REGNO DI SALOMONE
CAPITOLO 1
Vecchiaia di Davide
1:1-43 (2Cr 1-9)(2S 7:12-15; Sl 89)
(Ec 12:3-7; 4:11) Sl 45:11-12
Il re Davide era vecchio, avanti negli anni; e, per quanto lo coprissero con
indumenti, non poteva riscaldarsi. Perciò i suoi servitori gli dissero: «Si
cerchi per il nostro signore una ragazza vergine, che stia al servizio del
re, ne abbia cura, e dorma fra le sue braccia, e così il re nostro signore
si riscalderà». Cercarono dunque per tutto il paese d'Israele una bella
ragazza; trovarono Abisag, la Sunamita, e la condussero dal re. La ragazza
era bellissima, si prendeva cura del re, e lo serviva; ma il re non ebbe
rapporti con lei.
Adonia aspira al regno
2S 15:1-12; Ro 12:3
Adonia, figlio di Agghit, mosso dall'ambizione, diceva: «Sarò io il re!» E
si procurò carri, cavalieri, e cinquanta uomini che correvano davanti a lui.
Suo padre non gli aveva mai fatto un rimprovero in vita sua, dicendogli:
«Perché fai così?» Adonia era inoltre di bellissimo aspetto, ed era nato
subito dopo Absalom. Egli prese accordi con Ioab, figlio di Seruia, e con il
sacerdote Abiatar; essi si misero dalla sua parte e lo favorirono. Ma il
sacerdote Sadoc, Benaia, figlio di Ieoiada, il profeta Natan, Simei, Rei e
gli uomini valorosi di Davide non erano dalla parte di Adonia. Adonia
sacrificò pecore, buoi e vitelli grassi vicino al masso di Zoelet, che è
accanto alla fontana di Roghel, e invitò tutti i suoi fratelli, figli del
re, e tutti gli uomini di Giuda che erano al servizio del re; ma non invitò
il profeta Natan, né Benaia, né gli uomini valorosi, né Salomone suo
fratello.
Salomone re d'Israele
(1Cr 17:11-15; 22:6-13) Pr 16:10, 12; 2Co 1:17-20
Allora Natan parlò a Bat-Seba, madre di Salomone, e le disse: «Non hai udito
che Adonia, figlio di Agghit, è diventato re senza che Davide nostro signore
ne sappia nulla? Vieni dunque, e permetti che io ti dia un consiglio,
affinché tu salvi la tua vita e quella di tuo figlio Salomone. Va', entra
dal re Davide e digli: "O re, mio signore, non giurasti alla tua serva,
dicendo: Salomone, tuo figlio, regnerà dopo di me, sedendo sul mio trono?
Perché dunque regna Adonia?" Ecco, mentre tu starai ancora parlando al re,
io entrerò dopo di te, e confermerò le tue parole».
Bat-Seba entrò dunque nella camera del re. Il re era molto vecchio e Abisag,
la Sunamita, lo serviva. Bat-Seba s'inchinò e si prostrò davanti al re. Il
re disse: «Che vuoi?» Lei gli rispose: «Mio signore, alla tua serva tu
giurasti per il SIGNORE, il tuo Dio, dicendo: "Salomone, tuo figlio, regnerà
dopo di me, sedendo sul mio trono". Ora, invece, ecco che Adonia è diventato
re senza che tu, o re mio signore, ne sappia nulla. Ha sacrificato buoi,
vitelli grassi e pecore in gran numero, e ha invitato tutti i figli del re,
il sacerdote Abiatar e Ioab, il capo dell'esercito, ma non ha invitato il
tuo servo Salomone. Ora gli occhi di tutto Israele sono rivolti verso di te,
o re mio signore, perché tu gli dichiari chi debba sedere sul trono del re
mio signore, dopo di lui. Altrimenti, quando il re mio signore si sarà
addormentato con i suoi padri, io e mio figlio Salomone saremo trattati come
colpevoli».
Lei parlava ancora con il re, quando arrivò il profeta Natan. Andarono a
dire al re: «Ecco il profeta Natan». Questi venne in presenza del re, e gli
si prostrò davanti con la faccia a terra. Natan disse: «O re, mio signore,
sei tu che hai detto: "Adonia regnerà dopo di me, sedendo sul mio trono?"
Infatti oggi egli è sceso, ha sacrificato buoi, vitelli grassi e pecore in
gran numero, e ha invitato tutti i figli del re, i capi dell'esercito e il
sacerdote Abiatar; ed ecco che mangiano e bevono davanti a lui, e dicono:
"Viva il re Adonia!" Ma egli non ha invitato me, tuo servo, né il sacerdote
Sadoc, né Benaia figlio di Ieoiada, né Salomone tuo servitore. Tutto questo
è proprio stato fatto dal re mio signore, senza dichiarare al tuo servo chi
sia colui che deve sedere sul trono del re mio signore dopo di lui?» Il re
Davide rispose: «Chiamatemi Bat-Seba». Lei entrò alla presenza del re e
rimase in piedi davanti a lui. Il re fece questo giuramento: «Com'è vero che
vive il SIGNORE, il quale mi ha liberato da ogni angoscia, io farò oggi quel
che ti giurai per il SIGNORE, per il Dio d'Israele, quando dissi: "Salomone
tuo figlio regnerà dopo di me sedendo sul mio trono al mio posto"». Bat-Seba
s'inchinò con la faccia a terra, si prostrò davanti al re, e disse: «Possa
il re Davide, mio signore, vivere per sempre!»
(1Cr 23:1; 29:22-25) 2Cr 23:9-11 (Pr 20:8; Ec 8:4)
Poi il re Davide disse: «Chiamatemi il sacerdote Sadoc, il profeta Natan e
Benaia, figlio di Ieoiada». Essi vennero alla sua presenza e il re disse
loro: «Prendete con voi i servitori del vostro signore, fate salire Salomone
mio figlio sulla mia mula, e conducetelo a Ghion. In quel luogo il sacerdote
Sadoc e il profeta Natan lo ungeranno re d'Israele. Poi sonate la tromba e
gridate: "Viva il re Salomone!" Voi risalirete al suo seguito, ed egli
verrà, si metterà seduto sul mio trono, e regnerà al mio posto. Io nomino
lui come principe d'Israele e di Giuda». Benaia, figlio di Ieoiada, rispose
al re: «Amen! Così voglia il SIGNORE, il Dio del re mio signore!» Come il
SIGNORE è stato con il re mio signore, così sia con Salomone, e renda il suo
trono più grande del trono del re Davide, mio signore!»
Allora il sacerdote Sadoc, il profeta Natan, Benaia figlio di Ieoiada, i
Cheretei e i Peletei scesero, fecero salire Salomone sulla mula del re
Davide, e lo condussero a Ghion. Il sacerdote Sadoc prese il corno dell'olio
dal tabernacolo e unse Salomone. Sonarono la tromba, e tutto il popolo
gridò: «Viva il re Salomone!» Tutto il popolo risalì al suo seguito sonando
flauti e abbandonandosi a una gran gioia, e la terra rimbombava delle loro
grida.
1R 2:13, ecc. (Pr 21:6; Gr 17:11) Gb 5:12
Adonia e tutti i suoi convitati, mentre finivano di mangiare, udirono questo
rumore; quando Ioab udì il suono della tromba, disse: «Che vuol dire questo
chiasso nella città?» Mentre egli parlava ancora, ecco giungere Gionatan,
figlio del sacerdote Abiatar. Adonia gli disse: «Entra, poiché tu sei un
valoroso, e devi portare buone notizie». Gionatan rispose ad Adonia: «Tutt'altro!
Il re Davide, nostro signore, ha costituito re Salomone. Egli ha mandato con
lui il sacerdote Sadoc, il profeta Natan, Benaia figlio di Ieoiada, i
Cheretei e i Peletei, i quali l'hanno fatto montare sulla mula del re. Il
sacerdote Sadoc e il profeta Natan l'hanno unto re a Ghion, e di là sono
risaliti abbandonandosi alla gioia, e la città è tutta in subbuglio. Questo
è il frastuono che avete udito. E c'è di più: Salomone si è seduto sul trono
reale. E i servitori del re sono venuti a benedire il re Davide, nostro
signore, dicendo: "Renda Dio il nome di Salomone più glorioso del tuo, e
renda il suo trono più grande del tuo!" E il re si è prostrato sul suo
letto, poi ha detto: "Benedetto sia il SIGNORE, Dio d'Israele, che mi ha
dato oggi uno che sieda sul mio trono, e mi ha permesso di vederlo con i
miei occhi!"»
Allora tutti gli invitati di Adonia furono presi da spavento, si alzarono, e
se ne andarono ciascuno per la sua strada. Adonia, che aveva paura di
Salomone, si alzò e andò ad aggrapparsi ai corni dell'altare. Vennero a dire
a Salomone: «Adonia ha paura del re Salomone, e si è aggrappato ai corni
dell'altare, dicendo: "Il re Salomone mi giuri oggi che non farà morire di
spada il suo servo"». Salomone rispose: «Se dimostra di essere una persona
perbene, non cadrà in terra neppure uno dei suoi capelli; ma, se sarà
trovato colpevole, morirà». Allora il re Salomone mandò gente a farlo
scendere dall'altare. Ed egli venne a prostrarsi davanti al re Salomone; e
Salomone gli disse: «Vattene a casa tua».
CAPITOLO 2
Ultime raccomandazioni di Davide a Salomone
(De 31:7-8; 1Cr 22:6-13) 2S 23:1-7; 1Cr 29:26-30 (Sl 15:4; 101:4, 6, 8)
Si avvicinava per Davide il giorno della morte, ed egli diede questi ordini
a Salomone suo figlio:
«Io m'incammino per la via di tutti gli abitanti della terra; fortìficati e
compòrtati da uomo! Osserva quello che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha
comandato d'osservare, camminando nelle sue vie e mettendo in pratica le sue
leggi, i suoi comandamenti, i suoi precetti, i suoi insegnamenti, come sta
scritto nella legge di Mosè, perché tu riesca in tutto ciò che farai e
dovunque tu ti volga, e affinché il SIGNORE adempia la parola da lui
pronunziata a mio riguardo quando disse: "Se i tuoi figli veglieranno sulla
loro condotta camminando davanti a me con fedeltà, con tutto il cuore e con
tutta l'anima loro, non ti mancherà mai qualcuno che sieda sul trono
d'Israele".
Sai anche tu quel che mi ha fatto Ioab, figlio di Seruia, quel che ha fatto
ai due capi degli eserciti d'Israele, ad Abner figlio di Ner e ad Amasa
figlio di Ieter, che egli uccise, spargendo in tempo di pace sangue di
guerra, e macchiando di sangue la cintura che portava ai fianchi e i calzari
che portava ai piedi. Agisci dunque secondo la tua saggezza, e non lasciare
la sua canizie scendere in pace nel soggiorno dei morti.
Ma tratta con bontà i figli di Barzillai il Galaadita; siano tra quelli che
mangiano alla tua mensa; poiché anch'essi mi trattarono così quando vennero
da me, mentre fuggivo davanti ad Absalom tuo fratello.
Tu hai vicino a te Simei, figlio di Ghera, il Beniaminita, di Baurim, il
quale proferì contro di me una maledizione atroce il giorno che andavo a
Maanaim. Ma egli scese a incontrarmi verso il Giordano, e io gli giurai per
il SIGNORE che non lo avrei fatto morire di spada. Ma ora non lasciarlo
impunito; perché sei saggio e sai quel che tu debba fargli. Farai scendere
nel soggiorno dei morti la sua canizie tinta di sangue».
Davide si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto nella città di Davide.
Il tempo che Davide regnò sopra Israele fu di quarant'anni: regnò sette anni
a Ebron e trentatré anni a Gerusalemme. Salomone sedette sul trono di Davide
suo padre, e il suo regno fu saldamente stabilito.
Provvedimenti del re Salomone
1R 1:1-10, 41-53; Sl 21:9, ecc.
Adonia, figlio di Agghit, andò da Bat-Seba, madre di Salomone. Questa gli
disse: «Vieni con intenzioni pacifiche?» Egli rispose: «Sì, pacifiche». Poi
aggiunse: «Devo parlarti». Quella rispose: «Di' pure». Ed egli disse: «Tu
sai che il regno mi apparteneva e che tutto Israele mi considerava come suo
futuro re; ma il regno è stato trasferito e fatto passare a mio fratello,
perché glielo ha dato il SIGNORE. Ti domando dunque una cosa; non
negarmela». Lei rispose: «Di' pure». Egli disse: «Ti prego, di' al re
Salomone, il quale nulla ti negherà, che mi dia Abisag la Sunamita per
moglie». Bat-Seba rispose: «Sta bene, parlerò al re in tuo favore». Bat-Seba
dunque andò dal re Salomone per parlargli in favore di Adonia. Il re si alzò
per andargli incontro, le si inchinò, poi si risedette sul trono, e fece
mettere un altro trono per sua madre, la quale si sedette alla sua destra.
Lei gli disse: «Ho una piccola cosa da chiederti; non negarmela». Il re
rispose: «Chiedimela pure, madre mia; io non te la negherò». Lei disse: «Abisag
la Sunamita sia data in moglie a tuo fratello Adonia». Il re Salomone,
rispondendo a sua madre, disse: «E perché chiedi Abisag la Sunamita per
Adonia? Chiedi piuttosto il regno per lui, poiché egli è mio fratello
maggiore; chiedilo per lui, per il sacerdote Abiatar e per Ioab, figlio di
Seruia!»
Allora il re Salomone giurò per il SIGNORE, dicendo: «Dio mi tratti con
tutto il suo rigore, se Adonia non ha pronunciato questa parola a costo
della sua vita! E ora, com'è vero che vive il SIGNORE, il quale mi ha
stabilito, mi ha concesso il trono di Davide mio padre, e mi ha fondato una
casa come aveva promesso, oggi Adonia sarà messo a morte!» Il re Salomone
mandò Benaia, figlio di Ieoiada, il quale colpì Adonia e quello morì.
Pr 24:21-22; 1S 2:30-36; Mt 19:30; 24:13
Poi il re disse al sacerdote Abiatar: «Vattene ad Anatot, nelle tue terre,
perché tu meriti la morte; ma io non ti farò morire oggi, perché portasti
davanti a Davide mio padre l'arca del Signore, nostro DIO, e partecipasti a
tutte le sofferenze di mio padre». Così Salomone destituì Abiatar dalle
funzioni di sacerdote del SIGNORE, adempiendo in tal modo la parola che il
SIGNORE aveva pronunziata contro la casa di Eli a Silo.
(2S 3:23-29; 20:8-10; Es 21:14)
Questa notizia giunse a Ioab, il quale aveva seguito il partito di Adonia,
benché non avesse seguito quello di Absalom. Egli si rifugiò nel tabernacolo
del SIGNORE e si aggrappò ai corni dell'altare. Fu riferito al re Salomone:
«Ioab si è rifugiato nel tabernacolo del SIGNORE, e sta accanto all'altare».
Allora Salomone mandò Benaia, figlio di Ieoiada, dicendogli: «Va',
colpiscilo!» Benaia entrò nel tabernacolo del SIGNORE e disse a Ioab: «Così
dice il re: "Vieni fuori!"» Quegli rispose: «No! voglio morire qui!» E
Benaia riferì la cosa al re, dicendo: «Così ha parlato Ioab e così mi ha
risposto». Il re gli disse: «Fa' com'egli ha detto; colpiscilo e
seppelliscilo; così toglierai da me e dalla casa di mio padre il sangue che
Ioab sparse senza motivo. Il SIGNORE farà ricadere sul suo capo il suo
sangue, perché colpì due uomini più giusti e migliori di lui, e li uccise
con la spada, senza che Davide mio padre ne sapesse nulla: Abner, figlio di
Ner, capitano dell'esercito d'Israele, e Amasa, figlio di Ieter, capitano
dell'esercito di Giuda. Il loro sangue ricadrà sul capo di Ioab e sul capo
della sua discendenza per sempre, ma vi sarà pace per sempre da parte del
SIGNORE per Davide, per la sua discendenza, per la sua casa e per il suo
trono». Allora Benaia, figlio di Ieoiada, salì, lo colpì e lo uccise; e Ioab
fu sepolto in casa sua nel deserto. Al suo posto il re fece capo
dell'esercito Benaia, figlio di Ieoiada, e mise il sacerdote Sadoc al posto
di Abiatar.
2S 16:5-13; Sl 109:17-20; Nu 32:23
Poi il re mandò a chiamare Simei e gli disse: «Costruisciti una casa in
Gerusalemme per abitarvi, e non ne uscire per andare qua o là; perché il
giorno che ne uscirai e oltrepasserai il torrente Chidron, sappi per certo
che morirai; il tuo sangue ricadrà sul tuo capo». Simei rispose al re: «Sta
bene; il tuo servo farà come il re, mio signore, ha detto». E Simei abitò a
Gerusalemme per molto tempo.
Tre anni dopo, due servi di Simei fuggirono presso Achis, figlio di Maaca,
re di Gat. La cosa fu riferita a Simei, e gli fu detto: «Ecco, i tuoi servi
sono a Gat». Simei si alzò, sellò il suo asino e andò a Gat, da Achis, in
cerca dei suoi servi; andò, e condusse via da Gat i suoi servi. Fu riferito
a Salomone che Simei era andato da Gerusalemme a Gat, ed era tornato. Il re
mandò a chiamare Simei e gli disse: «Non ti avevo fatto giurare per il
SIGNORE, e non t'avevo solennemente avvertito, dicendoti: "Sappi per certo
che il giorno che uscirai per andare qua o là, morirai"? E tu non mi
rispondesti: "Ho udito la tua parola: sta bene"? Perché dunque non hai
mantenuto il giuramento fatto al SIGNORE e non hai osservato l'ordine che ti
avevo dato?» Il re disse inoltre a Simei: «Tu sai tutto il male che facesti
a Davide mio padre; il tuo cuore ne è consapevole; ora il SIGNORE fa
ricadere sul tuo capo la tua malvagità; ma il re Salomone sarà benedetto e
il trono di Davide sarà reso stabile per sempre davanti al SIGNORE». E il re
ordinò a Benaia, figlio di Ieoiada, di andare a ucciderlo. E quello morì.
Così il regno rimase saldo nelle mani di Salomone.
