli era molto vecchio e udì tutto quello che i suoi figli facevano a tutto
Israele e come si univano alle donne che erano di servizio all'ingresso
della tenda di convegno. Disse loro: «Perché fate queste cose? Poiché odo
tutto il popolo parlare delle vostre azioni malvagie. Non fate così, figli
miei, poiché quel che odo di voi non è buono; voi traviate il popolo di Dio.
Se un uomo pecca contro un altro uomo, Dio lo giudica; ma se pecca contro il
SIGNORE, chi intercederà per lui?» Quelli però non diedero ascolto alla voce
del loro padre, perché il SIGNORE li voleva far morire.
Intanto, il piccolo Samuele continuava a crescere ed era gradito sia al
SIGNORE sia agli uomini.
1S 3:11-14 (1S 4:11-18; 22:16-21; 1R 2:26-27, 35; Ez 44:15-16) Os 8:7
Un uomo di Dio andò da Eli e gli disse: «Così parla il SIGNORE: "Non mi sono
forse rivelato alla casa di tuo padre, quando essi erano in Egitto al
servizio del faraone? Non lo scelsi dunque fra tutte le tribù d'Israele per
diventare mio sacerdote, per salire al mio altare, per bruciare il profumo e
indossare l'efod in mia presenza? Non diedi alla casa di tuo padre tutti i
sacrifici, consumati dal fuoco, dei figli d'Israele? Allora, perché
calpestate i miei sacrifici e le mie oblazioni che ho comandato di offrire
nel mio santuario? Come mai onori i tuoi figli più di me e vi ingrassate con
il meglio di tutte le oblazioni d'Israele, mio popolo?" Perciò, così dice il
SIGNORE, il Dio d'Israele: "Io avevo dichiarato che la tua casa e la casa di
tuo padre sarebbero state al mio servizio per sempre"; ma ora il SIGNORE
dice: "Lungi da me tale cosa! Poiché io onoro quelli che mi onorano, e
quelli che mi disprezzano saranno disprezzati. Ecco, i giorni vengono, in
cui troncherò il tuo braccio e il braccio della casa di tuo padre, in modo
che non vi sia in casa tua nessun vecchio. Vedrai lo squallore nella mia
dimora, mentre Israele sarà ricolmo di beni, e non vi sarà mai più nessun
vecchio nella tua casa. Quello dei tuoi che non toglierò via dal mio altare,
rimarrà per consumarti gli occhi e rattristarti il cuore; e tutti i nati e
cresciuti in casa tua moriranno nel fiore degli anni. Ti servirà di segno
quello che accadrà ai tuoi figli, a Ofni e a Fineas: tutti e due moriranno
in uno stesso giorno. Io mi susciterò un sacerdote fedele, che agirà secondo
il mio cuore e secondo il mio desiderio; gli darò una casa stabile ed egli
sarà al servizio del mio unto per sempre. Chiunque rimarrà della tua casa
verrà a prostrarsi davanti a lui per avere una moneta d'argento e un pezzo
di pane, e dirà: Ammettimi, ti prego, a fare qualcuno dei servizi del
sacerdozio, perché io abbia un boccone di pane da mangiare"».
Gr 1:4-9 (1S 2:27-36; 4:1, ecc.) Mt 11:25
Il piccolo Samuele serviva il SIGNORE sotto gli occhi di Eli. La parola del
SIGNORE era rara a quei tempi, e le visioni non erano frequenti. In quel
medesimo tempo, Eli, la cui vista cominciava a intorbidarsi e non gli
consentiva di vedere, se ne stava un giorno coricato nel suo luogo consueto;
la lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio
del SIGNORE dove si trovava l'arca di Dio. Il SIGNORE chiamò Samuele, il
quale rispose: «Eccomi!» Poi corse da Eli e disse: «Eccomi, poiché tu mi hai
chiamato». Eli rispose: «Io non ti ho chiamato, torna a coricarti». Ed egli
andò a coricarsi.
Il SIGNORE chiamò Samuele di nuovo. Samuele si alzò, andò da Eli e disse:
«Eccomi, poiché tu mi hai chiamato». Egli rispose: «Figlio mio, io non ti ho
chiamato; torna a coricarti». Ora Samuele non conosceva ancora il SIGNORE e
la parola del SIGNORE non gli era ancora stata rivelata.
Il SIGNORE chiamò di nuovo Samuele, per la terza volta. Ed egli si alzò,
andò da Eli e disse: «Eccomi, poiché tu mi hai chiamato». Allora Eli
comprese che il SIGNORE chiamava il bambino. Ed Eli disse a Samuele: «Va' a
coricarti; e, se sarai chiamato ancora, dirai: "Parla, SIGNORE, poiché il
tuo servo ascolta"». Samuele andò dunque a coricarsi al suo posto.
Il SIGNORE venne, si fermò accanto a lui e chiamò come le altre volte:
«Samuele, Samuele!» E Samuele rispose: «Parla, poiché il tuo servo ascolta».
Allora il SIGNORE disse a Samuele: «Ecco, io sto per fare in Israele una
cosa tale che chi la udrà ne avrà intronati tutt'e due gli orecchi. In quel
giorno io compirò contro Eli, dal principio fino alla fine, tutto ciò che ho
detto circa la sua casa. Gli ho predetto che avrei esercitato i miei giudizi
sulla sua casa per sempre, a causa dell'iniquità che egli ben conosce,
poiché i suoi figli hanno attirato su di sé la maledizione ed egli non li ha
sgridati. Perciò io giuro alla casa di Eli che l'iniquità della casa di Eli
non sarà mai espiata né con sacrifici né con oblazioni».
Samuele rimase coricato fino alla mattina, poi aprì le porte della casa del
SIGNORE. Egli temeva di raccontare a Eli la visione. Ma Eli chiamò Samuele e
disse: «Samuele, figlio mio!» Egli rispose: «Eccomi». Ed Eli: «Qual è la
parola che egli ti ha detto? Ti prego, non me la nascondere! Dio ti tratti
con il massimo rigore, se mi nascondi qualcosa di tutto quello che egli ti
ha detto». Samuele allora gli raccontò tutto, senza nascondergli nulla.
Allora Eli disse: «Egli è il SIGNORE: faccia quello che gli parrà bene».
Samuele intanto cresceva e il SIGNORE era con lui e non lasciò andare a
vuoto nessuna delle sue parole. Tutto Israele, da Dan fino a Beer-Seba,
riconobbe che Samuele era stabilito come profeta del SIGNORE. Il SIGNORE
continuò ad apparire a Silo, poiché a Silo il SIGNORE si rivelava a Samuele
mediante la sua parola.
CAPITOLO 4
L'arca di Dio presa dai Filistei; morte di Eli e dei suoi figli
Sl 78:56-64; 1S 3:11-14
E la parola di Samuele era rivolta a tutto Israele.
Israele uscì contro i Filistei per dar battaglia, e si accampò presso
Eben-Ezer; i Filistei erano accampati presso Afec. I Filistei si schierarono
in battaglia di fronte a Israele; il combattimento divampò e Israele fu
sconfitto dai Filistei, che uccisero sul campo di battaglia circa
quattromila uomini. Quando il popolo fu tornato nell'accampamento, gli
anziani d'Israele dissero: «Perché oggi il SIGNORE ci ha sconfitti davanti
ai Filistei? Andiamo a Silo a prendere l'arca del patto del SIGNORE perché
essa venga in mezzo a noi e ci salvi dalle mani dei nostri nemici!» Il
popolo quindi mandò gente a Silo, e di là fu portata l'arca del patto del
SIGNORE degli eserciti, il quale sta fra i cherubini; e i due figli di Eli,
Ofni e Fineas, erano là, con l'arca del patto di Dio. Quando l'arca del
patto del SIGNORE entrò nell'accampamento, tutto Israele alzò grida di
gioia, sì che ne rimbombò la terra. I Filistei, all'udire quelle alte grida,
dissero: «Che significano queste grandi grida nell'accampamento degli
Ebrei?» E seppero che l'arca del SIGNORE era arrivata nell'accampamento. I
Filistei ebbero paura, perché dicevano: «Dio è venuto nell'accampamento». Ed
esclamarono: «Guai a noi! Poiché non era così nei giorni passati. Guai a
noi! Chi ci salverà dalle mani di questi dèi potenti? Questi sono gli dèi
che colpirono gli Egiziani d'ogni sorta di flagelli nel deserto. Siate
forti, Filistei, e comportatevi da uomini, affinché non diventiate schiavi
degli Ebrei, come essi sono stati schiavi vostri! Comportatevi da uomini e
combattete!» I Filistei, dunque combatterono, Israele fu sconfitto e
ciascuno fuggì verso la sua tenda. La disfatta fu enorme, e caddero fra gli
Israeliti trentamila fanti. L'arca di Dio fu presa e i due figli di Eli,
Ofni e Fineas, morirono.
Un uomo di Beniamino, fuggito dal campo di battaglia, arrivò di corsa a Silo
quel medesimo giorno, con le vesti stracciate e la testa coperta di terra.
Quando giunse, Eli stava sull'orlo della strada seduto sulla sua sedia,
aspettando ansiosamente, perché gli tremava il cuore per l'arca di Dio.
Appena quell'uomo entrò nella città portando la notizia, un grido si alzò da
tutta la città. Eli, udendo le grida, disse: «Che significa questo tumulto?»
E quell'uomo corse a portare la notizia a Eli. Eli aveva novantotto anni; la
vista gli si era indebolita, così che non poteva vedere. Quell'uomo disse a
Eli: «Sono io che vengo dal campo di battaglia, e che ne sono fuggito oggi».
Ed Eli disse: «Come sono andate le cose, figlio mio?» E colui che portava la
notizia rispose: «Israele è fuggito davanti ai Filistei; vi è stata una
grande strage fra il popolo; anche i tuoi due figli, Ofni e Fineas, sono
morti e l'arca di Dio è stata presa». Appena udì menzionare l'arca di Dio,
Eli cadde dalla sua sedia all'indietro, accanto alla porta; si ruppe la nuca
e morì, perché era un uomo vecchio e pesante. Era stato giudice d'Israele
per quarant'anni.
Sua nuora, moglie di Fineas, era incinta e prossima al parto; quando udì la
notizia che l'arca di Dio era stata presa e che suo suocero e suo marito
erano morti, si curvò e partorì, perché sorpresa a un tratto dai dolori.
Mentre stava per morire, le donne che l'assistevano le dissero: «Non temere,
poiché hai partorito un figlio». Ma lei non rispose e non ci fece caso. Al
suo bambino mise il nome di Icabod, dicendo: «La gloria si è allontanata da
Israele!», perché l'arca di Dio era stata presa, ed erano morti suo suocero
e suo marito. E disse: «La gloria si è allontanata da Israele, perché l'arca
di Dio è stata presa».
CAPITOLO 5
L'arca del patto presso i Filistei
(Sl 115:1-8; Gr 10:14-15) Gb 20:5
I Filistei, quindi, presero l'arca di Dio e la trasportarono da Eben-Ezer a
Asdod; presero l'arca di Dio, la portarono nella casa di Dagon e la misero
accanto a Dagon. E il giorno dopo, gli Asdodei, alzatisi di buon'ora,
trovarono Dagon caduto con la faccia a terra, davanti all'arca del SIGNORE.
Presero Dagon e lo rimisero al suo posto. Il giorno dopo, alzatisi di buon'ora,
trovarono che Dagon era di nuovo caduto con la faccia a terra, davanti
all'arca del SIGNORE; la testa e le due mani di Dagon erano, mozzate, sulla
soglia e non gli restava più che il tronco. Perciò, fino al giorno d'oggi, i
sacerdoti di Dagon e tutti quelli che entrano nella casa di Dagon a Asdod
non mettono il piede sulla soglia.
1S 6:1-12; Gb 2:5; Sl 97:9
Poi la mano del SIGNORE si aggravò sugli abitanti di Asdod, portò in mezzo a
loro la distruzione e li colpì di emorroidi, a Asdod e nel suo territorio.
Quando gli abitanti di Asdod videro in che modo si mettevano le cose,
dissero: «L'arca del Dio d'Israele non rimarrà in mezzo a noi, poiché la
mano del SIGNORE è pesante su di noi e su Dagon, nostro dio». Mandarono
quindi a convocare presso di loro tutti i prìncipi dei Filistei e dissero:
«Che faremo dell'arca del Dio d'Israele?» I prìncipi risposero: «Si
trasporti l'arca del Dio d'Israele a Gat». Così trasportarono a Gat l'arca
del Dio d'Israele. E quando l'ebbero trasportata, la mano del SIGNORE fu
contro la città che si fece prendere da un grande panico. Il SIGNORE colpì
gli uomini della città, piccoli e grandi, e un flagello d'emorroidi scoppiò
in mezzo a loro. Allora mandarono l'arca di Dio a Ecron. E come l'arca di
Dio giunse a Ecron, gli abitanti di Ecron cominciarono a gridare, e dissero:
«Hanno trasportato l'arca del Dio d'Israele da noi, per far morire noi e il
nostro popolo!» Mandarono quindi a convocare tutti i prìncipi dei Filistei e
dissero: «Rimandate l'arca del Dio d'Israele; torni essa al suo posto e non
faccia morire noi e il nostro popolo!» Infatti tutta la città era in preda a
un terrore di morte, e la mano di Dio si faceva pesante su di essa. Quelli
che non morivano erano colpiti d'emorroidi e le grida della città salivano
fino al cielo.
CAPITOLO 6
L'arca rimandata a Israele
1S 5 (Mi 6:9; Gb 34:31-32)
L'arca del SIGNORE rimase nel paese dei Filistei per sette mesi. Poi i
Filistei chiamarono i sacerdoti e gl'indovini, e dissero: «Che faremo
dell'arca del SIGNORE? Insegnateci il modo di rimandarla al suo luogo».
Quelli risposero: «Se rimandate l'arca del Dio d'Israele, non la rimandate
senza niente, ma fate un'offerta di riparazione; allora guarirete, e così
saprete perché la sua mano non si è allontanata da voi». Essi chiesero:
«Quale offerta di riparazione gli offriremo?» Quelli risposero: «Cinque
emorroidi d'oro e cinque topi d'oro, secondo il numero dei prìncipi dei
Filistei; perché unico è stato il flagello che ha colpito voi e i vostri
prìncipi. Fate dunque delle riproduzioni delle vostre emorroidi e delle
sculture dei topi che vi devastano il paese, e date gloria al Dio d'Israele;
forse egli alleggerirà la sua mano da sopra di voi, da sopra i vostri dèi, e
da sopra il vostro paese. Perché dovreste indurire il vostro cuore, come gli
Egiziani e il faraone indurirono il loro cuore? Dopo che egli ebbe
manifestato contro di loro la sua potenza, gli Egiziani non lasciarono forse
partire gl'Israeliti? Fate dunque un carro nuovo e prendete due mucche che
allattino e che non abbiano mai portato giogo; attaccate al carro le mucche
e riconducete nella stalla i loro vitelli. Poi prendete l'arca del SIGNORE e
mettetela sul carro; accanto ad essa mettete, in una cassetta, i lavori
d'oro che presentate al SIGNORE come offerta di riparazione; poi lasciatela
andare. E state a vedere: se sale per la via che conduce al suo paese, verso
Bet-Semes, vuol dire che il SIGNORE è colui che ci ha fatto questo grande
male; se no, sapremo che non ci ha colpito la sua mano, ma che questo ci è
avvenuto per caso».
Quelli dunque fecero così; presero due mucche che allattavano, le
attaccarono al carro e chiusero nella stalla i vitelli. Poi misero sul carro
l'arca del SIGNORE e la cassetta con i topi d'oro e le riproduzioni delle
emorroidi. Le mucche presero direttamente la via che conduce a Bet-Semes;
seguirono sempre la medesima strada, muggendo mentre andavano, e non
piegarono a destra né a sinistra. I prìncipi dei Filistei le seguirono sino
ai confini di Bet-Semes.
1Cr 13:5-13; Es 19:21; Eb 12:28-29
Gli abitanti di Bet-Semes mietevano il grano nella valle; alzando gli occhi
scorsero l'arca e si rallegrarono nel vederla. Il carro, giunto al campo di
Giosuè di Bet-Semes, vi si fermò. C'era là una grossa pietra; essi
spaccarono i legni del carro e offrirono le mucche in olocausto al SIGNORE.
I Leviti deposero l'arca del SIGNORE e la cassetta che le stava accanto
contenente gli oggetti d'oro, e misero ogni cosa sulla grossa pietra; e, in
quello stesso giorno, gli abitanti di Bet-Semes offrirono olocausti e
presentarono sacrifici al SIGNORE. I cinque prìncipi dei Filistei, veduto
ciò, ritornarono il giorno stesso a Ecron.
Questo è il numero delle emorroidi d'oro che i Filistei presentarono al
SIGNORE come offerta di riparazione; una per Asdod, una per Gaza, una per
Ascalon, una per Gat, una per Ecron. Dei topi d'oro ne offrirono tanti
quante erano le città dei Filistei appartenenti ai cinque prìncipi, dalle
fortezze ai villaggi di campagna che si estendono fino alla grossa pietra
sulla quale fu posata l'arca del SIGNORE, e che esiste ancora al giorno
d'oggi nel campo di Giosuè, il Bet-Semita.
