Stamattina ho visto in Tv l’intervista ad un famoso musicista, figlio di musicisti. Suo nonno era anche musicista. I genitori hanno inculcato in lui l’amore per la musica. Da piccolo riceveva in regalo strumenti musicali giocattolo, lui ricorda in particolare una piccola trombetta con cui giocava e suonava: oggi è un musicista affermato e suona strumenti a fiato mirabilmente.
Tempo fa ho sentito una storia di due fratellini che giocavano in un stanza dove, alla parete, era appeso un quadro raffigurante un grande veliero che, maestoso, solcava le onde. Questi due bambini da grandi hanno scelto di imbarcarsi e sono diventati entrambi marinai. Il padre era anche un marinaio.
Di questi esempi potremmo farne a decine. Avvocati figli di avvocati, medici figli di medici, ma anche ladri figli di ladri, e così via.
Ma cosa dice la Bibbia riguardo alla possibilità d’indirizzare i figli verso un futuro programmato, o meglio, quale ruolo hanno i genitori nel determinare il loro futuro? Quanto conta invece la libera scelta ed il compito che hanno i figli stessi nel costruire il loro futuro? e quanto invece il loro destino è segnato dalle esperienze infantili? Le domande che un genitore si pone sono tante…
Come bisogna comportarsi? E’ necessario insegnare (imprimere, inserire fra due “segni”) o soltanto educare (ex- ducere, condurre, tirare fuori) i nostri figli, come dice qualcuno?
E poi, i bambini davvero saranno influenzati da ciò vedono (scene di violenza, film, cartoni) e ciò che fanno o subiscono durante l’infanzia? E come si conciliano tali affermazioni con il proposito del Creatore, cioè il “piano di Dio” per la loro vita?
Non abbiamo tutte le risposte, ma alcune cose secondo l’insegnamento biblico, possono essere considerate dei punti fermi:
1) I genitori possono intuire le tendenze naturali del bambino ed incoraggiarlo a sviluppare i talenti.
Nel libro dei Proverbi di Salomone è scritto:
Anche il bambino dimostra con i suoi atti
se la sua condotta sarà pura e retta. (Proverbi 20.11)
Questa dichiarazione favorisce l’azione educativa, volta a incoraggiare le naturali tendenze alle cose buone ed ai talenti manifestati fin da piccoli. Qui sta buona parte della sapienza dei genitori nell’aiutare i figli a sviluppare il loro valore.
Altro punto sicuro:
2) I genitori possono impartire ai figli un indirizzo comportamentale che potrà condizionarli per sempre.
Ancora leggiamo nelle Sacre Scritture:
Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere;
anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà. (Proverbi 22.6)
Ciò significa che anche “insegnare”, impartire, inculcare dei principi e delle regole, ha un effetto duraturo. Non dimentichiamo però che l’azione insegnante più efficace si svolge principalmente col metodo dell’esempio che applica il principio. Infatti il principio semplicemente enunciato è dimenticato presto, ma quando è sostenuto dall’esperienza o dalla dimostrazione pratica, allora si imprime indelebilmente nella coscienza del bambino.
Riguardo a questo, nella Parola di Dio troviamo esempi in negativo, come Acazia, Re d’israele, il quale “fece ciò che è male agli occhi del Signore imitando la condotta di suo padre” (I Re 22:53; 2 Cr. 22.3) e la figlia di Erodiada che, istigata alla vendetta dalla madre, chiese ad Erode la testa di Giovanni Battista (Mt. 14:8), ed anche esempi positivi: Giosafat, il quale prosperò con Dio proprio perché “camminò nelle vie che Davide suo padre aveva seguite” (2 Cron. 17:3); Uzzia (“ fece ciò che è giusto agli occhi del Signore, interamente come aveva fatto suo padre”, 2 Cron. 26:4). Anche di Timoteo, discepolo diletto dell’apostolo Paolo, è testimoniato che si muoveva con la stessa fede che aveva visto prima in sua nonna e poi in sua madre (2 Tim 1:5).