CAPITOLO 3
Matrimonio di Salomone; la sua preghiera per ricevere saggezza
(2Cr 1:1-13; 1R 4:29-34) Sl 119:125 (Gm 1:5; Mt 6:33) 1Co 14:12
Salomone s'imparentò con il faraone, re d'Egitto. Sposò la figlia del
faraone e la condusse nella città di Davide, finché egli avesse finito di
costruire il suo palazzo, la casa del SIGNORE e le mura di cinta di
Gerusalemme. Intanto il popolo continuava a offrire sacrifici sugli alti
luoghi, perché fino a quei giorni non era stata costruita una casa al nome
del SIGNORE. Salomone amava il SIGNORE e seguiva i precetti di Davide suo
padre; soltanto offriva sacrifici e profumi sugli alti luoghi.
Il re si recò a Gabaon per offrirvi sacrifici, perché quello era il
principale fra gli alti luoghi; e su quell'altare Salomone offrì mille
olocausti. A Gabaon, il SIGNORE apparve di notte, in sogno, a Salomone. Dio
gli disse: «Chiedi ciò che vuoi che io ti conceda». Salomone rispose: «Tu
hai trattato con gran benevolenza il tuo servo Davide, mio padre, perché
egli agiva davanti a te con fedeltà, con giustizia, con rettitudine di cuore
a tuo riguardo; tu gli hai conservato questa grande benevolenza e gli hai
dato un figlio che siede sul trono di lui, come oggi avviene. Ora, o
SIGNORE, mio Dio, tu hai fatto regnare me, tuo servo, al posto di Davide mio
padre, e io sono giovane, e non so come comportarmi. Io, tuo servo, sono in
mezzo al popolo che tu hai scelto, popolo numeroso, che non può essere
contato né calcolato, tanto è grande. Dà dunque al tuo servo un cuore
intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e
discernere il bene dal male; perché chi mai potrebbe amministrare la
giustizia per questo tuo popolo che è così numeroso?»
Piacque al SIGNORE che Salomone gli avesse fatto una tale richiesta. E Dio
gli disse: «Poiché tu hai domandato questo, e non hai chiesto per te lunga
vita, né ricchezze, né la morte dei tuoi nemici, ma hai chiesto intelligenza
per poter discernere ciò che è giusto, ecco, io faccio come tu hai detto; e
ti do un cuore saggio e intelligente: nessuno è stato simile a te nel
passato, e nessuno sarà simile a te in futuro. Oltre a questo io ti do
quello che non mi hai domandato: ricchezze e gloria; tanto che non vi sarà
durante tutta la tua vita nessun re che possa esserti paragonato. Se cammini
nelle mie vie, osservando le mie leggi e i miei comandamenti, come fece
Davide tuo padre, io prolungherò i tuoi giorni».
Salomone si svegliò, e capì che era un sogno; tornò a Gerusalemme, si
presentò davanti all'arca del patto del SIGNORE e offrì olocausti, sacrifici
di riconoscenza e fece un convito a tutti i suoi servitori.
Il giudizio di Salomone
Sl 72:1-4; Pr 25:2; 16:10 (Lu 12:2; Ro 2:16)
Allora due prostitute vennero a presentarsi davanti al re. Una delle due
disse: «Permetti, mio signore! Io e questa donna abitavamo nella medesima
casa, e io partorii mentre lei stava in casa. Il terzo giorno dopo il mio
parto, partorì anche questa donna. Noi stavamo insieme, e non c'erano
estranei; non c'eravamo che noi due in casa. Poi, durante la notte, il
figlio di questa donna morì, perché lei gli si era coricata sopra. Lei,
alzatasi nel cuore della notte, prese mio figlio dal mio fianco, mentre la
tua serva dormiva, e lo adagiò sul suo seno, e sul mio seno mise il figlio
suo morto. Quando mi sono alzata al mattino per allattare mio figlio, egli
era morto; ma, guardandolo meglio a giorno chiaro, mi accorsi che non era il
figlio che io avevo partorito». L'altra donna disse: «No, il figlio vivo è
il mio, e il morto è il tuo». Ma la prima replicò: «No, invece, il morto è
il figlio tuo, e il vivo è il mio». Così litigavano in presenza del re.
Allora il re disse: «Una dice: Questo che è vivo è mio figlio, e quello che
è morto è il tuo; e l'altra dice: No, invece, il morto è il figlio tuo, e il
vivo è il mio». Il re ordinò: «Portatemi una spada!» E portarono una spada
davanti al re. Il re disse: «Dividete il bambino vivo in due parti, e datene
la metà all'una, e la metà all'altra». Allora la donna, a cui apparteneva il
bambino vivo, sentendosi commuovere le viscere per suo figlio, disse al re:
«Mio signore, date a lei il bambino vivo, e non uccidetelo, no!» Ma l'altra
diceva: «Non sia mio né tuo; si divida!» Allora il re rispose: «Date a
quella il bambino vivo, e non uccidetelo; lei è sua madre!»
Tutto Israele udì parlare del giudizio che il re aveva pronunziato, ed
ebbero rispetto per il re perché vedevano che la sapienza di Dio era in lui
per amministrare la giustizia.
CAPITOLO 4
Principali funzionari di Salomone
(2S 8:15-18; 20:23-26) 1Co 12:4-11
Il re Salomone regnava su tutto Israele.
Questi erano i suoi principali funzionari: Azaria, figlio del sacerdote
Sadoc, Elioref e Aia, figli di Scisa, erano segretari; Giosafat, figlio di
Ailud, era cancelliere; Benaia, figlio di Ieoiada, era capo dell'esercito;
Sadoc e Abiatar erano sacerdoti; Azaria, figlio di Natan, era capo dei
prefetti; Zabud, figlio di Natan, era sacerdote, amico del re; Aisar era
sovrintendente del palazzo e Adoniram, figlio di Abda, era addetto ai lavori
forzati.
1Cr 27:25-31 (1Co 12:7; 14:33)
Salomone aveva dodici prefetti su tutto Israele, i quali provvedevano al
mantenimento del re e della sua casa; ciascuno di essi doveva provvedervi
per un mese all'anno. Questi erano i loro nomi: Ben-Ur, nella regione
montuosa di Efraim.
Ben-Decher, a Macas, a Saalbim, a Bet-Semes, a Elon di Bet-Anan.
Ben-Esed, ad Arubbot, aveva Soco e tutto il paese di Chefer.
Ben-Abinadab, in tutta la regione di Dor; Tafat, figlia di Salomone, era sua
moglie.
Baana, figlio di Ailud, aveva Taanac, Meghiddo e tutto Bet-Sean, che è
presso Sartan, sotto Izreel, da Bet-Sean ad Abel-Meola, e fin oltre Iocmeam.
Ben-Gheber, a Ramot di Galaad; egli aveva i Borghi di Iair, figlio di
Manasse, che sono in Galaad; aveva anche la regione di Argob che è in Basan,
sessanta grandi città circondate di mura e munite di sbarre di bronzo.
Ainadab, figlio d'Iddo, a Maanaim.
Aimaas, in Neftali; anche questi aveva preso in moglie Basmat, figlia di
Salomone.
Baana, figlio di Cusai, in Ascer e Alot.
Giosafat, figlio di Parna, in Issacar.
Simei, figlio di Ela, in Beniamino.
Gheber, figlio di Uri, nel paese di Galaad, il paese di Sicon, re degli
Amorei, e di Og, re di Basan. C'era un solo prefetto per tutta questa
regione.
Estensione e potenza del regno di Salomone
(Ge 22:17; 15:18) Sl 72
Gli abitanti di Giuda e Israele erano numerosissimi, come la sabbia che è
sulla riva del mare. Essi mangiavano e bevevano allegramente.
Salomone dominava su tutti regni di qua dal fiume, sino al paese dei
Filistei e sino ai confini dell'Egitto. Essi gli portavano tributi, e gli
furono soggetti tutto il tempo che egli visse.
La fornitura giornaliera di viveri per Salomone consisteva in trenta cori di
fior di farina e sessanta cori di farina ordinaria; in dieci buoi
ingrassati, venti buoi di pastura e cento montoni, senza contare i cervi, le
gazzelle, i daini e il pollame di allevamento.
Egli dominava su tutto il paese di qua dal fiume, da Tifsa fino a Gaza, su
tutti i re di qua dal fiume, ed era in pace con tutti i confinanti
all'intorno. Gli abitanti di Giuda e Israele, da Dan fino a Beer-Seba,
vissero al sicuro, ognuno all'ombra della sua vite e del suo fico, tutto il
tempo che regnò Salomone. Salomone aveva inoltre quarantamila greppie da
cavalli per i suoi carri, e dodicimila cavalieri.
Quei prefetti, un mese all'anno per uno, provvedevano al mantenimento del re
Salomone e di tutti quelli che venivano invitati alla sua mensa; e non
lasciavano mancare nulla. Facevano anche portare l'orzo e la paglia per i
cavalli da tiro e da corsa nel luogo dove si trovava il re, ciascuno secondo
gli ordini che aveva ricevuti.
Saggezza e fama di Salomone
(1R 3:5-14; 10:1-9, 23-24)
Dio diede a Salomone sapienza, una grandissima intelligenza e una mente
vasta com'è la sabbia che sta sulla riva del mare. La saggezza di Salomone
superò la saggezza di tutti gli orientali e tutta la saggezza degli
Egiziani. Era più saggio di ogni altro uomo; più di Etan l'Ezraita, più di
Eman, di Calcol e di Darda, figli di Maol; e la sua fama si sparse per tutte
le nazioni circostanti. Pronunziò tremila massime e i suoi inni furono
millecinque. Parlò degli alberi, dal cedro del Libano all'issopo che spunta
dalla muraglia; parlò pure degli animali, degli uccelli, dei rettili, dei
pesci. Da tutti i popoli veniva gente per udire la saggezza di Salomone, da
parte di tutti i re della terra che avevano sentito parlare della sua
saggezza.
CAPITOLO 5
Preparativi per la costruzione del tempio
2Cr 2; Ed 3:7; Ag 1:8
Chiram, re di Tiro, avendo udito che Salomone era stato unto re al posto di
suo padre, gli mandò i suoi servitori; perché Chiram era stato sempre amico
di Davide.
Salomone mandò a dire a Chiram: «Tu sai che Davide, mio padre, non poté
costruire una casa al nome del SIGNORE, del suo Dio, a causa delle guerre
nelle quali fu impegnato da tutte le parti, finché il SIGNORE non gli mise i
suoi nemici sotto i piedi. Ma ora il SIGNORE, il mio Dio, mi ha dato pace
dappertutto; non ho più avversari, e non sono sotto il peso di nessuna
calamità. Ho quindi l'intenzione di costruire una casa al nome del SIGNORE
mio Dio, secondo la promessa che il SIGNORE fece a Davide mio padre, quando
gli disse: "Tuo figlio, che metterò sul tuo trono al posto tuo, sarà lui che
costruirà una casa al mio nome". Perciò dà ordine che mi si taglino dei
cedri del Libano. I miei servitori saranno insieme con i tuoi servitori.
Pagherò il salario per i tuoi servitori secondo tutto quello che domanderai;
perché tu sai che non c'è nessuno tra noi che sappia tagliare il legname
come quelli di Sidone».
Quando Chiram udì le parole di Salomone, provò una gran gioia e disse:
«Benedetto sia oggi il SIGNORE, che ha dato a Davide un figlio saggio per
regnare sopra questo grande popolo». Chiram mandò a dire a Salomone: «Ho
udito il tuo messaggio per me. Farò tutto quello che desideri riguardo al
legname di cedro e al legname di cipresso. I miei servitori li porteranno
dal Libano al mare, e io li spedirò per mare legati come zattere fino al
luogo che tu m'indicherai; e là li farò sciogliere e tu li prenderai; e tu
mi farai il piacere di fornire la mia casa dei viveri necessari». Così
Chiram diede a Salomone del legname di cedro e del legname di cipresso,
quanto ne volle. E Salomone diede a Chiram ventimila cori di grano per il
mantenimento della sua casa, e venti cori d'olio vergine; Salomone dava
tutto questo a Chiram, anno dopo anno.
Il SIGNORE diede sapienza a Salomone, come gli aveva promesso; e ci fu pace
tra Chiram e Salomone, e fecero alleanza tra di loro.
Il re Salomone reclutò operai in tutto Israele, e furono ingaggiati
trentamila uomini. Li mandava in Libano, diecimila al mese,
alternativamente; un mese stavano in Libano, e due mesi a casa; e Adoniram
era preposto a questi lavori. Salomone aveva inoltre settantamila uomini che
trasportavano i materiali pesanti e ottantamila scalpellini sui monti, senza
contare i capi dei prefetti, che erano tremilatrecento, preposti da Salomone
alla sorveglianza di quanti erano addetti ai lavori. Il re diede ordine di
estrarre delle pietre grandi, delle pietre scelte, per fare le fondamenta
della casa con pietre squadrate. Gli operai di Salomone e gli operai di
Chiram e i Ghiblei tagliarono e prepararono il legname e le pietre per la
costruzione.
CAPITOLO 6
Costruzione del tempio
1Cr 28:10-12, 20; 2Cr 3; At 7:47
Il quattrocentottantesimo anno dopo l'uscita dei figli d'Israele dal paese
d'Egitto, nel quarto anno del suo regno sopra Israele, nel mese di Ziv, che
è il secondo mese, Salomone cominciò a costruire la casa per il SIGNORE.
La casa che il re Salomone costruì per il SIGNORE aveva sessanta cubiti di
lunghezza, venti di larghezza, trenta di altezza. Il Portico sul davanti del
luogo santo della casa si estendeva per venti cubiti rispondenti alla
larghezza della casa ed era profondo dieci cubiti sul davanti della casa. Il
re fece alla casa delle finestre a reticolato fisso. Egli costruì, a ridosso
del muro della casa, tutto intorno, dei piani che circondavano i muri della
casa, cioè del luogo santo e del luogo santissimo; e fece delle camere
laterali, tutto intorno. Il piano inferiore era largo cinque cubiti; quello
di mezzo sei cubiti, e il terzo sette cubiti; perché egli aveva fatto delle
sporgenze intorno ai muri esterni della casa, affinché le travi non fossero
incastrate nei muri della casa. Per la costruzione della casa si servirono
di pietre già preparate nella cava; così nella casa, durante la sua
costruzione, non si udì mai rumore di martello, d'ascia o d'altro strumento
di ferro. L'ingresso del piano di mezzo si trovava sul lato destro della
casa; per una scala a chiocciola si saliva al piano di mezzo, e dal piano di
mezzo al terzo. Dopo aver finito di costruire la casa, Salomone la coprì di
travi e di assi di legno di cedro. Fece i piani addossati a tutta la casa
dando a ognuno cinque cubiti d'altezza, e li collegò alla casa con travi di
cedro.
La parola del SIGNORE fu rivolta a Salomone, e gli disse: «Quanto a questa
casa che tu costruisci, se tu cammini secondo le mie leggi, se metti in
pratica i miei precetti e osservi e segui tutti i miei comandamenti, io
confermerò in tuo favore la promessa che feci a Davide tuo padre: abiterò in
mezzo ai figli d'Israele e non abbandonerò il mio popolo Israele».
Quando Salomone ebbe finito di costruire la casa, ne rivestì le pareti
interne di tavole di cedro, dal pavimento fino alla travatura del tetto;
rivestì così di legno l'interno e coprì il pavimento della casa con tavole
di cipresso. Rivestì di tavole di cedro uno spazio di venti cubiti in fondo
alla casa, dal pavimento al soffitto; e riservò quello spazio interno per
farne un santuario, il luogo santissimo. I quaranta cubiti sul davanti
formavano la casa, vale a dire il tempio. Il legno di cedro, nell'interno
della casa, presentava delle sculture di frutti di colloquintide e di fiori
sbocciati; tutto era di cedro, non si vedeva neppure una pietra. Salomone
stabilì il santuario nell'interno, in fondo alla casa, per collocarvi l'arca
del patto del SIGNORE. Il santuario aveva venti cubiti di lunghezza, venti
cubiti di larghezza, e venti cubiti d'altezza. Salomone lo ricoprì d'oro
finissimo; davanti al santuario fece un altare di legno di cedro e lo
ricoprì d'oro. Salomone ricoprì d'oro finissimo l'interno della casa, e fece
passare un velo, sospeso da catenelle d'oro, davanti al santuario, che
ricoprì d'oro. Ricoprì d'oro tutta la casa, tutta quanta la casa, e ricoprì
pure d'oro tutto l'altare che apparteneva al santuario.
Fece nel santuario due cherubini di legno d'olivo, dell'altezza di dieci
cubiti ciascuno. Le ali dei cherubini misuravano cinque cubiti ciascuna;
tutto l'insieme faceva dieci cubiti, dalla punta di un'ala alla punta
dell'altra. Il secondo cherubino era anche di dieci cubiti; tutti e due i
cherubini erano delle stesse dimensioni e della stessa forma. L'altezza del
primo cherubino era di dieci cubiti, e tale era l'altezza dell'altro.
Salomone pose i cherubini in mezzo alla casa, nell'interno. I cherubini
avevano le ali spiegate, in modo che l'ala del primo toccava una delle
pareti e l'ala del secondo toccava l'altra parete; le altre ali si toccavano
l'una con l'altra con le punte, in mezzo alla casa. Salomone ricoprì d'oro i
cherubini.
Fece ornare tutte le pareti della casa, tutto intorno, tanto all'interno
quanto all'esterno, di sculture di cherubini, di palme e di fiori sbocciati.
Ricoprì d'oro il pavimento della casa, nella parte interna e in quella
esterna.
All'ingresso del santuario fece una porta a due battenti, di legno d'olivo;
la sua inquadratura, con gli stipiti, occupava la quinta parte della parete.
I due battenti erano di legno d'olivo. Egli vi fece scolpire dei cherubini,
delle palme e dei fiori sbocciati, e li ricoprì d'oro, stendendo l'oro sui
cherubini e sulle palme.
Fece pure, per la porta del tempio, degli stipiti di legno d'olivo, che
occupavano un quarto della larghezza del muro, e due battenti di legno di
cipresso; ciascun battente si componeva di due pezzi mobili. Salomone vi
fece scolpire dei cherubini, delle palme e dei fiori sbocciati e li ricoprì
d'oro, stendendolo sulle sculture.