Il SIGNORE colpì gli abitanti di Bet-Semes, perché avevano guardato dentro
l'arca del SIGNORE; colpì settanta uomini fra i cinquantamila del popolo. Il
popolo fece cordoglio, perché il SIGNORE l'aveva colpito con un grande
flagello. Quelli di Bet-Semes dissero: «Chi può resistere in presenza del
SIGNORE, di questo Dio santo? E dove andrà l'arca, partendo da noi?» Allora
spedirono dei messaggeri agli abitanti di Chiriat-Iearim per dire loro: «I
Filistei hanno ricondotto l'arca del SIGNORE; scendete e portatela presso di
voi».
CAPITOLO 7
Sconfitta dei Filistei a Eben-Ezer
Gl 2:12-17; Gc 10:15-16; Ca 2:12-13; Ez 37:1-14
Quelli di Chiriat-Iearim vennero a prendere l'arca del SIGNORE; la portarono
in casa di Abinadab, sulla collina, e consacrarono suo figlio Eleazar,
perché custodisse l'arca del SIGNORE.
Dal giorno che l'arca era stata collocata a Chiriat-Iearim era passato molto
tempo; vent'anni erano trascorsi e tutta la casa d'Israele alzò lamenti
verso il SIGNORE. Allora Samuele parlò a tutta la casa d'Israele, e disse:
«Se davvero tornate al SIGNORE con tutto il vostro cuore, togliete di mezzo
a voi gli dèi stranieri e gli idoli di Astarte, volgete risolutamente il
vostro cuore verso il SIGNORE e servite lui, lui solo. Allora egli vi
libererà dalle mani dei Filistei». Così i figli d'Israele tolsero via gli
idoli di Baal e di Astarte, e servirono il SIGNORE soltanto.
Poi Samuele disse: «Radunate tutto Israele a Mispa, e io pregherò il SIGNORE
per voi». Ed essi si radunarono a Mispa, attinsero dell'acqua, la sparsero
davanti al SIGNORE, digiunarono quel giorno e dissero: «Abbiamo peccato
contro il SIGNORE». E Samuele fu giudice dei figli d'Israele a Mispa.
(Sl 99:6; Gc 2:16, 18) Sl 118:10-16; Eb 11:32-34
I Filistei seppero che i figli d'Israele si erano radunati a Mispa, e i loro
prìncipi salirono contro Israele. I figli d'Israele lo seppero, ebbero paura
dei Filistei e dissero a Samuele: «Non cessare di pregare per noi il
SIGNORE, il nostro Dio, affinché ci liberi dalle mani dei Filistei. Samuele
prese un agnello da latte e l'offrì intero in olocausto al SIGNORE; e gridò
al SIGNORE per Israele, e il SIGNORE l'esaudì. Mentre Samuele offriva
l'olocausto, i Filistei si avvicinarono per assalire Israele; ma il SIGNORE
in quel giorno fece rimbombare dei tuoni con gran fragore contro i Filistei
e li mise in rotta, tanto che essi furono sconfitti davanti a Israele. Gli
uomini d'Israele uscirono da Mispa, inseguirono i Filistei e li batterono
fin sotto Bet-Car.
Allora Samuele prese una pietra, la pose tra Mispa e Sen, e la chiamò
Eben-Ezer, e disse: «Fin qui il SIGNORE ci ha soccorsi». I Filistei furono
umiliati e non tornarono più a invadere il territorio d'Israele; e la mano
del SIGNORE fu contro i Filistei per tutto il tempo di Samuele. Le città che
i Filistei avevano prese a Israele tornarono a Israele, da Ecron fino a Gat.
Israele liberò il loro territorio dalle mani dei Filistei. Ci fu pace anche
fra Israele e gli Amorei.
Samuele giudice d'Israele
Samuele fu giudice d'Israele per tutto il tempo della sua vita. Egli andava
ogni anno a fare il giro di Betel, di Ghilgal e di Mispa, ed esercitava la
funzione di giudice d'Israele in tutti quei luoghi. Poi tornava a Rama, dove
abitava; là giudicava Israele e là costruì un altare al SIGNORE.
Sl 82; De 17:14-20 (1S 10:17-25; Os 13:10-11) Is 33:22
Quando Samuele divenne vecchio, nominò i suoi figli giudici d'Israele. Suo
figlio primogenito si chiamava Ioel e il secondo Abia; essi esercitavano la
funzione di giudici a Beer-Seba. I suoi figli però non seguivano le sue
orme, ma si lasciavano sviare dall'avidità, accettavano regali e
pervertivano il giudizio. Allora tutti gli anziani d'Israele si radunarono,
e andarono da Samuele a Rama per dirgli: «Ecco tu sei ormai vecchio e i tuoi
figli non seguono le tue orme; stabilisci dunque su di noi un re che ci
amministri la giustizia, come lo hanno tutte le nazioni». A Samuele
dispiaque questa frase: «Dacci un re che amministri la giustizia in mezzo a
noi». Perciò Samuele pregò il SIGNORE. Allora il SIGNORE disse a Samuele:
«Da' ascolto alla voce del popolo in tutto quello che ti dirà, poiché essi
non hanno respinto te, ma me, affinché io non regni su di loro. Agiscono con
te come hanno sempre agito dal giorno che li feci salire dall'Egitto fino a
oggi: mi hanno abbandonato per servire altri dèi. Ora dunque da' ascolto
alla loro voce; abbi cura però di avvertirli solennemente e di fare loro ben
conoscere quale sarà il modo di agire del re che regnerà su di loro».
Samuele riferì tutte le parole del SIGNORE al popolo che gli domandava un
re. Disse: «Questo sarà il modo di agire del re che regnerà su di voi. Egli
prenderà i vostri figli e li metterà sui carri e fra i suoi cavalieri e
dovranno correre davanti al suo carro; ne farà dei capitani di migliaia e
dei capitani di cinquantine; li metterà ad arare le sue terre e a mietere i
suoi campi, a fabbricare i suoi ordigni di guerra e gli attrezzi dei suoi
carri. Prenderà le vostre figlie per farsene delle profumiere, delle cuoche,
delle fornaie. Prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri migliori
uliveti per darli ai suoi servitori. Prenderà la decima delle vostre sementi
e delle vostre vigne per darla ai suoi eunuchi e ai suoi servitori. Prenderà
i vostri servi, le vostre serve, il fiore della vostra gioventù e i vostri
asini per adoperarli nei suoi lavori. Prenderà la decima delle vostre greggi
e voi sarete suoi schiavi. Allora griderete a causa del re che vi sarete
scelto, ma in quel giorno il SIGNORE non vi risponderà».
Il popolo rifiutò di dare ascolto alle parole di Samuele e disse: «No! Ci
sarà un re su di noi; anche noi saremo come tutte le nazioni; il nostro re
amministrerà la giustizia in mezzo a noi, marcerà alla nostra testa e
condurrà le nostre guerre». Samuele, udite tutte le parole del popolo, le
riferì al SIGNORE, e il SIGNORE disse a Samuele: «Da' ascolto alla loro voce
e fa' regnare su di loro un re». Samuele disse agli uomini d'Israele:
«Ognuno ritorni alla sua città».
CAPITOLO 9
Saul presso Samuele a Rama
(1S 10:1-16; 15-17) Ge 36:24; Pr 16:9; 1S 2:7-8
C'era un uomo, discendente di Beniamino, che si chiamava Chis, figlio d'Abiel,
figlio di Seror, figlio di Becorat, figlio d'Afiac, figlio di un Beniaminita.
Era un uomo forte e valoroso; aveva un figlio di nome Saul, giovane e bello;
tra i figli d'Israele non ce n'era uno più bello di lui; era più alto di
tutta la gente, dalle spalle in su.
Le asine di Chis, padre di Saul, si erano smarrite; e Chis disse a suo
figlio Saul: «Prendi con te uno dei servi, e va' in cerca delle asine». Egli
andò per la regione montuosa di Efraim e attraversò il paese di Salisa,
senza trovarle; poi passarono per il paese di Saalim, ma non c'erano;
attraversarono il paese dei Beniaminiti, ma non le trovarono. Quando
giunsero nel paese di Suf, Saul disse al servo che era con lui: «Vieni,
torniamo indietro, altrimenti mio padre smetterà di pensare alle asine e
comincerà a preoccuparsi per noi». Il servo gli disse: «Ecco, in questa
città c'è un uomo di Dio, che è tenuto in grande onore; tutto quello che
dice succede sicuramente; andiamoci; forse ci indicherà la via che dobbiamo
seguire». Saul disse al suo servo: «Ma se vi andiamo, che porteremo a quell'uomo?
Poiché non ci sono più provviste nei nostri sacchi e non abbiamo nessun
regalo da offrire all'uomo di Dio. Che abbiamo con noi?» Il servo rispose a
Saul: «Guarda, io ho un quarto di siclo d'argento; lo darò all'uomo di Dio,
ed egli c'indicherà la via». Anticamente, in Israele, quando uno andava a
consultare Dio, diceva: «Venite, andiamo dal veggente!» Infatti colui che
oggi si chiama profeta, anticamente si chiamava veggente. Saul disse al suo
servo: «Dici bene; andiamo». Così si avviarono verso la città dove stava
l'uomo di Dio.
Mentre percorrevano la salita che conduce alla città, trovarono delle
ragazze che uscivano ad attingere acqua e chiesero loro: «È qui il
veggente?» Quelle risposero: «Sì, c'è; è là dove sei diretto; ma va' presto,
poiché è venuto oggi in città, dato che oggi il popolo fa un sacrificio
sull'alto luogo. Quando sarete entrati in città, lo troverete di certo,
prima che egli salga all'alto luogo a mangiare. Il popolo non mangerà prima
che egli sia giunto, perché è lui che deve benedire il sacrificio; dopo di
che, i convitati mangeranno. Salite dunque, perché proprio ora lo
troverete». Ed essi salirono verso la città; e, appena vi furono entrati,
ecco Samuele che usciva verso di loro per salire all'alto luogo. Un giorno
prima dell'arrivo di Saul, il SIGNORE aveva avvertito Samuele, e gli aveva
detto: «Domani, a quest'ora, ti manderò un uomo del paese di Beniamino e tu
l'ungerai come capo del mio popolo, Israele. Egli salverà il mio popolo
dalle mani dei Filistei; infatti io ho rivolto il mio sguardo verso il mio
popolo, perché il suo grido è giunto fino a me». Quando Samuele vide Saul,
il SIGNORE gli disse: «Ecco l'uomo di cui ti ho parlato; egli è colui che
governerà il mio popolo». Saul si avvicinò a Samuele entro la porta della
città e gli disse: «Indicami, ti prego, dove sia la casa del veggente».
Samuele rispose a Saul: «Sono io il veggente. Precedimi verso l'alto luogo,
e oggi mangerete con me; poi domani mattina ti lascerò partire e ti dirò
tutto quello che hai nel cuore. Quanto alle asine smarrite tre giorni fa,
non dartene pensiero, perché sono state ritrovate. Per chi è quanto c'è di
meglio in Israele? Non è forse per te e per tutta la casa di tuo padre?»
Saul rispose e disse: «Non sono io un beniaminita, di una delle più piccole
tribù d'Israele? La mia famiglia è la più piccola fra tutte le famiglie
della tribù di Beniamino. Perché dunque mi parli così?»
Ma Samuele prese Saul e il suo servo, li introdusse nella sala e li fece
sedere alla testa degli invitati, che erano circa trenta persone. Samuele
disse al cuoco: «Porta qua la porzione che ti ho data dicendoti: "Tienila da
parte vicino a te"». Il cuoco allora prese la coscia e ciò che vi aderiva e
la mise davanti a Saul. Samuele disse: «Ecco ciò che è stato tenuto da
parte; mettitelo davanti e mangia, poiché è stato conservato apposta per te
quando ho invitato il popolo». Così Saul, quel giorno, mangiò con Samuele.
Poi scesero dall'alto luogo in città, e Samuele s'intrattenne con Saul sulla
terrazza. L'indomani si alzarono presto; allo spuntar dell'alba, Samuele
chiamò Saul sulla terrazza e gli disse: «Vieni, perché devo lasciarti
partire». Saul si alzò, e uscirono insieme, egli e Samuele. Quando furono
scesi alla periferia della città, Samuele disse a Saul: «Di' al servo che ci
preceda». E il servo li oltrepassò. Allora Samuele disse: «Ma tu férmati, e
ti farò udire la parola di Dio».
1S 9:15-27; 16:1-13
Allora Samuele prese un vasetto d'olio, lo versò sul capo di lui, baciò Saul
e disse: «Il SIGNORE non ti ha forse unto perché tu sia capo della sua
eredità? Oggi, quando tu sarai partito da me, troverai due uomini presso la
tomba di Rachele, ai confini di Beniamino, a Selsa, i quali ti diranno: "Le
asine che stavi cercando sono state trovate; tuo padre non è più in pensiero
per le asine, ma è in pena per voi e si domanda: Che dovrei fare per mio
figlio?" Quando sarai andato oltre e arriverai alla quercia di Tabor,
incontrerai tre uomini che salgono ad adorare Dio a Betel. Uno di loro
porterà tre capretti, l'altro tre pani, e il terzo un otre di vino. Essi ti
saluteranno e ti daranno due pani, che riceverai dalla loro mano. Poi
arriverai a Ghibea di Dio dov'è la guarnigione dei Filistei; entrando in
città, incontrerai una schiera di profeti che scendono dall'alto luogo,
preceduti da saltèri, da timpani, da flauti, da cetre. Essi profetizzeranno.
Lo spirito del SIGNORE t'investirà, e tu profetizzerai con loro e sarai
cambiato in un altro uomo. Quando questi segni saranno avvenuti, fa' quello
che avrai occasione di fare, poiché Dio è con te. Poi scenderai prima di me
a Ghilgal; ed io scenderò verso di te per offrire olocausti e sacrifici di
riconoscenza. Tu aspetterai sette giorni finché io giunga da te e ti faccia
sapere quello che devi fare».
Non appena egli ebbe voltato le spalle per separarsi da Samuele, Dio gli
cambiò il cuore e tutti quei segni si verificarono in quel medesimo giorno.
Appena giunsero a Ghibea, una schiera di profeti si fece incontro a Saul;
allora lo spirito di Dio lo investì ed egli si mise a profetizzare in mezzo
a loro. Tutti quelli che lo avevano conosciuto prima lo videro profetizzare
con i profeti e dicevano l'uno all'altro: «Che è mai accaduto al figlio di
Chis? Saul è anche lui tra i profeti?» Un uomo del luogo rispose e disse:
«Chi è il loro padre?» Di qui venne il proverbio: «Saul è anche lui tra i
profeti?» Quando Saul ebbe finito di profetizzare, si recò all'alto luogo.
Lo zio di Saul disse a lui e al suo servo: «Dove siete andati?» Saul
rispose: «A cercare le asine; ma, vedendo che non riuscivamo a trovarle,
siamo andati da Samuele». Lo zio di Saul disse: «Raccontami, ti prego,
quello che vi ha detto Samuele». Saul rispose a suo zio: «Egli ci ha
assicurato che le asine erano state ritrovate». Ma di quello che Samuele
aveva detto riguardo al regno non gli riferì nulla.
1S 11; 2:7-8; De 17:15
Poi Samuele convocò il popolo davanti al SIGNORE a Mispa e disse ai figli
d'Israele: «Così dice il SIGNORE, il Dio d'Israele: "Io feci salire Israele
dall'Egitto e vi liberai dalle mani degli Egiziani e dalle mani di tutti i
regni che vi opprimevano". Ma oggi voi respingete il vostro Dio che vi salvò
da tutti i vostri mali e da tutte le vostre angosce, e gli dite: "Stabilisci
su di noi un re!" Dunque presentatevi davanti al SIGNORE per tribù e per
migliaia».
Poi Samuele fece accostare tutte le tribù d'Israele e la tribù di Beniamino
fu designata dalla sorte. Fece quindi accostare la tribù di Beniamino
secondo le sue famiglie e la famiglia di Matri fu designata dalla sorte. Poi
fu designato Saul, figlio di Chis; e lo cercarono, ma senza riuscire a
trovarlo. Allora consultarono di nuovo il SIGNORE: «Quell'uomo è già venuto
qua?» Il SIGNORE rispose: «Guardate, si è nascosto fra i bagagli». Corsero a
farlo uscire di là; e quando egli si presentò in mezzo al popolo, era più
alto di tutta la gente, dalle spalle in su. Samuele disse a tutto il popolo:
«Vedete colui che il SIGNORE si è scelto? Non c'è nessuno come lui in tutto
il popolo». Tutto il popolo mandò grida di gioia esclamando: «Viva il re!»
Allora Samuele espose al popolo la legge del regno e la scrisse in un libro,
che depose davanti al SIGNORE. Poi Samuele rimandò tutto il popolo, ciascuno
a casa sua.
Anche Saul andò a casa sua a Ghibea e con lui andarono gli uomini valorosi a
cui Dio aveva toccato il cuore. Ma degli uomini malvagi dissero: «Come
potrebbe salvarci costui?» Lo disprezzarono e non gli portarono regali. Ma
egli fece finta di non udire.
CAPITOLO 11
Saul sconfigge gli Ammoniti
(Gc 11; 1S 31:11-13) 1S 10:7
Naas, l'Ammonita, salì e si accampò contro Iabes di Galaad. Tutti quelli di
Iabes dissero a Naas: «Fa' alleanza con noi e noi ti serviremo». Naas,
l'Ammonita, rispose loro: «Io farò alleanza con voi a questa condizione: che
io vi cavi a tutti l'occhio destro per far disonore a tutto Israele». Gli
anziani di Iabes gli dissero: «Concedici sette giorni di tregua perché
inviamo dei messaggeri per tutto il territorio d'Israele; se nessuno verrà
in nostro aiuto, ci arrenderemo a te». I messaggeri giunsero dunque a Ghibea
di Saul, riferirono queste parole in presenza del popolo, e tutto il popolo
alzò la voce e pianse.
