CAPITOLO 1
Saluti e rendimento di grazie
Ro 1:1-7; Gd 1-2; At 18
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il
fratello Sostene, alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in
Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il
nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e nostro: grazia a voi e
pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
(Fl 1:3-6; Cl 1:3-6) cfr. Ro 5:1-2; Ef 1:3-14
Io ringrazio sempre il mio Dio per voi, per la grazia di Dio che vi è stata
data in Cristo Gesù; perché in lui siete stati arricchiti di ogni cosa, di
ogni dono di parola e di ogni conoscenza, essendo stata confermata tra di
voi la testimonianza di Cristo; in modo che non mancate di alcun dono,
mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi
renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del
Signore nostro Gesù Cristo. Fedele è Dio che vi ha chiamati alla comunione
con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro.
Divisioni nella chiesa di Corinto
1Co 3:3-8; 21-22
Ora, fratelli, vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad aver
tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma a stare
perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire. Infatti,
fratelli miei, mi è stato riferito da quelli di casa Cloe che tra di voi ci
sono contese. Voglio dire che ciascuno di voi dichiara: «Io sono di Paolo»;
«io d'Apollo»; «io di Cefa»; «io di Cristo». Cristo è forse diviso? Paolo è
stato forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di
Paolo? Ringrazio Dio che non ho battezzato nessuno di voi, salvo Crispo e
Gaio; perciò nessuno può dire che foste battezzati nel mio nome. Ho
battezzato anche la famiglia di Stefana; del resto non so se ho battezzato
qualcun altro.
La sapienza del mondo e la sapienza di Dio
(1Co 3:18-20; Ro 1:16) Mt 11:25-27; Lu 1:35; Gr 9:23-24
Infatti Cristo non mi ha mandato a battezzare ma a evangelizzare; non con
sapienza di parola, perché la croce di Cristo non sia resa vana. Poiché la
predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che
veniamo salvati, è la potenza di Dio; infatti sta scritto:
«Io farò perire la sapienza dei saggi
e annienterò l'intelligenza degli intelligenti».
Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba? Dov'è il contestatore di questo secolo?
Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo? Poiché il mondo non
ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua
sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. I Giudei
infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo
Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia;
ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo
Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più
saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.
Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi
molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio
ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto
le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose
ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per
ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio.
Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per
noi sapienza, ossia giustizia, santificazione e redenzione; affinché com'è
scritto:
«Chi si vanta, si vanti nel Signore».
(1Co 1:17-25; 2Co 4:5-7)
E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunziarvi la
testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; poiché mi
proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso.
Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; la
mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di
sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la
vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Ef 3:2-11; Gv 16:12-15; 1Gv 2:20, 27; 1Te 5:21
Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però
non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali
stanno per essere annientati; ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e
nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria e che
nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l'avessero
conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma com'è
scritto: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai
salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro
che lo amano». A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo
Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Infatti, chi, tra gli
uomini, conosce le cose dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui?
Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio.
Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene
da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non
con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito,
adattando parole spirituali a cose spirituali. Ma l'uomo naturale non riceve
le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può
conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. L'uomo spirituale,
invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno.
Infatti
«chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?»
Eppure noi abbiamo la mente di Cristo.
CAPITOLO 3
Il compito dei servitori di Dio
Eb 5:11-14; 1Co 1:11-15; 4:1-6
Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi
come a carnali, come a bambini in Cristo. Vi ho nutriti di latte, non di
cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete
neppure adesso, perché siete ancora carnali. Infatti, dato che ci sono tra
di voi gelosie e contese, non siete forse carnali e non vi comportate come
qualsiasi uomo? Quando uno dice: «Io sono di Paolo»; e un altro: «Io sono
d'Apollo»; non siete forse uomini carnali? Che cos'è dunque Apollo? E che
cos'è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo
sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro. Io ho piantato,
Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; quindi colui che pianta e
colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere! Ora, colui che pianta e
colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio
premio secondo la propria fatica.
(Ef 2:20-22; 1P 2:4-6)(2Ti 2:15; 1Ti 4:16)
Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio,
l'edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho
posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come
vi costruisce sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a
quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno costruisce su questo
fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l'opera
di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà
visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà
quale sia l'opera di ciascuno. Se l'opera che uno ha costruita sul
fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa,
egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il
fuoco.
(1Co 6:15-20; Mt 18:6-7)(1Co 1:19, ecc.; Ro 8:17, 32)
Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è
santo; e questo tempio siete voi.
Nessuno s'inganni. Se qualcuno tra di voi presume di essere un saggio in
questo secolo, diventi pazzo per diventare saggio; perché la sapienza di
questo mondo è pazzia davanti a Dio. Infatti è scritto:
«Egli prende i sapienti nella loro astuzia»;
e altrove:
«Il Signore conosce i pensieri dei sapienti; sa che sono vani».