Costruì il muro di cinta del cortile interno con tre ordini di pietre
squadrate e un ordine di travatura di cedro.
Il quarto anno, nel mese di Ziv, furon gettate le fondamenta della casa del
SIGNORE; e l'undicesimo anno, nel mese di Bul, che è l'ottavo mese, la casa
fu terminata in tutte le sue parti, come era stata progettata. Salomone la
costruì in sette anni.
CAPITOLO 7
Costruzione del palazzo di Salomone
2Cr 8:1, 11; 9:17-20; Ec 2:4
Poi Salomone costruì il suo palazzo, e lo terminò interamente in tredici
anni.
Costruì la casa detta: «Foresta del Libano»; era di cento cubiti di
lunghezza, di cinquanta di larghezza e di trenta d'altezza. Era basata su
quattro ordini di colonne di cedro, sulle quali poggiava una travatura di
cedro. Un soffitto di cedro copriva le camere che poggiavano sulle
quarantacinque colonne, quindici per fila. C'erano tre file di camere, le
cui finestre si trovavano le une di fronte alle altre lungo tutte e tre le
file. Tutte le porte con i loro stipiti e architravi erano quadrangolari. Le
finestre delle tre file di camere si trovavano le une di fronte alle altre,
in tutti e tre gli ordini. Fece pure il portico a colonne, che aveva
cinquanta cubiti di lunghezza e trenta di larghezza, con un vestibolo
davanti, delle colonne, e una scalinata sul davanti. Poi fece il portico del
trono dove amministrava la giustizia, che fu chiamato: «Portico del
giudizio»; lo ricoprì di legno di cedro dal pavimento al soffitto.
La sua casa, dove abitava, fu costruita nello stesso modo, in un altro
cortile, dietro il portico. Fece una casa dello stesso stile di questo
portico per la figlia del faraone, che egli aveva sposata. Tutte queste
costruzioni erano di pietre scelte, tagliate a misura, segate, internamente
ed esternamente, dalle fondamenta ai cornicioni, e al di fuori sino al
cortile maggiore. Anche le fondamenta erano di pietre scelte, grandi: pietre
di dieci cubiti, e pietre di otto cubiti. Sopra di esse c'erano delle pietre
scelte, tagliate a misura e del legname di cedro. Il gran cortile aveva
tutto intorno tre ordini di pietre lavorate e un ordine di travi di cedro,
come il cortile interno della casa del SIGNORE e come il portico della casa.
Le due colonne di bronzo
2Cr 2:12-14; 3:15-17
Il re Salomone fece venire da Tiro Chiram, figlio di una vedova della tribù
di Neftali; suo padre era di Tiro. Egli lavorava il bronzo, era pieno di
saggezza, d'intelletto e di abilità per eseguire qualunque lavoro in bronzo.
Egli si recò dal re Salomone ed eseguì tutti i lavori da lui ordinati. Fece
le due colonne di bronzo. La prima aveva diciotto cubiti d'altezza, e una
corda di dodici cubiti misurava la circonferenza della seconda. Fuse due
capitelli di bronzo, per metterli in cima alle colonne; l'uno aveva cinque
cubiti d'altezza, e l'altro cinque cubiti d'altezza. Fece un reticolato, un
lavoro d'intreccio, dei festoni a forma di catenelle, per i capitelli che
erano in cima alle colonne: sette per il primo capitello e sette per il
secondo. Fece due ordini di melagrane attorno all'uno di quei reticolati,
per coprire il capitello che era in cima a una delle colonne; e lo stesso
fece per l'altro capitello. I capitelli, che erano in cima alle colonne nel
portico, erano fatti a forma di giglio, ed erano di quattro cubiti. I
capitelli posti sulle due colonne erano circondati da duecento melagrane, in
alto, vicino alla sporgenza che era al di là del reticolato; c'erano
duecento melagrane disposte attorno al primo, e duecento intorno al secondo
capitello. Egli rizzò le colonne nel portico del tempio; rizzò la colonna a
destra, e la chiamò Iachim; poi rizzò la colonna a sinistra, e la chiamò
Boaz. In cima alle colonne c'era un lavoro fatto a forma di giglio. Così fu
compiuto il lavoro delle colonne.
Il mare di bronzo
2Cr 4:1-6; Es 30:17-21
Poi fece il «Mare» di metallo fuso, che aveva dieci cubiti da un orlo
all'altro; era di forma perfettamente rotonda, aveva cinque cubiti
d'altezza, e una corda di trenta cubiti ne misurava la circonferenza. Sotto
l'orlo lo circondavano dei frutti di colloquintide, dieci per cubito,
facendo tutto il giro del mare; i frutti di colloquintide, disposti in due
ordini, erano stati fusi insieme con il mare. Questo poggiava su dodici
buoi, dei quali tre guardavano a settentrione, tre a occidente, tre a
meridione, e tre a oriente; il mare stava su di essi, e le parti posteriori
dei buoi erano volte verso il centro. Esso aveva lo spessore di un palmo; il
suo orlo, fatto come l'orlo di una coppa, aveva la forma di un fior di
giglio; il mare conteneva duemila bati.
Le basi di bronzo
Fece pure le dieci basi di bronzo; ciascuna aveva quattro cubiti di
lunghezza, quattro cubiti di larghezza e tre cubiti d'altezza. Il lavoro
delle basi consisteva in questo. Erano formate di riquadri, tenuti assieme
per mezzo di sostegni. Sopra i riquadri, fra i sostegni, c'erano dei leoni,
dei buoi e dei cherubini; lo stesso, sui sostegni superiori; ma sui sostegni
inferiori, sotto i leoni e i buoi, c'erano delle ghirlande a festoni. Ogni
base aveva quattro ruote di bronzo con gli assi di bronzo; ai quattro angoli
c'erano delle mensole, sotto il bacino; queste mensole erano di metallo
fuso; di fronte a ciascuna stavano delle ghirlande. Al coronamento della
base, nell'interno, c'era un'apertura in cui si adattava il bacino; essa
aveva un cubito d'altezza, era rotonda, della forma di una base di colonna,
e aveva un cubito e mezzo di diametro; anche lì c'erano delle sculture; i
riquadri erano quadrati e non circolari. Le quattro ruote erano sotto i
riquadri, gli assi delle ruote erano fissati alla base, e l'altezza d'ogni
ruota era di un cubito e mezzo. Le ruote erano fatte come quelle di un
carro. I loro assi, i loro quarti, i loro raggi, i loro mòzzi erano di
metallo fuso. Ai quattro angoli d'ogni base c'erano quattro mensole d'un
medesimo pezzo con la base. La parte superiore della base terminava con un
cerchio di mezzo cubito d'altezza, e aveva i suoi sostegni e i suoi riquadri
tutti d'un pezzo con la base. Sulla parte liscia dei sostegni e sui riquadri
Chiram scolpì dei cherubini, dei leoni e delle palme, secondo gli spazi
liberi, e delle ghirlande tutto intorno. Così fece le dieci basi; la
fusione, la misura e la forma erano le stesse per tutte.
Poi fece le dieci conche di bronzo, ciascuna delle quali conteneva quaranta
bati ed era di quattro cubiti; ogni conca posava sopra una delle dieci basi.
Egli collocò le basi così: cinque al lato destro della casa e cinque al lato
sinistro. Mise il mare al lato destro della casa, verso sud-est.
Chiram fece pure i vasi per le ceneri, le palette e le bacinelle.
(2Cr 4:7-22; 5:1) Es 37:10, ecc.
Così Chiram compì tutta l'opera richiesta dal re Salomone per la casa del
SIGNORE: le due colonne, le volute dei capitelli in cima alle colonne, i due
reticolati per coprire le due volute dei capitelli in cima alle colonne, le
quattrocento melagrane per i due reticolati, a due ordini di melagrane per
ogni reticolato, che coprivano le due volute dei capitelli in cima alle
colonne, le dieci basi, le dieci conche sulle basi, il mare, che era unico,
e i dodici buoi sotto il mare; i vasi per le ceneri, le palette e le
bacinelle. Tutti questi utensili, che Chiram fece a Salomone per la casa del
SIGNORE, erano di bronzo lucido. Il re li fece fondere nella pianura del
Giordano, in un suolo argilloso, tra Succot e Sartan. Salomone lasciò tutti
questi utensili senza verificare il peso del bronzo, perché erano in
grandissima quantità.
Salomone fece fabbricare tutti gli arredi della casa del SIGNORE: l'altare
d'oro, la tavola d'oro sulla quale si mettevano i pani della presentazione;
i candelabri d'oro puro, cinque a destra e cinque a sinistra, davanti al
santuario, con i fiori, le lampade e gli smoccolatoi, d'oro; le coppe, i
coltelli, le bacinelle, i cucchiai e i bracieri, d'oro fino; e i cardini
d'oro per la porta interna della casa all'ingresso del luogo santissimo, e
per la porta della casa all'ingresso del tempio.
Così fu compiuta tutta l'opera che il re Salomone fece eseguire per la casa
del SIGNORE. Poi Salomone fece portare l'argento, l'oro e gli utensili che
Davide suo padre aveva consacrati, e li mise nei tesori della casa del
SIGNORE.
CAPITOLO 8
Consacrazione del tempio; preghiera di Salomone
2Cr 5; Sl 68:25; Ap 11:9
Allora Salomone radunò presso di sé a Gerusalemme gli anziani d'Israele e
tutti i capi delle tribù, i prìncipi delle famiglie dei figli d'Israele, per
portar su l'arca del patto del SIGNORE dalla città di Davide, cioè da Sion.
Tutti gli uomini d'Israele si radunarono presso il re Salomone nel mese di
Etanim, che è il settimo mese, durante la festa.
Quando arrivarono gli anziani d'Israele, i sacerdoti presero l'arca, e
portarono su l'arca del SIGNORE, la tenda di convegno, e tutti gli utensili
sacri che erano nella tenda. I sacerdoti e i Leviti eseguirono il trasporto.
Il re Salomone e tutta l'assemblea d'Israele convocata presso di lui si
radunarono davanti all'arca, e sacrificarono pecore e buoi in tal quantità
da non potersi contare né calcolare. I sacerdoti portarono l'arca del patto
del SIGNORE al luogo destinato per essa, nel santuario della casa, nel luogo
santissimo, sotto le ali dei cherubini; i cherubini infatti avevano le ali
spiegate sopra il sito dell'arca e coprivano dall'alto l'arca e le sue
stanghe. Le stanghe avevano una tale lunghezza che le loro estremità si
vedevano dal luogo santo, davanti al santuario, ma non si vedevano dal di
fuori. Esse sono rimaste là fino ad oggi. Nell'arca non c'era altro se non
le due tavole di pietra che Mosè vi aveva deposte sul monte Oreb, quando il
SIGNORE fece alleanza con i figli d'Israele, dopo che questi furono usciti
dal paese d'Egitto.
Mentre i sacerdoti uscivano dal luogo santo, la nuvola riempì la casa del
SIGNORE, e i sacerdoti non poterono rimanervi per farvi il loro servizio, a
causa della nuvola; perché la gloria del SIGNORE riempiva la casa del
SIGNORE.
Discorso e preghiera di Salomone
2Cr 6:1-11; Sl 115:1
Allora Salomone disse: «Il SIGNORE ha dichiarato che abiterebbe
nell'oscurità! Ho costruito per te un tempio maestoso, un luogo dove tu
abiterai per sempre!»
Poi il re si voltò e benedisse tutta l'assemblea d'Israele; e tutta
l'assemblea d'Israele stava in piedi. Egli disse: «Benedetto sia il SIGNORE,
Dio d'Israele, il quale di sua propria bocca parlò a Davide mio padre, e con
la sua potenza ha adempiuto quanto aveva dichiarato dicendo: "Dal giorno che
feci uscire il mio popolo d'Israele dall'Egitto, io non scelsi alcuna città,
fra tutte le tribù d'Israele, per costruirvi una casa, dove il mio nome
dimorasse; ma scelsi Davide per regnare sul mio popolo Israele". Davide, mio
padre, ebbe in cuore di costruire una casa al nome del SIGNORE, Dio
d'Israele; ma il SIGNORE disse a Davide mio padre: "Tu hai avuto in cuore di
costruire una casa al mio nome, e hai fatto bene ad avere questo pensiero;
però, non sarai tu a costruire la casa; ma il figlio che uscirà dai tuoi
lombi, sarà lui a costruire la casa al mio nome". Il SIGNORE ha adempiuto la
parola che aveva pronunziata; e io ho preso il posto di Davide mio padre, e
mi sono seduto sul trono d'Israele, come il SIGNORE aveva annunziato, e ho
costruito la casa al nome del SIGNORE, Dio d'Israele. E là ho assegnato un
posto all'arca, nella quale è il patto del SIGNORE: il patto che egli
stabilì con i nostri padri, quando li fece uscire dal paese d'Egitto».
2Cr 6:12-42; At 7:47-50 (Ne 1:5-9; Le 26:40-45)(Is 56:6-7; Gr 3:17)
Poi Salomone si pose davanti all'altare del SIGNORE, in presenza di tutta
l'assemblea d'Israele, stese le mani verso il cielo, e disse:
«O SIGNORE, Dio d'Israele! Non c'è nessun dio che sia simile a te, né lassù
in cielo, né quaggiù in terra! Tu mantieni il patto e la misericordia verso
i tuoi servi che camminano in tua presenza con tutto il cuore. Tu hai
mantenuto la promessa che facesti al tuo servo Davide, mio padre; e ciò che
dichiarasti con la tua bocca, la tua mano oggi adempie. Ora, SIGNORE, Dio
d'Israele, mantieni al tuo servo Davide, mio padre, la promessa che gli
facesti, dicendo: Non ti mancherà mai qualcuno che sieda davanti a me sul
trono d'Israele, purché i tuoi figli veglino sulla loro condotta e camminino
in mia presenza, come tu hai camminato. Ora, o Dio d'Israele, si avveri la
parola che dicesti al tuo servo Davide, mio padre!
Ma è proprio vero che Dio abiterà sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei
cieli non ti possono contenere; quanto meno questa casa che io ho costruita!
Tuttavia, o SIGNORE, Dio mio, abbi riguardo alla preghiera del tuo servo e
alla sua supplica, ascolta il grido e la preghiera che oggi il tuo servo ti
rivolge. Siano i tuoi occhi aperti notte e giorno su questa casa, sul luogo
di cui dicesti: Qui sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo
farà rivolto a questo luogo! Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo
popolo Israele quando pregheranno rivolti a questo luogo; ascoltali dal
luogo della tua dimora nei cieli; ascolta e perdona!
Se uno pecca contro il suo prossimo, e si esige da lui il giuramento per
costringerlo a giurare, se egli viene a giurare davanti al tuo altare in
questa casa, tu ascolta dal cielo, agisci e giudica i tuoi servi; condanna
il colpevole, facendo ricadere sul suo capo i suoi atti, e dichiara giusto
l'innocente, trattandolo secondo la sua giustizia.
Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto dal nemico per aver peccato
contro di te, se torna a te, se dà gloria al tuo nome e ti rivolge preghiere
e suppliche in questa casa, tu esaudiscilo dal cielo, perdona al tuo popolo
Israele il suo peccato, e riconducilo nel paese che désti ai suoi padri.
Quando il cielo sarà chiuso e non ci sarà più pioggia a causa dei loro
peccati contro di te, se essi pregano rivolti a questo luogo, se danno
gloria al tuo nome e si convertono dai loro peccati perché li hai afflitti,
tu esaudiscili dal cielo, perdona il loro peccato ai tuoi servi e al tuo
popolo Israele, ai quali mostrerai la buona strada per cui debbono
camminare; e manda la pioggia sulla terra che hai data come eredità al tuo
popolo.
Quando il paese sarà invaso dalla carestia o dalla peste, dalla ruggine o
dal carbone, dalle locuste o dai bruchi, quando il nemico assedierà il tuo
popolo nel suo paese, nelle sue città, quando scoppierà qualsiasi flagello o
epidemia, ogni preghiera, ogni supplica che ti sarà rivolta da qualsiasi
individuo o da tutto il tuo popolo d'Israele, che riconoscerà la piaga del
proprio cuore e stenderà le mani verso questa casa, tu esaudiscila dal
cielo, dal luogo della tua dimora, e perdona; agisci e rendi a ciascuno
secondo le sue vie, tu, che conosci il cuore di ognuno; perché tu solo
conosci il cuore di tutti i figli degli uomini; e fa' che essi ti temano
tutto il tempo che vivranno nel paese che tu désti ai nostri padri.
Anche lo straniero, che non è del tuo popolo Israele, quando verrà da un
paese lontano a causa del tuo nome, perché si udrà parlare del tuo gran
nome, della tua mano potente e del tuo braccio disteso, quando verrà a
pregarti in questa casa, tu esaudiscilo dal cielo, dal luogo della tua
dimora, e concedi a questo straniero tutto quello che ti domanderà, affinché
tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome per temerti, come fa il tuo
popolo Israele, e sappiano che il tuo nome è invocato su questa casa che io
ho costruita!
Quando il tuo popolo partirà per far guerra al suo nemico, seguendo la via
per la quale tu l'avrai mandato, se pregherà il SIGNORE, rivolto alla città
che tu hai scelta e alla casa che io ho costruita al tuo nome, esaudisci dal
cielo le sue preghiere e le sue suppliche, e rendigli giustizia.
Quando peccheranno contro di te, poiché non c'è uomo che non pecchi, e ti
sarai sdegnato contro di loro e li avrai abbandonati in balìa del nemico che
li deporterà in un paese ostile, lontano o vicino, se, nel paese dove
saranno schiavi, rientrano in sé stessi, se tornano a te e ti rivolgono
suppliche, nel paese di quelli che li hanno deportati, e dicono: "Abbiamo
peccato, abbiamo agito da empi, siamo stati malvagi"; se tornano a te con
tutto il cuore e con tutta l'anima nel paese dei loro nemici, che li hanno
deportati, e ti pregano rivolti al loro paese, il paese che tu desti ai loro
padri, alla città che tu hai scelta e alla casa che io ho costruita al tuo
nome, esaudisci dal cielo, dal luogo della tua dimora, le loro preghiere e
le loro suppliche, e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo, che ha
peccato contro di te, tutte le trasgressioni di cui si è reso colpevole
verso di te, e muovi a pietà per essi quelli che li hanno deportati,
affinché abbiano misericordia di loro; poiché essi sono il tuo popolo, la
tua eredità, che tu hai fatto uscire dall'Egitto, da una fornace per il
ferro! Siano i tuoi occhi aperti alle suppliche del tuo servo e alle
suppliche del tuo popolo Israele, per esaudirli in tutto quello che ti
chiederanno; perché tu li hai separati da tutti gli altri popoli della terra
per farne la tua eredità; come dichiarasti per mezzo del tuo servo Mosè,
quando facesti uscire dall'Egitto i nostri padri, o Signore, nostro DIO!»