Ed ecco, Saul tornava dai campi dietro ai buoi e disse: «Che cos'ha il
popolo? Perché piange?» Allora gli riferirono le parole di quelli di Iabes.
Lo spirito di Dio investì Saul, quando udì queste parole, ed egli s'infiammò
d'ira: prese un paio di buoi, li tagliò a pezzi, li mandò per mano dei
messaggeri in tutto il territorio d'Israele, e disse: «Così saranno trattati
i buoi di chi non seguirà Saul e Samuele». Il terrore del SIGNORE
s'impadronì del popolo e partirono come se fossero stati un uomo solo. Saul
li passò in rassegna a Bezec: i figli d'Israele erano trecentomila e gli
uomini di Giuda trentamila. E dissero a quei messaggeri che erano venuti:
«Dite così agli abitanti di Iabes di Galaad: "Domani, quando il sole sarà in
tutto il suo calore, sarete liberati"». I messaggeri andarono a riferire
queste parole a quelli di Iabes, i quali si rallegrarono e dissero agli
Ammoniti: «Domani verremo da voi e farete di noi tutto quello che vi parrà».
Il giorno seguente, Saul divise il popolo in tre squadre, che penetrarono
nell'accampamento degli Ammoniti prima dell'alba e li batterono fino alle
ore calde del giorno. Quelli che scamparono furono dispersi in maniera che
non ne rimasero due insieme.
Conferma dell'autorità regale di Saul
1S 10:17-27; 1Cr 29:21-22
Il popolo disse a Samuele: «Chi è che diceva: "Saul regnerà forse su di
noi?" Dateci quegli uomini e li faremo morire». Ma Saul rispose: «Nessuno
sarà messo a morte in questo giorno, perché oggi il SIGNORE ha liberato
Israele». Samuele disse al popolo: «Venite, andiamo a Ghilgal; là
riconfermiamo l'autorità regale». Tutto il popolo andò a Ghilgal e là, a
Ghilgal, fecero Saul re davanti al SIGNORE, e offrirono davanti al SIGNORE
sacrifici di riconoscenza. Saul e tutti gli uomini d'Israele fecero gran
festa in quel luogo.
CAPITOLO 12
Avvertimenti ed esortazioni di Samuele
At 20:33-35; Sl 15
Allora Samuele disse a tutto Israele: «Ecco, io vi ho ubbidito in tutto
quello che mi avete detto e ho costituito un re su di voi. Ora ecco il re
che andrà davanti a voi. Quanto a me, io sono vecchio e canuto, e i miei
figli sono in mezzo a voi; io vi ho guidati dalla mia giovinezza fino a
questo giorno. Eccomi qui; rendete a mio riguardo la vostra testimonianza,
in presenza del SIGNORE e in presenza del suo unto. A chi ho preso il bue? A
chi ho preso l'asino? Chi ho derubato? Chi ho offeso? Da chi ho accettato
regali per chiudere gli occhi sul suo comportamento? Io vi restituirò ogni
cosa!» Quelli risposero: «Tu non ci hai derubati, non ci hai maltrattati e
non hai preso nulla dalle mani di nessuno».
Samuele disse: «Oggi il SIGNORE è testimone contro di voi, e il suo unto
pure è testimone, che voi non avete trovato nulla nelle mie mani». Il popolo
rispose: «Egli è testimone!»
(Mi 6:1-5; Gr 2:4-8) Gc 2:11-18; 1S 8:4, ecc. (De 30:15-20; Gs 23:14-16)
Allora Samuele disse al popolo: «Testimone è il SIGNORE, che costituì Mosè e
Aaronne e fece salire i vostri padri dal paese d'Egitto. Dunque
presentatevi, affinché io, davanti al SIGNORE, discuta con voi la causa
relativa a tutte le opere di giustizia che il SIGNORE ha compiute a
beneficio vostro e dei vostri padri. Dopo che Giacobbe fu entrato in Egitto,
i vostri padri gridarono al SIGNORE e il SIGNORE mandò Mosè e Aaronne, i
quali fecero uscire i vostri padri dall'Egitto e li fecero abitare in questo
luogo. Ma essi dimenticarono il SIGNORE, il loro Dio, ed egli li diede in
potere di Sisera, capo dell'esercito di Asor, e in potere dei Filistei e del
re di Moab, i quali mossero loro guerra. Allora gridarono al SIGNORE e
dissero: "Abbiamo peccato, perché abbiamo abbandonato il SIGNORE e abbiamo
servito gli idoli di Baal e d'Astarte; ma ora liberaci dalle mani dei nostri
nemici, e serviremo te". Il SIGNORE mandò Ierubbaal, Bedan, Iefte e Samuele,
e vi liberò dalle mani dei nemici che vi circondavano, e viveste al sicuro.
Ma quando udiste che Naas, re dei figli di Ammon, marciava contro di voi, mi
diceste: «No, deve regnare su di noi un re», mentre il SIGNORE, il vostro
Dio, era il vostro re. Ecco dunque il re che vi siete scelto, che avete
chiesto; il SIGNORE ha costituito un re su di voi. Se temete il SIGNORE, lo
servite e ubbidite alla sua voce, se non siete ribelli al comandamento del
SIGNORE, e tanto voi quanto il re che regna su di voi seguite il SIGNORE, il
vostro Dio, bene; ma, se non ubbidite alla voce del SIGNORE, se vi ribellate
al comandamento del SIGNORE, la mano del SIGNORE sarà contro di voi, come fu
contro i vostri padri. Ora, dunque, fermatevi e osservate questa cosa grande
che il SIGNORE sta per compiere davanti ai vostri occhi! Non siamo forse al
tempo della mietitura del grano? Io invocherò il SIGNORE ed egli manderà
tuoni e pioggia affinché sappiate e vediate quanto è grande agli occhi del
SIGNORE il male che avete fatto chiedendo per voi un re».
Allora Samuele invocò il SIGNORE e quel giorno il SIGNORE mandò tuoni e
pioggia; e tutto il popolo ebbe gran timore del SIGNORE e di Samuele. Tutto
il popolo disse a Samuele: «Prega il SIGNORE, il tuo Dio, per i tuoi servi,
affinché non moriamo; poiché a tutti gli altri nostri peccati abbiamo
aggiunto il torto di chiedere per noi un re». Samuele rispose al popolo:
«Non temete; è vero, voi avete fatto tutto questo male; tuttavia non
allontanatevi dal SIGNORE, ma servitelo con tutto il vostro cuore; non ve ne
allontanate, perché andreste dietro a cose vane, che non possono giovare né
liberare, perché sono cose vane. Infatti il SIGNORE, per amore del suo
grande nome, non abbandonerà il suo popolo, poiché è piaciuto al SIGNORE di
fare di voi il suo popolo. Quanto a me, lungi da me il peccare contro il
SIGNORE cessando di pregare per voi! Anzi, io vi mostrerò la buona e diritta
via. Solo temete il SIGNORE e servitelo fedelmente, con tutto il vostro
cuore; considerate infatti le cose grandi che egli ha fatte per voi! Ma se
continuate ad agire malvagiamente, perirete voi e il vostro re».
Regno di Saul, 13:1-31:13
(Os 13:11)
CAPITOLO 13
Guerra contro i Filistei; primo peccato di Saul
1S 14:1-23; 15:10-29; Gb 34:17-25; Eb 11:6; Ap 3:11
Saul aveva trent'anni quando cominciò a regnare; e regnò quarantadue anni
sopra Israele.
Saul si scelse tremila uomini d'Israele: duemila stavano con lui a Micmas e
sul monte di Betel e mille con Gionatan a Ghibea di Beniamino; rimandò
invece il resto del popolo, ognuno alla sua tenda. Gionatan batté la
guarnigione dei Filistei che stava a Gheba; e i Filistei lo seppero. Allora
Saul sonò la tromba per tutto il paese, e disse: «Lo sappiano gli Ebrei!» E
tutto Israele sentì dire: «Saul ha battuto la guarnigione dei Filistei e
Israele si è reso odioso ai Filistei». Così il popolo fu convocato a Ghilgal
per seguire Saul. I Filistei si radunarono per combattere contro Israele;
avevano trentamila carri, seimila cavalieri e gente numerosa come la sabbia
che è sulla riva del mare. Salirono dunque e si accamparono a Micmas, a
oriente di Bet-Aven. Gli Israeliti, vedendosi ridotti a mal partito, perché
il popolo era messo alle strette, si nascosero nelle caverne, nelle macchie,
tra le rocce, nelle buche e nelle cisterne. Ci furono degli Ebrei che
passarono il Giordano, per andare nel paese di Gad e di Galaad. Quanto a
Saul egli era ancora a Ghilgal, e tutto il popolo che lo seguiva tremava.
Egli aspettò sette giorni, secondo il termine fissato da Samuele; ma Samuele
non giungeva a Ghilgal e il popolo cominciò a disperdersi e ad abbandonarlo.
Allora Saul disse: «Portatemi l'olocausto e i sacrifici di riconoscenza»; e
offrì l'olocausto. Aveva appena finito di offrire l'olocausto, che arrivò
Samuele; Saul gli uscì incontro per salutarlo. Ma Samuele gli disse: «Che
hai fatto?» Saul rispose: «Siccome vedevo che il popolo si disperdeva e mi
abbandonava, che tu non giungevi nel giorno stabilito e che i Filistei erano
radunati a Micmas, mi sono detto: "Ora i Filistei mi piomberanno addosso a
Ghilgal e io non ho ancora implorato il SIGNORE!" Così mi sono fatto forza e
ho offerto l'olocausto». Allora Samuele disse a Saul: «Tu hai agito
stoltamente; non hai osservato il comandamento che il SIGNORE, il tuo Dio,
ti aveva dato. Il SIGNORE avrebbe stabilito il tuo regno sopra Israele per
sempre. Ora invece il tuo regno non durerà. Il SIGNORE si è cercato un uomo
secondo il suo cuore, e il SIGNORE l'ha destinato a essere principe del suo
popolo, poiché tu non hai osservato quello che il SIGNORE t'aveva ordinato».
Poi Samuele partì da Ghilgal e andò a Ghibea di Beniamino, e Saul passò in
rivista il popolo che si trovava con lui; erano circa seicento uomini.
Ora Saul, Gionatan suo figlio, e la gente che si trovava con essi occupavano
Ghibea di Beniamino, mentre i Filistei erano accampati a Micmas.
Dall'accampamento dei Filistei uscirono dei guastatori divisi in tre
schiere: una prese la via di Ofra, verso il paese di Sual; l'altra prese la
via di Bet-Oron; la terza prese la via della frontiera che guarda la valle
di Seboim, verso il deserto.
Allora in tutto il paese d'Israele non si trovava un fabbro; poiché i
Filistei avevano detto: «Impediamo agli Ebrei di fabbricarsi spade o lance».
E tutti gli Israeliti scendevano dai Filistei per farsi affilare chi il suo
vomere, chi la sua zappa, chi la sua scure, chi la sua vanga. Il prezzo
dell'arrotatura era di un pim per le vanghe, per le zappe, per i tridenti,
per le scuri e per aggiustare i pungoli. Così nel giorno della battaglia
avvenne che in mano a tutta la gente che era con Saul e con Gionatan non si
trovava né una spada né una lancia; se ne trovava soltanto in mano di Saul e
di Gionatan suo figlio.
Intanto una guarnigione dei Filistei uscì a occupare il passo di Micmas.
CAPITOLO 14
Impresa di Gionatan; vittoria d'Israele
Gc 7; 2Cr 14:8-13; Os 1:7; Sl 60:14
Un giorno, Gionatan, figlio di Saul, disse al suo giovane scudiero: «Vieni,
andiamo verso la guarnigione dei Filistei che è là dall'altra parte». Però a
suo padre non disse nulla.
Saul stava allora all'estremità di Ghibea, sotto il melograno di Migron, e
la gente che aveva con sé ammontava a circa seicento uomini; e Aia, figlio
di Aitub, fratello d'Icabod, figlio di Fineas, figlio d'Eli, sacerdote del
SIGNORE a Silo, portava l'efod. Il popolo non sapeva che Gionatan se ne
fosse andato. Fra i passi, attraverso i quali Gionatan cercava di arrivare
alla guarnigione dei Filistei, c'era una punta rocciosa da una parte e una
punta rocciosa dall'altra parte: una si chiamava Boses e l'altra Sené. Una
di queste punte sorgeva a nord, di fronte a Micmas, e l'altra a mezzogiorno,
di fronte a Gheba.
Gionatan disse al suo giovane scudiero: «Vieni, andiamo verso la guarnigione
di questi incirconcisi; forse il SIGNORE agirà in nostro favore, poiché
nulla può impedire al SIGNORE di salvare con molta o con poca gente». Il suo
scudiero gli rispose: «Fa' tutto quello che ti sta nel cuore; va' pure;
ecco, io sono con te dove il cuore ti conduce». Allora Gionatan disse:
«Ecco, noi andremo verso quella gente e ci faremo vedere da loro. Se ci
dicono: "Fermatevi, finché veniamo da voi!", ci fermeremo al nostro posto, e
non saliremo fino a loro; ma se ci dicono: "Venite su da noi!", saliremo,
perché il SIGNORE ha deciso di darli nelle nostre mani. Questo ci servirà di
segno».
Così si fecero vedere tutti e due dalla guarnigione dei Filistei. E i
Filistei dissero: «Ecco gli Ebrei che escono dalle grotte dove si erano
nascosti!» Gli uomini della guarnigione, rivolgendosi a Gionatan e al suo
scudiero, dissero: «Venite su da noi, ché abbiamo qualcosa da dirvi».
Gionatan disse al suo scudiero: «Sali dietro a me, poiché il SIGNORE li dà
nelle mani d'Israele». Gionatan salì, arrampicandosi con le mani e con i
piedi, seguito dal suo scudiero. E i Filistei caddero davanti a Gionatan; e
lo scudiero, dietro a lui, li finiva. In questa prima disfatta, inflitta da
Gionatan e dal suo scudiero, caddero circa venti uomini, sullo spazio di
circa la metà di un iugero di terra. Lo spavento si sparse allora
nell'accampamento, nella campagna e fra tutto il popolo; la guarnigione e i
guastatori furono anch'essi spaventati; la terra tremò; fu uno spavento
terribile.
Le sentinelle di Saul a Ghibea di Beniamino guardarono e videro che la
moltitudine si sbandava e fuggiva qua e là. Allora Saul disse alla gente
ch'era con lui: «Fate l'appello e vedete chi se n'è andato da noi». E, fatto
l'appello, mancavano Gionatan e il suo scudiero. Saul disse ad Aia: «Fa'
accostare l'arca di Dio!» - Infatti l'arca di Dio era allora con i figli
d'Israele. - Mentre Saul parlava con il sacerdote, il tumulto andava
aumentando nell'accampamento dei Filistei e Saul disse al sacerdote: «Ritira
la mano!» Poi Saul e tutto il popolo che era con lui si radunarono e
avanzarono fino al luogo della battaglia; ed ecco che in mezzo ai Filistei
la spada dell'uno era rivolta contro l'altro e la confusione era
grandissima. Or gli Ebrei, quelli che già prima si trovavano con i Filistei
ed erano saliti con essi all'accampamento dal paese circostante, fecero
voltafaccia e si unirono anch'essi agli Israeliti che erano con Saul e
Gionatan. Anche tutti gli Israeliti che si erano nascosti nella regione
montuosa di Efraim, quando udirono che i Filistei fuggivano, si misero a
inseguirli da vicino, per combatterli. In quel giorno il SIGNORE salvò
Israele e la battaglia si estese fin oltre Bet-Aven.
Gionatan scampa alle conseguenze di un giuramento irresponsabile di Saul
Gc 11:30, ecc.; 21; De 17:20; Pr 20:25; 16:10
Gli uomini d'Israele in quel giorno erano sfiniti; ma Saul fece fare al
popolo questo giuramento: «Maledetto l'uomo che toccherà cibo prima di sera,
prima che io mi sia vendicato dei miei nemici». Così nessuno del popolo
toccò cibo. Poi tutto il popolo giunse a una foresta, dove c'era del miele
per terra. Quando il popolo entrò nella foresta, vide il miele che colava,
ma nessuno si portò la mano alla bocca, perché il popolo rispettava il
giuramento. Ma Gionatan non aveva sentito quando suo padre aveva fatto
giurare il popolo; egli stese la punta del bastone che teneva in mano, la
intinse nel miele che colava, portò la mano alla bocca, e gli si rischiarò
la vista. Uno del popolo, rivolgendosi a lui, gli disse: «Tuo padre ha
espressamente fatto fare al popolo questo giuramento: "Maledetto l'uomo che
oggi toccherà cibo, sebbene il popolo sia estenuato"». Allora Gionatan
disse: «Mio padre ha recato un danno al popolo; vedete come l'aver gustato
un po' di questo miele mi ha rischiarato la vista! Ah, se oggi il popolo
avesse mangiato a volontà del bottino che ha trovato presso i nemici! Non si
sarebbe forse fatto una più grande strage di Filistei?»