Nessuno dunque si vanti degli uomini, perché tutto vi appartiene. Paolo,
Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, le cose presenti, le cose future,
tutto è vostro! E voi siete di Cristo; e Cristo è di Dio.
1Co 3:5-9; Ro 14:10-12
Così, ognuno ci consideri servitori di Cristo e amministratori dei misteri
di Dio. Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno
sia trovato fedele. A me poi pochissimo importa di essere giudicato da voi o
da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppure da me stesso. Infatti
non ho coscienza di alcuna colpa; non per questo però sono giustificato;
colui che mi giudica è il Signore. Perciò non giudicate nulla prima del
tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è
nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno
avrà la sua lode da Dio.
Orgoglio dei Corinzi; umiltà di Paolo
2Co 6:4-13; Fl 2:19-22
Ora, fratelli, ho applicato queste cose a me stesso e ad Apollo a causa di
voi, perché per nostro mezzo impariate a praticare il non oltre quel che è
scritto e non vi gonfiate d'orgoglio esaltando l'uno a danno dell'altro.
Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia
ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l'avessi
ricevuto?
Già siete sazi, già siete arricchiti, senza di noi siete giunti a regnare! E
fosse pure che voi foste giunti a regnare, affinché anche noi potessimo
regnare con voi! Poiché io ritengo che Dio abbia messo in mostra noi, gli
apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo
diventati uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi siamo
pazzi a causa di Cristo, ma voi siete sapienti in Cristo; noi siamo deboli,
ma voi siete forti; voi siete onorati, ma noi siamo disprezzati. Fino a
questo momento, noi abbiamo fame e sete. Siamo nudi, schiaffeggiati e senza
fissa dimora, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani;
ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo;
siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il
rifiuto di tutti.
Vi scrivo queste cose non per farvi vergognare, ma per ammonirvi come miei
cari figli. Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, non avete
però molti padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù, mediante
il vangelo. Vi esorto dunque: siate miei imitatori. Appunto per questo vi ho
mandato Timoteo, che è mio caro e fedele figlio nel Signore; egli vi
ricorderà come io mi comporto in Cristo Gesù, e come insegno dappertutto, in
ogni chiesa.
2Co 10:1-11
Or alcuni si sono gonfiati d'orgoglio, come se io non dovessi più venire da
voi; ma, se il Signore vorrà, mi recherò presto da voi, e conoscerò non il
parlare ma la potenza di coloro che si sono gonfiati; perché il regno di Dio
non consiste in parole, ma in potenza. Che volete? Che venga da voi con la
verga o con amore e con spirito di mansuetudine?
CAPITOLO 5
Lo scandalo di Corinto e il rimprovero dell'apostolo
1Ti 1:19-20
Si ode addirittura affermare che vi è tra di voi fornicazione; e tale
immoralità, che non si trova neppure fra gli stranieri; al punto che uno di
voi si tiene la moglie di suo padre! E voi siete gonfi, e non avete invece
fatto cordoglio, perché colui che ha commesso quell'azione fosse tolto di
mezzo a voi! Quanto a me, assente di persona ma presente in spirito, ho già
giudicato, come se fossi presente, colui che ha commesso un tale atto. Nel
nome del Signore Gesù, essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio, con
l'autorità del Signore nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia consegnato a
Satana, per la rovina della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno
del Signore Gesù.
Ga 5:9, 12; Eb 12:15; 10:22
Il vostro vanto non è una buona cosa. Non sapete che un po' di lievito fa
lievitare tutta la pasta? Purificatevi del vecchio lievito, per essere una
nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua,
cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa, non con vecchio
lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della
sincerità e della verità.
2Te 3:6; Mt 18:15-17
Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori; non del
tutto però con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o
con gl'idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo; ma quel che vi
ho scritto è di non mischiarvi con chi, chiamandosi fratello, sia un
fornicatore, un avaro, un idolatra, un oltraggiatore, un ubriacone, un
ladro; con quelli non dovete neppure mangiare. Poiché, devo forse giudicare
quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Quelli di fuori li
giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi.
CAPITOLO 6
Processi fra cristiani
(Gm 4:1; Pr 20:3)(Mt 5:38-41, 23-24; Ro 12:17-18)
Quando qualcuno di voi ha una lite con un altro, ha il coraggio di chiamarlo
in giudizio davanti agli ingiusti anziché davanti ai santi? Non sapete che i
santi giudicheranno il mondo? Se dunque il mondo è giudicato da voi, siete
voi indegni di giudicare delle cose minime? Non sapete che giudicheremo gli
angeli? Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita! Quando dunque
avete da giudicare su cose di questa vita, costituite come giudici persone
che nella chiesa non sono tenute in alcuna considerazione. Dico questo per
farvi vergogna. È possibile che non vi sia tra di voi neppure una persona
saggia, capace di pronunciare un giudizio tra un fratello e l'altro? Ma il
fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl'infedeli. Certo è già in
ogni modo un vostro difetto che abbiate fra voi dei processi. Perché non
patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno?