Quando Salomone ebbe finito di rivolgere al SIGNORE tutta questa preghiera e
questa supplica, si alzò davanti all'altare del SIGNORE dove stava
inginocchiato tenendo le mani stese verso il cielo. Alzatosi in piedi,
benedisse tutta l'assemblea d'Israele ad alta voce, dicendo: «Benedetto sia
il SIGNORE che ha dato riposo al suo popolo Israele, secondo tutte le
promesse che aveva fatte; non una delle buone promesse da lui fatte per
mezzo del suo servo Mosè è rimasta inadempiuta. Il SIGNORE, il nostro Dio,
sia con noi, come fu con i nostri padri; non ci lasci e non ci abbandoni, ma
ci faccia volgere i nostri cuori verso di lui, affinché camminiamo in tutte
le sue vie e osserviamo i suoi comandamenti, le sue leggi e i suoi precetti,
che egli prescrisse ai nostri padri! E le parole di questa mia supplica al
SIGNORE siano giorno e notte presenti al SIGNORE, nostro Dio, perché egli
renda giustizia al suo servo e al suo popolo Israele, giorno per giorno,
secondo il bisogno, affinché tutti i popoli della terra riconoscano che il
SIGNORE è Dio e non ce n'è alcun altro. Il vostro cuore sia dunque dedito
interamente al SIGNORE, al nostro Dio, per seguire le sue leggi e osservare
i suoi comandamenti, come fate oggi!»
2Cr 7:4-10; Sl 33:12; Ne 8:10
Poi il re e tutto Israele con lui offrirono dei sacrifici davanti al
SIGNORE. Salomone immolò, come sacrificio di riconoscenza al SIGNORE,
ventiduemila buoi e centoventimila pecore. Così il re e tutti i figli
d'Israele dedicarono la casa al SIGNORE. In quel giorno il re consacrò la
parte di mezzo del cortile, che è davanti alla casa del SIGNORE; poiché
offrì in quel luogo gli olocausti, le offerte e i grassi dei sacrifici di
riconoscenza, poiché l'altare di bronzo, che è davanti al SIGNORE, era
troppo piccolo per contenere gli olocausti, le offerte e i grassi dei
sacrifici di riconoscenza. In quel tempo Salomone celebrò la festa, e tutto
Israele con lui. Ci fu una grande assemblea di gente venuta da tutto il
paese: dai dintorni di Camat fino al torrente d'Egitto, raccolta davanti al
SIGNORE, al nostro Dio, per sette giorni e poi per altri sette, in tutto
quattordici giorni. L'ottavo giorno il re fece partire il popolo. Quelli
benedissero il re e se ne andarono alle loro tende allegri e con il cuore
contento per tutto il bene che il SIGNORE aveva fatto a Davide, suo servo, e
a Israele, suo popolo.
CAPITOLO 9
Seconda apparizione del Signore a Salomone
2Cr 7:11-22 (Ge 17:1-8; De 29:22-28)(Mt 24:2)(1R 3:5)
Quando Salomone ebbe finito di costruire la casa del SIGNORE, il palazzo del
re e tutto quello che ebbe desiderio di fare, il SIGNORE gli apparve per la
seconda volta, come gli era apparso a Gabaon, e gli disse: «Io ho esaudito
la tua preghiera e la supplica che hai fatta davanti a me; ho santificato
questa casa che tu hai costruita per mettervi il mio nome per sempre. I miei
occhi e il mio cuore saranno lì per sempre. Quanto a te, se tu cammini in
mia presenza come camminò Davide, tuo padre, con integrità di cuore e con
rettitudine, facendo tutto quello che ti ho comandato, e se osservi le mie
leggi e i miei precetti, io stabilirò il trono del tuo regno in Israele per
sempre, come promisi a Davide tuo padre, dicendo: "Non ti mancherà mai
qualcuno che sieda sul trono d'Israele". Ma se voi o i vostri figli vi
allontanate da me, se non osservate i miei comandamenti e le leggi che vi ho
posti davanti e andate invece a servire altri dèi e a prostrarvi davanti a
loro, io sterminerò Israele dal paese che gli ho dato, rigetterò dalla mia
presenza la casa che ho consacrata al mio nome. Israele sarà la favola e lo
zimbello di tutti i popoli. Per quanto concerne questa casa, una volta così
eccelsa, chiunque le passerà vicino rimarrà stupefatto e si metterà a
fischiare; e si dirà: "Perché il SIGNORE ha trattato così questo paese e
questa casa?" Si risponderà: "Perché hanno abbandonato il SIGNORE, loro Dio,
il quale fece uscire i loro padri dal paese d'Egitto; si sono attaccati ad
altri dèi, si sono prostrati davanti a loro e li hanno serviti; ecco perché
il SIGNORE ha fatto venire tutti questi mali su di loro"».
Città costruite da Salomone. Flotta mandata a Ofir
2Cr 8; Ec 2:2-10
Passati i vent'anni nei quali Salomone costruì le due case, la casa del
SIGNORE e il palazzo del re, il re Salomone diede a Chiram venti città nel
paese di Galilea. Infatti Chiram, re di Tiro, aveva fornito a Salomone
legname di cedro e di cipresso, e oro a volontà. Chiram uscì da Tiro per
vedere le città dategli da Salomone; ma non gli piacquero; e disse: «Che
città sono queste che tu mi hai date, fratello mio?» E le chiamò «Terra di
Cabul»; nome che è rimasto loro fino a oggi. Chiram aveva mandato al re
centoventi talenti d'oro.
Ora ecco quel che concerne gli operai reclutati e comandati dal re Salomone
per costruire la casa del SIGNORE e il proprio palazzo, Millo e le mura di
Gerusalemme, Asor, Meghiddo e Ghezer. Il faraone, re d'Egitto, era salito a
impadronirsi di Ghezer, l'aveva data alle fiamme, e aveva ucciso i Cananei
che abitavano la città; poi l'aveva data per dote a sua figlia, moglie di
Salomone. E Salomone ricostruì Ghezer, Bet-Oron inferiore, Baalat e Tadmor
nella parte deserta del paese, tutte le città che gli servivano da
magazzino, le città per i suoi carri, le città per i suoi cavalieri, insomma
tutto quello che gli piacque di costruire a Gerusalemme, nel Libano e in
tutto il paese del suo dominio. Tutta la popolazione che era rimasta degli
Amorei, degli Ittiti, dei Ferezei, degli Ivvei e dei Gebusei, che non
facevano parte dei figli d'Israele, vale a dire i loro discendenti che erano
rimasti dopo di loro nel paese e che gli Israeliti non avevano potuto votare
allo sterminio, Salomone li impiegò per lavori da servi; e tali sono rimasti
fino a oggi. Ma i figli d'Israele Salomone non li impiegò come schiavi; essi
furono la sua gente di guerra, i suoi ministri, i suoi prìncipi, i suoi
capitani, i comandanti dei suoi carri e dei suoi cavalieri. I capi dei
prefetti, preposti ai lavori di Salomone, erano cinquecentocinquanta, e
avevano l'incarico di sorvegliare la gente che eseguiva i lavori.
Appena la figlia del faraone salì dalla città di Davide alla casa che
Salomone le aveva fatto costruire, questi si mise a costruire Millo.
Tre volte l'anno Salomone offriva olocausti e sacrifici di riconoscenza
sull'altare che egli aveva costruito al SIGNORE, e offriva profumi su quello
che era posto davanti al SIGNORE. Egli aveva completato la casa.
Il re Salomone costruì anche una flotta a Esion-Gheber, presso Elat, sulla
costa del mar Rosso, nel paese di Edom. Chiram imbarcò su questa flotta, con
la gente di Salomone, la sua gente: marinai che conoscevano il mare. Essi
andarono a Ofir, vi presero dell'oro, quattrocentoventi talenti, e li
portarono al re Salomone.
CAPITOLO 10
La regina di Seba viene a visitare Salomone a Gerusalemme
2Cr 9:1-12; Lu 11:31; Pr 13:20
La regina di Seba udì la fama che circondava Salomone a motivo del nome del
SIGNORE, e venne a metterlo alla prova con degli enigmi. Lei giunse a
Gerusalemme con un numerosissimo séguito, con cammelli carichi di aromi,
d'oro in gran quantità, e di pietre preziose. Andò da Salomone e gli disse
tutto quello che aveva nel suo cuore. Salomone rispose a tutte le domande
della regina, e non ci fu nulla che fosse oscuro per il re e che egli non
sapesse spiegare.
La regina di Seba vide tutta la saggezza di Salomone e la casa che egli
aveva costruita, i cibi della sua mensa, gli alloggi dei suoi servitori,
l'organizzazione dei suoi ufficiali e le loro uniformi, i suoi coppieri e
gli olocausti che egli offriva nella casa del SIGNORE. Rimase senza fiato. E
disse al re: «Quello che avevo sentito dire nel mio paese della tua
situazione e della tua saggezza era dunque vero. Ma non ci ho creduto finché
non sono venuta io stessa e non ho visto con i miei occhi. Ebbene, non me
n'era stata riferita neppure la metà! La tua saggezza e la tua prosperità
sorpassano la fama che me n'era giunta! Beata la tua gente, beati questi
tuoi servitori che stanno sempre davanti a te, e ascoltano la tua saggezza!
Sia benedetto il SIGNORE, il tuo Dio, il quale ti ha gradito, mettendoti sul
trono d'Israele! Il SIGNORE ti ha fatto re, per amministrare il diritto e la
giustizia, perché egli nutre per Israele un amore eterno».
Poi lei diede al re centoventi talenti d'oro, una grandissima quantità di
aromi e delle pietre preziose. Non furono mai più portati tanti aromi quanti
ne diede la regina di Seba al re Salomone.
La flotta di Chiram, che portava oro da Ofir, portava anche da Ofir del
legno di sandalo in grandissima quantità, e delle pietre preziose, e di
questo legno di sandalo il re fece delle ringhiere per la casa del SIGNORE e
per il palazzo reale, delle arpe e delle cetre per i cantori. Di questo
legno di sandalo non ne fu più portato, e non se n'è più visto fino a oggi.
Tutto quello che la regina di Seba desiderò e chiese, il re Salomone glielo
diede, oltre a quello che egli le donò con la sua munificenza sovrana. Poi
lei si rimise in cammino, e con i suoi servitori tornò al suo paese.
Ricchezze e potenza di Salomone
2Cr 9:13-29; 1:11-17 (Mt 6:29)(Sl 62:11; Ec 5:12)
Il peso dell'oro che giungeva ogni anno a Salomone era di
seicentosessantasei talenti, oltre a quello che egli percepiva dai mercanti,
dal traffico dei negozianti, da tutti i re d'Arabia e dai governatori del
paese.
Il re Salomone fece fare duecento grandi scudi d'oro battuto, per ognuno dei
quali impiegò seicento sicli d'oro, e trecento scudi d'oro battuto più
piccoli, per ognuno dei quali impiegò tre mine d'oro; e il re li mise nella
casa detta «Foresta del Libano». Il re fece pure un gran trono d'avorio, che
rivestì d'oro finissimo. Questo trono aveva sei gradini; la sommità del
trono era rotonda dalla parte di dietro; il seggio aveva due bracci, uno di
qua e uno di là; presso i due bracci stavano due leoni, e dodici leoni erano
sui sei gradini, da una parte e dall'altra. Niente di simile era ancora
stato fatto in nessun altro regno. Tutte le coppe del re Salomone erano
d'oro, e tutto il vasellame della casa, detta «Foresta del Libano», era
d'oro puro. Nulla era d'argento; dell'argento non si faceva alcun conto al
tempo di Salomone. Infatti il re aveva in mare una flotta di Tarsis insieme
con la flotta di Chiram; e la flotta di Tarsis, una volta ogni tre anni,
veniva a portare oro, argento, avorio, scimmie e pavoni. Così il re Salomone
fu il più grande di tutti i re della terra per ricchezze e per saggezza. E
tutto il mondo cercava di veder Salomone per udire la saggezza che Dio gli
aveva messa in cuore. Ognuno gli portava il suo dono: vasi d'argento, vasi
d'oro, vesti, armi, aromi, cavalli e muli; e questo avveniva ogni anno.
Salomone radunò carri e cavalieri, ed ebbe millequattrocento carri e
dodicimila cavalieri, che distribuì nelle città dove teneva i suoi carri, e
in Gerusalemme presso di sé. Durante il suo regno l'argento a Gerusalemme
diventò comune come le pietre, e i cedri tanto abbondanti quanto i sicomori
della pianura. I cavalli che Salomone aveva, gli venivano portati
dall'Egitto; le carovane di mercanti del re li andavano a prendere a
branchi, per un prezzo convenuto. Un equipaggio, uscito dall'Egitto e giunto
a destinazione, veniva a costare seicento sicli d'argento; un cavallo,
centocinquanta. Allo stesso modo, per mezzo di quei mercanti, se ne facevano
venire per tutti i re degli Ittiti e per i re della Siria.
CAPITOLO 11
Salomone trascinato all'idolatria
(De 17:17; 7:3-4; Ne 13:23-27) Mt 13:22 (Ap 2:4; 3:17) 1Co 10:12
Il re Salomone, oltre alla figlia del faraone, amò molte donne straniere:
delle Moabite, delle Ammonite, delle Idumee, delle Sidonie, delle Ittite,
donne appartenenti ai popoli dei quali il SIGNORE aveva detto ai figli
d'Israele: «Non andate da loro e non vengano essi da voi, poiché essi certo
pervertirebbero il vostro cuore per farvi seguire i loro dèi». A tali donne
si unì Salomone nei suoi amori. Ed ebbe settecento principesse per mogli e
trecento concubine; e le sue mogli gli pervertirono il cuore. Al tempo della
vecchiaia di Salomone, le sue mogli gli fecero volgere il cuore verso altri
dèi; e il suo cuore non appartenne interamente al SIGNORE suo Dio, come il
cuore di Davide suo padre. Salomone seguì Astarte, divinità dei Sidoni, e
Milcom, l'abominevole divinità degli Ammoniti. Così Salomone fece ciò che è
male agli occhi del SIGNORE e non seguì pienamente il SIGNORE, come aveva
fatto Davide suo padre. Fu allora che Salomone costruì, sul monte che sta di
fronte a Gerusalemme, un alto luogo per Chemos, l'abominevole divinità di
Moab, e per Moloc, l'abominevole divinità dei figli di Ammon. Fece così per
tutte le sue donne straniere, le quali offrivano profumi e sacrifici ai loro
dèi.
Il SIGNORE s'indignò contro Salomone, perché il cuore di lui si era
allontanato dal SIGNORE, Dio d'Israele, che gli era apparso due volte, e gli
aveva ordinato, a questo proposito, di non andare dietro ad altri dèi; ma
egli non osservò l'ordine datogli dal SIGNORE. Il SIGNORE disse a Salomone:
«Poiché tu hai agito a questo modo, e non hai osservato il mio patto e le
leggi che ti avevo date, io ti toglierò il regno, e lo darò al tuo servo.
Nondimeno, per amore di Davide tuo padre, io non farò questo durante la tua
vita, ma strapperò il regno dalle mani di tuo figlio. Però, non gli
strapperò tutto il regno, ma lascerò una tribù a tuo figlio, per amor di
Davide mio servo e per amor di Gerusalemme che io ho scelto».
I nemici di Salomone
2S 8:13-14; Sl 89:31-33
Il SIGNORE suscitò un nemico a Salomone: Adad, l'Idumeo, che era della
stirpe reale di Edom. Quando Davide sconfisse Edom, Ioab, capo
dell'esercito, salì per seppellire i morti, e uccise tutti i maschi che
erano in Edom. Ioab rimase in Edom sei mesi, con tutto Israele, finché vi
ebbe sterminato tutti i maschi. In quel tempo Adad fuggì con alcuni Idumei,
servitori di suo padre, per andare in Egitto. Adad era allora un ragazzo.
Quelli dunque partirono da Madian, andarono a Paran, presero con sé degli
uomini di Paran e giunsero in Egitto dal faraone, re d'Egitto, il quale
diede a Adad una casa, provvide al suo mantenimento, e gli assegnò dei
terreni. Adad trovò grazia agli occhi del faraone, che gli diede in moglie
la sorella della propria moglie, la sorella della regina Tacpenes. La
sorella di Tacpenes gli partorì un figlio, Ghenubat, che Tacpenes divezzò
nella casa del faraone; e Ghenubat rimase in casa del faraone tra i figli
del faraone. Quando Adad ebbe sentito in Egitto che Davide si era
addormentato con i suoi padri e che Ioab, capo dell'esercito, era morto,
disse al faraone: «Permettimi di andare al mio paese». Il faraone gli
rispose: «Che ti manca da me perché tu cerchi di andartene al tuo paese?» E
quegli replicò: «Nulla; tuttavia, ti prego, lasciami partire».
Dio suscitò un altro nemico a Salomone: Rezon, figlio d'Eliada, che era
fuggito dal suo signore Adadezer, re di Soba. Egli aveva radunato gente
intorno a sé ed era diventato capo di una banda, quando Davide massacrò i
Siri. Egli e i suoi andarono a Damasco, vi si stabilirono e regnarono a
Damasco. Fu nemico d'Israele per tutto il tempo di Salomone; e questo, oltre
al male già fatto da Adad. Detestò Israele e regnò sulla Siria.
1R 12:1-24
Anche Geroboamo, servo di Salomone, si ribellò contro il re. Egli era figlio
di Nebat, Efrateo di Sereda, e aveva per madre una vedova che si chiamava
Serua. La causa per cui si ribellò contro il re fu questa. Salomone
costruiva Millo e chiudeva la breccia della città di Davide suo padre.