E’ vero quindi che i genitori pongono, con le loro azioni di giustizia o i loro peccati , nei loro figli una fortissima base per l’imitazione dei comportamenti quando saranno adulti, ma è anche vero che questo, secondo i vari esempi biblici che vedremo, non è sufficiente a determinare in modo assoluto il loro futuro carattere e le loro azioni.
Sappiamo anche con certezza che i figli sono fortemente condizionati dall’ambiente in cui vivono, dall’educazione che ricevono, dalle cose che vedono, dalle parole che ascoltano, dal clima spirituale che respirano. E se non saranno istruiti ed educati dai genitori, qualcun’altro lo farà. Oggi sembra che il ruolo di educatori ed insegnanti sia delegato ai media (Tv, Internet, ecc.) ed alle amicizie. La scuola è assente perché sono assenti i veri maestri. I bambini hanno alte probabilità di somigliare ai loro genitori, ma in fin dei conti la Bibbia rivela anche che la responsabilità del risultato dipende da un insieme di soggetti e circostanze.
Non è trascurabile infatti neanche il ruolo che assume l’influenza spirituale di personaggi ed eroi che, agli occhi dei bambini o dei ragazzi, rivestono l’aurea del mito. Il personaggio dei cartoni, lo zio trasgressivo o creativo, il campione dello sport preferito, ecc. spesso assumono più autorità di un genitore e diventano il riferimento da imitare fin nei minimi gesti. I genitori dovrebbero vegliare per capire chi sta influenzando i propri figli ed essere capaci di distruggere il mito se questo è negativo.
Una verità, fra tutte, à è assoluta: i figli non saranno capaci di distaccarsi dalla “tirannia delle cose famigliari” e dalle abitudini, buone o cattive che siano, fino a quando il Padre celeste non diventerà il loro esempio ed il Maestro Gesù Cristo la loro guida mediante la Sua Parola. In Cristo soltanto può essere sciolto ogni legame generazionale ed ogni condizionamento negativo.
Dio comunque non preclude la benedizione futura a nessuno, neanche a quelle persone che gustano il frutto amaro di un’educazione disastrosa o di influenze nefaste. Il vangelo è riassunto nella frase: “ Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito figliolo affinché chiunque (nessuno escluso) crede in lui non perisca ma abbia vita eterna” (Giov. 3:16).
Un terzo assioma è questo:
Dio ha un ruolo nel destino dei figli di genitori cristiani.
Questa affermazione in ogni caso non vuole indicare che Dio predetermina il loro futuro in modo assoluto. La Bibbia invita i genitori ad assumersi delle responsabilità nell’impartire il timore di Dio (Deut. 4:9; Deut. 31:13) e nell’essere per loro un buon esempio. Il motivo di questo invito è dato dal fatto che Dio stesso vuole entrare, a buon titolo, nel futuro dei nostri figli. Ma questo accadrà soltanto a determinate condizioni, stabilite da Dio e favorite dai genitori. Non soltanto stabilite, ma anche mantenute costantemente. Quest’ultimo è compito dell’individuo, altrimenti le promesse di Dio, i buoni propositi e l’educazione non avranno l’effetto sperato.
Vediamo alcuni esempi.
Nel “Primo Libro di Samuele” si legga la storia del profeta Samuele. Anna, la madre, era sterile e non poteva avere figli, ma si accordò con Dio per avere un bambino da consacrare a Lui. Dio concesse ad Anna un figlio e lei fu fedele al patto. Samuele, da grande, fu, ineluttabilmente, profeta dell’Eterno.
Paolo fu prescelto “fin dal seno materno” (e non prima), come dice lui stesso ( Gal. 1.15). Da grande servì il Signore e fu “l’apostolo dei gentili”. Egli perseverò fino alla fine nella sua chiamata.