Invece siete voi che fate torto e danno; e per giunta a dei fratelli. Non
sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio?
Esortazione a fuggire la dissolutezza
Ef 5:3-8; Cl 3:5-10; Tt 3:3-7
Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né
sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori
erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati
lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del
Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio.
1Te 4:1-7 (1P 1:14-19; 2Co 5:14-15)
Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma
io non mi lascerò dominare da nulla. Le vivande sono per il ventre, e il
ventre è per le vivande; ma Dio distruggerà queste e quello. Il corpo però
non è per la fornicazione, ma è per il Signore, e il Signore è per il corpo;
Dio, come ha risuscitato il Signore, così risusciterà anche noi mediante la
sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò
dunque le membra di Cristo per farne membra di una prostituta? No di certo!
Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei?
«Poiché», Dio dice, «i due diventeranno una sola carne». Ma chi si unisce al
Signore è uno spirito solo con lui. Fuggite la fornicazione. Ogni altro
peccato che l'uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca
contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello
Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non
appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo.
Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.
Ge 2:18-25; Mt 19:3-12
Or quanto alle cose di cui mi avete scritto, è bene per l'uomo non toccar
donna; ma, per evitare le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie e
ogni donna il proprio marito. Il marito renda alla moglie ciò che le è
dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito. La moglie non ha potere
sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non ha potere
sul proprio corpo, ma la moglie. Non privatevi l'uno dell'altro, se non di
comune accordo, per un tempo, per dedicarvi alla preghiera; e poi ritornate
insieme, perché Satana non vi tenti a motivo della vostra incontinenza. Ma
questo dico per concessione, non per comando; io vorrei che tutti gli uomini
fossero come sono io; ma ciascuno ha il suo proprio carisma da Dio; l'uno in
un modo, l'altro in un altro.
Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano
come sto anch'io. Ma se non riescono a contenersi, si sposino; perché è
meglio sposarsi che ardere.
1P 3:1-2 (Ge 17:7; Ro 11:16)
Ai coniugi poi ordino, non io ma il Signore, che la moglie non si separi dal
marito se si fosse separata, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il
marito); e che il marito non mandi via la moglie.
Ma agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha una moglie non
credente ed ella acconsente ad abitare con lui, non la mandi via; e la donna
che ha un marito non credente, s'egli consente ad abitare con lei, non mandi
via il marito; perché il marito non credente è santificato nella moglie, e
la moglie non credente è santificata nel marito credente; altrimenti i
vostri figli sarebbero impuri, mentre ora sono santi. Però, se il non
credente si separa, si separi pure; in tali casi, il fratello o la sorella
non sono obbligati a continuare a stare insieme; ma Dio ci ha chiamati a
vivere in pace; perché, tu, moglie, che sai se salverai tuo marito? E tu,
marito, che sai se salverai tua moglie?
Fl 4:11-12; Ro 6:18, 22
Del resto, ciascuno continui a vivere nella condizione assegnatagli dal
Signore, nella quale si trovava quando Dio lo chiamò. Così ordino in tutte
le chiese. Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non faccia
sparire la sua circoncisione. Qualcuno è stato chiamato quand'era
incirconciso? Non si faccia circoncidere. La circoncisione non conta nulla,
e l'incirconcisione non conta nulla; ma ciò che conta è l'osservanza dei
comandamenti di Dio. Ognuno rimanga nella condizione in cui era quando fu
chiamato. Sei stato chiamato essendo schiavo? Non te ne preoccupare, ma se
puoi diventar libero, è meglio valerti dell'opportunità. Poiché colui che è
stato chiamato nel Signore, da schiavo, è un affrancato del Signore;
ugualmente colui che è stato chiamato mentre era libero, è schiavo di
Cristo. Voi siete stati riscattati a caro prezzo; non diventate schiavi
degli uomini. Fratelli, ognuno rimanga davanti a Dio nella condizione in cui
si trovava quando fu chiamato.
Le persone non sposate
vv. 1-11 (1P 4:7; Lu 10:40-42) Eb 13:4
Quanto alle vergini non ho comandamento dal Signore; ma do il mio parere,
come uno che ha ricevuto dal Signore la grazia di essere fedele.
Io penso dunque che a motivo della pesante situazione sia bene per loro di
restar come sono; poiché per l'uomo è bene di starsene così. Sei legato a
una moglie? Non cercare di sciogliertene. Non sei legato a una moglie? Non
cercar moglie. Se però prendi moglie, non pecchi; e se una vergine si sposa,
non pecca; ma tali persone avranno tribolazione nella carne e io vorrei
risparmiarvela.