Geroboamo era un uomo forte e valoroso; e Salomone, veduto come questo
giovane lavorava, gli diede la sorveglianza di tutta la gente della casa di
Giuseppe, reclutata per i lavori. In quel tempo Geroboamo, uscito da
Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Aiia, di Silo, che indossava un
mantello nuovo; ed erano loro due soli nella campagna. Aiia prese il
mantello nuovo che aveva addosso, lo strappò in dodici pezzi, e disse a
Geroboamo: «Prendine per te dieci pezzi, perché il SIGNORE, Dio d'Israele,
dice così: "Ecco, io strappo questo regno dalle mani di Salomone, e te ne
darò dieci tribù; a Salomone resterà una tribù per amor di Davide mio servo,
e per amor di Gerusalemme, della città che ho scelta fra tutte le tribù
d'Israele. Ciò, perché i figli d'Israele mi hanno abbandonato, si sono
prostrati davanti ad Astarte, divinità dei Sidoni, davanti a Chemos, dio di
Moab, e davanti a Milcom, dio degli Ammoniti, e non hanno camminato nelle
mie vie per fare ciò che è giusto agli occhi miei e per osservare le mie
leggi e i miei precetti, come fece Davide, padre di Salomone. Tuttavia non
toglierò dalle mani di lui tutto il regno, ma lo manterrò principe tutto il
tempo della sua vita, per amor di Davide, mio servo, che io scelsi, e che
osservò i miei comandamenti e le mie leggi. Toglierò il regno dalle mani di
suo figlio, e te ne darò dieci tribù; e a suo figlio lascerò una tribù,
affinché Davide, mio servo, abbia sempre una lampada davanti a me in
Gerusalemme, nella città che ho scelta per mettervi il mio nome. Io prenderò
dunque te, e tu regnerai su tutto quello che vorrai e sarai re sopra
Israele. Se tu ubbidirai a tutto quello che ti comanderò, e camminerai nelle
mie vie, e farai ciò ch'è giusto agli occhi miei, osservando le mie leggi e
i miei comandamenti, come fece Davide mio servo, io sarò con te, ti
edificherò una casa stabile, come ne edificai una a Davide, e ti darò
Israele. Così umilierò la discendenza di Davide, ma non per sempre"». Per
questo Salomone cercò di far morire Geroboamo; ma questi partì e si rifugiò
in Egitto presso Sisac, re d'Egitto, e rimase in Egitto fino alla morte di
Salomone.
Morte di Salomone
2Cr 9:29-31; Ec 8:8
Il rimanente delle gesta di Salomone, tutto quello che fece, e la sua
saggezza risulta scritto nel libro delle gesta di Salomone.
Salomone regnò a Gerusalemme, su tutto Israele, quarant'anni. Poi Salomone
si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto nella città di Davide suo
padre; e Roboamo, suo figlio, regnò al suo posto.
Divisione del regno; i re di Giuda fino a Giosafat; i re d'Israele fino ad
Acazia
12:1-22:54 (2Cr 10-20)(Os 4:15-17; 6:10-11)
CAPITOLO 12
Roboamo re di Giuda; Geroboamo re d'Israele
2Cr 10; 11:1-12; Pr 3:7; Os 13:11
Roboamo andò a Sichem, perché tutto Israele era venuto a Sichem per farlo
re.
Quando Geroboamo, figlio di Nebat, lo seppe, si trovava ancora in Egitto,
dov'era fuggito per scampare dal re Salomone; egli abitava in Egitto, e lo
mandarono a chiamare. Allora Geroboamo e tutta l'assemblea d'Israele vennero
a parlare a Roboamo, e gli dissero: «Tuo padre ha reso duro il nostro giogo;
ora rendi tu più lieve la dura servitù e il giogo pesante che tuo padre ci
ha imposti, e noi ti serviremo». Egli rispose loro: «Andatevene, e tornate
da me fra tre giorni». E il popolo se ne andò.
Il re Roboamo si consigliò con i vecchi che erano stati al servizio del re
Salomone suo padre mentre era vivo, e disse: «Che cosa mi consigliate di
rispondere a questo popolo?» E quelli gli parlarono così: «Se oggi tu ti fai
servo di questo popolo, se gli cedi, se gli rispondi e gli parli con bontà,
ti sarà servo per sempre». Ma Roboamo trascurò il consiglio datogli dai
vecchi, e si consigliò con i giovani che erano cresciuti con lui ed erano al
suo servizio, e disse loro: «Come consigliate di rispondere a questo popolo
che mi ha parlato dicendo: Allevia il giogo che tuo padre ci ha imposto?» I
giovani che erano cresciuti con lui, gli risposero: «Ecco quel che dirai a
questo popolo che si è rivolto a te dicendo: Tuo padre ha reso pesante il
nostro giogo, e tu rendilo più leggero! Gli risponderai così: Il mio dito
mignolo è più grosso del corpo di mio padre; mio padre vi ha caricati di un
giogo pesante, ma io lo renderò più pesante ancora; mio padre vi ha
castigati con la frusta, e io vi castigherò con i flagelli a punte».
Tre giorni dopo, Geroboamo e tutto il popolo vennero da Roboamo, come aveva
ordinato il re dicendo: «Tornate da me fra tre giorni». Il re rispose
duramente al popolo, abbandonando il consiglio che i vecchi gli avevano
dato; e parlò loro secondo il consiglio dei giovani, e disse: «Mio padre ha
reso pesante il vostro giogo, ma io lo renderò più pesante ancora; mio padre
vi ha castigati con la frusta, e io vi castigherò con i flagelli a punte».
Così il re non diede ascolto al popolo; perché tutto ciò era diretto dal
SIGNORE, affinché si adempisse la parola che il SIGNORE aveva pronunziata
per mezzo di Aiia di Silo a Geroboamo, figlio di Nebat.
Quando tutto Israele vide che il re non gli dava ascolto, rispose al re,
dicendo: «Che abbiamo da fare con Davide? Noi non abbiamo nulla in comune
con il figlio d'Isai! Alle tue tende, o Israele! Provvedi ora tu alla tua
casa, o Davide!» E Israele se ne andò alle sue tende. Ma sui figli d'Israele
che abitavano nelle città di Giuda, regnò Roboamo. Il re Roboamo mandò loro
Adoram, responsabile dei lavori forzati; ma tutto Israele lo lapidò, ed egli
morì. E il re Roboamo salì in fretta sopra un carro per fuggire a
Gerusalemme. Così Israele si ribellò alla casa di Davide, ed è rimasto
ribelle fino a oggi.
Quando tutto Israele udì che Geroboamo era tornato, lo mandò a chiamare
perché venisse alla comunità, e lo fece re su tutto Israele. Nessuno seguì
la casa di Davide, tranne la sola tribù di Giuda.
Quando Roboamo giunse a Gerusalemme, radunò tutta la casa di Giuda e la
tribù di Beniamino, centottantamila uomini, guerrieri scelti, per combattere
contro la casa d'Israele e restituire il regno a Roboamo, figlio di
Salomone. Ma la parola di Dio fu rivolta a Semaia, uomo di Dio, in questi
termini: «Parla a Roboamo, figlio di Salomone, re di Giuda, a tutta la casa
di Giuda e di Beniamino e al resto del popolo, e di' loro: Così parla il
SIGNORE: Non salite a combattere contro i vostri fratelli, i figli
d'Israele! Ognuno se ne torni a casa sua; perché questo è avvenuto per mia
volontà».
Quelli ubbidirono alla parola del SIGNORE e se ne tornarono, secondo la
parola del SIGNORE.
Idolatria di Geroboamo: i vitelli d'oro
Es 32:1-8 (2R 17:21-22; 2Cr 11:13-17)
Geroboamo costruì Sichem nella regione montuosa di Efraim, e vi si stabilì;
poi uscì di là e costruì Penuel. Geroboamo disse in cuor suo: «Ora il regno
potrebbe benissimo tornare alla casa di Davide. Se questo popolo sale a
Gerusalemme per offrire sacrifici nella casa del SIGNORE, il suo cuore si
volgerà verso il suo signore, verso Roboamo re di Giuda, mi uccideranno, e
torneranno a Roboamo re di Giuda». Il re, quindi, dopo essersi consigliato,
fece due vitelli d'oro e disse al popolo: «Siete ormai saliti abbastanza a
Gerusalemme! O Israele, ecco i tuoi dèi, che ti hanno fatto uscire dal paese
d'Egitto!» E ne mise uno a Betel, e l'altro a Dan. Questo diventò
un'occasione di peccato; perché il popolo andava fino a Dan per presentarsi
davanti a uno di quei vitelli. Egli fece anche dei santuari di alti luoghi,
e creò dei sacerdoti, presi qua e là dal popolo, che non erano dei figli di
Levi. Geroboamo istituì pure una solennità nell'ottavo mese, nel
quindicesimo giorno del mese, simile alla solennità che si celebrava in
Giuda, e offrì dei sacrifici sull'altare. Così fece a Betel perché si
offrissero sacrifici ai vitelli che egli aveva fatti; e a Betel stabilì i
sacerdoti degli alti luoghi che aveva eretti. Il quindicesimo giorno
dell'ottavo mese, che aveva scelto di testa sua, Geroboamo salì all'altare
che aveva costruito a Betel, celebrò una solennità per i figli d'Israele, e
salì all'altare per bruciare incenso.
CAPITOLO 13
Profezia contro l'altare pagano di Geroboamo
2R 23:15-20; Sl 105:14-15
Un uomo di Dio giunse da Giuda a Betel per ordine del SIGNORE, mentre
Geroboamo stava presso l'altare per bruciare incenso; e per ordine del
SIGNORE si mise a gridare contro l'altare e a dire: «Altare, altare! così
dice il SIGNORE: Ecco, nascerà alla casa di Davide un figlio, di nome Giosia,
il quale sacrificherà su di te i sacerdoti degli alti luoghi che su di te
bruciano incenso, e si arderanno su di te ossa umane». E quello stesso
giorno diede un segno miracoloso dicendo: «Questo è il segno che il SIGNORE
ha parlato: ecco, l'altare si spaccherà, e la cenere che vi è sopra si
disperderà». Quando il re Geroboamo udì la parola che l'uomo di Dio aveva
gridata contro l'altare di Betel, stese la mano dall'alto dell'altare, e
disse: «Pigliatelo!» Ma la mano che Geroboamo aveva stesa contro di lui
rimase paralizzata, e non poté più tirarla indietro; l'altare si spaccò; e
la cenere che vi era sopra si disperse, secondo il segno che l'uomo di Dio
aveva dato per ordine del SIGNORE.
Allora il re si rivolse all'uomo di Dio, e gli disse: «Ti prego, implora la
grazia del SIGNORE, del tuo Dio, e prega per me affinché mi sia resa la
mano». E l'uomo di Dio implorò la grazia del SIGNORE, e il re riebbe la sua
mano, che tornò com'era prima. Il re disse all'uomo di Dio: «Vieni con me a
casa; ti ristorerai, e io ti farò un regalo». Ma l'uomo di Dio rispose al
re: «Anche se tu mi dessi la metà della tua casa, io non entrerò da te, e
non mangerò pane né berrò acqua in questo luogo; poiché questo è l'ordine
che mi è stato dato dal SIGNORE: Tu non vi mangerai pane né berrai acqua, e
non tornerai per la strada che avrai fatta all'andata». Così egli se ne andò
per un'altra strada, e non tornò per quella che aveva fatta, venendo a
Betel.
Disubbidienza e punizione del profeta
1R 20:35-36; Ga 1:6-8
C'era un vecchio profeta che abitava a Betel; e uno dei suoi figli venne a
raccontargli tutte le cose che l'uomo di Dio aveva fatte in quel giorno a
Betel, e le parole che aveva dette al re. Quando il padre udì il suo
racconto, disse ai suoi figli: «Per quale via se n'è andato?» Poiché i suoi
figli avevano visto la via per la quale se n'era andato l'uomo di Dio venuto
da Giuda. Egli disse ai suoi figli: «Sellatemi l'asino». Quelli gli
sellarono l'asino; ed egli vi montò su, seguì l'uomo di Dio, e lo trovò
seduto sotto il terebinto, e gli disse: «Sei tu l'uomo di Dio venuto da
Giuda?» Egli rispose: «Sono io». Allora il vecchio profeta gli disse: «Vieni
con me a casa mia a mangiare». Ma egli rispose: «Io non posso tornare
indietro con te, né entrare in casa tua; e non mangerò pane né berrò acqua
con te in questo luogo; poiché mi è stato detto, per ordine del SIGNORE: In
quel luogo tu non mangerai pane, né berrai acqua, e non tornerai per la
strada che avrai fatta all'andata». L'altro gli disse: «Anch'io sono profeta
come te; e un angelo mi ha parlato per ordine del SIGNORE, dicendo:
"Riportalo con te in casa tua, perché mangi del pane e beva dell'acqua"».
Egli mentiva.
Così l'uomo di Dio tornò indietro con l'altro, e mangiò del pane e bevve
dell'acqua in casa di lui. Mentre sedevano a tavola, la parola del SIGNORE
fu rivolta al profeta che aveva fatto tornare indietro l'altro; ed egli
gridò all'uomo di Dio che era venuto da Giuda: «Così parla il SIGNORE:
"Poiché tu ti sei ribellato all'ordine del SIGNORE, e non hai osservato il
comandamento che il SIGNORE, tuo Dio, t'aveva dato, e sei tornato indietro,
e hai mangiato del pane e bevuto dell'acqua nel luogo del quale egli t'aveva
detto: Non vi mangiare del pane e non vi bere dell'acqua, il tuo cadavere
non entrerà nella tomba dei tuoi padri"». Quando l'uomo di Dio ebbe mangiato
e bevuto, il vecchio profeta, che l'aveva fatto tornare indietro, gli sellò
l'asino.
L'uomo di Dio se ne andò, e un leone lo incontrò per strada, e l'uccise. Il
suo cadavere rimase steso sulla strada; l'asino se ne stava presso di lui, e
il leone pure presso il cadavere. Allora passarono degli uomini che videro
il cadavere steso sulla strada e il leone che stava vicino al cadavere, e
vennero a riferire ciò nella città dove abitava il vecchio profeta. Il
profeta che aveva fatto tornare indietro l'uomo di Dio, udito ciò, disse: «È
l'uomo di Dio, che è stato ribelle all'ordine del SIGNORE; perciò il SIGNORE
l'ha dato in balìa di un leone, che l'ha sbranato e ucciso, secondo la
parola che il SIGNORE gli aveva detta». Poi si rivolse ai suoi figli, e
disse loro: «Sellatemi l'asino». E quelli glielo sellarono. Egli andò, trovò
il cadavere steso sulla strada, e l'asino e il leone che stavano presso il
cadavere; il leone non aveva divorato il cadavere né sbranato l'asino. Il
profeta prese il cadavere dell'uomo di Dio, lo pose sull'asino, e lo portò
indietro; e il vecchio profeta rientrò in città per piangerlo, e per dargli
sepoltura. Depose il cadavere nella propria tomba; ed egli e i suoi figli lo
piansero, dicendo: «Ahi, fratello mio!» E quando l'ebbe seppellito, il
vecchio profeta disse ai suoi figli: «Quando sarò morto, seppellitemi nella
tomba dov'è sepolto l'uomo di Dio; ponete le mie ossa accanto alle sue.
Poiché la parola da lui gridata per ordine del SIGNORE, contro l'altare di
Betel e contro tutti i santuari degli alti luoghi che sono nelle città di
Samaria, si verificherà certamente».
1R 14:7-10; 15:25-30; Pr 1:24, ecc.
Dopo questo fatto, Geroboamo non abbandonò la sua via malvagia; istituì anzi
nuovi sacerdoti degli alti luoghi, prendendoli qua e là dal popolo; chiunque
voleva, era da lui consacrato e diventava sacerdote degli alti luoghi.
Quella fu, per la casa di Geroboamo, un'occasione di peccato, che attirò su
di lei la distruzione e lo sterminio dalla faccia della terra.
CAPITOLO 14
Aiia predice la rovina della casa di Geroboamo
(1R 11:28-39; 12:26-3) 1R 15:25-30; Gs 23:15; Sl 78:57-59
In quel tempo, Abiia, figlio di Geroboamo, si ammalò. Geroboamo disse a sua
moglie: «Àlzati, ti prego, e travestiti, affinché non si sappia che tu sei
moglie di Geroboamo, e va' a Silo. Là c'è il profeta Aiia, il quale predisse
che sarei stato re di questo popolo. Prendi con te dieci pani, delle
focacce, un vaso di miele, e va' da lui; egli ti dirà quello che avverrà di
questo ragazzo». La moglie di Geroboamo fece così; partì, andò a Silo, e
giunse a casa di Aiia. Aiia non poteva vedere, poiché gli si era indebolita
la vista per la vecchiaia.
Il SIGNORE aveva detto ad Aiia: «La moglie di Geroboamo sta per venire a
consultarti riguardo a suo figlio, che è ammalato. Tu parlale così e così.
Quando entrerà, fingerà di essere un'altra».
Quando Aiia udì il rumore dei passi di lei che entrava per la porta, disse:
«Entra pure, moglie di Geroboamo; perché fingi d'essere un'altra? Io sono
incaricato di dirti delle cose dure. Va' e di' a Geroboamo: Così parla il
SIGNORE, Dio d'Israele: Io ti ho innalzato in mezzo al popolo, ti ho fatto
principe del mio popolo Israele. Ho strappato il regno dalle mani della casa
di Davide e l'ho dato a te. Ma tu non sei stato come il mio servo Davide il
quale osservò i miei comandamenti e mi seguì con tutto il suo cuore, facendo
soltanto ciò che è giusto ai miei occhi. Tu hai fatto peggio di tutti quelli
che ti hanno preceduto, e sei andato a farti degli altri dèi e delle
immagini fuse per provocarmi a ira e hai gettato me dietro alle tue spalle.
Per questo io faccio piombare la sventura sulla casa di Geroboamo, e
sterminerò la casa di Geroboamo fino all'ultimo uomo, tanto chi è schiavo
come chi è libero in Israele, e spazzerò la casa di Geroboamo, come si
spazza lo sterco finché sia tutto sparito. Quelli di Geroboamo che moriranno
in città, saranno divorati dai cani; e quelli che moriranno nei campi,
saranno divorati dagli uccelli del cielo; poiché il SIGNORE ha parlato.