Essi dunque sconfissero quel giorno i Filistei da Micmas ad Aialon; e il
popolo era estenuato e si gettò sul bottino; prese pecore, buoi e vitelli,
li scannò sul suolo e li mangiò con il sangue. Questo fu riferito a Saul e
gli fu detto: «Ecco, il popolo pecca contro il SIGNORE mangiando carne con
il sangue». Egli disse: «Voi avete commesso un'infedeltà; rotolate subito
qua presso di me una grande pietra». Saul soggiunse: «Andate in mezzo al
popolo e dite a ognuno di condurmi qua il suo bue e la sua pecora e di
scannarli qui; poi mangiate e non peccate contro il SIGNORE mangiando carne
con sangue!» Quella notte, ognuno del popolo condusse di propria mano il suo
bue e lo scannò sulla pietra. Saul costruì un altare al SIGNORE; questo fu
il primo altare che egli costruì al SIGNORE.
Poi Saul disse: «Scendiamo a inseguire i Filistei nella notte;
saccheggiamoli fino alla mattina e facciamo in modo che non ne scampi
nemmeno uno». Il popolo rispose: «Fa' tutto quello che ti pare bene». Ma il
sacerdote disse: «Avviciniamoci qui a Dio». Saul consultò Dio, e disse:
«Devo scendere a inseguire i Filistei? Li darai tu nelle mani d'Israele?» Ma
questa volta Dio non gli diede nessuna risposta. Saul disse: «Accostatevi,
voi tutti capi del popolo, esaminate e vedete in che consista il peccato
commesso questo giorno. Infatti, com'è vero che il SIGNORE, il salvatore
d'Israele, vive, anche se il colpevole fosse mio figlio Gionatan, egli dovrà
morire». Ma in tutto il popolo nessuno gli rispose. Allora egli disse a
tutto Israele: «Mettetevi da un lato e io e mio figlio Gionatan staremo
dall'altro». Il popolo disse a Saul: «Fa' quello che ti pare bene». Saul
disse al SIGNORE: «Dio d'Israele, fa' conoscere la verità!» Gionatan e Saul
furono designati dalla sorte, e il popolo ne uscì salvo. Poi Saul disse:
«Tirate a sorte fra me e Gionatan mio figlio». E Gionatan fu designato.
Allora Saul disse a Gionatan: «Dimmi quello che hai fatto». Gionatan glielo
confessò, e disse: «Sì, io assaggiai un po' di miele, con la punta del
bastone che avevo in mano; eccomi qui: morirò!» Saul disse: «Mi tratti Dio
con tutto il suo rigore, se non morirai, Gionatan!» Ma il popolo disse a
Saul: «Gionatan, che ha compiuto questa grande liberazione in Israele,
dovrebbe forse morire? Non sarà mai! Com'è vero che il SIGNORE vive, non
cadrà in terra un capello del suo capo; poiché oggi egli ha operato con
Dio!» Così il popolo salvò Gionatan, che non fu messo a morte. Poi Saul
smise d'inseguire i Filistei, e i Filistei se ne tornarono al loro paese.
Le guerre di Saul
2S 8; De 20:1, 4
Quando Saul ebbe preso possesso del suo regno in Israele, mosse guerra a
tutti i suoi nemici circostanti: a Moab, agli Ammoniti, a Edom, ai re di
Soba e ai Filistei; e dovunque si volgeva, vinceva. Mostrò il suo valore
sconfiggendo gli Amalechiti e liberando Israele dalle mani degli oppressori.
I figli di Saul erano: Gionatan, Isvi e Malchisua; e delle sue due figlie,
la maggiore si chiamava Merab e la minore, Mical. Il nome della moglie di
Saul era Ainoam, figlia di Aimaaz, e il nome del capitano del suo esercito
era Abner, figlio di Ner, zio di Saul. Chis, padre di Saul, e Ner, padre
d'Abner, erano figli di Abiel.
Per tutto il tempo di Saul, vi fu guerra accanita contro i Filistei; perciò
appena Saul notava un uomo forte e valoroso, lo prendeva con sé.
CAPITOLO 15
Guerra contro gli Amalechiti; secondo peccato di Saul
(Es 17:8-16; De 25:17-19) Sl 94:1-3; Gr 48:10
Samuele disse a Saul: «Il SIGNORE mandò me per ungerti re del suo popolo,
d'Israele; ascolta dunque quel che ti dice il SIGNORE. Così parla il SIGNORE
degli eserciti: "Io ricordo ciò che Amalec fece a Israele quando gli si
oppose nel viaggio mentre saliva dall'Egitto. Ora va', sconfiggi Amalec,
vota allo sterminio tutto ciò che gli appartiene; non lo risparmiare, ma
uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e
asini"».
Saul dunque convocò il popolo e ne fece la rassegna a Telaim: erano
duecentomila fanti e diecimila uomini di Giuda.
Saul giunse alla città di Amalec, pose un'imboscata nella valle e disse ai
Chenei: «Andatevene, ritiratevi, allontanatevi dagli Amalechiti, perché io
non vi distrugga insieme a loro; infatti voi vi comportaste amichevolmente
verso tutti i figli d'Israele quando salirono dall'Egitto». Così i Chenei si
ritirarono dagli Amalechiti.
Saul sconfisse gli Amalechiti da Avila fino a Sur, che sta di fronte
all'Egitto; prese vivo Agag, re degli Amalechiti, e votò allo sterminio
tutto il popolo, passandolo a fil di spada. Ma Saul e il popolo
risparmiarono Agag e il meglio delle pecore, dei buoi, gli animali della
seconda figliatura, gli agnelli e tutto quel che c'era di buono; non vollero
votarli allo sterminio, ma votarono allo sterminio ogni cosa senza valore e
inutile.
(Pr 21:3; 1S 2:30) Sl 73:27; Is 8:20; Lu 14:34-35
Allora la parola del SIGNORE fu rivolta a Samuele, dicendo: «Io mi pento di
avere stabilito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha eseguito i
miei ordini». Samuele ne fu irritato e gridò al SIGNORE tutta la notte. Poi
si alzò la mattina di buon'ora e andò a incontrare Saul; ma vennero a dire a
Samuele: «Saul è andato a Carmel, e là si è fatto un monumento; poi se n'è
ritornato e, passando da un'altra parte, è sceso a Ghilgal». Samuele andò da
Saul; e Saul gli disse: «Il SIGNORE ti benedica! Ho eseguito l'ordine del
SIGNORE». Samuele disse: «Che cos'è dunque questo belar di pecore che mi
giunge agli orecchi e questo muggire di buoi che sento?» Saul rispose: «Sono
bestie condotte dal paese degli Amalechiti; perché il popolo ha risparmiato
il meglio delle pecore e dei buoi per farne dei sacrifici al SIGNORE, al tuo
Dio; il resto, però, l'abbiamo votato allo sterminio». Allora Samuele disse
a Saul: «Basta! Io ti annunzierò quel che il SIGNORE mi ha detto stanotte».
Saul gli disse: «Parla».
Samuele disse: «Non è forse vero che quando ti consideravi piccolo sei
diventato capo delle tribù d'Israele, e il SIGNORE ti ha unto re d'Israele?
Il SIGNORE ti aveva affidato una missione, dicendo: "Va', vota allo
sterminio quei peccatori degli Amalechiti, e fa' loro guerra finché siano
sterminati". Perché dunque non hai ubbidito alla voce del SIGNORE? Perché ti
sei gettato sul bottino e hai fatto ciò che è male agli occhi del SIGNORE?»
Saul disse a Samuele: «Ma io ho ubbidito alla voce del SIGNORE, ho compiuto
la missione che il SIGNORE mi aveva affidata, ho condotto qui Agag, re di
Amalec, e ho votato allo sterminio gli Amalechiti; ma il popolo ha preso,
fra il bottino, delle pecore e dei buoi come primizie di ciò che doveva
essere sterminato, per farne dei sacrifici al SIGNORE, al tuo Dio, a
Ghilgal». Samuele disse: «Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i
sacrifici quanto l'ubbidire alla sua voce? No, l'ubbidire è meglio del
sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni; infatti la
ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come
l'adorazione degli idoli e degli dèi domestici. Poiché tu hai rigettato la
parola del SIGNORE, anch'egli ti rigetta come re».
Allora Saul disse a Samuele: «Ho peccato, perché ho trasgredito il
comandamento del SIGNORE e le tue parole, perché ho temuto il popolo, e ho
dato ascolto alla sua voce. Ti prego dunque, perdona il mio peccato, ritorna
con me e mi prostrerò davanti al SIGNORE». Ma Samuele disse a Saul: «Non
ritornerò con te, poiché hai rigettato la parola del SIGNORE e il SIGNORE ha
rigettato te perché tu non regni più sopra Israele». Come Samuele si voltava
per andarsene, Saul lo prese per il lembo del mantello, che si strappò.
Allora Samuele gli disse: «Il SIGNORE strappa oggi di dosso a te il regno
d'Israele e lo dà a un altro, migliore di te. Colui che è la gloria
d'Israele non mentirà e non si pentirà; egli infatti non è un uomo perché
debba pentirsi». Allora Saul disse: «Ho peccato; ma tu adesso onorami, ti
prego, in presenza degli anziani del mio popolo e in presenza d'Israele;
ritorna con me e mi prostrerò davanti al SIGNORE, al tuo Dio».
Samuele dunque ritornò, seguendo Saul, e Saul si prostrò davanti al SIGNORE.
Poi Samuele disse: «Conducetemi qui Agag, re degli Amalechiti». Agag andò da
lui fiducioso, pensando: «Certo, l'amarezza della morte è passata». Samuele
gli disse: «Come la tua spada ha privato le donne di figli, così tua madre
sarà privata di figli fra le donne». E Samuele fece squartare Agag in
presenza del SIGNORE a Ghilgal. Poi Samuele andò a Rama e Saul salì a casa
sua, a Ghibea di Saul. Samuele, finché visse, non andò più a vedere Saul,
perché Samuele faceva cordoglio per Saul; e il SIGNORE si pentiva di aver
fatto Saul re d'Israele.
CAPITOLO 16
Davide unto re da Samuele
(2S 7:8-9; Sl 78:70-72; 89:20-21; At 13:22)
Il SIGNORE disse a Samuele: «Fino a quando farai cordoglio per Saul, mentre
io l'ho rigettato perché non regni più sopra Israele? Riempi d'olio il tuo
corno e va'; ti manderò da Isai di Betlemme, perché mi sono provveduto un re
tra i suoi figli». Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a
sapere e mi ucciderà». Il SIGNORE disse: «Prenderai con te una giovenca e
dirai: "Sono venuto a offrire un sacrificio al SIGNORE". Inviterai Isai al
sacrificio; io ti farò sapere quello che dovrai fare e tu ungerai per me
colui che ti dirò».
Samuele dunque fece quello che il SIGNORE gli aveva detto e andò a Betlemme.
Gli anziani della città gli andarono incontro turbati, e gli chiesero:
«Vieni in pace?» Ed egli rispose: «Pace! Vengo a offrire un sacrificio al
SIGNORE; purificatevi e venite con me al sacrificio». Fece anche purificare
Isai e i suoi figli e li invitò al sacrificio. Mentre entravano, egli pensò,
vedendo Eliab: «Certo l'unto del SIGNORE è qui davanti a lui». Ma il SIGNORE
disse a Samuele: «Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io
l'ho scartato; infatti il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo
dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore».
Allora Isai chiamò Abinadab e lo fece passare davanti a Samuele; ma Samuele
disse: «Il SIGNORE non si è scelto neppure questo». Isai fece passare Samma,
ma Samuele disse: «Il SIGNORE non si è scelto neppure questo». Isai fece
passare così sette dei suoi figli davanti a Samuele; ma Samuele disse a
Isai: «Il SIGNORE non si è scelto questi». Poi Samuele disse a Isai: «Sono
questi tutti i tuoi figli?» Isai rispose: «Resta ancora il più giovane, ma è
al pascolo con le pecore». Samuele disse a Isai: «Mandalo a cercare, perché
non ci metteremo a mangiare prima che sia arrivato qua». Isai dunque lo
mandò a cercare, e lo fece venire. Egli era biondo, aveva dei begli occhi e
un bell'aspetto. Il SIGNORE disse a Samuele: «Àlzati, ungilo, perché è lui».
Allora Samuele prese il corno dell'olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli;
da quel giorno lo spirito del SIGNORE investì Davide. Poi Samuele si alzò e
se ne tornò a Rama.
Davide al servizio di Saul
1S 18:10-15
Lo spirito del SIGNORE si era ritirato da Saul; e uno spirito cattivo,
permesso dal SIGNORE, lo turbava. I servitori di Saul gli dissero: «Ecco, un
cattivo spirito permesso da Dio ti turba. Ordini ora il nostro SIGNORE ai
tuoi servi, che stanno davanti a te, di cercare un uomo che sappia sonare
l'arpa; quando il cattivo spirito permesso da Dio verrà su di te, l'arpista
si metterà a sonare e tu ti sentirai meglio». Saul disse ai suoi servitori:
«Trovatemi un uomo che suoni bene, e conducetelo qui». Allora uno dei
giovani prese a dire: «Ho visto un figlio di Isai, il betlemmita, che sa
sonare; è un uomo forte, valoroso, un guerriero, parla bene, è di
bell'aspetto e il SIGNORE è con lui». Saul dunque inviò dei messaggeri da
Isai per dirgli: «Mandami Davide, tuo figlio, che è con il gregge». E Isai
prese un asino carico di pane, un otre di vino, un capretto e mandò tutto a
Saul per mezzo di Davide suo figlio. Davide arrivò da Saul e si presentò a
lui; ed gli si affezionò molto a lui e lo fece suo scudiero. Saul mandò a
dire a Isai: «Ti prego, lascia Davide al mio servizio, perché egli ha
trovato grazia agli occhi miei». Or quando il cattivo spirito permesso da
Dio veniva su Saul, Davide prendeva l'arpa e si metteva a sonare; Saul si
calmava, stava meglio e il cattivo spirito andava via da lui.
Gr 9:23; Pr 16:18
I Filistei raccolsero i loro eserciti per combattere e si radunarono a Soco,
che appartiene a Giuda, e si accamparono tra Soco e Azeca, a Efes-Dammim.
Saul e gli uomini d'Israele si radunarono anch'essi, si accamparono nella
valle dei terebinti e si schierarono in battaglia contro i Filistei.
I Filistei stavano sul monte da una parte e Israele stava sul monte
dall'altra; in mezzo a loro c'era la valle. Dall'accampamento dei Filistei
uscì un campione di nome Goliat, di Gat, alto sei cubiti e un palmo. Aveva
in testa un elmo di bronzo, indossava una corazza a squame che pesava
cinquemila sicli di bronzo, portava delle gambiere di bronzo e un
giavellotto di bronzo dietro le spalle. L'asta della sua lancia era robusta
come un subbio di tessitore, la punta della lancia pesava seicento sicli di
ferro e colui che portava il suo scudo lo precedeva. Egli dunque si fermò e,
rivolto alle schiere d'Israele, gridò: «Perché uscite a schierarvi in
battaglia? Non sono io il Filisteo e voi dei servi di Saul? Scegliete uno
dei vostri e scenda contro di me. Se egli potrà lottare con me e uccidermi,
noi saremo vostri servi; ma se io sarò vincitore e l'ucciderò, voi sarete
nostri sudditi e ci servirete». Il Filisteo aggiunse: «Io lancio oggi questa
sfida a disonore delle schiere d'Israele: Datemi un uomo e ci batteremo!»
Quando Saul e tutto Israele udirono queste parole del Filisteo, rimasero
sgomenti ed ebbero gran paura.
(2Cr 32:7-8; Sl 27:1) Eb 11:32-34; 1Co 1:27-29; 1S 2:1-10
Or Davide era figlio di quell'uomo efrateo di Betlemme di Giuda, che si
chiamava Isai. Questi aveva otto figli e al tempo di Saul era vecchio, molto
avanti negli anni. I tre figli maggiori d'Isai erano andati alla guerra con
Saul; essi si chiamavano: Eliab, il primogenito, Abinadab il secondo e Sammà
il terzo. Davide era il più giovane; quando i tre maggiori ebbero seguito
Saul, Davide partì da Saul e tornò a Betlemme a pascolare le pecore di suo
padre.
Intanto il Filisteo si faceva avanti mattina e sera; si presentò così per
quaranta giorni. Un giorno Isai disse a Davide, suo figlio: «Prendi per i
tuoi fratelli quest'efa di grano arrostito e questi dieci pani, e portali
presto ai tuoi fratelli nell'accampamento. Porta anche questi dieci formaggi
al comandante del loro migliaio; vedi se i tuoi fratelli stanno bene e
riportami un segno da parte loro. Saul ed essi, con tutti gli uomini
d'Israele, stanno nella valle dei terebinti a combattere contro i Filistei».