Ma questo dichiaro, fratelli: che il tempo è ormai abbreviato; da ora in
poi, anche quelli che hanno moglie, siano come se non l'avessero; quelli che
piangono, come se non piangessero; quelli che si rallegrano, come se non si
rallegrassero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che
usano di questo mondo, come se non ne usassero, perché la figura di questo
mondo passa. Vorrei che foste senza preoccupazioni. Chi non è sposato si dà
pensiero delle cose del Signore, di come potrebbe piacere al Signore; ma
colui che è sposato si dà pensiero delle cose del mondo, come potrebbe
piacere alla moglie e i suoi interessi sono divisi. La donna senza marito o
vergine si dà pensiero delle cose del Signore, per essere consacrata a lui
nel corpo e nello spirito; mentre la sposata si dà pensiero delle cose del
mondo, come potrebbe piacere al marito.
Dico questo nel vostro interesse; non per tendervi un tranello, ma in vista
di ciò che è decoroso e affinché possiate consacrarvi al Signore senza
distrazioni. Ma se uno crede far cosa indecorosa verso la propria figliola
nubile se ella passi il fior dell'età, e se così bisogna fare, faccia quello
che vuole; egli non pecca; la dia a marito. Ma chi sta fermo in cuor suo, e
non è obbligato da necessità ma è padrone della sua volontà e ha determinato
in cuor suo di serbare vergine la sua figliola, fa bene. Perciò, chi dà la
sua figliola a marito fa bene, e chi non la dà a marito fa meglio.
La moglie è vincolata per tutto il tempo che vive suo marito; ma, se il
marito muore, ella è libera di sposarsi con chi vuole, purché lo faccia nel
Signore. Tuttavia ella è più felice, a parer mio, se rimane com'è; e credo
di avere anch'io lo Spirito di Dio.
CAPITOLO 8
La carne sacrificata agli idoli; limiti della libertà cristiana
1Co 10:19-33; Ro 14:13-23
Quanto alle carni sacrificate agli idoli, sappiamo che tutti abbiamo
conoscenza. La conoscenza gonfia, ma l'amore edifica. Se qualcuno pensa di
conoscere qualcosa, non sa ancora come si deve conoscere; ma se qualcuno ama
Dio, è conosciuto da lui. Quanto dunque al mangiar carni sacrificate agli
idoli, sappiamo che l'idolo non è nulla nel mondo, e che non c'è che un Dio
solo. Poiché, sebbene vi siano cosiddetti dèi, sia in cielo sia in terra,
come infatti ci sono molti dèi e signori, tuttavia per noi c'è un solo Dio,
il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo
Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il
quale anche noi siamo.
Ma non in tutti è la conoscenza; anzi, alcuni, abituati finora all'idolo,
mangiano di quella carne come se fosse una cosa sacrificata a un idolo; e la
loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata. Ora non è un cibo che ci
farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se
mangiamo non abbiamo nulla di più. Ma badate che questo vostro diritto non
diventi un inciampo per i deboli. Perché se qualcuno vede te, che hai
conoscenza, seduto a tavola in un tempio dedicato agli idoli, la sua
coscienza, se egli è debole, non sarà tentata di mangiar carni sacrificate
agli idoli? Così, per la tua conoscenza, è danneggiato il debole, il
fratello per il quale Cristo è morto. Ora, peccando in tal modo contro i
fratelli, ferendo la loro coscienza che è debole, voi peccate contro Cristo.
Perciò, se un cibo scandalizza mio fratello, non mangerò mai più carne, per
non scandalizzare mio fratello.
CAPITOLO 9
Paolo difende il suo apostolato
Lu 10:7; Ga 1:11-2:21; 6:6; 1Ti 5:17-18
Non sono libero? Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore?
Non siete voi l'opera mia nel Signore? Se per altri non sono apostolo, lo
sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel
Signore. Questa è la mia difesa di fronte a quelli che mi sottopongono a
inchiesta. Non abbiamo forse il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo
il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche
gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? O siamo soltanto io e
Barnaba a non avere il diritto di non lavorare? Chi mai fa il soldato a
proprie spese? Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto? O chi pascola
un gregge e non si ciba del latte del gregge? Dico forse queste cose da un
punto di vista umano? Non le dice anche la legge? Difatti, nella legge di
Mosè è scritto: «Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano».
Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O non dice così proprio per noi?
Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza e chi
trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte. Se
abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo i
vostri beni materiali? Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo
abbiamo noi molto di più? Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi
sopportiamo ogni cosa, per non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo.
Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto
nel tempio? E che coloro che attendono all'altare, hanno parte all'altare?
Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunziano il vangelo
vivano del vangelo.
(2Co 11:7-12; 12:13-15; At 20:34-35) 1Co 10:24, 33
Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti, e non ho scritto questo
perché si faccia così a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché
vedere qualcuno rendere vano il mio vanto. Perché se evangelizzo, non debbo
vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo!
Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio
volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è affidata. Qual è
dunque la mia ricompensa? Questa: che annunziando il vangelo, io offra il
vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà.
Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per
guadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per
guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come
uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge),
per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza
legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la
legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli
che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i
deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E
faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri.