Quanto a te, àlzati, va' a casa tua; non appena avrai messo piede in città,
il bambino morrà. Tutto Israele lo piangerà e gli darà sepoltura. Egli è
infatti il solo della casa di Geroboamo che sarà messo in una tomba, perché
è il solo nella casa di Geroboamo in cui si sia trovato qualcosa di buono,
rispetto al SIGNORE, Dio d'Israele. Il SIGNORE stabilirà sopra Israele un
re, che in quel giorno sterminerà la casa di Geroboamo. E che dico? Non è
forse quello che già succede? Il SIGNORE colpirà Israele, che sarà come una
canna agitata nell'acqua; sradicherà Israele da questa buona terra che aveva
data ai loro padri, e li disperderà oltre il fiume, perché si sono fatti
degl'idoli di Astarte provocando l'ira del SIGNORE. Egli abbandonerà Israele
a causa dei peccati che Geroboamo ha commesso e fatto commettere a Israele».
La moglie di Geroboamo si alzò, partì, e giunse a Tirsa; e come metteva il
piede sulla soglia di casa, il ragazzo morì. Lo seppellirono, e tutto
Israele lo pianse, secondo la parola che il SIGNORE aveva pronunziata per
bocca del profeta Aiia suo servo.
2Cr 13:2-20; Ec 8:13
Il resto delle azioni di Geroboamo, le sue guerre e il modo come regnò, sono
scritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele.
La durata del regno di Geroboamo fu di ventidue anni; poi si addormentò con
i suoi padri, e Nadab, suo figlio, regnò al suo posto.
Apostasia e giudizio sul regno di Giuda sotto Roboamo
2Cr 12; Gr 2:19
Roboamo, figlio di Salomone, regnò in Giuda. Aveva quarantun anni quando
cominciò a regnare, e regnò diciassette anni a Gerusalemme, nella città che
il SIGNORE si era scelta fra tutte le tribù d'Israele per mettervi il suo
nome. Sua madre si chiamava Naama, l'Ammonita.
Gli abitanti di Giuda fecero ciò che è male agli occhi del SIGNORE; e con i
peccati che commisero provocarono la gelosia del SIGNORE più di quanto
avessero fatto i loro padri. Costruirono anch'essi degli alti luoghi con
statue e idoli d'Astarte su tutte le alte colline e sotto ogni albero
verdeggiante. C'erano anche nel paese degli uomini che si prostituivano.
Essi praticarono tutti gli atti abominevoli delle nazioni che il SIGNORE
aveva cacciate davanti ai figli d'Israele.
Il quinto anno del regno di Roboamo, Sisac, re d'Egitto, salì contro
Gerusalemme, e portò via i tesori della casa del SIGNORE e i tesori del
palazzo del re; portò via ogni cosa; prese pure tutti gli scudi d'oro che
Salomone aveva fatti; al loro posto Roboamo fece fare degli scudi di bronzo,
e li affidò ai capitani della guardia che custodiva la porta del palazzo del
re. Ogni volta che il re entrava nella casa del SIGNORE, quelli che erano di
guardia li portavano; poi li riportavano nella sala della guardia.
Il resto delle azioni di Roboamo e quanto egli fece, è scritto nel libro
delle Cronache dei re di Giuda.
Ci fu guerra continua tra Roboamo e Geroboamo.
Poi Roboamo si addormentò con i suoi padri e con essi fu sepolto nella città
di Davide. Sua madre si chiamava Naama, l'Ammonita. E Abiiam, suo figlio,
regnò al suo posto.
2Cr 13; Sl 103:17
Il diciottesimo anno del regno di Geroboamo, figlio di Nebat, Abiiam
cominciò a regnare sopra Giuda. Regnò tre anni a Gerusalemme. Sua madre si
chiamava Maaca, figlia di Abisalom.
Egli si abbandonò a tutti i peccati che suo padre aveva commessi prima di
lui, e il suo cuore non fu tutto quanto per il SIGNORE, suo Dio, com'era
stato il cuore di Davide suo padre. Tuttavia per amor di Davide, il SIGNORE,
suo Dio, gli lasciò una lampada a Gerusalemme, stabilendo dopo di lui suo
figlio, e lasciando sussistere Gerusalemme; perché Davide aveva fatto ciò
che è giusto agli occhi del SIGNORE, e non si era scostato in nulla dai suoi
comandamenti per tutto il tempo della sua vita, salvo nel fatto di Uria,
l'Ittita.
Tra Roboamo e Geroboamo vi fu guerra, finché Roboamo visse.
Il resto delle azione di Abiiam e tutto quello che egli fece, è scritto nel
libro delle Cronache dei re di Giuda. Vi fu guerra fra Abiiam e Geroboamo.
E Abiiam si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto nella città di Davide;
e Asa, suo figlio, regnò al suo posto.
Asa, re di Giuda
2Cr 14; 15; Sl 119:5, 9-11
Il ventesimo anno del regno di Geroboamo, re d'Israele, Asa cominciò a
regnare sopra Giuda. Regnò quarantun anni in Gerusalemme. Sua madre si
chiamava Maaca, figlia d'Abisalom.
Asa fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, come aveva fatto Davide
suo padre: eliminò dal paese quelli che si prostituivano, fece sparire tutti
gl'idoli che i suoi padri avevano fatti, e destituì pure dalla dignità di
regina sua madre Maaca, perché lei aveva innalzato un'immagine ad Astarte;
Asa abbatté l'immagine e la bruciò presso il torrente Chidron. Tuttavia gli
alti luoghi non furono eliminati, sebbene il cuore d'Asa fosse interamente
per il SIGNORE, durante tutta la sua vita. Egli fece portare nella casa del
SIGNORE le cose che suo padre aveva consacrate, e quelle che aveva
consacrate egli stesso: argento, oro, vasi.
2Cr 16; Gr 17:5
Ci fu guerra tra Asa e Baasa, re d'Israele, tutto il tempo della loro vita.
Baasa, re d'Israele, salì contro Giuda e costruì Rama, perché nessuno
andasse e venisse dalla parte di Asa, re di Giuda. Allora Asa prese tutto
l'argento e l'oro che era rimasto nei tesori della casa del SIGNORE, prese i
tesori del palazzo del re, e li affidò ai suoi servitori, che mandò presso
Ben-Adad, figlio di Tabrimmon, figlio di Chesion, re di Siria, che abitava a
Damasco, per dirgli: «Ci sia alleanza fra me e te, come ci fu tra mio padre
e tuo padre. Ecco, io ti mando in dono dell'argento e dell'oro; va', rompi
la tua alleanza con Baasa, re d'Israele, affinché egli si ritiri da me».
Ben-Adad diede ascolto al re Asa; mandò i capi del suo esercito contro le
città d'Israele, ed espugnò Iion, Dan, Abel-Bet-Maaca, tutta la regione di
Chinnerot con tutto il paese di Neftali. Quando Baasa udì questo, cessò di
costruire Rama, e rimase a Tirsa. Allora il re Asa convocò tutti quelli di
Giuda, senza escludere nessuno; e quelli portarono via le pietre e il
legname di cui Baasa si era servito per la costruzione di Rama; e con essi
il re Asa costruì Gheba di Beniamino e Mispa.
Il resto di tutte le azioni di Asa, tutte le sue prodezze, tutto ciò che
egli fece e le città che costruì, si trova scritto nel libro delle Cronache
dei re di Giuda. Ma, nella sua vecchiaia, egli soffrì di male ai piedi.
Asa si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto con essi nella città di
Davide, suo padre; e Giosafat, suo figlio, regnò al suo posto.
Nadab, re d'Israele
1R 14:7-16; Nu 23:19; Ec 8:11-13
Nadab, figlio di Geroboamo, cominciò a regnare sopra Israele il secondo anno
di Asa re di Giuda, e regnò sopra Israele due anni.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, e seguì la via di suo padre
e imitò il peccato che aveva fatto commettere a Israele. Baasa, figlio di
Aiia, della casa d'Issacar, cospirò contro di lui, e lo uccise a Ghibbeton,
che apparteneva ai Filistei, mentre Nadab e tutto Israele assediavano
Ghibbeton. Baasa l'uccise il terzo anno di Asa, re di Giuda, e regnò al suo
posto. Appena fu re, Baasa sterminò tutta la casa di Geroboamo; non
risparmiò nessuno di quella casa, ma la distrusse interamente, secondo la
parola che il SIGNORE aveva pronunziata, per bocca del suo servo Aiia di
Silo, a causa dei peccati che Geroboamo aveva commessi e fatto commettere a
Israele, quando aveva provocato l'ira del Dio d'Israele. Il resto delle
azioni di Nadab e tutto quello che fece, sono scritti nel libro delle
Cronache dei re d'Israele.
Baasa, re d'Israele
1R 14:7-11, 14; 21:20-24 (2R 17:13-14; Gr 11:7-8)
Ci fu guerra tra Asa e Baasa, re d'Israele, tutto il tempo della loro vita.
Il terzo anno di Asa, re di Giuda, Baasa, figlio di Aiia, cominciò a regnare
su tutto Israele. Stava a Tirsa, e regnò ventiquattro anni.
Fece quel che è male agli occhi del SIGNORE; seguì la via di Geroboamo e
imitò il peccato che questi aveva fatto commettere a Israele. La parola del
SIGNORE fu rivolta a Ieu, figlio di Canani, contro Baasa, in questi termini:
«Io ti ho innalzato dalla polvere e ti ho fatto principe del mio popolo
Israele, ma tu hai seguito la via di Geroboamo e hai spinto il mio popolo
Israele a peccare, provocando il mio sdegno con i suoi peccati; perciò io
spazzerò via Baasa e la sua casa, e farò della casa tua quel che ho fatto
della casa di Geroboamo, figlio di Nebat. Quelli di Baasa che moriranno in
città, saranno divorati dai cani; e quelli che moriranno nei campi, saranno
divorati dagli uccelli del cielo».
Le rimanenti azioni di Baasa, le sue gesta, e le sue prodezze, risultano
scritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele.
E Baasa si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto a Tirsa; ed Ela, suo
figlio, regnò al suo posto.
La parola del SIGNORE, per mezzo del profeta Ieu, figlio di Canani, fu
diretta contro Baasa e contro la casa di lui, per tutto il male che Baasa
aveva fatto sotto gli occhi del SIGNORE, provocandolo a ira, con l'opera
delle sue mani, perché aveva imitato la casa di Geroboamo e aveva sterminato
quella casa.
Ela, re d'Israele
1R 15:25-30; Es 20:5; Sl 109:14 (Sl 119:89; Is 40:8)
Il ventesimo anno di Asa, re di Giuda, Ela, figlio di Baasa, cominciò a
regnare sopra Israele. Stava a Tirsa, e regnò due anni.
Zimri, suo servitore, che comandava la metà dei suoi carri, congiurò contro
di lui. Ela stava a Tirsa, bevendo e ubriacandosi in casa di Arsa,
sovrintendente del palazzo di Tirsa. Zimri entrò, lo colpì e l'uccise, il
ventisettesimo anno di Asa, re di Giuda, e regnò al suo posto. Quando fu re,
appena fu sul trono, distrusse tutta la casa di Baasa; non gli lasciò
neppure un uomo, né parenti, né amici.
Così Zimri sterminò tutta la casa di Baasa, secondo la parola che il SIGNORE
aveva pronunziata contro Baasa per bocca del profeta Ieu, a causa di tutti i
peccati che Baasa ed Ela, suo figlio, avevano commessi e fatto commettere a
Israele, provocando l'ira del SIGNORE, Dio d'Israele, con i loro idoli.
Il resto delle azioni di Ela e tutto quello che fece, risulta scritto nel
libro delle Cronache dei re d'Israele.
Zimri, re d'Israele
2R 15:8-15 (Gr 17:11; Gb 8:13-19) Gb 34:23-25
Il ventisettesimo anno di Asa, re di Giuda, Zimri regnò per sette giorni a
Tirsa. Il popolo era accampato contro Ghibbeton, città dei Filistei.
Il popolo accampato in quel luogo, sentì dire: «Zimri ha fatto una congiura
e ha perfino ucciso il re!» E quello stesso giorno, nell'accampamento, tutto
Israele fece re d'Israele Omri, capo dell'esercito. Ed Omri con tutto
Israele salì da Ghibbeton e assediò Tirsa. Zimri, vedendo che la città era
presa, si ritirò nella torre del palazzo del re, diede fuoco al palazzo del
re e morì. Così morì a causa dei peccati che aveva commessi, facendo ciò che
è male agli occhi del SIGNORE, seguendo la via di Geroboamo e abbandonandosi
al peccato che questi aveva commesso, spingendo Israele a peccare.
Il resto delle azioni di Zimri, la congiura che egli tramò, sono scritte nel
libro delle Cronache dei re d'Israele.
Allora il popolo d'Israele si divise in due parti; metà del popolo seguiva
Tibni, figlio di Ghinat, per farlo re; l'altra metà seguiva Omri. Ma il
popolo che seguiva Omri prevalse su quello che seguiva Tibni, figlio di
Ghinat. Tibni morì, e regnò Omri.
Omri, re d'Israele; Samaria, capitale del regno
Mi 6:16; 2Ti 3:13
Il trentunesimo anno di Asa, re di Giuda, Omri cominciò a regnare sopra
Israele, e regnò dodici anni. Regnò sei anni a Tirsa. Poi comprò da Semer il
monte di Samaria per due talenti d'argento; costruì su quel monte una città;
e alla città che costruì diede il nome di Samaria dal nome di Semer, padrone
del monte.
Omri fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE, e fece peggio di tutti i
suoi predecessori; seguì in tutto la via di Geroboamo, figlio di Nebat, e si
abbandonò ai peccati che Geroboamo aveva fatto commettere a Israele,
provocando lo sdegno del SIGNORE, Dio d'Israele, con i suoi idoli.
Il resto delle azioni compiute da Omri e le prodezze da lui fatte stanno
scritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele.
Omri si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto a Samaria; e Acab, suo
figlio, regnò al suo posto.
Acab, re d'Israele; matrimonio con Izebel
1R 18:1-18, 21; Ap 2:20-23
Acab, figlio di Omri, cominciò a regnare sopra Israele l'anno trentottesimo
di Asa, re di Giuda; e regnò a Samaria, sopra Israele, per ventidue anni.
Acab, figlio di Omri, fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE più di
tutti quelli che l'avevano preceduto. Come se fosse stato per lui poca cosa
abbandonarsi ai peccati di Geroboamo, figlio di Nebat, prese in moglie
Izebel, figlia di Etbaal, re dei Sidoni, andò ad adorare Baal, a prostrarsi
davanti a lui, e innalzò un altare a Baal, nel tempio di Baal, che costruì a
Samaria. Acab fece anche l'idolo d'Astarte. Acab fece più di quello che
avevano fatto tutti i precedenti re d'Israele per provocare lo sdegno del
SIGNORE, Dio d'Israele.
Al tempo di lui, Chiel, di Betel, ricostruì Gerico; ne gettò le fondamenta
su Abiram, suo primogenito, e ne rizzò le porte su Segub, il più giovane dei
suoi figli, secondo la parola che il SIGNORE aveva pronunziata per bocca di
Giosuè, figlio di Nun.
CAPITOLO 17
Il profeta Elia al torrente di Cherit
(Gm 5:16-17; Ap 11:6)(Sl 37:18-19; De 8:3; Fl 4:19)(Is 45:5-8; Gr 10:5-16)
Elia, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Galaad, disse ad
Acab: «Com'è vero che vive il SIGNORE, Dio d'Israele, che io servo, non ci
sarà né rugiada né pioggia in questi anni, se non alla mia parola».
La parola del SIGNORE gli fu rivolta in questi termini: «Parti di qua, va'
verso oriente, e nasconditi presso il torrente Cherit, che è di fronte al
Giordano. Tu berrai al torrente, e io ho comandato ai corvi che là ti diano
da mangiare». Egli dunque partì, e fece secondo la parola del SIGNORE; andò
e si stabilì presso il torrente Cherit, che è di fronte al Giordano. E i
corvi gli portavano del pane e della carne la mattina, e del pane e della
carne la sera; e beveva al torrente. Ma di lì a qualche tempo il torrente
rimase asciutto, perché non pioveva sul paese.
Elia a Sarepta
(Lu 4:25-26; Mt 10:40-42) 2R 4:1-7, 42-44; 2Co 9:8-10
Allora la parola del SIGNORE gli fu rivolta in questi termini: «Àlzati, va'
ad abitare a Sarepta dei Sidoni; io ho ordinato a una vedova di laggiù che
ti dia da mangiare». Egli dunque si alzò, e andò a Sarepta; e, quando giunse
alla porta della città, c'era una donna vedova, che raccoglieva legna. Egli
la chiamò, e le disse: «Ti prego, vammi a cercare un po' d'acqua in un vaso,
affinché io beva». E mentre lei andava a prenderla, egli le gridò dietro:
«Portami, ti prego, anche un pezzo di pane». Lei rispose: «Com'è vero che
vive il SIGNORE, il tuo Dio, del pane non ne ho; ho solo un pugno di farina
in un vaso, e un po' d'olio in un vasetto; ed ecco, sto raccogliendo due
rami secchi per andare a cuocerla per me e per mio figlio; la mangeremo, e
poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va' e fa' come hai detto; ma
fanne prima una piccola focaccia per me, e portamela; poi ne farai per te e
per tuo figlio. Infatti così dice il SIGNORE, Dio d'Israele: La farina nel
vaso non si esaurirà e l'olio nel vasetto non calerà, fino al giorno che il
SIGNORE manderà la pioggia sulla terra». Quella andò e fece come Elia le
aveva detto; lei, la sua famiglia ed Elia ebbero di che mangiare per molto
tempo. La farina nel vaso non si esaurì, e l'olio nel vasetto non calò,
secondo la parola che il SIGNORE aveva pronunziata per bocca d'Elia.