L'indomani Davide si alzò di buon mattino, lasciò le pecore a un guardiano,
prese il suo carico e partì come Isai gli aveva ordinato; appena giunse al
parco dei carri, l'esercito usciva per schierarsi in battaglia e alzava il
grido di guerra. Israeliti e Filistei si erano schierati: un esercito di
fronte all'altro. Davide lasciò al guardiano dei bagagli le cose che
portava, e corse alla linea di battaglia; appena la raggiunse chiese ai suoi
fratelli come stavano. Mentr'egli parlava con loro, ecco uscire dalle file
dei Filistei quel campione, quel Filisteo di Gat, di nome Goliat, ripetendo
le solite parole; e Davide le udì. Tutti gli uomini d'Israele, alla vista di
quell'uomo, fuggirono davanti a lui, presi da gran paura. Gli uomini
d'Israele dicevano: «Avete visto quell'uomo che avanza? Egli avanza per
coprire di vergogna Israele. Se qualcuno lo uccide, il re lo farà molto
ricco, gli darà sua figlia ed esenterà la casa del padre di lui da ogni
obbligo in Israele». Davide, rivolgendosi a quelli che gli erano vicini,
disse: «Che si farà dunque all'uomo che ucciderà il Filisteo e toglierà
questa vergogna a Israele? Chi è questo Filisteo, questo incirconciso, che
osa insultare le schiere del Dio vivente?» La gente gli rispose con le
stesse parole di prima, dicendo: «Si farà questo e questo a colui che lo
ucciderà». Eliab, suo fratello maggiore, avendo udito Davide parlare a
quella gente, si accese d'ira contro di lui e disse: «Perché sei sceso qua?
A chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io conosco il tuo
orgoglio e la malignità del tuo cuore; tu sei sceso qua per vedere la
battaglia». Davide rispose: «Che ho fatto ora? Non era che una semplice
domanda!» Poi, allontanandosi da lui, si rivolse a un altro, facendo la
stessa domanda; e la gente gli diede la stessa risposta di prima.
Le parole che Davide aveva dette furono sentite e riportate a Saul, che lo
fece venire. Davide disse a Saul: «Nessuno si perda d'animo a motivo di
costui! Il tuo servo andrà e si batterà con quel Filisteo». Saul disse a
Davide: «Tu non puoi andare a batterti con quel Filisteo; poiché tu non sei
che un ragazzo, ed egli è un guerriero fin dalla sua giovinezza». Davide
rispose a Saul: «Il tuo servo pascolava il gregge di suo padre e talvolta
veniva un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge. Allora gli
correvo dietro, lo colpivo, gli strappavo dalle fauci la preda; e se quello
mi si rivoltava contro, lo afferravo per le mascelle, lo ferivo e
l'ammazzavo. Sì, il tuo servo ha ucciso il leone e l'orso; questo
incirconciso, Filisteo, sarà come uno di quelli, perché ha coperto di
vergogna le schiere del Dio vivente». Davide soggiunse: «Il SIGNORE, che mi
liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell'orso, mi libererà anche
dalla mano di questo Filisteo». Saul disse a Davide: «Va', e il SIGNORE sia
con te».
Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e
gli fece mettere la corazza. Poi Davide cinse la spada di Saul sopra la sua
armatura e cercò di camminare, perché non aveva ancora provato; allora disse
a Saul: «Non posso camminare con questa armatura, non ci sono abituato». E
se la tolse di dosso. Poi prese in mano il suo bastone, si scelse nel
torrente cinque pietre ben lisce, le pose nella sacchetta da pastore, che
gli serviva da bisaccia, e con la fionda in mano si diresse verso il
Filisteo.
Intanto avanzava anche il Filisteo, avvicinandosi sempre più a Davide,
mentre il suo scudiero lo precedeva. Quando il Filisteo vide Davide, lo
disprezzò, perché egli non era che un ragazzo, biondo e di bell'aspetto. Il
Filisteo disse a Davide: «Sono forse un cane, ché tu vieni contro di me con
il bastone?» E maledisse Davide in nome dei suoi dèi; poi il Filisteo disse
a Davide: «Vieni qua, e darò la tua carne in pasto agli uccelli del cielo e
alle bestie dei campi». Allora Davide rispose al Filisteo: «Tu vieni verso
di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di
te nel nome del SIGNORE degli eserciti, del Dio delle schiere d'Israele che
tu hai insultate. Oggi il SIGNORE ti darà nelle mie mani e io ti abbatterò;
ti taglierò la testa, e darò oggi stesso i cadaveri dell'esercito dei
Filistei in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie della terra; così
tutta la terra riconoscerà che c'è un Dio in Israele, e tutta questa
moltitudine riconoscerà che il SIGNORE non ha bisogno di spada né di lancia
per salvare; poiché l'esito della battaglia dipende dal SIGNORE ed egli vi
darà nelle nostre mani».
Appena il Filisteo si mosse e si fece avanti per avvicinarsi a Davide, anche
Davide corse verso la linea di battaglia contro il Filisteo; mise la mano
nella sacchetta, prese una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il
Filisteo in fronte; la pietra gli si conficcò nella fronte ed egli cadde con
la faccia a terra. Così Davide, con una fionda e una pietra, vinse il
Filisteo; lo colpì e lo uccise, senza avere spada in mano. Poi Davide corse,
si gettò sul Filisteo, gli prese la spada e, sguainatala, lo uccise e gli
tagliò la testa. I Filistei, vedendo che il loro eroe era morto, si diedero
alla fuga. Allora gli uomini d'Israele e di Giuda si alzarono, lanciarono il
grido di guerra, e inseguirono i Filistei fino all'ingresso di Gat e alle
porte di Ecron. I Filistei feriti a morte caddero sulla via di Saaraim, fino
a Gat e fino ad Ecron. I figli d'Israele, dopo aver dato la caccia ai
Filistei, tornarono e saccheggiarono il loro accampamento. Davide prese la
testa del Filisteo e la portò a Gerusalemme, ma ripose le armi di lui nella
sua tenda.
Quando Saul aveva visto Davide che andava contro il Filisteo, aveva chiesto
ad Abner, capo dell'esercito: «Abner, di chi è figlio questo ragazzo?» Abner
aveva risposto: «Com'è vero che tu vivi, o re, io non lo so». Allora il re
disse: «Infórmati di chi sia figlio questo ragazzo». Quando Davide tornò,
dopo aver ucciso il Filisteo, Abner lo prese e lo condusse da Saul; egli
aveva ancora in mano la testa del Filisteo. Saul gli chiese: «Ragazzo, di
chi sei figlio?» Davide rispose: «Sono figlio del tuo servo Isai di
Betlemme».
CAPITOLO 18
Amicizia di Gionatan per Davide
(1S 19:1-7; 20; 23:16-18; 2S 1:26) Pr 18:24
Appena Davide ebbe finito di parlare con Saul, Gionatan si sentì nell'animo
legato a Davide, e Gionatan l'amò come l'anima sua. Da quel giorno Saul lo
tenne presso di sé e non permise più che egli ritornasse a casa di suo
padre. Gionatan fece alleanza con Davide, perché lo amava come l'anima
propria. Perciò Gionatan si tolse di dosso il mantello e lo diede a Davide;
e così fece delle sue vesti, fino alla sua spada, al suo arco e alla sua
cintura.
Saul tenta di uccidere Davide
Pr 27:4 (1S 16:14-23; 19:8-10)
Davide andava e riusciva bene dovunque Saul lo mandava. Saul lo mise a capo
della gente di guerra ed egli era gradito a tutto il popolo, anche ai
servitori di Saul.
All'arrivo dell'esercito, quando Davide ritornava dopo aver ucciso il
Filisteo, le donne uscirono da tutte le città d'Israele incontro al re Saul,
cantando e danzando al suono dei timpani e dei triangoli e alzando grida di
gioia; le donne, danzando, si rispondevano a vicenda e dicevano:
«Saul ha ucciso i suoi mille,
e Davide i suoi diecimila».
Saul ne fu molto irritato; quelle parole gli dispiacquero e disse: «Ne danno
diecimila a Davide e a me non ne danno che mille! Non gli manca altro che il
regno!» E Saul, da quel giorno in poi, guardò Davide di mal occhio.
Il giorno dopo, un cattivo spirito, permesso da Dio, si impossessò di Saul
che era come fuori di sé in mezzo alla casa, mentre Davide sonava l'arpa,
come faceva tutti i giorni. Saul aveva in mano la sua lancia e la scagliò,
dicendo: «Inchioderò Davide al muro!» Ma Davide schivò il colpo per due
volte. Saul aveva paura di Davide, perché il SIGNORE era con lui e si era
ritirato da Saul; perciò Saul lo allontanò da sé e lo fece capitano di mille
uomini; ed egli andava e veniva alla testa del popolo. Davide riusciva bene
in tutte le sue imprese e il SIGNORE era con lui. Quando Saul vide che egli
riusciva molto bene, cominciò ad aver paura di lui; ma tutto Israele e Giuda
amavano Davide, perché andava e veniva alla loro testa.
Davide, genero di Saul
1S 17:25; Pr 26:24-27
Saul disse a Davide: «Ecco Merab, la mia figlia maggiore; io te la darò in
moglie; solo sii per me un guerriero valente, e combatti le battaglie del
SIGNORE». Or Saul diceva tra sé: «Così non sarà la mia mano a colpirlo, ma
la mano dei Filistei». Ma Davide rispose a Saul: «Chi sono io, che cos'è la
mia vita, e che cos'è la famiglia di mio padre in Israele, perché io diventi
genero del re?» Ma quando giunse il momento di dare Merab, figlia di Saul, a
Davide, fu invece data in sposa ad Adriel il Meolatita.
Però Mical, figlia di Saul, amava Davide; lo riferirono a Saul e la cosa gli
piacque. Saul disse: «Gliela darò, perché sia per lui una trappola ed egli
cada sotto la mano dei Filistei». Saul dunque disse a Davide: «Oggi, per la
seconda volta, tu puoi diventare mio genero».
Poi Saul diede quest'ordine ai suoi servitori: «Parlate in confidenza a
Davide e ditegli: "Ecco, tu sei gradito al re e tutti i suoi servitori ti
amano; diventa dunque genero del re"». I servitori di Saul sussurrarono
queste parole all'orecchio di Davide. Ma Davide replicò: «Sembra a voi cosa
semplice diventare genero del re? Io sono povero e di umile condizione». I
servi riferirono a Saul: «Davide ha risposto così e così». Saul disse: «Dite
così a Davide: "Il re non domanda dote; ma domanda cento prepuzi dei
Filistei, per vendicarsi dei suoi nemici"». Saul aveva in animo di far
cadere Davide nelle mani dei Filistei. I servitori dunque riferirono quelle
parole a Davide; ed egli fu d'accordo di diventare genero del re in questa
maniera. E prima del termine fissato, Davide si alzò, partì con la sua
gente, uccise duecento uomini dei Filistei, portò i loro prepuzi e ne
consegnò il numero preciso al re, per diventare suo genero. E Saul gli diede
in moglie Mical, sua figlia. Saul vide e riconobbe che il SIGNORE era con
Davide; e Mical, figlia di Saul, l'amava. Saul continuò più che mai a temere
Davide, e gli fu sempre nemico.
Or i prìncipi dei Filistei uscivano a combattere; e ogni volta che uscivano,
Davide riusciva meglio di tutti i servitori di Saul, così che il suo nome
divenne molto famoso.
CAPITOLO 19
Saul attenta alla vita di Davide; fuga di Davide
Pr 17:17; 31:8-9
Saul confidò a Gionatan, suo figlio, e a tutti i suoi servitori che voleva
uccidere Davide. Ma Gionatan, figlio di Saul, che voleva un gran bene a
Davide, informò Davide della cosa e gli disse: «Saul, mio padre, cerca di
ucciderti; quindi, ti prego, sta' in guardia domani mattina, tieniti in un
luogo segreto e nasconditi. Io uscirò e mi terrò al fianco di mio padre, nel
campo dove tu sarai; parlerò di te a mio padre, vedrò come vanno le cose e
te lo farò sapere». Gionatan dunque parlò a Saul, suo padre, in favore di
Davide e gli disse: «Non pecchi il re contro il suo servo, contro Davide,
poiché egli non ha peccato contro di te, anzi il suo servizio ti è stato di
grande utilità. Egli ha rischiato la propria vita, ha ucciso il Filisteo e
il SIGNORE ha operato una grande liberazione in favore di tutto Israele. Tu
l'hai visto e te ne sei rallegrato; perché dunque peccare contro il sangue
innocente, uccidendo Davide senza ragione?» Saul diede ascolto alla voce di
Gionatan e fece questo giuramento: «Com'è vero che il SIGNORE vive, egli non
sarà ucciso!» Allora Gionatan chiamò Davide e gli riferì tutto questo. Poi
Gionatan ricondusse Davide da Saul. Egli rimase al suo servizio come prima.
1S 18:8-11 (Sl 37:32-33; 59)
Ricominciò di nuovo la guerra e Davide uscì a combattere contro i Filistei,
inflisse loro una grave sconfitta e quelli fuggirono davanti a lui.
Allora uno spirito cattivo, permesso dal SIGNORE, s'impossessò di Saul. Egli
sedeva in casa sua tenendo in mano una lancia, mentre Davide sonava l'arpa.
Allora Saul cercò di inchiodare Davide al muro con la lancia; ma Davide
schivò il colpo e la lancia andò a conficcarsi nel muro. Davide fuggì e si
mise in salvo in quella stessa notte. Saul inviò degli uomini a casa di
Davide per tenerlo d'occhio e ucciderlo la mattina dopo; ma Mical, moglie di
Davide, lo informò della cosa, dicendo: «Se in questa stessa notte non ti
metti in salvo, domani sei morto». Mical calò Davide da una finestra ed egli
se ne andò, fuggì e si mise in salvo. Poi Mical prese l'idolo domestico e lo
pose nel letto; gli mise in capo un cappuccio di pelo di capra e lo coprì
con un mantello. Quando Saul inviò degli uomini a prendere Davide, lei
disse: «È malato». Allora Saul inviò di nuovo i suoi uomini perché vedessero
Davide, e disse loro: «Portatemelo nel letto, perché possa ucciderlo».
Quando giunsero quegli uomini, ecco che nel letto c'era l'idolo domestico
con in testa un cappuccio di pelo di capra. Saul disse a Mical: «Perché mi
hai ingannato così e hai dato al mio nemico la possibilità di fuggire?»
Mical rispose a Saul: «È lui che mi ha detto: "Lasciami andare, altrimenti
ti ammazzo!"»
1S 10:9-13; 2R 1:9-15
Davide dunque fuggì, si mise in salvo, andò da Samuele a Rama e gli raccontò
tutto quello che Saul gli aveva fatto. Poi, egli e Samuele andarono a stare
a Naiot. Questo fu riferito a Saul, dicendo: «Ecco, Davide è a Naiot, presso
Rama». Saul inviò i suoi uomini a prendere Davide, ma quando questi videro
profetizzare i profeti, riuniti sotto la presidenza di Samuele, lo spirito
di Dio investì gli inviati di Saul che si misero anche loro a profetizzare.
Ne informarono Saul, che inviò altri uomini, i quali pure si misero a
profetizzare. Saul ne mandò ancora per la terza volta, ma anche questi si
misero a profetizzare. Allora si recò egli stesso a Rama. Giunto alla grande
cisterna che è a Secu, chiese: «Dove sono Samuele e Davide?» Gli fu
risposto: «A Naiot, presso Rama». Egli andò dunque là, a Naiot, presso Rama.
Lo spirito di Dio investì anche lui ed egli continuò il suo viaggio
profetizzando finché giunse a Naiot, presso Rama. Anche lui si spogliò delle
sue vesti, anche lui profetizzò in presenza di Samuele e rimase steso a
terra nudo tutto quel giorno e tutta quella notte. Da lì viene il detto:
«Saul, è anche lui tra i profeti?»
CAPITOLO 20
Patto fra Davide e Gionatan
(1S 18:1-3; 19:1-7; 23:16-18; 2S 9) Pr 17:17
Davide fuggì da Naiot, presso Rama, andò a trovare Gionatan e gli disse:
«Che cosa ho fatto? Qual è la mia colpa? Qual è il mio peccato verso tuo
padre, perché egli minacci la mia vita?» Gionatan gli rispose: «No affatto!
Tu non morirai. Ecco, mio padre non fa niente, né di grande né di piccolo,
senza dirmelo. Perché dovrebbe nascondermi questa intenzione? Non è
possibile». Ma Davide replicò, giurando: «Tuo padre sa molto bene che io ho
trovato grazia agli occhi tuoi; perciò avrà detto: "Gionatan non sappia
questo, affinché non ne abbia dispiacere"; ma, com'è vero che il SIGNORE
vive e tu stesso vivi, tra me e la morte non c'è che un passo».
Gionatan disse a Davide: «Che cosa desideri che io ti faccia?» Davide
rispose a Gionatan: «Domani è la luna nuova, e io dovrei pranzare con il re;
lasciami andare e mi nasconderò per la campagna fino alla terza sera. Se tuo
padre nota la mia assenza, tu gli dirai: "Davide mi ha pregato con
insistenza di lasciarlo andare fino a Betlemme, la sua città, perché c'è il
sacrificio annuale per tutta la sua famiglia". Se egli dice: "Va bene!"
allora il tuo servo avrà pace; ma se invece si adira, sappi che il male che
mi vuol fare è deciso. Mostra dunque la tua bontà verso il tuo servo, perché
hai fatto entrare il tuo servo in un patto con te nel nome del SIGNORE. Se
c'è in me qualche malvagità, uccidimi tu; ma non condurmi da tuo padre!»
Gionatan disse: «Lungi da te questo pensiero! Se io venissi a sapere che il
male è deciso da parte di mio padre e sta per venirti addosso, non te lo
farei sapere?» Davide disse a Gionatan: «Chi m'informerà, nel caso che tuo
padre ti dia una risposta dura?» Gionatan disse a Davide: «Vieni, andiamo
fuori nei campi!» E andarono insieme fuori nei campi.
Gionatan disse a Davide: «Il SIGNORE, il Dio d'Israele, mi sia testimone!