Norme che regolano la corsa cristiana
2Ti 2:3-6; 4:5-8; Fl 3:10-14; Ro 8:13
Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno
solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l'atleta
è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona
corruttibile; ma noi, per una incorruttibile. Io quindi corro così; non in
modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto
duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che,
dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.
CAPITOLO 10
L'esempio d'Israele nel deserto
Es 13:21-22; 16; 17:1-7; 32; Nu 21:4-9; 25; Sl 78:13-33; 106:9-29; Eb 3:7-19
Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti
sotto la nuvola, passarono tutti attraverso il mare, furono tutti battezzati
nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè; mangiarono tutti lo stesso cibo
spirituale, bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla
roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo. Ma della
maggior parte di loro Dio non si compiacque: infatti furono abbattuti nel
deserto.
Or queste cose avvennero per servire da esempio a noi, affinché non siamo
bramosi di cose cattive, come lo furono costoro, e perché non diventiate
idolatri come alcuni di loro, secondo quanto è scritto: «Il popolo si
sedette per mangiare e bere, poi si alzò per divertirsi». Non fornichiamo
come taluni di loro fornicarono e ne caddero, in un giorno solo,
ventitremila. Non tentiamo il Signore, come alcuni di loro lo tentarono, e
perirono, morsi dai serpenti. Non mormorate, come alcuni di loro
mormorarono, e perirono colpiti dal distruttore. Ora, queste cose avvennero
loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci
troviamo nella fase conclusiva delle epoche. Perciò, chi pensa di stare in
piedi, guardi di non cadere.
Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e
non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione
vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare.
La santa Cena contrapposta agli altari pagani
Es 20:4-5; 2Co 6:14-18; Ap 2:14
Perciò, miei cari, fuggite l'idolatria. Io parlo come a persone
intelligenti; giudicate voi su quel che dico. Il calice della benedizione,
che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il
pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo?
Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico,
perché partecipiamo tutti a quell'unico pane. Guardate l'Israele secondo la
carne: quelli che mangiano i sacrifici non hanno forse comunione con
l'altare? Che cosa sto dicendo? Che la carne sacrificata agli idoli sia
qualcosa? Che un idolo sia qualcosa? Tutt'altro; io dico che le carni che i
pagani sacrificano, le sacrificano ai demòni e non a Dio; or io non voglio
che abbiate comunione con i demòni. Voi non potete bere il calice del
Signore e il calice dei demòni; voi non potete partecipare alla mensa del
Signore e alla mensa dei demòni. O vogliamo forse provocare il Signore a
gelosia? Siamo noi più forti di lui?
1Co 8; Ro 14:13-23
Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non
ogni cosa edifica. Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi
quello degli altri. Mangiate di tutto quello che si vende al mercato, senza
fare inchieste per motivo di coscienza; perché al Signore appartiene la
terra e tutto quello che essa contiene. Se qualcuno dei non credenti
v'invita, e voi volete andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto
davanti, senza fare inchieste per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi
dice: «Questa è carne di sacrifici», non ne mangiate per riguardo a colui
che vi ha avvertito e per riguardo alla coscienza; alla coscienza, dico, non
tua, ma di quell'altro; infatti, perché sarebbe giudicata la mia libertà
dalla coscienza altrui? Se io mangio di una cosa con rendimento di grazie,
perché sarei biasimato per quello di cui io rendo grazie?
Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra
cosa, fate tutto alla gloria di Dio. Non date motivo di scandalo né ai
Giudei, né ai Greci, né alla chiesa di Dio; così come anch'io compiaccio a
tutti in ogni cosa, cercando non l'utile mio ma quello dei molti, perché
siano salvati.
Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo.
Contegno dell'uomo e della donna
1Co 14:34-40 (Ef 5:22-24; 1Ti 2:8-15)
Ora vi lodo perché vi ricordate di me in ogni cosa, e conservate le mie
istruzioni come ve le ho trasmesse.
Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della
donna è l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o
profetizza a capo coperto fa disonore al suo capo; ma ogni donna che prega o
profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo, perché è
come se fosse rasa. Perché se la donna non ha il capo coperto, si faccia
anche tagliare i capelli! Ma se per una donna è cosa vergognosa farsi
tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo. Poiché, quanto
all'uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio;
ma la donna è la gloria dell'uomo; perché l'uomo non viene dalla donna, ma
la donna dall'uomo; e l'uomo non fu creato per la donna, ma la donna per
l'uomo. Perciò la donna deve, a causa degli angeli, avere sul capo un segno
di autorità. D'altronde, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo
senza la donna. Infatti, come la donna viene dall'uomo, così anche l'uomo
esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio. Giudicate voi stessi: è
decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto? Non vi
insegna la stessa natura che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un
disonore? Mentre se una donna porta la chioma, per lei è un onore; perché la
chioma le è data come ornamento. Se poi a qualcuno piace essere litigioso,
noi non abbiamo tale abitudine; e neppure le chiese di Dio.