Elia risuscita il figlio della vedova di Sarepta
2R 4:8-37; At 9:36-42; Eb 6:10
Dopo queste cose, il figlio di quella donna, che era la padrona di casa, si
ammalò; e la sua malattia fu così grave, che egli cessò di respirare. Allora
la donna disse a Elia: «Che ho da fare con te, o uomo di Dio? Sei forse
venuto da me per rinnovare il ricordo delle mie iniquità e far morire mio
figlio?» Egli le rispose: «Dammi tuo figlio». Lo prese dalle braccia di lei;
lo portò su nella camera di sopra, dove egli alloggiava, e lo coricò sul suo
letto. Poi invocò il SIGNORE, e disse: «SIGNORE mio Dio, colpisci di
sventura anche questa vedova, della quale io sono ospite, facendole morire
il figlio?» Si distese quindi tre volte sul bambino e invocò il SIGNORE, e
disse: «SIGNORE mio Dio, ti prego, torni la vita di questo bambino in lui!»
Il SIGNORE esaudì la voce d'Elia: la vita del bambino tornò in lui, ed egli
visse. Elia prese il bambino dalla camera di sopra e lo portò al pian
terreno della casa, e lo restituì a sua madre, dicendole: «Guarda! tuo
figlio è vivo». Allora la donna disse a Elia: «Ora riconosco che tu sei un
uomo di Dio, e che la parola del SIGNORE, che è nella tua bocca, è verità».
(Gr 38:7-13; 39:15-18) Sl 112:1, 5-9
Molto tempo dopo, nel corso del terzo anno, la parola del SIGNORE fu rivolta
a Elia, in questi termini: «Va', presèntati ad Acab, e io manderò la pioggia
sul paese». Elia andò a presentarsi ad Acab.
La carestia era grave in Samaria. E Acab mandò a chiamare Abdia, che era il
sovrintendente del palazzo. Abdia era molto timorato del SIGNORE; e quando
Izebel sterminava i profeti del SIGNORE, Abdia aveva preso cento profeti, li
aveva nascosti cinquanta in una spelonca e cinquanta in un'altra, e li aveva
nutriti con pane e acqua. Acab disse ad Abdia: «Va' per il paese, verso
tutte le sorgenti e tutti i ruscelli; forse troveremo dell'erba e potremo
conservare in vita i cavalli e i muli, e non avremo bisogno di uccidere
parte del bestiame». Si spartirono dunque il paese da percorrere; Acab andò
da una parte e Abdia dall'altra.
Mentre Abdia era in viaggio, gli venne incontro Elia; e Abdia, avendolo
riconosciuto, si prostrò con la faccia a terra, e disse: «Sei tu il mio
signore Elia?» Quegli rispose: «Sono io; va' a dire al tuo signore: Ecco qua
Elia». Ma Abdia replicò: «Che peccato ho mai commesso, ché tu dia il tuo
servo nelle mani di Acab perché egli mi uccida? Com'è vero che il SIGNORE,
il tuo Dio, vive, non c'è nazione né regno dove il mio signore non abbia
mandato a cercarti; e quando gli si diceva: Egli non è qui, faceva giurare
il regno e la nazione, che davvero non ti avevano trovato. E ora tu dici:
Va' a dire al tuo signore: Ecco qua Elia! Succederà che quando io ti avrò
lasciato, lo spirito del SIGNORE ti trasporterà non so dove; io andrò a fare
l'ambasciata ad Acab, ed egli, non trovandoti, mi ucciderà. Eppure il tuo
servo teme il SIGNORE fin dalla sua giovinezza! Non ti hanno riferito quello
che io feci quando Izebel uccideva i profeti del SIGNORE? Come io nascosi
cento uomini di quei profeti del SIGNORE, cinquanta in una spelonca e
cinquanta in un'altra, e li sostentai con pane e acqua? E ora tu dici: Va' a
dire al tuo signore: Ecco qua Elia! Ma egli m'ucciderà!» Elia rispose:
«Com'è vero che vive il SIGNORE degli eserciti di cui sono servo, oggi mi
presenterò ad Acab».
Abdia dunque andò a trovare Acab, e gli fece l'ambasciata; e Acab andò
incontro a Elia. Appena Acab vide Elia, gli disse: «Sei tu colui che mette
scompiglio in Israele?» Elia rispose: «Non sono io che metto scompiglio in
Israele, ma tu e la casa di tuo padre, perché avete abbandonato i
comandamenti del SIGNORE, e tu sei andato dietro ai Baali. Adesso, fa'
radunare tutto Israele presso di me sul monte Carmelo, insieme ai
quattrocentocinquanta profeti di Baal e ai quattrocento profeti di Astarte
che mangiano alla mensa di Izebel».
Elia sul monte di Carmelo
2Cr 28:19 (Mt 6:24; Gs 24:15; Gr 10:1-16; 2Cr 7:1-3) Sl 97:7; De 13
Acab mandò a chiamare tutti i figli d'Israele, e radunò quei profeti sul
monte Carmelo. Allora Elia si avvicinò a tutto il popolo, e disse: «Fino a
quando zoppicherete dai due lati? Se il SIGNORE è Dio, seguitelo; se invece
lo è Baal, seguite lui». Il popolo non gli rispose nulla. Allora Elia disse
al popolo: «Sono rimasto io solo dei profeti del SIGNORE, mentre i profeti
di Baal sono in quattrocentocinquanta. Dateci dunque due tori; quelli ne
scelgano uno per loro, lo facciano a pezzi e lo mettano sulla legna,
senz'appiccarvi il fuoco; io pure preparerò l'altro toro, lo metterò sulla
legna, e non vi appiccherò il fuoco. Quindi invocate voi il nome del vostro
dio, e io invocherò il nome del SIGNORE; il dio che risponderà mediante il
fuoco, lui è Dio». Tutto il popolo rispose dicendo: «Ben detto!»
Allora Elia disse ai profeti di Baal: «Sceglietevi uno dei tori; preparatelo
per primi, poiché siete i più numerosi; e invocate il nome del vostro dio,
ma non appiccate il fuoco. Quelli presero il loro toro, e lo prepararono;
poi invocarono il nome di Baal dalla mattina fino a mezzogiorno, dicendo:
«Baal, rispondici!» Ma non si udì né voce né risposta; e saltavano intorno
all'altare che avevano fatto. A mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di
loro dicendo: «Gridate forte; poich'egli è dio, ma sta meditando, oppure è
indaffarato, o è in viaggio; può anche darsi che si è addormentato, e si
risveglierà». E quelli si misero a gridare più forte, e a farsi delle
incisioni addosso, secondo il loro costume, con spade e lance, finché
grondavano di sangue. E passato che fu il mezzogiorno, quelli profetizzarono
fino all'ora in cui si offriva l'offerta. Ma non si udì voce o risposta, e
nessuno diede loro retta.
Allora Elia disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi a me!» Tutto il popolo si
avvicinò a lui; ed Elia riparò l'altare del SIGNORE che era stato demolito.
Prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al
quale il SIGNORE aveva detto: «Il tuo nome sarà Israele». Con quelle pietre
costruì un altare al nome del SIGNORE, e fece intorno all'altare un fosso,
della capacità di due misure di grano. Poi vi sistemò la legna, fece a pezzi
il toro e lo pose sopra la legna. E disse: «Riempite quattro vasi d'acqua, e
versatela sull'olocausto e sulla legna». Poi disse: «Fatelo una seconda
volta». E quelli lo fecero una seconda volta. E disse ancora: «Fatelo per la
terza volta». E quelli lo fecero per la terza volta. L'acqua correva attorno
all'altare, ed egli riempì d'acqua anche il fosso. All'ora in cui si offriva
l'offerta, il profeta Elia si avvicinò e disse: «SIGNORE, Dio d'Abraamo,
d'Isacco e d'Israele, fa' che oggi si conosca che tu sei Dio in Israele, che
io sono tuo servo, e che ho fatto tutte queste cose per ordine tuo.
Rispondimi, SIGNORE, rispondimi, affinché questo popolo riconosca che tu, o
SIGNORE, sei Dio, e che tu sei colui che converte il loro cuore!»
Allora piombò il fuoco del SIGNORE, e consumò l'olocausto, la legna, le
pietre e la polvere, e prosciugò l'acqua che era nel fosso. Tutto il popolo,
veduto ciò, si gettò con la faccia a terra, e disse: «Il SIGNORE è Dio! Il
SIGNORE è Dio!» Elia disse loro: «Prendete i profeti di Baal; neppure uno ne
scampi!» Quelli li presero, ed Elia li fece scendere al torrente Chison, e
laggiù li sgozzò.
Gm 5:16-18
Poi Elia disse ad Acab: «Risali, mangia e bevi, poiché già si ode un rumore
di grande pioggia». Acab risalì per mangiare e bere; ma Elia salì in vetta
al Carmelo; e, gettatosi a terra, si mise la faccia tra le ginocchia, e
disse al suo servo: «Ora va' su, e guarda dalla parte del mare!» Quegli andò
su, guardò, e disse: «Non c'è nulla». Elia gli disse: «Ritornaci sette
volte!» E la settima volta, il servo disse: «Ecco una nuvoletta grossa come
la palma della mano, che sale dal mare». Allora Elia ordinò: «Sali e di' ad
Acab: Attacca i cavalli al carro e scendi, perché la pioggia non ti fermi».
In un momento il cielo si oscurò di nuvole, il vento si scatenò, e cadde una
gran pioggia. Acab montò sul suo carro, e se ne andò a Izreel. La mano del
SIGNORE fu sopra Elia, il quale si cinse i fianchi, e corse davanti ad Acab
fino all'ingresso di Izreel.
CAPITOLO 19
Fuga di Elia nel deserto e a Oreb
(Sl 37:32-40; 91:9-12; Mt 4:11) Ge 21:14-19
Acab raccontò a Izebel tutto quello che Elia aveva fatto, e come aveva
ucciso con la spada tutti i profeti. Allora Izebel mandò un messaggero a
Elia per dirgli: «Gli dèi mi trattino con tutto il loro rigore, se domani a
quest'ora non farò della vita tua quel che tu hai fatto della vita di ognuno
di quelli».
Elia, vedendo questo, si alzò, e se ne andò per salvarsi la vita; giunse a
Beer-Seba, che appartiene a Giuda, e vi lasciò il suo servo; ma egli
s'inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a mettersi seduto sotto
una ginestra, ed espresse il desiderio di morire, dicendo: «Basta! Prendi la
mia vita, o SIGNORE, poiché io non valgo più dei miei padri!» Poi si coricò,
e si addormentò sotto la ginestra. Allora un angelo lo toccò, e gli disse:
«Àlzati e mangia». Egli guardò, e vide vicino alla sua testa una focaccia
cotta su pietre calde, e una brocca d'acqua. Egli mangiò e bevve, poi si
coricò di nuovo. L'angelo del SIGNORE tornò una seconda volta, lo toccò, e
disse: «Àlzati e mangia, perché il cammino è troppo lungo per te». Egli si
alzò, mangiò e bevve; e per la forza che quel cibo gli aveva dato, camminò
quaranta giorni e quaranta notti fino a Oreb, il monte di Dio.
Es 3:1, ecc.; Ro 11:1-5; Is 49:4-5; Mt 14:31
Lassù entrò in una spelonca, e vi passò la notte. E gli fu rivolta la parola
del SIGNORE, in questi termini: «Che fai qui, Elia?» Egli rispose: «Io sono
stato mosso da una grande gelosia per il SIGNORE, per il Dio degli eserciti,
perché i figli d'Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno demolito i
tuoi altari, e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti; sono rimasto io
solo, e cercano di togliermi la vita». Dio gli disse: «Va' fuori e fermati
sul monte, davanti al SIGNORE». E il SIGNORE passò. Un vento forte,
impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce davanti al SIGNORE, ma il
SIGNORE non era nel vento. E, dopo il vento, un terremoto; ma il SIGNORE non
era nel terremoto. E, dopo il terremoto, un fuoco; ma il SIGNORE non era nel
fuoco. E, dopo il fuoco, un suono dolce e sommesso. Quando Elia lo udì, si
coprì la faccia con il mantello, andò fuori, e si fermò all'ingresso della
spelonca; e una voce giunse fino a lui, e disse: «Che fai qui, Elia?» Egli
rispose: «Io sono stato mosso da una grande gelosia per il SIGNORE, per il
Dio degli eserciti, perché i figli d'Israele hanno abbandonato il tuo patto,
hanno demolito i tuoi altari, e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti;
sono rimasto io solo, e cercano di togliermi la vita». Il SIGNORE gli disse:
«Va', rifà la strada del deserto, fino a Damasco; e quando vi sarai giunto,
ungerai Azael come re di Siria; ungerai pure Ieu, figlio di Nimsci, come re
d'Israele, e ungerai Eliseo, figlio di Safat da Abel-Meola, come profeta, al
tuo posto. Chi scamperà dalla spada di Azael, sarà ucciso da Ieu; e chi
scamperà dalla spada di Ieu, sarà ucciso da Eliseo. Ma io lascerò in Israele
un residuo di settemila uomini, tutti quelli il cui ginocchio non s'è
piegato davanti a Baal, e la cui bocca non l'ha baciato».
Vocazione di Eliseo
Mt 4:18-22; 9:9
Elia partì di là e trovò Eliseo, figlio di Safat, il quale arava con dodici
paia di buoi davanti a sé; ed egli stesso guidava il dodicesimo paio. Elia
si avvicinò a lui, e gli gettò addosso il suo mantello. Eliseo, lasciati i
buoi, corse dietro a Elia, e disse: «Ti prego, lascia che io vada a dare un
bacio a mio padre e a mia madre, e poi ti seguirò». Elia gli rispose: «Va' e
torna; ma pensa a quel che ti ho fatto!» Dopo essersi allontanato da Elia,
Eliseo tornò a prendere un paio di buoi, e li offrì in sacrificio; con la
legna dei gioghi dei buoi fece cuocere la carne e la diede alla gente, che
la mangiò. Poi si alzò, seguì Elia, e si mise al suo servizio.
CAPITOLO 20
Assedio e liberazione di Samaria
1S 11:1-11; Gc 7; Sl 75:5-6; 124:1, ecc.
Ben-Adad, re di Siria, radunò tutto il suo esercito; aveva con sé trentadue
re, cavalli e carri; poi salì, cinse d'assedio Samaria, e l'attaccò. Inviò
dei messaggeri nella città, per dire ad Acab, re d'Israele: «Così dice
Ben-Adad: Il tuo argento e il tuo oro sono miei; così pure le tue mogli e i
tuoi figli più belli sono cosa mia». Il re d'Israele rispose: «Come dici tu,
o re mio signore, io ti appartengo con tutto ciò che è mio». I messaggeri
tornarono di nuovo e dissero: «Così parla Ben-Adad: Io ti avevo mandato a
dire che tu mi dessi il tuo argento e il tuo oro, le tue mogli, e i tuoi
figli; invece, domani, a quest'ora, manderò da te i miei servitori, i quali
rovisteranno la casa tua e le case dei tuoi servi, s'impadroniranno di tutto
quello che hai di più caro, e lo porteranno via».
Allora il re d'Israele chiamò tutti gli anziani del paese, e disse:
«Guardate, vi prego, e vedete come quest'uomo cerca la nostra rovina; poiché
mi ha mandato a chiedere le mie mogli, i miei figli, il mio argento e il mio
oro, e io non gli ho rifiutato nulla». Tutti gli anziani e tutto il popolo
gli dissero: «Non lo ascoltare e non dargli retta!» Acab dunque rispose ai
messaggeri di Ben-Adad: «Dite al re, mio signore: "Tutto quello che facesti
dire al tuo servo, la prima volta, io lo farò; ma questo non posso farlo"».
I messaggeri se ne andarono e portarono la risposta a Ben-Adad.
Ben-Adad mandò a dire ad Acab: «Gli dèi mi trattino con tutto il loro
rigore, se la polvere di Samaria basterà per riempire il pugno di tutta la
gente che mi segue!» Il re d'Israele rispose: «Ditegli così: "Chi cinge le
armi non si vanti come chi le depone"».
Quando Ben-Adad ricevette quella risposta stava bevendo con i re sotto le
tende; e disse ai suoi servitori: «Disponetevi in ordine!» E quelli si
disposero ad attaccare la città.
Allora un profeta si avvicinò ad Acab, re d'Israele, e disse: «Così dice il
SIGNORE: Vedi questa gran moltitudine? Ecco, oggi la darò in tuo potere, e
tu saprai che io sono il SIGNORE». Acab disse: «Per mezzo di chi?» E quegli
rispose: «Così dice il SIGNORE: Per mezzo dei servitori dei capi delle
provincie». Acab riprese: «Chi comincerà la battaglia?» L'altro rispose:
«Tu». Allora Acab passò in rivista i servitori dei capi delle provincie, ed
erano duecentotrentadue. Dopo questi passò in rivista tutto il popolo, tutti
i figli d'Israele, ed erano settemila.
Essi fecero una sortita verso il mezzogiorno, mentre Ben-Adad stava bevendo
e ubriacandosi sotto le tende con i trentadue re, venuti in suo aiuto. I
servitori dei capi delle provincie andarono fuori per primi. Ben-Adad mandò
a vedere, e gli fu riferito: «Da Samaria è uscita gente!» Il re disse: «Se
sono usciti per la pace, prendeteli vivi; se sono usciti per la guerra,
prendeteli vivi ugualmente». Quando quei servitori dei capi delle provincie
e l'esercito che li seguiva furono usciti dalla città, ciascuno di loro
uccise il suo uomo. I Siri si diedero alla fuga, gli Israeliti li
inseguirono, e Ben-Adad, re di Siria, fuggì a cavallo con alcuni cavalieri.
Il re d'Israele uscì, mise in fuga cavalli e carri, e fece una grande strage
fra i Siri.
Nuova vittoria di Israele sui Siri
2R 13:14-19, 25; Sl 46:9-12
Allora il profeta si avvicinò al re d'Israele e gli disse: «Va', rinfòrzati;
considera bene quel che dovrai fare; perché di qui a un anno il re di Siria
marcerà contro di te».
I servitori del re di Siria gli dissero: «Gli dèi d'Israele sono dèi di
montagna; per questo ci hanno vinti; ma diamo la battaglia in pianura, e li
vinceremo di certo. E tu, fa' questo: togli ognuno di quei re dal suo posto
e sostituiscili con dei capitani; formati quindi un esercito pari a quello
che hai perduto, con altrettanti cavalli e altrettanti carri; poi daremo
battaglia a costoro in pianura, e li vinceremo di certo». Egli accettò il
loro consiglio, e fece così.