Quando domani o dopodomani, a quest'ora, io avrò sentito quello che pensa
mio padre, se egli è ben disposto verso Davide e io non mando a fartelo
sapere, il SIGNORE tratti Gionatan con tutto il suo rigore! Nel caso poi che
mio padre voglia farti del male, te lo farò sapere e ti lascerò partire
perché tu ti metta al sicuro; e il SIGNORE sia con te come è stato con mio
padre! Possa tu, se sarò ancora in vita, usare verso di me la bontà del
SIGNORE, perché io non muoia. Non cessare mai di essere buono verso la mia
casa, neppure quando il SIGNORE avrà sterminato dalla faccia della terra
fino all'ultimo i nemici di Davide. Così Gionatan strinse alleanza con la
casa di Davide, dicendo: «Il SIGNORE faccia vendetta dei nemici di Davide!»
Per l'amore che aveva verso di lui, Gionatan fece di nuovo giurare Davide;
perché egli l'amava come la sua stessa vita.
Poi Gionatan gli disse: «Domani è la luna nuova e la tua assenza sarà
notata, perché il tuo posto sarà vuoto. Dopodomani dunque tu scenderai giù
fino al luogo dove ti nascondesti il giorno di quel fatto e rimarrai presso
la pietra di Ezel. Io tirerò tre frecce da quel lato, come se tirassi al
bersaglio. Poi subito manderò il ragazzo, dicendogli: "Va' a cercare le
frecce". Se dico al ragazzo: "Guarda, le frecce sono di qua da te,
prendile!" tu allora vieni, perché tutto va bene per te e non hai nulla da
temere, come il SIGNORE vive! Ma se dico al giovane: "Guarda, le frecce sono
di là da te!" allora vattene, perché il SIGNORE ti manda via. Quanto a quel
che abbiamo convenuto tu e io, ecco, il SIGNORE ne è testimone per sempre».
Davide dunque si nascose nella campagna; e quando venne il novilunio, il re
si mise a tavola per mangiare. Il re, come al solito, si sedette sulla sedia
che era vicina al muro; Gionatan si mise di fronte. Abner si sedette accanto
a Saul, ma il posto di Davide rimase vuoto. Tuttavia Saul non disse nulla
quel giorno, perché pensava: «Gli è successo qualcosa per cui non è puro;
certo egli non è puro». Ma l'indomani, il secondo giorno della luna nuova,
il posto di Davide era ancora vuoto; allora Saul disse a Gionatan, suo
figlio: «Perché il figlio d'Isai non è venuto a mangiare né ieri né oggi?»
Gionatan rispose a Saul: «Davide mi ha chiesto con insistenza di lasciarlo
andare a Betlemme; e ha detto: "Ti prego, lasciami andare, perché abbiamo in
città un sacrificio di famiglia e mio fratello mi ha raccomandato di
andarvi; ora dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, ti prego,
lasciami fare una corsa per andare a vedere i miei fratelli". Per questa
ragione egli non è venuto alla mensa del re». Allora l'ira di Saul si accese
contro Gionatan, e gli disse: «Figlio perverso e ribelle, non so io forse
che tu prendi le difese del figlio d'Isai, a tua vergogna e a vergogna di
tua madre? Poiché fintanto che il figlio d'Isai avrà vita sulla terra non vi
sarà stabilità per te né per il tuo regno. Dunque mandalo a cercare e fallo
venire da me, perché deve morire». Gionatan rispose a Saul suo padre e gli
disse: «Perché dovrebbe morire? Che ha fatto?» Saul brandì la lancia contro
di lui per colpirlo. Allora Gionatan riconobbe che suo padre aveva deciso di
uccidere Davide. Acceso d'ira, si alzò da tavola, e non mangiò nulla il
secondo giorno della luna nuova, addolorato com'era per l'offesa che suo
padre aveva fatta a Davide.
La mattina dopo, Gionatan andò nei campi, a incontrare Davide, e aveva con
sé un ragazzo. Disse al ragazzo: «Corri a cercare le frecce che tiro».
Mentre il ragazzo correva, tirò una freccia che passò di là da lui. Quando
il ragazzo fu giunto al luogo dov'era la freccia che Gionatan aveva tirata,
Gionatan gli gridò dietro: «La freccia non è forse di là da te?» Gionatan
gridò ancora dietro al ragazzo: «Via, fa' presto, non ti trattenere!» Il
ragazzo raccolse le frecce e tornò dal suo padrone. Or il ragazzo non sapeva
nulla; Gionatan e Davide erano i soli a sapere di che si trattava. Gionatan
diede le sue armi al ragazzo e gli disse: «Va', portale in città». E come il
ragazzo se ne fu andato, Davide si alzò dal lato sud, si gettò con la faccia
a terra e si prostrò tre volte; poi i due si baciarono e piansero insieme;
Davide soprattutto pianse dirottamente. Gionatan disse a Davide: «Va' in
pace, ora che abbiamo fatto tutti e due questo giuramento nel nome del
SIGNORE. Il SIGNORE sia testimone fra me e te, e fra la mia e la tua
discendenza, per sempre». Davide si alzò e se ne andò, e Gionatan tornò in
città.
CAPITOLO 21
Fuga di Davide a Nob e a Gat
Mt 12:1-8; 1S 22:9, ecc.
Davide andò a Nob dal sacerdote Aimelec; Aimelec gli venne incontro turbato
e gli disse: «Perché sei solo e non hai nessuno con te?» Davide rispose al
sacerdote Aimelec: «Il re mi ha dato un incarico e mi ha detto: "nessuno
sappia nulla dell'affare per cui ti mando e dell'ordine che ti ho dato"; e
quanto alla mia gente, le ho detto di trovarsi in un dato luogo. Ora che hai
qui a portata di mano? Dammi cinque pani o quelli che si potrà trovare». Il
sacerdote rispose a Davide, e disse: «Non ho sotto mano del pane comune, ma
c'è del pane consacrato; i giovani si sono almeno astenuti da contatto con
donne?» Davide rispose al sacerdote: «Da quando sono partito, tre giorni fa,
siamo rimasti senza donne, e quanto ai vasi della mia gente erano puri; e se
anche la nostra missione è profana, essa sarà oggi santificata da quel che
si porrà nei vasi». Allora il sacerdote gli diede del pane consacrato,
perché non c'era là altro pane tranne quello della presentazione, che era
stato tolto dalla presenza del SIGNORE, perché fosse sostituito con pane
caldo nel momento in cui veniva preso.
Quel giorno, uno dei servi di Saul si trovava là trattenuto in presenza del
SIGNORE; si chiamava Doeg, era edomita, e capo dei pastori di Saul.
Davide disse ad Aimelec: «Non hai qui disponibile una lancia o una spada?
Perché io non ho preso con me né la mia spada né le mie armi, tanto premeva
l'incarico del re». Il sacerdote rispose: «C'è la spada di Goliat, il
Filisteo, che tu uccidesti nella valle dei terebinti; è là avvolta in un
panno dietro l'efod; se la vuoi prendere, prendila, perché qui non ce n'è
altra all'infuori di questa». Davide disse: «Nessuna è pari a quella;
dammela!».
1S 27 (Sl 56; 34)
Allora Davide si alzò, e quel giorno riprese a fuggire lontano da Saul e
andò da Achis, re di Gat. I servi del re dissero ad Achis: «Non è questi
Davide, il re del paese? Non è egli colui del quale si cantava nelle danze:
"Saul ha ucciso i suoi mille
e Davide i suoi diecimila?"»
Davide si tenne in cuore queste parole e temette Achis, re di Gat. Mutò il
suo modo di fare in loro presenza, faceva il pazzo in mezzo a loro,
tracciava dei segni sui battenti delle porte e si lasciava scorrere la
saliva sulla barba. Achis disse ai suoi servitori: «Guardate, è un pazzo.
Perché me l'avete condotto? Mi mancano forse dei pazzi, che mi avete
condotto questo a fare il pazzo in mia presenza? Costui non entrerà in casa
mia!»
CAPITOLO 22
Davide nella spelonca di Adullam, poi in Moab
1Cr 11:15-19 (Sl 57; 142)
Davide partì di là e si rifugiò nella spelonca di Adullam. Quando i suoi
fratelli e tutta la famiglia di suo padre lo seppero, scesero là per unirsi
a lui. Tutti quelli che erano in difficoltà, che avevano debiti o che erano
scontenti, si radunarono presso di lui ed egli divenne loro capo. Così ebbe
con sé circa quattrocento uomini.
Di là Davide andò a Mispa di Moab e disse al re di Moab: «Permetti che mio
padre e mia madre vengano a stare da voi, fino a quando io sappia quello che
Dio farà di me». Egli dunque li condusse davanti al re di Moab ed essi
rimasero con lui tutto il tempo che Davide fu nella sua fortezza.
Il profeta Gad disse a Davide: «Non stare più in questa fortezza; parti e
va' nel paese di Giuda». Davide allora partì, e giunse nella foresta di
Cheret.
Massacro dei sacerdoti e degli abitanti di Nob per ordine di Saul
1S 21:1-9; Sl 52 (1S 2:27, ecc.; 3:12-14) Pr 29:12
Saul seppe che Davide e gli uomini che erano con lui erano stati visti. Saul
si trovava allora a Ghibea, seduto sotto la tamerice che è sull'altura;
aveva in mano la lancia, e tutti i suoi servitori gli stavano intorno. Saul
disse ai servitori che gli stavano intorno: «Ascoltate ora, Beniaminiti! Il
figlio d'Isai darà forse a voi tutti campi e vigne? Farà egli di tutti voi
dei capi di migliaia e dei capi di centinaia? Perché allora avete tutti
congiurato contro di me e non c'è nessuno che mi abbia informato
dell'alleanza che mio figlio ha fatta con il figlio d'Isai? Non c'è nessuno
di voi che mi compianga e m'informi che mio figlio ha sollevato contro di me
il mio servo perché mi tenda insidie come fa oggi?»
E Doeg, l'Idumeo, che si trovava tra i servitori di Saul, rispose e disse:
«Io ho visto il figlio d'Isai giungere a Nob da Aimelec, figlio di Aitub, il
quale consultò il SIGNORE per lui, gli diede dei viveri, e gli diede la
spada di Goliat il Filisteo».
Allora il re mandò a chiamare il sacerdote Aimelec, figlio di Aitub, e tutta
la famiglia di suo padre, vale a dire i sacerdoti che erano a Nob. Tutti
vennero dal re. Saul disse: «Ora ascolta, figlio di Aitub!» Ed egli rispose:
«Eccomi, mio signore!» E Saul gli disse: «Perché tu e il figlio d'Isai avete
congiurato contro di me? Perché gli hai dato del pane e una spada e hai
consultato Dio per lui affinché insorga contro di me e mi tenda insidie come
fa oggi?» Allora Aimelec rispose al re, e disse: «Chi mai, fra tutti i tuoi
servi, è fedele come Davide, genero del re, pronto al tuo comando e onorato
nella tua casa? Ho forse cominciato oggi a consultare Dio per lui? Lungi da
me il pensiero di tradirti! Non attribuisca il re nulla di simile al suo
servo o a tutta la famiglia di mio padre; perché il tuo servo non sa cosa
alcuna, piccola o grande, di tutto questo».
Il re disse: «Tu morirai senz'altro, Aimelec, tu con tutta la famiglia di
tuo padre!» Il re disse alle guardie che gli stavano intorno: «Avanzate e
uccidete i sacerdoti del SIGNORE, perché anche loro sono d'accordo con
Davide; sapevano che egli era fuggito, e non mi hanno informato». Ma i
servitori del re non vollero mettere le mani addosso ai sacerdoti del
SIGNORE. Il re disse a Doeg: «Fatti avanti tu, e uccidi i sacerdoti!» Doeg,
l'Idumeo, si fece avanti, si avventò addosso ai sacerdoti e uccise in quel
giorno ottantacinque persone che portavano l'efod di lino. Saul passò a fil
di spada anche Nob, la città dei sacerdoti: uomini, donne, bambini,
lattanti, buoi, asini e pecore; passò tutti a fil di spada.
Tuttavia uno dei figli di Aimelec, figlio di Aitub, di nome Abiatar, scampò
e si rifugiò presso Davide. Abiatar riferì a Davide che Saul aveva ucciso i
sacerdoti del SIGNORE. Davide disse ad Abiatar: «Io sapevo bene, quel
giorno, che Doeg l'Idumeo era là, che egli avrebbe senza dubbio avvertito
Saul; io sono la causa della morte di tutte le persone della famiglia di tuo
padre. Resta con me, non temere; chi cerca la mia vita cerca la tua; con me
sarai al sicuro».
CAPITOLO 23
Davide salva Cheila dalle mani dei Filistei
1S 30:6-8 (Sl 64; 140; 143; 31) 1S 2:9
Vennero a dire a Davide: «Ecco, i Filistei hanno attaccato Cheila e
saccheggiato le aie». E Davide consultò il SIGNORE, dicendo: «Devo andare a
sconfiggere questi Filistei?» Il SIGNORE rispose a Davide: «Va', sconfiggi i
Filistei e salva Cheila». Ma la gente di Davide gli disse: «Tu vedi che già
qui in Giuda abbiamo paura; che sarà di noi, se andiamo a Cheila contro le
schiere dei Filistei? Davide consultò di nuovo il SIGNORE, e il SIGNORE gli
rispose e gli disse: «Àlzati, scendi a Cheila, perché io darò i Filistei
nelle tue mani». Davide dunque andò con la sua gente a Cheila, combatté
contro i Filistei, portò via il loro bestiame e inflisse loro una grande
sconfitta. Così Davide liberò gli abitanti di Cheila.
Quando Abiatar, figlio di Aimelec, si rifugiò presso Davide a Cheila, portò
con sé l'efod.
Saul fu informato che Davide era giunto a Cheila. Saul disse: «Dio lo dà
nelle mie mani, poiché è venuto a rinchiudersi in una città che ha porte e
sbarre». Saul dunque convocò tutto il popolo per andare alla guerra, per
scendere a Cheila e cingere d'assedio Davide e la sua gente. Ma Davide,
avendo saputo che Saul tramava del male contro di lui, disse al sacerdote
Abiatar: «Porta qua l'efod». Poi disse: «SIGNORE, Dio d'Israele, il tuo
servo ha sentito come cosa certa che Saul cerca di venire a Cheila per
distruggere la città a causa mia. Gli abitanti di Cheila mi daranno nelle
sue mani? Saul scenderà davvero come il tuo servo ha sentito dire? SIGNORE,
Dio d'Israele, fallo sapere al tuo servo!» Il SIGNORE rispose: «Scenderà».
Davide chiese ancora: «Gli abitanti di Cheila daranno me e la mia gente
nelle mani di Saul?» Il SIGNORE rispose: «Vi daranno nelle sue mani».
Davide nel deserto di Zif e di Maon
Sl 54; 140; 1S 26:1-4; Sl 37:32-33
Allora Davide e la sua gente, circa seicento uomini, partirono, uscirono da
Cheila e andarono qua e là a caso; e Saul, informato che Davide era fuggito
da Cheila, rinunziò alla sua spedizione. Davide rimase nel deserto, in
luoghi sicuri; se ne stette nella regione montuosa del deserto di Zif. Saul
lo cercava continuamente, ma Dio non glielo diede nelle mani.
Davide, sapendo che Saul si era mosso per togliergli la vita, restò nel
deserto di Zif, nella foresta. Allora Gionatan, figlio di Saul, si alzò e
andò da Davide nella foresta. Egli fortificò la sua fiducia in Dio e gli
disse: «Non temere; poiché Saul, mio padre, non riuscirà a metterti le mani
addosso. Tu regnerai sopra Israele, io sarò il secondo dopo di te; e lo sa
bene anche Saul, mio padre». I due fecero alleanza in presenza del SIGNORE;
poi Davide rimase nella foresta e Gionatan andò a casa sua.
Gli Zifei salirono da Saul a Ghibea e gli dissero: «Davide è nascosto fra
noi, nei luoghi sicuri della foresta, sul colle di Achila, che è a
mezzogiorno del deserto. Scendi dunque, o re, poiché questo è ciò che tu
desideri con tutto il cuore, e penseremo noi a darlo nelle mani del re».
Saul disse: «Siate benedetti dal SIGNORE, voi che avete pietà di me! Andate,
vi prego, informatevi con più certezza per sapere e scoprire il luogo dove
abitualmente si ferma e chi l'abbia visto là; poiché mi dicono che egli è
molto astuto. Vedete di conoscere tutti i nascondigli dove egli si rifugia;
poi tornate da me con notizie certe e io verrò con voi. Se egli è nel paese,
io lo cercherò fra tutte le migliaia di Giuda». Quelli dunque partirono e se
ne andarono a Zif, precedendo Saul; ma Davide e i suoi erano nel deserto di
Maon, nella pianura a mezzogiorno del deserto.
Saul con la sua gente partì in cerca di lui; ma Davide, che ne fu informato,
scese dalla roccia e rimase nel deserto di Maon. Quando Saul lo seppe, andò
in cerca di Davide nel deserto di Maon. Saul camminava da un lato del monte
e Davide con la sua gente dall'altro lato; e come Davide affrettava la
marcia per sfuggire a Saul e Saul e la sua gente stavano per circondare
Davide e i suoi per impadronirsene, arrivò a Saul un messaggero che disse:
«Affréttati a venire, perché i Filistei hanno invaso il paese». Così Saul
smise d'inseguire Davide e andò ad affrontare i Filistei; perciò quel luogo
fu chiamato Sela-Ammalecot.