La santa Cena
(Mt 26:26-28; Mr 14:22-25; Lu 22:19-20; 1Co 10:16-17) 1S 2:12-17
Nel darvi queste istruzioni non vi lodo del fatto che vi radunate, non per
il meglio, ma per il peggio. Poiché, prima di tutto, sento che quando vi
riunite in assemblea ci sono divisioni tra voi, e in parte lo credo; infatti
è necessario che ci siano tra voi anche delle divisioni, perché quelli che
sono approvati siano riconosciuti tali in mezzo a voi. Quando poi vi riunite
insieme, quello che fate, non è mangiare la cena del Signore; poiché, al
pasto comune, ciascuno prende prima la propria cena; e mentre uno ha fame,
l'altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e bere? O
disprezzate voi la chiesa di Dio e umiliate quelli che non hanno nulla? Che
vi dirò? Devo lodarvi? In questo non vi lodo.
Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che
il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e dopo aver
reso grazie, lo ruppe e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi;
fate questo in memoria di me». Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese
anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue;
fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta
che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte
del Signore, finché egli venga».
Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore
indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ora
ciascuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; poiché
chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro sé stesso, se non
discerne il corpo del Signore.
Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono.
Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo
giudicati, siamo corretti dal Signore, per non essere condannati con il
mondo. Dunque, fratelli miei, quando vi riunite per mangiare, aspettatevi
gli uni gli altri. Se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi riuniate
per attirare su di voi un giudizio.
Quanto alle altre cose, le regolerò quando verrò.
CAPITOLO 12
Varietà dei doni spirituali
Ef 4:4-12
Circa i doni spirituali, fratelli, non voglio che siate disinformati. Voi
sapete che quando eravate pagani eravate trascinati dietro agli idoli muti
secondo come vi si conduceva. Perciò vi faccio sapere che nessuno, parlando
per lo Spirito di Dio, dice: «Gesù è anatema!» e nessuno può dire: «Gesù è
il Signore!» se non per lo Spirito Santo.
Ora vi è diversità di carismi, ma vi è un medesimo Spirito. Vi è diversità
di ministeri, ma non v'è che un medesimo Signore. Vi è varietà di
operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in
tutti.
Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune.
Infatti, a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro
parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede,
mediante il medesimo Spirito; a un altro, carismi di guarigioni, per mezzo
del medesimo Spirito; a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro,
profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità
di lingue e a un altro, l'interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose
le opera quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in
particolare come vuole.
La chiesa viene paragonata al corpo umano
(Ro 12:3-8; Ef 4:4-16; 1P 4:10-11)(Ga 6:2; Fl 2:1-4)
Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo,
benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo. Infatti
noi tutti siamo stati battezzati mediante un unico Spirito per formare un
unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati
abbeverati di un solo Spirito.
Infatti il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra. Se il
piede dicesse: «Siccome io non sono mano, non sono del corpo», non per
questo non sarebbe del corpo. Se l'orecchio dicesse: «Siccome io non sono
occhio, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. Se tutto
il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove
sarebbe l'odorato? Ma ora Dio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha
voluto. Se tutte le membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo?
Ci son dunque molte membra, ma c'è un unico corpo; l'occhio non può dire
alla mano: «Non ho bisogno di te»; né il capo può dire ai piedi: «Non ho
bisogno di voi». Al contrario, le membra del corpo che sembrano essere più
deboli, sono invece necessarie; e quelle parti del corpo che stimiamo essere
le meno onorevoli, le circondiamo di maggior onore; le nostre parti
indecorose sono trattate con maggior decoro, mentre le parti nostre decorose
non ne hanno bisogno; ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior
onore alla parte che ne mancava, perché non ci fosse divisione nel corpo, ma
le membra avessero la medesima cura le une per le altre. Se un membro
soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le
membra ne gioiscono con lui.
Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua. E
Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo
dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di
guarigioni, assistenze, doni di governo, diversità di lingue. Sono forse
tutti apostoli? Sono forse tutti profeti? Sono forse tutti dottori? Fanno
tutti dei miracoli? Tutti hanno forse i doni di guarigioni? Parlano tutti in
altre lingue? Interpretano tutti?
Voi, però, desiderate ardentemente i carismi maggiori!
L'eccellenza dell'amore
(Mt 22:36-40; Ro 13:8-10; Cl 3:14)(1Gv 3:16-19; 4:7-12, 16-21)
Ora vi mostrerò una via, che è la via per eccellenza.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore,
sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di
profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la
fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se
distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a
essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.
L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta,
non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio
interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode
dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni
cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
L'amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue
cesseranno; e la conoscenza verrà abolita; poiché noi conosciamo in parte, e
in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è
solo in parte, sarà abolito. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo
da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso
le cose da bambino. Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro;
ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò
pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto.
Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande
di esse è l'amore.
CAPITOLO 14
I doni dello Spirito per l'edificazione di tutti i credenti
1Co 12:4-7, 27-31; Ro 14:19; 1P 4:10-11
Desiderate ardentemente l'amore, non tralasciando però di ricercare i doni
spirituali, principalmente il dono di profezia.
Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché
nessuno lo capisce, ma in spirito dice cose misteriose. Chi profetizza,
invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di
consolazione. Chi parla in altra lingua edifica sé stesso; ma chi profetizza
edifica la chiesa.
Vorrei che tutti parlaste in altre lingue, ma molto più che profetaste; chi
profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno che egli
interpreti, perché la chiesa ne riceva edificazione. Dunque, fratelli, se io
venissi a voi parlando in altre lingue, che vi servirebbe se la mia parola
non vi recasse qualche rivelazione, o qualche conoscenza, o qualche
profezia, o qualche insegnamento?
Perfino le cose inanimate che danno suono, come il flauto o la cetra, se non
danno suoni distinti, come si riconoscerà ciò che si suona con il flauto o
con la cetra? E se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si preparerà alla
battaglia? Così anche voi, se con la lingua non proferite un discorso
comprensibile, come si capirà quello che dite? Parlerete al vento.
Ci sono nel mondo non so quante specie di linguaggi e nessun linguaggio è
senza significato. Se quindi non comprendo il significato del linguaggio
sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero per me.
Così anche voi, poiché siete desiderosi di capacità spirituali, cercate di
abbondarne per l'edificazione della chiesa.
Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare; poiché, se
prego in altra lingua, prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane
infruttuosa. Che dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con
l'intelligenza; salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con
l'intelligenza. Altrimenti, se tu benedici Dio soltanto con lo spirito,
colui che occupa il posto come semplice uditore come potrà dire: «Amen!»
alla tua preghiera di ringraziamento, visto che non sa quello che tu dici?
Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l'altro non è
edificato. Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi; ma
nella chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche
gli altri, che dirne diecimila in altra lingua.
Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a
malizia, ma quanto al ragionare, siate uomini compiuti. È scritto nella
legge:
«Parlerò a questo popolo per mezzo di persone che parlano altre lingue
e per mezzo di labbra straniere;
e neppure così mi ascolteranno», dice il Signore.
Quindi le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti;
la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per i
credenti. Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in
altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che
siete pazzi? Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o
qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti
del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra,
adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi.
Che dunque, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o
un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o
un'interpretazione, si faccia ogni cosa per l'edificazione. Se c'è chi parla
in altra lingua, siano due o tre al massimo a farlo, e l'uno dopo l'altro, e
qualcuno interpreti. Se non vi è chi interpreti, tacciano nell'assemblea e
parlino a sé stessi e a Dio. Anche i profeti parlino in due o tre e gli
altri giudichino; se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno
seduti, il precedente taccia. Infatti tutti potete profetare a uno a uno,
perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati. Gli spiriti dei profeti
sono sottoposti ai profeti, perché Dio non è un Dio di confusione, ma di
pace.
Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee,
perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la
legge. Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa;
perché è vergognoso per una donna parlare in assemblea. La parola di Dio è
forse proceduta da voi? O è forse pervenuta a voi soli?
Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che
io vi scrivo sono comandamenti del Signore. E se qualcuno lo vuole ignorare,
lo ignori.
Pertanto, fratelli, desiderate il profetare, e non impedite il parlare in
altre lingue; ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine.
CAPITOLO 15
La risurrezione di Cristo
(Mt 28; Mr 16; Lu 24; Gv 20; 21) At 1:3; 9:1-7
Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato, che voi avete anche
ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati,
purché lo riteniate quale ve l'ho annunziato; a meno che non abbiate creduto
invano.
Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che
Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito;
che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve a
Cefa, poi ai dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta,
dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti. Poi
apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli; e, ultimo di tutti, apparve
anche a me, come all'aborto; perché io sono il minimo degli apostoli, e non
sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di
Dio. Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso
di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma
la grazia di Dio che è con me. Sia dunque io o siano loro, così noi
predichiamo, e così voi avete creduto.
La risurrezione dai morti
2Ti 2:8, 16-18; Lu 20:27-38; Ro 5:12, 17 (1P 1:3-5; 1Te 4:13-18)
Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni
tra voi dicono che non c'è risurrezione dei morti? Ma se non vi è
risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non
è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la
vostra fede. Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo
testimoniato di Dio, che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha
risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano. Difatti, se i morti non
risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato
risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati.
Anche quelli che sono morti in Cristo, sono dunque periti. Se abbiamo
sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti
gli uomini.
Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono
morti. Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche
per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché, come tutti
muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno
al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua
venuta; poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio
Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni
potenza. Poiché bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici
sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte.
Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni
cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa,
ne è eccettuato. Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il
Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa,
affinché Dio sia tutto in tutti.