L'anno seguente Ben-Adad passò in rivista i Siri, e marciò verso Afec per
combattere contro Israele. Anche i figli d'Israele furono passati in rivista
e forniti di viveri; quindi mossero contro i Siri, e si accamparono di
fronte a loro: parevano due minuscole greggi di capre di fronte ai Siri che
inondavano il paese.
Allora l'uomo di Dio si avvicinò al re d'Israele, e gli disse: «Così dice il
SIGNORE: Poiché i Siri hanno detto: "Il SIGNORE è Dio dei monti e non è Dio
delle valli", io ti darò nelle mani tutta questa gran moltitudine; e voi
conoscerete che io sono il SIGNORE».
Essi rimasero accampati gli uni di fronte agli altri per sette giorni; il
settimo giorno scoppiò la battaglia, e i figli d'Israele uccisero, in un
giorno, centomila fanti dei Siri. Il rimanente si rifugiò nella città di
Afec, dove le mura caddero sui ventisettemila uomini che erano rimasti.
Acab risparmia il re di Siria
1S 15; Gr 48:10; 1R 22:30-38; 2Co 6:14
Ben-Adad fuggì e, giunto nella città, cercava rifugio di camera in camera. I
suoi servitori gli dissero: «Abbiamo sentito dire che i re della casa
d'Israele son dei re clementi; lascia dunque che ci mettiamo dei sacchi sui
fianchi e delle corde al collo e usciamo incontro al re d'Israele; forse
egli ti salverà la vita». Così essi si misero dei sacchi intorno ai fianchi
e delle corde al collo, andarono dal re d'Israele, e dissero: «Il tuo servo
Ben-Adad dice: Ti prego, lasciami in vita!» Acab rispose: «È ancora vivo?
Egli è mio fratello». Quegli uomini ne trassero buoni auspici, e per
accertarsi se quello era proprio il suo sentimento, gli dissero: «Ben-Adad è
dunque tuo fratello!» Egli rispose: «Andate, e conducetelo qua». Ben-Adad si
recò da Acab, il quale lo invitò a salire sul suo carro. Ben-Adad gli disse:
«Io ti restituirò le città che mio padre tolse a tuo padre; e tu ti
stabilirai dei mercati a Damasco, come mio padre se ne era stabiliti a
Samaria». «E io», riprese Acab, «con questo patto ti lascerò andare»; così
Acab stabilì un patto con lui, e lo lasciò andare.
Acab riprese per il suo atto
Allora uno dei figli dei profeti disse, per ordine del SIGNORE, al suo
compagno: «Ti prego, percuotimi!» Ma quello non volle percuoterlo. Allora il
primo gli disse: «Poiché tu non hai ubbidito alla voce del SIGNORE, appena
ti sarai allontanato da me, un leone ti ucciderà». Infatti, appena si fu
allontanato, un leone lo incontrò e lo uccise. Poi quel profeta trovò un
altro uomo, e gli disse: «Ti prego, percuotimi!» E quello lo percosse e lo
ferì.
Allora il profeta andò ad aspettare il re sulla strada, e si camuffò con una
benda sugli occhi. Quando il re passò, il profeta si mise a gridare e disse
al re: «Il tuo servo si trovava in piena battaglia; quand'ecco uno si
avvicina, mi conduce un uomo e mi dice: Custodisci quest'uomo; se mai
venisse a mancare, la tua vita pagherà per la sua, oppure pagherai un
talento d'argento. Mentre il tuo servo era occupato qua e là, quell'uomo
sparì». Il re d'Israele gli disse: «Quella è la tua condanna; l'hai
pronunziata tu stesso». Subito quello si tolse la benda dagli occhi e il re
d'Israele lo riconobbe per uno dei profeti. Allora il profeta disse al re:
«Così dice il SIGNORE: Poiché ti sei lasciato sfuggire di mano l'uomo che io
avevo votato allo sterminio, la tua vita pagherà per la sua, e il tuo popolo
per il suo popolo». E il re d'Israele se ne tornò a casa sua triste e
irritato, e si recò a Samaria.
CAPITOLO 21
La vigna di Nabot; condotta scellerata di Acab e di Izebel
Mi 2:1-3; Ec 3:16-17
Nabot d'Izreel aveva una vigna a Izreel presso il palazzo di Acab, re di
Samaria. Acab parlò a Nabot, e gli disse: «Dammi la tua vigna, di cui voglio
farmi un orto, perché è contigua alla mia casa; e al suo posto ti darò una
vigna migliore; o, se preferisci, te ne pagherò il valore in denaro». Ma
Nabot rispose ad Acab: «Mi guardi il SIGNORE dal darti l'eredità dei miei
padri!» E Acab se ne tornò a casa sua triste e irritato per quella parola
dettagli da Nabot d'Izreel: «Io non ti darò l'eredità dei miei padri!» Si
gettò sul suo letto, voltò la faccia verso il muro, e non prese cibo.
Allora Izebel, sua moglie, andò da lui e gli disse: «Perché hai lo spirito
così abbattuto, e non mangi?» Acab le rispose: «Perché ho parlato a Nabot
d'Izreel e gli ho detto: "Dammi la tua vigna per il denaro che vale; o, se
preferisci, ti darò un'altra vigna invece di quella"; ed egli m'ha risposto:
"Io non ti darò la mia vigna!"» Izebel, sua moglie, gli disse: «Sei tu, sì o
no, che eserciti la sovranità sopra Israele? Àlzati, mangia, e sta' di buon
animo; la vigna di Nabot d'Izreel te la farò avere io». Scrisse delle
lettere a nome di Acab, le sigillò con il sigillo di lui, e le mandò agli
anziani e ai notabili che abitavano nella città di Nabot. In quelle lettere
scrisse così: «Bandite un digiuno, e fate sedere Nabot in prima fila davanti
al popolo; mettetegli di fronte due malfattori, i quali depongano contro di
lui, dicendo: Tu hai maledetto Dio e il re; poi portatelo fuori dalla città,
lapidatelo, e così muoia».
La gente della città di Nabot, gli anziani e i notabili che abitavano nella
città, fecero come Izebel aveva loro ordinato, scrivendo le lettere che
aveva loro mandate. Bandirono il digiuno, e fecero sedere Nabot davanti al
popolo. Poi vennero i due malfattori. Si misero di fronte a lui, e deposero
così contro di lui, davanti al popolo: «Nabot ha maledetto Dio e il re».
Allora lo condussero fuori dalla città, lo lapidarono, ed egli morì. Poi
mandarono a dire a Izebel: «Nabot è stato lapidato ed è morto». Quando
Izebel udì che Nabot era stato lapidato ed era morto, disse ad Acab:
«Àlzati, prendi possesso della vigna di Nabot d'Izreel, che egli rifiutò di
darti per denaro; poiché Nabot non vive più, è morto». Quando Acab udì che
Nabot era morto, si alzò per scendere alla vigna di Nabot d'Izreel, e
prenderne possesso.
Severa condanna di Acab e Izebel; pentimento di Acab
(Sl 7:12-17; Is 3:11)(1R 22:30-38; 2R 9:6-37; 10:1-11)
Allora la parola del SIGNORE fu rivolta a Elia, il Tisbita, in questi
termini: «Àlzati, va' incontro ad Acab, re d'Israele, che sta a Samaria;
egli è nella vigna di Nabot, dov'è sceso per prenderne possesso. E gli
parlerai in questo modo: "Così dice il SIGNORE: Dopo aver commesso un
omicidio, vieni a prendere possesso!" E gli dirai: "Così dice il SIGNORE:
Nello stesso luogo dove i cani hanno leccato il sangue di Nabot, i cani
leccheranno anche il tuo"». Acab disse a Elia: «Mi hai trovato, nemico mio?»
Elia rispose: «Sì ti ho trovato, perché ti sei venduto a fare ciò che è male
agli occhi del SIGNORE. Ecco, io ti farò cadere addosso una sciagura, ti
spazzerò via, e sterminerò ogni uomo della tua casa, schiavo o libero che
sia, in Israele; e ridurrò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di
Nebat, e come la casa di Baasa, figlio di Aiia, perché tu hai provocato la
mia ira e hai fatto peccare Israele. Anche riguardo a Izebel il SIGNORE
parla e dice: "I cani divoreranno Izebel sotto le mura d'Izreel. Quelli di
Acab che moriranno in città saranno divorati dai cani, e quelli che
moriranno nei campi saranno divorati dagli uccelli del cielo"». In verità
non c'è mai stato nessuno che, come Acab, si sia venduto a fare ciò che è
male agli occhi del SIGNORE, perché era istigato da sua moglie Izebel. Si
comportò in modo tanto abominevole, andando dietro agli idoli, come avevano
fatto gli Amorei che il SIGNORE aveva cacciati davanti ai figli d'Israele.
Gr 23:29; Sl 78:34-38; Gn 3:4-10; Is 66:2
Quando Acab udì queste parole, si stracciò le vesti, si coprì con un sacco,
e digiunò; dormiva avvolto nel sacco, e camminava a passo lento. E la parola
del SIGNORE fu rivolta a Elia, il Tisbita, in questi termini: «Hai visto
come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché egli si è umiliato davanti a
me, io non farò venire la sciagura mentre egli è ancora vivo; ma manderò la
sciagura sulla sua casa, durante la vita di suo figlio».
CAPITOLO 22
Acab e Giosafat in guerra contro i Siri
2Cr 18:1-27; Gr 23:16-17, 25-32; 2Ti 4:3; 2Te 2:11
Passarono tre anni senza guerra tra la Siria e Israele. Nel terzo anno
Giosafat, re di Giuda, scese a trovare il re d'Israele. Il re d'Israele
aveva detto ai suoi servitori: «Voi sapete che Ramot di Galaad è nostra, e
noi ce ne stiamo tranquilli senza toglierla di mano al re di Siria». E disse
a Giosafat: «Vuoi venire con me alla guerra contro Ramot di Galaad?»
Giosafat rispose al re d'Israele: «Conta su di me come su te stesso, sulla
mia gente come sulla tua, sui miei cavalli come sui tuoi».
Poi Giosafat disse al re d'Israele: «Ti prego, consulta oggi la parola del
SIGNORE». Allora il re d'Israele radunò i profeti, in numero di circa
quattrocento, e disse loro: «Debbo andare a far guerra a Ramot di Galaad, o
no?» Quelli risposero: «Va', e il Signore la darà nelle mani del re». Ma
Giosafat disse: «Non c'è qui nessun altro profeta del SIGNORE da poter
consultare?» Il re d'Israele rispose a Giosafat: «C'è ancora un uomo per
mezzo del quale si potrebbe consultare il SIGNORE; ma io l'odio perché non
mi predice mai nulla di buono, ma soltanto del male: è Micaia, figlio
d'Imla». E Giosafat disse: «Non dica così il re!» Allora il re d'Israele
chiamò un eunuco, e gli disse: «Fa' subito venire Micaia, figlio d'Imla».
Consultazione di Micaia
Il re d'Israele e Giosafat, re di Giuda, sedevano ciascuno sul suo trono,
vestiti dei loro abiti regali, nell'aia che è all'ingresso della porta di
Samaria; e tutti i profeti profetizzavano davanti a loro. Sedechia, figlio
di Chenaana, si era fatto delle corna di ferro, e disse: «Così dice il
SIGNORE: Con queste corna colpirai i Siri finché tu li abbia completamente
distrutti». Tutti i profeti profetizzavano nello stesso modo, dicendo: «Va'
contro Ramot di Galaad, e vincerai; il SIGNORE la darà nelle mani del re».
Il messaggero che era andato a chiamare Micaia gli parlò così: «Ecco tutti i
profeti, unanimi, predicono del bene al re; ti prego, le tue parole siano
concordi con le loro, e predici del bene!» Ma Micaia rispose: «Com'è vero
che il SIGNORE vive, io dirò quel che il SIGNORE mi dirà».
Quando giunse davanti al re, il re gli disse: «Micaia, dobbiamo andare a far
guerra a Ramot di Galaad, o no?» Egli rispose: «Va' pure, tu vincerai; il
SIGNORE la darà nelle mani del re». Il re gli disse: «Quante volte dovrò
scongiurarti di non dirmi altro che la verità nel nome del SIGNORE?» Micaia
rispose: «Ho visto tutto Israele disperso su per i monti, come pecore che
non hanno pastore; e il SIGNORE ha detto: "Questa gente non ha padrone;
ciascuno ritorni in pace a casa sua"».
Il re d'Israele disse a Giosafat: «Non te l'avevo detto che costui non mi
avrebbe predetto nulla di buono, ma soltanto del male?»
Micaia replicò: «Perciò ascolta la parola del SIGNORE. Io ho visto il
SIGNORE seduto sul suo trono, e tutto l'esercito del cielo che gli stava a
destra e a sinistra. Il SIGNORE disse: "Chi ingannerà Acab affinché vada
contro Ramot di Galaad e vi perisca?" Ci fu chi rispose in un modo e chi in
un altro. Allora si fece avanti uno spirito, il quale si presentò davanti al
SIGNORE, e disse: "Lo ingannerò io". Il SIGNORE gli disse: "E come?" Quello
rispose: "Io uscirò e sarò spirito di menzogna in bocca a tutti i suoi
profeti". Il SIGNORE gli disse: "Sì, riuscirai a ingannarlo; esci e fa'
così". E ora ecco, il SIGNORE ha messo uno spirito di menzogna in bocca a
tutti questi tuoi profeti; ma il SIGNORE ha pronunziato del male contro di
te».
Allora Sedechia, figlio di Chenaana, si accostò, diede uno schiaffo a
Micaia, e disse: «Per dove è passato lo spirito del SIGNORE, quand'è uscito
da me per parlare a te?» Micaia rispose: «Lo vedrai il giorno che andrai di
camera in camera per nasconderti!» Il re d'Israele disse: «Prendi Micaia,
portalo da Ammon, governatore della città, e da Ioas, figlio del re e di'
loro: Così dice il re: "Rinchiudete costui in prigione, mettetelo a pane e
acqua finché io torni sano e salvo"». Micaia disse: «Se tu torni sano e
salvo, non sarà il SIGNORE che avrà parlato per bocca mia». E aggiunse:
«Udite questo, popoli tutti!»
Sconfitta e morte di Acab
2Cr 18:28, ecc. (1R 20:34, 42; 21:19)
Il re d'Israele e Giosafat, re di Giuda, marciarono dunque contro Ramot di
Galaad. Il re d'Israele disse a Giosafat: «Io mi travestirò per andare in
battaglia; ma tu mettiti i tuoi abiti regali». E il re d'Israele si travestì
e andò in battaglia.
Il re di Siria aveva dato quest'ordine ai trentadue capitani dei suoi carri:
«Non combattete contro nessuno, piccolo o grande, ma soltanto contro il re
d'Israele». Quando i capitani dei carri scorsero Giosafat dissero: «Certo,
quello è il re d'Israele», e si diressero contro di lui per attaccarlo; ma
Giosafat mandò un grido. Allora i capitani si accorsero che egli non era il
re d'Israele, e cessarono di assalirlo. Ma un uomo scoccò a caso la freccia
del suo arco, e ferì il re d'Israele tra la corazza e le falde; perciò il re
disse al suo cocchiere: «Svolta, portami fuori dal campo, perché sono
ferito». Ma la battaglia fu così accanita quel giorno, che il re fu
trattenuto sul suo carro di fronte ai Siri, e morì verso sera; il sangue
della sua ferita era colato nel fondo del carro. Mentre il sole tramontava,
un grido corse per tutto il campo: «Ognuno alla sua città! Ognuno al suo
paese!»
Così il re morì, fu portato a Samaria, e in Samaria fu sepolto. Quando si
lavò il carro presso lo stagno di Samaria - in quell'acqua si lavavano le
prostitute - i cani leccarono il sangue di Acab, secondo la parola che il
SIGNORE aveva pronunziata.
Il resto delle azioni di Acab, tutto quello che fece, la casa d'avorio che
costruì e tutte le città che edificò, tutto questo sta scritto nel libro
delle Cronache dei re d'Israele.
Così Acab si addormentò con i suoi padri, e Acazia, suo figlio, regnò al suo
posto.
Giosafat, re di Giuda
(2Cr 17; 19; 20) Pr 13:1
Giosafat, figlio di Asa, cominciò a regnare sopra Giuda il quarto anno di
Acab, re d'Israele. Giosafat aveva trentacinque anni quando cominciò a
regnare, e regnò venticinque anni a Gerusalemme. Il nome di sua madre era
Azuba, figlia di Sili.
Egli imitò in ogni cosa la condotta di Asa suo padre, e non se ne allontanò;
fece quel che è giusto agli occhi del SIGNORE. Tuttavia gli alti luoghi non
scomparvero; il popolo offriva ancora sacrifici e profumi sugli alti luoghi.
Giosafat visse in pace con il re d'Israele.
Il resto delle azioni di Giosafat, le prodezze che fece e le sue guerre sono
scritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.
Egli fece sparire dal paese gli ultimi uomini che si prostituivano, e che
erano rimasti dal tempo di Asa suo padre. A quel tempo non c'era re a Edom;
un prefetto fungeva da re. Giosafat costruì delle navi di Tarsis per andare
a Ofir in cerca d'oro; ma poi non andò, perché le navi naufragarono a
Esion-Gheber. Allora Acazia, figlio d'Acab, disse a Giosafat: «Lascia che i
miei servitori vadano con i tuoi servitori sulle navi!» Ma Giosafat non
volle.
Giosafat si addormentò con i suoi padri, e con essi fu sepolto nella città
di Davide, suo padre; e Ieoram, suo figlio, regnò al suo posto.
Acazia, re d'Israele
2R 1
Acazia, figlio di Acab, cominciò a regnare sopra Israele a Samaria il
diciassettesimo anno di Giosafat, re di Giuda, e regnò due anni sopra
Israele. Egli fece ciò ch'è male agli occhi del SIGNORE, e imitò la condotta
di suo padre, di sua madre, e di Geroboamo, figlio di Nebat, che aveva fatto
peccare Israele. Adorò Baal, si prostrò dinanzi a lui, e provocò lo sdegno
del SIGNORE, Dio d'Israele, esattamente come aveva fatto suo padre.