CAPITOLO 24
Saul risparmiato da Davide nella spelonca di En-Ghedi
1S 26:3-25; Sl 7; 57; Ro 12:19-21
Davide salì di là e abitò nelle fortezze di En-Ghedi. Quando Saul tornò
dall'inseguimento dei Filistei, vennero a dirgli: «Davide è nel deserto di
En-Ghedi». Allora Saul prese tremila uomini, scelti fra tutto Israele, e
andò in cerca di Davide e della sua gente fin sulle rocce delle capre
selvatiche; e giunse ai recinti di pecore che erano presso la via; là vi era
una caverna, nella quale Saul entrò per fare i suoi bisogni. Davide e la sua
gente erano in fondo alla caverna. La gente di Davide gli disse: «Ecco il
giorno nel quale il SIGNORE ti dice: "Vedi, io ti do in mano il tuo nemico;
fa' di lui quello che ti piacerà"». Allora Davide si alzò e, senza farsi
scorgere, tagliò il lembo del mantello di Saul. Ma dopo, il cuore gli batté
per aver tagliato il lembo del mantello di Saul. Davide disse alla gente:
«Mi guardi il SIGNORE dall'agire contro il mio re, che è l'unto del SIGNORE,
e dal mettergli le mani addosso; poiché egli è l'unto del SIGNORE». Con
queste parole Davide frenò la sua gente e non le permise di gettarsi su
Saul. Saul si alzò, uscì dalla caverna e continuò il suo cammino.
Poi anche Davide si alzò, uscì dalla caverna e gridò dietro a Saul, dicendo:
«O re, mio signore!» Saul si voltò indietro e Davide s'inchinò con la faccia
a terra e si prostrò. Davide disse a Saul: «Perché dai retta alle parole
della gente che dice: "Davide cerca di farti del male?" Ecco, in questo
giorno tu vedi con i tuoi occhi che oggi il SIGNORE ti aveva dato nelle mie
mani in quella caverna; qualcuno mi disse di ucciderti, ma io ti ho
risparmiato e ho detto: Non metterò le mani addosso al mio signore, perché
egli è l'unto del SIGNORE. Ora, padre mio, guarda qui nella mia mano il
lembo del tuo mantello. Se ti ho tagliato il lembo del mantello e non ti ho
ucciso, puoi da questo vedere chiaramente che non c'è nella mia condotta
malvagità né ribellione e che io non ho peccato contro di te, mentre tu mi
tendi insidie per togliermi la vita! Il SIGNORE sia giudice fra me e te e il
SIGNORE mi vendichi di te; ma io non ti metterò le mani addosso. Dice il
proverbio antico: "Il male viene dai malvagi!" Io quindi non ti metterò le
mani addosso. Contro chi è uscito il re d'Israele? Chi vai tu perseguitando?
Un cane morto, una pulce. Sia dunque arbitro il SIGNORE e giudichi fra me e
te; egli veda e difenda la mia causa e mi renda giustizia, liberandomi dalle
tue mani».
Quando Davide ebbe finito di dire queste parole a Saul, Saul disse: «È
questa la tua voce, figlio mio, Davide?» E Saul alzò la voce e pianse. Poi
disse a Davide: «Tu sei più giusto di me, poiché tu mi hai reso bene per
male, mentre io ti ho reso male per bene. Tu hai mostrato oggi la bontà con
la quale ti comporti verso di me; poiché il SIGNORE mi aveva dato nelle tue
mani e tu non mi hai ucciso. Se uno incontra il suo nemico, lascia forse che
se ne vada in pace? Ti renda dunque il SIGNORE il contraccambio del bene che
mi hai fatto oggi! Ora, ecco, io so che tu diventerai re, e che il regno
d'Israele rimarrà stabile nelle tue mani. Giurami dunque nel nome del
SIGNORE che non distruggerai la mia discendenza dopo di me e che non
estirperai il mio nome dalla casa di mio padre». Davide lo giurò a Saul. Poi
Saul andò a casa sua e Davide e la sua gente risalirono al loro rifugio.
CAPITOLO 25
Morte di Samuele; malvagità di Nabal e saggezza di Abigail
(Is 32:5-8; Sl 73:1-9)(Pr 20:22; 15:1, 23, 31; 25:11)
Samuele morì e tutto Israele si radunò e ne fece cordoglio; lo seppellirono
nella sua proprietà a Rama. Allora Davide partì, e scese verso il deserto di
Paran.
A Maon c'era un uomo, che aveva i suoi beni a Carmel; era molto ricco, aveva
tremila pecore e mille capre, e si trovava a Carmel per la tosatura delle
sue pecore. Quest'uomo si chiamava Nabal, e il nome di sua moglie era
Abigail, donna di buon senso e di bell'aspetto; ma l'uomo si comportava con
durezza e con malvagità; discendeva da Caleb.
Davide, avendo saputo nel deserto che Nabal tosava le sue pecore, gli mandò
dieci giovani, ai quali disse: «Salite a Carmel, andate da Nabal, salutatelo
a nome mio, e dite così: "Salute! Pace a te, pace alla tua casa e pace a
tutto quello che ti appartiene! Ho saputo che hai i tosatori; ora, i tuoi
pastori sono stati con noi e noi non abbiamo fatto loro nessuna offesa.
Nulla è stato loro portato via per tutto il tempo che sono stati a Carmel.
Domandalo ai tuoi servi ed essi te lo confermeranno. Questi giovani trovino
dunque grazia agli occhi tuoi, poiché siamo venuti in giorno di gioia; e
da', ti prego, ai tuoi servi e al tuo figlio Davide ciò che avrai fra le
mani"».
Quando i giovani di Davide arrivarono, ripeterono a Nabal tutte queste
parole in nome di Davide, poi tacquero. Ma Nabal rispose ai servi di Davide,
e disse: «Chi è Davide? E chi è il figlio d'Isai? Sono molti, oggi, i servi
che scappano dai loro padroni! Io dovrei prendere il mio pane, la mia acqua
e la carne che ho macellata per i miei tosatori, per darli a gente che non
so da dove venga?»
I giovani ripresero la loro strada, tornarono e andarono a riferire a Davide
tutte queste parole. Allora Davide disse ai suoi uomini: «Ognuno di voi
prenda la sua spada!» E ciascuno di essi prese la sua spada; anche Davide
prese la sua, e salirono dietro a Davide circa quattrocento uomini; duecento
rimasero presso i bagagli.
Abigail, moglie di Nabal, fu informata della cosa da uno dei suoi servi, che
le disse: «Davide ha inviato dal deserto dei messaggeri per salutare il
nostro padrone ed egli li ha trattati male. Eppure, quella gente è stata
molto buona verso di noi; noi non abbiamo ricevuto nessuna offesa e non ci
hanno portato via nulla per tutto il tempo che siamo stati con loro, quando
eravamo nei campi. Di giorno e di notte sono stati per noi come una
muraglia, per tutto il tempo che siamo stati con loro pascolando le greggi.
Ora dunque rifletti e vedi quel che tu debba fare; poiché un guaio
certamente avverrà al nostro padrone e a tutta la sua casa; ed egli è un
uomo così malvagio, che non gli si può parlare».
Allora Abigail prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque
montoni pronti da cuocere, cinque misure di grano arrostito, cento grappoli
d'uva passa e duecento masse di fichi e caricò ogni cosa sugli asini. Poi
disse ai suoi servi: «Andate davanti a me; io vi seguirò». Ma non disse
nulla a Nabal suo marito. Lei dunque, in groppa al suo asino, scendeva il
monte per un sentiero coperto, quando apparvero Davide e i suoi uomini che
scendevano di fronte a lei, e li incontrò. Or Davide aveva detto: «Ho dunque
protetto invano tutto ciò che costui aveva nel deserto, in modo che nulla è
mancato di quanto possiede; ed egli mi ha reso male per bene. Così tratti
Dio i nemici di Davide con il massimo rigore! Fra qui e lo spuntar del
giorno, di tutto quello che gli appartiene non lascerò in vita un solo
uomo».
Quando Abigail ebbe visto Davide, scese in fretta dall'asino e gettandosi
con la faccia a terra, si prostrò davanti a lui. Poi, gettandosi ai suoi
piedi, disse: «Mio signore, la colpa è mia! Permetti che la tua serva parli
in tua presenza e tu ascolta le parole della tua serva! Ti prego, mio
signore, non far caso di quell'uomo da nulla che è Nabal; poiché egli è quel
che dice il suo nome; si chiama Nabal e in lui non c'è che stoltezza; ma io,
la tua serva, non vidi i giovani mandati dal mio signore. Ora dunque, mio
signore, com'è vero che vive il SIGNORE e che anche tu vivi, il SIGNORE ti
ha impedito di spargere sangue e di farti giustizia con le tue proprie mani.
I tuoi nemici e quelli che vogliono fare del male al mio signore siano come
Nabal! Adesso, ecco questo regalo che la tua serva porta al mio signore; sia
dato ai giovani che seguono il mio signore. Ti prego, perdona la colpa della
tua serva, poiché per certo il SIGNORE renderà stabile la tua casa perché tu
combatti le battaglie del SIGNORE e in tutto il tempo della tua vita non si
è trovata malvagità in te. Se mai sorgesse qualcuno a perseguitarti e ad
attentare alla tua vita, la vita del mio signore sarà custodita nello
scrigno dei viventi presso il SIGNORE, il tuo Dio; ma la vita dei tuoi
nemici il SIGNORE la lancerà via, come dall'incavo di una fionda. Quando il
SIGNORE avrà fatto al mio signore tutto il bene che ti ha promesso e ti avrà
stabilito come capo sopra Israele, il mio signore non avrà questo dolore e
questo rimorso di avere sparso del sangue senza motivo e di essersi fatto
giustizia da sé. Quando il SIGNORE avrà fatto del bene al mio signore,
ricordati della tua serva».
Allora Davide disse ad Abigail: «Sia benedetto il SIGNORE, il Dio d'Israele,
che oggi ti ha mandata incontro a me! Sia benedetto il tuo senno, e
benedetta sia tu che oggi mi hai impedito di spargere del sangue e di farmi
giustizia con le mie mani. Poiché certo, come è vero che vive il SIGNORE, il
Dio d'Israele, che mi ha impedito di farti del male, se tu non ti fossi
affrettata a venirmi incontro, fra qui e lo spuntar del giorno a Nabal non
sarebbe rimasto un solo uomo». Davide quindi ricevette dalle mani di lei
quello che gli aveva portato e le disse: «Risali in pace a casa tua; vedi,
io ho dato ascolto alla tua voce e ho avuto riguardo per te».
2S 13:23-24 (Sl 73; Pr 1:32; 10:21)(Pr 18:22; 19:14)
Abigail giunse da Nabal mentre egli faceva un banchetto in casa sua, un
banchetto da re. Nabal aveva il cuore allegro, perché era completamente
ubriaco; perciò lei non gli parlò di nulla, fino allo spuntar del giorno. Ma
la mattina, quando gli fu passata l'ubriachezza, la moglie raccontò a Nabal
queste cose; allora gli si freddò il cuore ed egli rimase come di pietra.
Circa dieci giorni dopo, il SIGNORE colpì Nabal ed egli morì.
Quando Davide seppe che Nabal era morto, disse: «Sia benedetto il SIGNORE,
che mi ha reso giustizia dell'oltraggio fattomi da Nabal, e ha preservato il
suo servo dal fare del male! La malvagità di Nabal, il SIGNORE l'ha fatta
ricadere sul capo di lui!»
Poi Davide mandò ad Abigail la proposta di diventare sua moglie. I servi di
Davide andarono da Abigail a Carmel e le parlarono così: «Davide ci ha
mandati da te, perché vuole prenderti in moglie». Allora lei si alzò, si
prostrò con la faccia a terra e disse: «Ecco, la tua serva farà da schiava,
per lavare i piedi ai servi del mio signore». Abigail si alzò in fretta,
montò sopra un asino e, con cinque fanciulle, seguì i messaggeri di Davide e
divenne sua moglie.
Davide sposò anche Ainoam di Izreel e tutt'e due furono sue mogli. Intanto
Saul aveva dato Mical sua figlia, moglie di Davide, a Palti, figlio di Lais,
che era di Gallim.
CAPITOLO 26
Saul risparmiato un'altra volta da Davide
(1S 23:19-28; 24:1, ecc.) Sl 17; 1Te 5:15
Gli Zifei andarono da Saul a Ghibea e gli dissero: Davide è nascosto sulla
collina di Achila di fronte al deserto! Allora Saul si levò e scese nel
deserto di Zif. Aveva con sé tremila uomini scelti d'Israele, per cercare
Davide nel deserto di Zif. Saul si accampò sulla collina di Achila che è di
fronte al deserto, presso la strada. Davide, che stava nel deserto, avendo
saputo che Saul veniva nel deserto per cercarlo, mandò degli uomini in
ricognizione e seppe con certezza che Saul era giunto. Allora Davide si
levò, venne al luogo dove Saul stava accampato e notò il luogo dov'erano
coricati Saul e il capo del suo esercito, Abner, figlio di Ner. Saul stava
coricato nel parco dei carri e la sua gente era accampata intorno a lui.
Davide disse ad Aimelec, l'Ittita, e ad Abisai, figlio di Seruia, fratello
di Ioab: «Chi vuole scendere con me, verso Saul, nel campo?» Abisai rispose:
«Scenderò io con te». Davide e Abisai dunque andarono di notte da quella
gente; Saul era coricato e dormiva nel parco dei carri, con la sua lancia
conficcata in terra, dalla parte della sua testa; e Abner e la sua gente gli
stavano coricati intorno. Allora Abisai disse a Davide: «Oggi Dio ti ha
messo il tuo nemico nelle mani; ora lascia, ti prego, che io lo colpisca con
la lancia e lo inchiodi in terra con un solo colpo e non ci sarà bisogno di
un secondo». Ma Davide disse ad Abisai: «Non ucciderlo! Chi potrebbe mettere
le mani addosso all'unto del SIGNORE senza rendersi colpevole?» Poi Davide
aggiunse: «Com'è vero che il SIGNORE vive, il SIGNORE soltanto sarà colui
che lo colpirà, sia che venga il suo giorno e muoia, sia che scenda in campo
di battaglia e vi perisca. Mi guardi il SIGNORE dal mettere le mani addosso
all'unto del SIGNORE! Prendi ora soltanto, ti prego, la lancia che è vicino
alla sua testa e la brocca dell'acqua e andiamocene». Davide dunque prese la
lancia e la brocca dell'acqua che Saul aveva vicino alla sua testa, e se ne
andarono. Nessuno lo vide, nessuno se ne accorse e nessuno si svegliò; tutti
dormivano, perché il SIGNORE aveva fatto cadere su di loro un sonno
profondo.
Poi Davide passò dalla parte opposta e si fermò in lontananza, in vetta al
monte, a grande distanza da loro; e chiamò la gente di Saul e Abner, figlio
di Ner, e disse: «Non rispondi tu, Abner?» Abner rispose e disse: «Chi sei
tu che chiami il re?» Davide disse ad Abner: «Non sei tu un valoroso? Chi è
pari a te in Israele? Perché dunque non hai fatto buona guardia al re, tuo
signore? Infatti uno del popolo è venuto per uccidere il re, tuo signore.
Ciò che hai fatto non sta bene. Com'è vero che il SIGNORE vive, meritate la
morte voi che non avete fatto buona guardia al vostro re, all'unto del
SIGNORE! Ora guarda dov'è la lancia del re e dov'è la brocca dell'acqua che
stava vicino alla sua testa!»
Saul riconobbe la voce di Davide e disse: «È questa la tua voce, figlio mio
Davide?» Davide rispose: «È la mia voce, o re, mio signore!» Poi aggiunse:
«Perché il mio signore perseguita il suo servo? Che cosa ho fatto? Che male
ho commesso? Ora dunque, si degni il re, mio signore, di ascoltare le parole
del suo servo. Se è il SIGNORE colui che ti spinge contro di me, accetti
egli un'oblazione! Ma se sono gli uomini, siano maledetti davanti al
SIGNORE, poiché mi hanno oggi scacciato per separarmi dall'eredità del
SIGNORE, dicendomi: "Va' a servire dèi stranieri!" Non cada dunque il mio
sangue in terra lontano dalla presenza del SIGNORE! Poiché il re d'Israele è
uscito per andare in cerca di una pulce, come si va dietro a una pernice su
per i monti».
Allora Saul disse: «Ho peccato; ritorna, figlio mio Davide; io non ti farò
più alcun male, poiché oggi la mia vita è stata preziosa ai tuoi occhi;
ecco, ho agito da stolto e ho commesso un grande errore». Davide rispose:
«Ecco la lancia del re; passi qua uno dei tuoi giovani a prenderla. Il
SIGNORE retribuirà ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà;
poiché il SIGNORE ti aveva dato oggi nelle mie mani e io non ho voluto
mettere le mani addosso all'unto del SIGNORE. E come è stata preziosa oggi
la tua vita ai miei occhi, così sarà preziosa la mia vita agli occhi del
SIGNORE; egli mi libererà da ogni tribolazione». Saul disse a Davide: «Sia
tu benedetto, figlio mio Davide! Tu agirai da forte, e certamente porterai a
buon fine la tua impresa». Davide continuò per il suo cammino, e Saul tornò
a casa sua.