La Bibbia, come accennavo prima, non insegna la preesistenza o la predestinazione assoluta degli individui nella storia personale o nel destino famigliare. I figli di Samuele, per i quale egli stesso certamente pregò, non seguirono le orme del padre, a motivo dei loro peccati (I Sam.8:3). Anche i figli del Sacerdote Eli non seguirono la strada della fedeltà, nonostante le chiare promesse profetiche, e di ciò la Bibbia dà la colpa ad Eli, genitore permissivo (I Sam. 2:29,30; 3:13). Salomone stesso, con tutta la sua sapienza, non seguì le orme di Davide, nonostante il monito del Signore (I Re 9. 4,5).
Altro esempio, però positivo, è il profeta Geremia, il quale fu prescelto prima che nascesse (Geremia 1.5) e fu fedele al Signore tutta la vita.
Queste brevi storie ci fanno capire che nel proposito di Dio non è implicita una predestinazione assoluta. Di Geremia, per esempio, non è scritto che la sua chiamata è anteriore al suo concepimento nel grembo, come alcuni credono. “Prima che tu nascessi…” non significa” prima che tu fossi concepito”. La deduzione che molti fanno, spostando il proposito di Dio indietro nel tempo eterno (come se Geremia avesse avuto una preesistenza) è arbitraria.
Nel libro di Isaia è confermato, come anche già visto per l’apostolo Paolo, che l’intervento di Dio comincia nel seno materno e non prima (Is. 44.1,2). Ma questa è una precisazione. La sostanza di ciò che siamo dicendo indica che Dio è disposto a guidare il nostro futuro fin da quando ci forma nel grembo di nostra madre. Egli non interverrà per compiere il suo proposito scavalcando la libertà di scelta dell’individuo o utilizzando per noi un “programma” preordinato fin dalla fondazione del mondo. Questo Dio l’ha fatto soltanto per il suo eterno e divino Figlio, non per le creature umane. La Bibbia infatti non insegna il fatalismo, né la predestinazione del singolo individuo, né la casualità degli eventi; altrimenti tutte le esortazioni ad educare, a correggere ad essere di buon esempio per i nostri figli risulterebbero vane se poi il destino dell’uomo fosse determinato in modo arbitrario da Dio o dalle circostanze.
Un ultimo punto fermo, conclusivo, è questo:
la storia dei nostri figli non è ancora scritta.
Noi, con loro, e in stretta collaborazione con Dio, possiamo scriverla ogni giorno.
Nella Bibbia è rivelata la storia finale delle nazioni ed è scritto anche il destino glorioso della chiesa come gruppo (Efesini 1:4-11), ma non è stabilità la mia storia, o la mia fine, così come non è scritta la storia dei miei figli.
La Parola di Dio ci invita quindi a scrivere la storia dei nostri figli, insieme a loro, insieme a Dio, in una meravigliosa ed amorevole collaborazione! Non dimentichiamo però che essi però avranno l’ultima parola sul loro futuro eterno. Che l’ultima parola la facciano dire a Dio, che sia la Parola di Dio per la loro salvezza! Questa deve essere la speranza e la preghiera di ogni genitore cristiano. Dio farà la sua parte mentre noi genitori faremo la nostra. Se i nostri figli, crescendo, accetteranno e seguiranno Dio, Egli continuerà a guidarli fino alla fine e non li abbandonerà mai alle “loro vie” (Isaia 53:6), ma indicherà loro, giorno per giorno, le strade della giustizia e li educherà ad ogni opera buona, affinché ognuno di loro possa dire: “Io sono di Cristo e Cristo è mio. Egli mi ha scelto ed io l’ho accettato, senza ribellarmi, ed ero libero di farlo. La mia vita è nelle sue mani perché gliel’ho volontariamente consegnata, come Egli ha volontariamente consegnato la mia vita ai suoi assassini per me, per la mia salvezza.” Insomma, soltanto se essi cammineranno nella Via di Dio, Dio camminerà con loro.
Questo vale anche per noi.
Ps. Anche se abbiamo avuto dei pessimi genitori, disponiamoci a fare di meglio con i nostri figli. La nostra parte, come genitori, è importante. Dio ci benedirà nell’arduo compito!
(M.I.