Altrimenti, che faranno quelli che sono battezzati per i morti? Se i morti
non risuscitano affatto, perché dunque sono battezzati per loro? E perché
anche noi siamo ogni momento in pericolo? Ogni giorno sono esposto alla
morte; sì, fratelli, com'è vero che siete il mio vanto, in Cristo Gesù,
nostro Signore. Se soltanto per fini umani ho lottato con le belve a Efeso,
che utile ne ho? Se i morti non risuscitano,
«mangiamo e beviamo, perché domani morremo».
Non v'ingannate: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi».
Ridiventate sobri per davvero e non peccate; perché alcuni non hanno
conoscenza di Dio; lo dico a vostra vergogna.
(Fl 3:20-21; 1Gv 3:2-3; Da 12:2-3) 1Te 4:13-18
Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? E con quale corpo ritornano?»
Insensato, quello che tu semini non è vivificato, se prima non muore; e
quanto a ciò che tu semini, non semini il corpo che deve nascere, ma un
granello nudo, di frumento per esempio, o di qualche altro seme; e Dio gli
dà un corpo come lo ha stabilito; a ogni seme, il proprio corpo.
Non ogni carne è uguale; ma altra è la carne degli uomini, altra la carne
delle bestie, altra quella degli uccelli, altra quella dei pesci. Ci sono
anche dei corpi celesti e dei corpi terrestri; ma altro è lo splendore dei
celesti, e altro quello dei terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro
lo splendore della luna, e altro lo splendore delle stelle; perché un astro
è differente dall'altro in splendore.
Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e
risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è
seminato debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale e risuscita
corpo spirituale. Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale.
Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»;
l'ultimo Adamo è spirito vivificante. Però, ciò che è spirituale non viene
prima; ma prima, ciò che è naturale; poi viene ciò che è spirituale. Il
primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo.
Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali
saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine del terrestre,
così porteremo anche l'immagine del celeste.
Ora io dico questo, fratelli, che carne e sangue non possono ereditare il
regno di Dio; né i corpi che si decompongono possono ereditare
l'incorruttibilità.
Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati,
in un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Perché la
tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo
trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta
incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.
Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo
mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è
scritta:
«La morte è stata sommersa nella vittoria».
«O morte, dov'è la tua vittoria?
O morte, dov'è il tuo dardo?»
Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge; ma
ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù
Cristo.
Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre
abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana
nel Signore.
CAPITOLO 16
Istruzioni per la colletta; esortazioni varie; saluti
(2Co 8; 9; Ro 15:25-27) At 19:21-22; 20:1-3
Quanto poi alla colletta per i santi, come ho ordinato alle chiese di
Galazia, così fate anche voi. Ogni primo giorno della settimana ciascuno di
voi, a casa, metta da parte quello che potrà secondo la prosperità
concessagli, affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare. E le
persone che avrete scelte, quando sarò giunto, io le manderò con delle
lettere a portare la vostra liberalità a Gerusalemme; e se converrà che ci
vada anch'io, essi verranno con me.
Io verrò da voi quando sarò passato per la Macedonia, poiché passerò per la
Macedonia; ma da voi forse mi fermerò alquanto, o ci trascorrerò addirittura
l'inverno, affinché voi mi facciate proseguire per dove mi recherò. Perché,
questa volta, non voglio vedervi di passaggio; anzi spero di fermarmi
qualche tempo da voi, se il Signore lo permette. Rimarrò a Efeso fino alla
Pentecoste, perché qui una larga porta mi si è aperta a un lavoro efficace,
e vi sono molti avversari.
Ora se viene Timoteo, guardate che stia fra voi senza timore, perché lavora
nell'opera del Signore come faccio anch'io. Nessuno dunque lo disprezzi; ma
fatelo proseguire in pace, perché venga da me; poiché io l'aspetto con i
fratelli.
Quanto al fratello Apollo, io l'ho molto esortato a recarsi da voi con i
fratelli; ma egli non ha alcuna intenzione di farlo adesso; verrà però
quando ne avrà l'opportunità.
1Te 5:5-13
Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi.
Tra voi si faccia ogni cosa con amore. Ora, fratelli, voi conoscete la
famiglia di Stefana, sapete che è la primizia dell'Acaia, e che si è
dedicata al servizio dei fratelli; vi esorto a sottomettervi anche voi a
tali persone, e a chiunque lavora e fatica nell'opera comune.
Mi rallegro della venuta di Stefana, di Fortunato e di Acaico, perché hanno
riempito il vuoto prodotto dalla vostra assenza; poiché hanno dato sollievo
allo spirito mio e al vostro; sappiate dunque apprezzare tali persone.
Fl 4:21-23; Ef 6:23-24
Le chiese dell'Asia vi salutano. Aquila e Prisca, con la chiesa che è in
casa loro, vi salutano molto nel Signore. Tutti i fratelli vi salutano.
Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio. Il saluto è di mia propria
mano: di me, Paolo.
Se qualcuno non ama il Signore, sia anatema. Marana tha. La grazia del
Signore Gesù sia con voi. Il mio amore è con tutti voi in Cristo Gesù.