CAPITOLO 27
Davide nel paese dei Filistei
1S 21:10-15; 28:1-2; Pr 29:25; 2Co 6:14-17
Davide disse in cuor suo: «Un giorno o l'altro perirò per mano di Saul; non
vi è nulla di meglio per me che rifugiarmi nel paese dei Filistei. Così
Saul, perduta ogni speranza, smetterà di cercarmi per tutto il territorio
d'Israele e io sfuggirò alle sue mani». Davide dunque si mosse e, con i
seicento uomini che aveva con sé, andò da Achis, figlio di Maoc, re di Gat.
Davide si fermò presso Achis, a Gat, egli con la sua gente, ciascuno con la
sua famiglia. Davide aveva con sé le sue due mogli: Ainoam di Izreel e
Abigail di Carmel, che era stata moglie di Nabal. Allora Saul, informato che
Davide era fuggito a Gat, smise di cercarlo.
Davide disse ad Achis: «Se ho trovato grazia agli occhi tuoi, mi sia dato,
in una delle città della campagna, un luogo dove io possa stabilirmi; perché
dovrebbe il tuo servo abitare presso di te nella città reale?» E Achis,
quello stesso giorno, gli diede Siclag; perciò Siclag è appartenuta ai re di
Giuda fino al giorno d'oggi. Davide rimase nel paese dei Filistei un anno e
quattro mesi.
Davide e la sua gente salivano e facevano delle scorrerie nel paese dei
Ghesuriti, dei Ghirziti e degli Amalechiti; poiché queste popolazioni
abitavano da tempi antichi il paese, dal lato di Sur fino al paese d'Egitto.
Davide devastava il paese, non vi lasciava in vita né uomo né donna e
prendeva pecore, buoi, asini, cammelli e vesti; poi tornava indietro e
andava da Achis. Achis domandava: «Dove avete fatto la scorreria oggi?»
Davide rispondeva: «Verso la regione meridionale di Giuda, verso la regione
meridionale degli Ierameeliti e verso la regione meridionale dei Chenei».
Davide non lasciava in vita né uomo né donna da portare a Gat, poiché
diceva: «Potrebbero parlare contro di noi e dire: "Così ha fatto Davide"».
Questo fu il suo modo d'agire tutto il tempo che abitò nel paese dei
Filistei. Achis aveva fiducia in Davide e diceva: «Egli si rende odioso a
Israele, suo popolo; così sarà mio servo per sempre».
CAPITOLO 28
I Filistei si preparano alla guerra;
Saul consulta l'evocatrice di spiriti a
En-Dor
(1S 27:12, 29)(Le 19:31; 20:6, 27; Is 8:19-20) 1Cr 10:1-6, 13-14
In quei giorni i Filistei riunirono i loro eserciti per far guerra a
Israele. Achis disse a Davide: «Sia chiaro che verrai con me alla guerra tu
e la tua gente». Davide rispose ad Achis: «Tu vedrai quello che il tuo servo
farà». Achis disse a Davide: «Io ti nominerò mia guardia del corpo per
sempre». Or Samuele era morto; tutto Israele ne aveva fatto cordoglio, e lo
avevano sepolto a Rama, nella sua città. Saul aveva scacciato dal paese gli
evocatori di spiriti e gl'indovini.
I Filistei si riunirono e vennero ad accamparsi a Sunem. Anche Saul riunì
tutto Israele e si accamparono a Ghilboa. Quando Saul vide l'accampamento
dei Filistei ebbe paura e il cuore gli tremò forte. Saul consultò il
SIGNORE, ma il SIGNORE non gli rispose né tramite sogni, né mediante l'urim,
né per mezzo dei profeti. Allora Saul disse ai suoi servitori: «Cercatemi
una donna che sappia evocare gli spiriti e io andrò da lei a consultarla». I
servitori gli dissero: «A En-Dor c'è una donna che evoca gli spiriti».
Allora Saul si camuffò, si mise altri abiti, e partì accompagnato da due
uomini. Giunsero di notte dalla donna e Saul le disse: «Dimmi l'avvenire, ti
prego, mediante l'evocazione di uno spirito, e fammi salire colui che ti
dirò». La donna gli rispose: «Ecco, tu sai quello che Saul ha fatto,
com'egli ha sterminato dal paese gli evocatori di spiriti e gli indovini;
perché dunque tendi un tranello alla mia vita per farmi morire?» Saul le
giurò per il SIGNORE, e disse: «Com'è vero che il SIGNORE vive, nessuna
punizione ti toccherà per questo!» Allora la donna gli disse: «Chi debbo
farti salire?» Ed egli rispose: «Fammi salire Samuele». E quando la donna
vide Samuele urlò e disse a Saul: «Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!» Il
re le disse: «Non preoccuparti; che vedi?» E la donna a Saul: «Vedo un
essere sovrumano che esce di sotto terra». Ed egli a lei: «Che forma ha?»
Lei rispose: «È un vecchio che sale ed è avvolto in un mantello». Allora
Saul comprese che era Samuele, si chinò con la faccia a terra e gli si
prostrò davanti.
Samuele disse a Saul: «Perché mi hai disturbato, facendomi salire?» Saul
rispose: «Sono in grande angoscia, poiché i Filistei mi fanno guerra e Dio
si è ritirato da me e non mi risponde più mediante i profeti né tramite
sogni; perciò ti ho chiamato perché tu mi faccia sapere quello che devo
fare». Samuele disse: «Perché consulti me, mentre il SIGNORE si è ritirato
da te e ti è diventato avversario? Il SIGNORE ha agito come aveva annunziato
per mezzo di me; il SIGNORE ti strappa di mano il regno e lo dà a un altro,
a Davide, perché non hai ubbidito alla voce del SIGNORE e non hai lasciato
sfogare la sua ira ardente contro Amalec; perciò il SIGNORE ti tratta così
oggi. Assieme a te il SIGNORE darà anche Israele nelle mani dei Filistei, e
domani tu e i tuoi figli sarete con me; il SIGNORE darà anche l'accampamento
d'Israele nelle mani dei Filistei».
Allora Saul cadde di colpo lungo disteso per terra, spaventato dalle parole
di Samuele; era inoltre senza forza perché non aveva preso cibo tutto quel
giorno e tutta quella notte.
La donna si avvicinò a Saul e, vedendolo tutto atterrito, gli disse: «Ecco,
la tua serva ha ubbidito alla tua voce. Ho messo a repentaglio la mia vita
per ubbidire alle parole che mi hai dette. Anche tu dunque, ascolta la voce
della tua serva e permetti che io ti metta davanti un boccone di pane;
mangia per prendere forza se vuoi metterti in viaggio». Ma egli rifiutò e
disse: «Non mangerò». I suoi servi, però, insistettero insieme alla donna ed
egli si arrese alle loro pressioni; si alzò da terra e si mise seduto sul
letto. La donna aveva in casa un vitello ingrassato, che si affrettò ad
ammazzare. Poi prese della farina, la impastò e ne fece dei pani senza
lievito; mise quei cibi davanti a Saul e ai suoi servitori e quelli
mangiarono.
Poi si alzarono e ripartirono quella stessa notte.
CAPITOLO 29
Davide allontanato dall'esercito dei Filistei
(1S 28:1-2; 1Cr 12:19) 2Ti 2:13
I Filistei riunirono tutte le loro truppe ad Afec e gli Israeliti si
accamparono vicino alla sorgente di Izreel. I prìncipi dei Filistei
marciavano alla testa delle loro centinaia e delle loro migliaia, mentre
Davide e la sua gente marciavano alla retroguardia con Achis. Allora i capi
dei Filistei dissero: «Che fanno qui questi Ebrei?» Achis rispose ai capi
dei Filistei: «Ma questi è Davide, servo di Saul re d'Israele, che è stato
con me da giorni, anzi da anni, e contro il quale non ho avuto nulla da
ridire dal giorno della sua diserzione a oggi!» Ma i capi dei Filistei si
adirarono contro di lui, e gli dissero: «Rimanda indietro costui! Ritorni
nel luogo che tu gli hai assegnato e non scenda con noi alla battaglia,
affinché non sia per noi un nemico durante la battaglia. Infatti come
potrebbe costui riacquistare il favore del suo signore, se non a prezzo
delle teste di questi nostri uomini? Egli non è forse quel Davide di cui si
cantava nelle danze:
"Saul ha ucciso i suoi mille
e Davide i suoi diecimila"?»
Allora Achis chiamò Davide e gli disse: «Com'è vero che il SIGNORE vive, tu
sei un uomo retto. Vedo con piacere il tuo andare e venire con me
nell'accampamento, poiché non ho trovato in te nulla di male dal giorno che
arrivasti da me fino a oggi; ma tu non piaci ai prìncipi. Ora dunque, torna
indietro e vattene in pace, per non rischiare di far qualcosa che sia
sgradito ai prìncipi dei Filistei». Davide disse ad Achis: «Ma che ho mai
fatto? Che cosa hai trovato nel tuo servo, in tutto il tempo che sono stato
con te fino a oggi, perché io non debba andare a combattere contro i nemici
del re, mio signore?» Achis rispose a Davide, e disse: «Lo so; tu sei caro
agli occhi miei come un angelo di Dio; ma i prìncipi dei Filistei hanno
detto: "Egli non deve salire con noi alla battaglia!" Ora dunque, àlzati
domani mattina di buon'ora, con i servi del tuo signore che sono venuti con
te; alzatevi di buon mattino e, appena farà giorno, andatevene».
Davide dunque con la sua gente si alzò di buon'ora, per partire al mattino e
tornare nel paese dei Filistei. E i Filistei salirono a Izreel.
CAPITOLO 30
Gli Amalechiti saccheggiano e incendiano Siclag e sono poi sconfitti da
Davide
(1Cr 12:19-22; Ge 14:11-16) Gs 22:8; Gr 41:11, ecc. (Ro 15:1-7)
Tre giorni dopo, quando Davide e la sua gente furono giunti a Siclag, ecco
che gli Amalechiti avevano fatto una scorreria verso la regione meridionale
e verso Siclag; avevano preso Siclag e l'avevano incendiata; avevano fatto
prigionieri le donne e tutti quelli che vi si trovavano, piccoli e grandi;
non avevano ucciso nessuno, ma avevano portato via tutti e se n'erano
tornati da dove erano venuti. Quando Davide e la sua gente giunsero alla
città, essa era distrutta dal fuoco e le loro mogli, i loro figli e le loro
figlie erano stati condotti via prigionieri. Allora Davide e tutti quelli
che erano con lui alzarono la voce e piansero, finché non ebbero più forza
di piangere. Le due mogli di Davide, Ainoam di Izreel e Abigail di Carmel,
che era stata moglie di Nabal, erano anche loro prigioniere.
Davide fu grandemente angosciato: la gente parlava di lapidarlo, perché
tutti erano amareggiati a motivo dei loro figli e delle loro figlie; ma
Davide si fortificò nel SIGNORE, nel suo Dio. Davide disse al sacerdote
Abiatar, figlio di Aimelec: «Ti prego, portami qua l'efod». Abiatar portò
l'efod a Davide. E Davide consultò il SIGNORE, dicendo: «Devo inseguire
questa banda di predoni? La raggiungerò?» Il SIGNORE rispose: «Inseguila,
poiché certamente la raggiungerai e potrai ricuperare ogni cosa». Davide
dunque andò con i seicento uomini che aveva con sé e giunsero al torrente
Besor, dove quelli che erano rimasti indietro si fermarono; ma Davide
continuò l'inseguimento con quattrocento uomini: duecento erano rimasti
indietro, troppo stanchi per poter attraversare il torrente Besor. Trovarono
per la campagna un Egiziano e lo condussero a Davide. Gli diedero del pane,
che egli mangiò, e dell'acqua da bere; e gli diedero un pezzo di schiacciata
di fichi secchi e due grappoli d'uva passa. Quand'egli ebbe mangiato, si
riprese, perché non aveva mangiato pane né bevuto acqua per tre giorni e tre
notti. Davide gli chiese: «A chi appartieni? Di dove sei?» Quegli rispose:
«Sono un giovane egiziano, servo di un Amalechita; il mio padrone mi ha
abbandonato perché tre giorni fa mi ammalai. Abbiamo fatto una scorreria
nella regione meridionale dei Cheretei, sul territorio di Giuda e nella
regione meridionale di Caleb, e abbiamo incendiato Siclag». Davide gli
disse: «Vuoi condurmi giù dov'è quella banda?» Egli rispose: «Giurami per il
nome di Dio che non mi ucciderai e non mi darai nelle mani del mio padrone e
io ti condurrò giù dov'è quella banda». Quando egli l'ebbe condotto là, ecco
che gli Amalechiti erano sparsi dappertutto per la campagna, mangiando,
bevendo e facendo festa, a motivo del gran bottino che avevano portato via
dal paese dei Filistei e dal paese di Giuda. Davide diede loro addosso dalla
sera di quel giorno fino alla sera dell'indomani; e non uno ne scampò,
tranne quattrocento giovani, che montarono sui cammelli e fuggirono. Davide
ricuperò tutto quello che gli Amalechiti avevano portato via e liberò anche
le sue due mogli. Non vi mancò nessuno, né piccoli né grandi, né figli né
figlie, e nulla del bottino, nulla che gli Amalechiti avessero preso. Davide
ricondusse via tutto. Davide riprese anche tutte le greggi e tutti gli
armenti; quelli che conducevano questo bestiame e camminavano alla sua
testa, dicevano: «Questo è il bottino di Davide!»
Poi Davide tornò verso quei duecento uomini che per la grande stanchezza non
avevano potuto stargli dietro e che egli aveva fatto rimanere al torrente
Besor. Quelli andarono a incontrare Davide e la gente che era con lui.
Davide si avvicinò a loro e si informò sulla loro salute. Allora tutti i
malvagi e i perversi fra gli uomini che erano andati con Davide presero a
dire: «Dato che costoro non sono venuti con noi, non daremo loro nulla del
bottino che abbiamo ricuperato; ciascuno di loro riavrà sua moglie e i suoi
figli; se li portino via e se ne vadano!» Ma Davide disse: «Non fate così,
fratelli miei, riguardo alle cose che il SIGNORE ci ha date: egli che ci ha
protetti e ha dato nelle nostre mani la banda che era venuta contro di noi.
Chi vi darebbe retta in questa cosa? La parte di chi scende alla battaglia
dev'essere uguale alla parte di chi rimane con i bagagli; faranno tra loro
parti uguali». Da quel giorno in poi si fece così; Davide ne fece in Israele
una legge e una norma, che hanno durato fino a oggi. Quando Davide fu
tornato a Siclag, mandò parte di quel bottino agli anziani di Giuda suoi
amici, dicendo: «Eccovi un dono che viene dal bottino preso ai nemici del
SIGNORE». Ne mandò a quelli di Betel, a quelli di Ramot della regione
meridionale, a quelli di Iattir, a quelli d'Aroer, a quelli di Sifmot, a
quelli d'Estemoa, a quelli di Racal, a quelli delle città degli Ierameeliti,
a quelli delle città dei Chenei, a quelli di Corma, a quelli di Cor-Asan, a
quelli di Atac, a quelli di Ebron e a quelli di tutti i luoghi che Davide
aveva percorso con la sua gente.
CAPITOLO 31
Gl'Israeliti sconfitti dai Filistei; morte di Saul e di Gionatan
=1Cr 10:1-7, 13-14; 2S 1; Am 2:14-15 (Pr 14:32; 1Co 15:56)
I Filistei diedero battaglia a Israele e gli Israeliti fuggirono davanti ai
Filistei e caddero morti in gran numero sul monte Ghilboa. I Filistei
inseguirono accanitamente Saul e i suoi figli e uccisero Gionatan, Abinadab
e Malchisua, figli di Saul. Il peso della battaglia gravò contro Saul; gli
arcieri lo raggiunsero ed egli si trovò in grande difficoltà a motivo degli
arcieri. Saul disse al suo scudiero: «Sfodera la spada e trafiggimi,
affinché questi incirconcisi non vengano a trafiggermi e a farmi oltraggio».
Ma lo scudiero non volle farlo, perché aveva paura. Allora Saul prese la
propria spada e vi si gettò sopra. Lo scudiero di Saul, vedendolo morto, si
gettò anch'egli sulla propria spada e morì con lui. Così, in quel giorno,
morirono insieme Saul, i suoi tre figli, il suo scudiero e tutta la sua
gente. Quando gli Israeliti che stavano dall'altra parte della valle e di là
dal Giordano videro che la gente d'Israele si era data alla fuga e che Saul
e i suoi figli erano morti, abbandonarono le città e fuggirono; e i Filistei
andarono ad abitarle.
=1Cr 10:8-12 (1S 11:1-11; 2S 2:4-7) Ro 13:7-8
L'indomani i Filistei vennero a spogliare i morti e trovarono Saul e i suoi
tre figli caduti sul monte Ghilboa. Tagliarono la testa a Saul, lo
spogliarono delle sue armi e mandarono intorno, per il paese dei Filistei,
ad annunciare la buona notizia nei templi dei loro idoli e al popolo;
collocarono le armi di lui nel tempio di Astarte e appesero il suo cadavere
alle mura di Bet-San. Ma quando gli abitanti di Iabes di Galaad udirono
quello che i Filistei avevano fatto a Saul, tutti gli uomini valorosi si
alzarono, camminarono tutta la notte, tolsero dalle mura di Bet-San il
cadavere di Saul e i cadaveri dei suoi figli, tornarono a Iabes e là li
bruciarono. Poi presero le loro ossa, le seppellirono sotto la tamerice di
Iabes, e digiunarono per sette giorni.